6 ottobre 2008

Esce l'edizione illustrata di "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI: la prefazione di Mons. Ravasi


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"GESU' DI NAZARET" DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI

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Edizioni illustrate

Il profilo segreto di Cristo

«Gesù di Nazaret», di Benedetto XVI, analizza l'immagine storica e metafisica del Figlio di Dio. L'eterno trascendente si annida nel presente cronologico, perciò è a un tempo umano e divino

Uscirà questa settimana da Rizzoli l'edizione illustrata del libro di Benedetto XVI su Gesù di Nazaret (Rizzoli, pagg. 448, euro 60,00).

L'introduzione è di Gianfranco Ravasi. Ne pubblichiamo uno stralcio.

di Gianfranco Ravasi

L'itinerario che il Papa propone comprende due grandi traiettorie. La prima è, qui, nelle dieci tappe di questo volume. Esse partono proprio dal Giordano che scorre lungo la valle destinata a sfociare nel mar Morto, il punto più basso della superficie del nostro pianeta coi suoi 400 metri sotto il livello del mare. È, infatti, col Battesimo di Gesù che prende avvio la ricostruzione della fisionomia piena e compiuta di quell'uomo che ha un padre anagrafico legale, ma che è stato generato nell'eternità dal Padre divino. Da quelle acque si procederà penetrando nel deserto di Giuda con la tempesta delle tentazioni sataniche, si ascolterà la voce di quest'uomo salendo con lui su un monte, lo si contemplerà mentre prega, si apriranno davanti ai nostri occhi gli scenari delle sue parabole, lo si seguirà in compagnia dei suoi discepoli, si leveranno solenni i simboli che egli evoca (acqua, vite e vino, pane, pastore e gregge), così come impressioneranno le sue autodefinizioni ieratiche e persino provocatorie.
E alla fine di questa prima traiettoria testuale, ecco delinearsi due quadri in contrappunto tra loro: sulla vetta del monte della Trasfigurazione si ha lo svelamento emozionante, ma transitorio, del mistero che si cela sotto il profilo di questo ebreo discendente dal popolo dei patriarchi, dei profeti e di Davide; più in là c'è, invece, la risposta umana di fronte a questa epifania e sono appunto quelle parole di Pietro che ci stanno accompagnando fin dall'inizio di queste nostre brevi note introduttive. A quel punto si aprirà un'altra traiettoria ed è quella annunziata da Benedetto XVI e ancora in elaborazione sotto la sua penna: dovremo seguire Gesù di Nazaret non solo fino alla cima del Golgota-Calvario, ove si consuma tragicamente la sua esistenza storica, ma fino alla vetta del monte degli Ulivi ove sfolgorerà sullo sfondo del cielo la gloria del Risorto, di colui che è trascendente rispetto al nostro orizzonte e, proprio per questo, può dire dal grembo della sua eternità e dell'infinito divino: «Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Matteo 28, 20).
Il teologo Joseph Ratzinger per questo itinerario si affida costantemente a una guida: sono le 64.327 parole greche che compongono i quattro Vangeli. «Ho voluto fare il tentativo – egli confessa – di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale». Si noti quell'aggettivo "reale": non è automaticamente sinonimo di "storico", perché noi sappiamo bene che tanti eventi non sono registrati, documentabili e verificabili storicamente, eppure sono profondamente reali. In Gesù coesistono appunto dimensioni diverse, storiche, mistiche e trascendenti. È, allora, il Gesù "reale" che viene preso in considerazione e che lentamente rivela in queste pagine i suoi lineamenti. In lui bisogna riconoscere, certo, i tratti del viandante che come in quel giorno a Cesarea di Filippo avanza per le strade polverose di una provincia sperduta dell'impero romano, parlando coi suoi amici. In lui, però, si deve anche scoprire il profilo segreto che occhieggia nelle sue parole uniche ed emozionanti, nei suoi gesti prodigiosi, nelle sue rivelazioni altissime. Solo se questi due abbozzi combaciano tra loro e coesistono nell'unico ritratto, si ha il Gesù Cristo "reale" e non solo il Gesù "storico" o il Cristo "teologico".
È, perciò, necessario che su entrambi questi aspetti si concentri la ricerca ed è appunto il compito dell'opera di Benedetto XVI, che vuole tenere in equilibrio armonico umanità e divinità di Cristo. Vorremmo simbolicamente rappresentare questa impresa proprio col monte della Trasfigurazione che suggella in modo ideale il libro e la prima traiettoria del viaggio cristologico proposto dal Papa. C'è innanzitutto un'ascesa da compiere: è un sentiero in penombra, ed è quello della storia di Gesù con tutte le sue componenti da verificare e vagliare, attraverso un'analisi faticosa e talora ardua. Ma c'è anche la vetta ove Cristo «si trasfigura»: in greco si parla di «metamorfosi» perché si manifesta un'altra natura di Cristo, quella divina, anticipando così lo svelamento pasquale. Come hanno fatto gli evangelisti, non bisogna dissolvere la storia, la "carne" di Gesù nel gorgo della luce della gloria divina, né oscurare quest'ultima fermandosi alla superficie della pelle umana di quell'uomo. L'eterno divino si annida nel presente cronologico di Gesù Cristo, la cui identità "reale" è nell'unità di una persona che è «storicamente sensata e convincente», pur contenendo in sé una suprema dimensione trascendente.
Non dobbiamo, allora, né fermarci durante l'ascesa lungo le pendici di quel monte, alla ricerca solo del Gesù storico, né accamparci sulla cima come voleva l'apostolo Pietro erigendo la tenda della contemplazione del mistero del Cristo glorioso. Ogni dissociazione tra Gesù e Cristo, tra l'uomo e il Figlio divino scardina la figura "reale" di Gesù Cristo.

© Copyright Il Sole 24 Ore, 5 ottobre 2008

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