17 ottobre 2008

Il Papa: «La scienza non elabora principi etici»


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«La scienza non elabora principi etici»

CITTÀ DEL VATICANO

«La scienza non è in grado di elaborare principi etici».
Con parole inequivocabili, Papa Ratzinger ha messo in guardia ieri contro i pericoli dell'autosufficienza rivendicata da molti scienziati che, se svincolati dalla morale, possono finire per inseguire il «facile guadagno» o, peggio ancora, «l'arroganza di sostituirsi a Dio», con tutti pericoli che ne conseguono per l'umanità. Un discorso dai toni netti, quello pronunciato dal Pontefice ai partecipanti al convegno sui 10 anni della «Fides e Ratio», l'enciclica con cui Giovanni Paolo II descrisse la fede e la ragione come le due ali dello spirito umano.
Ieri Ratzinger ha voluto chiarire, riprendendo un aspetto già affrontato nella sua enciclica «Spe Salvi», che una totale autonomia della scienza rischia di essere pericolosa per la stessa umanità. Incapace di delinearsi una morale, la scienza – ha spiegato – «può solo accogliere i principi etici e riconoscerli come necessari per debellare le sue eventuali patologie». In questo contesto, ha aggiunto, «la filosofia e la teologia diventano degli aiuti indispensabili con cui occorre confrontarsi per evitare che la scienza proceda da sola in un sentiero tortuoso e non privo di rischi». «Ciò non significa affatto – ha avvertito – limitare la ricerca scientifica o impedire alla tecnica di produrre strumenti di sviluppo: consiste piuttosto nel mantenere vigile il senso di responsabilità che la ragione e la fede possiedono nei confronti della scienza , perché permanga nel solco del suo servizio dell'uomo».
Ratzinger ha spiegato che vi è stato infatti «uno slittamento da un pensiero prevalentemente speculativo a uno maggiormente sperimentale». La ricerca moderna si è rivolta soprattutto all'osservazione della natura «nel tentativo di scoprirne i segreti». E qui, ad avviso del Papa, sono nati i problemi: infatti «il desiderio di conoscere la natura si è poi trasformato nella volontà di riprodurla». «La fede – ha detto Benedetto XVI – non teme il progresso della scienza e gli sviluppi a cui conducono le sue conquiste quando queste sono finalizzate all'uomo, al suo benessere e al progresso di tutta l'umanità».
«Avviene, tuttavia – ha ammonito – che non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche verso questi scopi. Il facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante». «È questa – ha concluso – una forma di hybris (superbia) della ragione, che può assumere caratteristiche pericolose per la stessa umanità».

© Copyright Eco di Bergamo, 17 ottobre 2008

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