17 ottobre 2008
L'intervento del Papa a dieci anni dall'enciclica «Fides e Ratio» (Accattoli)
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Il Papa: scienziati tentati da facili guadagni
«Arroganti e pericolosi senza l'aiuto della filosofia e della teologia»
Il Pontefice: la scienza non elabora principi etici. L'arroganza di sostituirsi al Creatore a volte determinante
Luigi Accattoli
CITTÀ DEL VATICANO — «La scienza non è in grado di elaborare principi etici», ma di essi ha bisogno se non vuole diventare «pericolosa per l'umanità »: le è dunque indispensabile l'aiuto «della filosofia e della teologia » per mantenersi al «servizio dell'uomo». La denuncia dell'insufficienza etica della scienza è venuta ieri da Papa Benedetto, che ha pure segnalato tra le tentazioni degli scienziati quella del «facile guadagno» e «l'arroganza di sostituirsi a Dio».
Il Papa parlava ai partecipanti al convegno sui dieci anni della «Fides e Ratio», un'enciclica di Giovanni Paolo II che già trattava questi temi e alla preparazione della quale il cardinale Ratzinger — come ha detto ieri il cardinale Tarcisio Bertone — aveva dato «un contributo determinante ». Più volte nei tre anni e mezzo da quand'è Papa, Benedetto XVI ha ripreso l'argomento e ne ha parlato anche nell'enciclica «Spe salvi», mai però aveva rivolto agli scienziati un monito così vivo come quello di ieri.
Dopo aver ricordato che «la fede non teme il progresso della scienza» se «finalizzata all'uomo », il Papa ha così continuato: «Avviene, tuttavia, che non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche verso questo scopo. Il facile guadagno o, peggio ancora, l'arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante. È questa una forma di hybris della ragione, che può assumere caratteristiche pericolose per la stessa umanità».
Il termine greco «hybris» è molto forte e il Papa l'ha usato con precisa intenzione: indica la prevaricazione dell'uomo nei confronti degli dei e con esso Ratzinger voleva rafforzare il concetto appena espresso dell' «arroganza di sostituirsi al Creatore».
Ecco il passo chiave della denuncia papale: «La scienza, d'altronde, non è in grado di elaborare principi etici; essa può solo accoglierli in sé e riconoscerli come necessari per debellare le sue eventuali patologie. La filosofia e la teologia diventano, in questo contesto, degli aiuti indispensabili con cui occorre confrontarsi per evitare che la scienza proceda da sola in un sentiero tortuoso, colmo di imprevisti e non privo di rischi».
Prevedendo l'obiezione che quell'aiuto potrebbe limitare l'autonomia della scienza, il Papa anticipa la sua risposta: «Ciò non significa affatto limitare la ricerca scientifica o impedire alla tecnica di produrre strumenti di sviluppo; consiste, piuttosto, nel mantenere vigile il senso di responsabilità che la ragione e la fede possiedono nei confronti della scienza, perché permanga nel solco del suo servizio all'uomo ». «Temo che il Papa non conosca bene la scienza» ha commentato Elena Cattaneo — a margine della cerimonia con cui a Milano le è stato consegnato il premio «Grande Ippocrate » come ricercatore medico dell'anno — alludendo alle parole del Papa sull'arroganza e il «facile guadagno».
Anche l'astrofisica Margherita Hack ha polemizzato con l'accenno del Papa al «facile guadagno»: «Lo dice proprio ora che i giovani scienziati italiani rischiano di perdere il lavoro! E considerato che la maggior parte degli scienziati, soprattutto quelli italiani, lavorano il più delle volte in condizioni di estrema precarietà, le dichiarazioni del Papa sono davvero fuori dal mondo».
© Copyright Corriere della sera, 17 ottobre 2008 consultabile online anche qui.
Se la professoressa Cattaneo era impegnata a ritirare un premio, dubito che abbia potuto, contemporaneamente, leggere il testo del discorso del Santo Padre.
Le affermazioni della professoressa Hack erano molto piu' forti.
Come mai non se ne da' conto?
Mi stupisce che il Corriere (non parlo di Luigi Accattoli ma del giornale) non abbia trovato nemmeno uno scienziato favorevole al discorso del Papa. Viene pubblicata solo un'intervista a Maurizio Gelati, critico.
Strano perche' Il Giornale e La Stampa, per esempio, pubblicano due opinioni a confronto.
Sono invece favorevolmente colpita dal fatto che nell'articolo siano riportati stralci del discorso del Papa.
R.
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4 commenti:
Cara Raffaella, ti segnalo da www.chiesa: Il sinodo vuole omelie migliori. Col papa come modello
Ciao
Raffaella
Grazie Alessia...corro :-)
Ma il papa come sempre non si rivolge solo all'Italia. In Svizzera e in Usa ad esempio dove non sono sanno come usare i soldi, ci sono seri pericoli di andare fuori da ogni principio etico. Le case farmaceutiche del resto sono l'esempio più concreto di speculazione alle stelle! Vero è che i nostri ricercatori sono trattati male dei vari governi. ma il papa non parla solo all'italia.
Marco
Fa bene Benedetto XVI a richiamare l'attenzione su di una inscindibile connessione che ci deve essere fra ETICA e SCIENZA per far si che qualsiasi progresso scientifico non danneggi l'uomo e l'ambiente, ma sia sempre finalizzato e usato per il benessere e il civile progresso di tutta l'umanità.
La teologia e la filosofia possono e debbono aiutare la scienza a raggiungere questo edificante obiettivo, ma non possono certo arrogarsi il diritto di ostacolarne il percorso, se non in presenza di gravi deviazioni applicative, non finalizzate al citato obiettivo. Ne' si possono porre dei limiti a quanto è oggetto di ricerca, ventilando pregiudizialmente l'esistenza di una volontà di volersi sostituire al Creatore. Potrebbe anche essere che il Creatore stia cercando di utilizzare l'uomo per un naturale proseguimento del processo evolutivo e che Lui abbia, come è giusto che sia, massima fiducia nel buon senso della sua creatura. Non giudizi o divieti,quindi, ma avvertimenti e sollecitazioni ad operare secondo vigile coscienza e quindi mai a danno dell'uomo e dell'ambiente in cui vive.
Credo sia questo il senso che bisognerebbe dare al pertinente intervento del Papa, che certamente non vive nel Medioevo, ma in questo terzo Millennio, in cui la Scienza si sta rapidamente e significativamente evolvendo, con il pericolo, da non escludere, che deviazioni ed atteggiamenti anche di pericolosa arroganza possano manifestarsi.
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