31 ottobre 2007

La difficile scelta della sostituzione del cardinale Ruini


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Vicario di Roma. Forse entro pasqua la nomina del papa

Per il dopo Ruini, due favoriti con riserva

In corsa Betori e Fisichella, non si escludono sorprese

di Paolo Rodari

Lasciata lo scorso marzo la guida della conferenza episcopale italiana, il cardinale Camillo Ruini si sta incamminando decisamente verso ciò che maggiormente ama fare: dedicarsi, anche tramite la stesura di libri, all'analisi delle vicende intra ed extra ecclesiali. Ultimo "ostacolo" sulla strada di questa a lungo desiderata terza età, la responsabilità del vicariato di Roma, compito tanto delicato quanto impegnativo.
Il primo luglio prossimo saranno diciassette anni che Ruini è vicario generale del Papa per la diocesi di Roma e per quella data (ma nei sacri palazzi si dice che la cosa dovrebbe avvenire intorno alla prossima Pasqua) Benedetto XVI pare sia intenzionato a scegliere il nome del suo successore, lasciando così il cardinale nativo di Sassuolo libero di dedicarsi a più nobili interessi.

Papa Ratzinger deciderà in totale autonomia. Il compito del successore di Ruini al Vicariato, infatti, è delicato quanto importante: a lui è affidato, in nome del Papa, il governo spirituale della diocesi di Roma.

E che il ruolo sia importante lo testimonia anche la decisione presa nel concistoro del 1558 da Paolo IV - valida ancora oggi - con la quale si decretò che l'alto ufficio fosse esercitato esclusivamente da un cardinale: dal primo cardinale vicario nominato in quell'occasione, Virgilio Rosari, ne sono stati eletti in tutto quarantatre.
Colui che succederà a Ruini, dunque, entrerà d'ufficio nel collegio cardinalizio e andrà così ad ampliare la già nutrita schiera di porporati italiani che avranno diritto di voto in caso di conclave.
Benedetto XVI non ha ancora sciolto alcuna riserva. Anche se, sic stantibus rebus , i giochi sembrano essere a due. Da una parte il 60enne segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Betori. Dall'altra il 56enne rettore della Pontificia Università Lateranense, nonché cappellano di Montecitorio, monsignor Rino Fisichella. E anche se nulla, a oggi, fa presagire che la scelta del Pontefice possa andare oltre questi due nomi, all'ultimo, tutto potrebbe succedere e un terzo incomodo potrebbe saltare fuori.
Del resto la proposta del nome del futuro cardinale vicario di Roma non è - come avviene per la altre diocesi italiane - né della nunziatura né della congregazione per i vescovi. Non spetta a loro, insomma, proporre al Pontefice una terna di nomi. La decisione è tutta e soltanto del Papa il quale non è nuovo, quanto alle nomine, a colpi di scena.
E del resto, ancora, più volte, nella storia della Chiesa, incarichi importanti sono stati affidati a personalità ritenute fino all'ultimo fuori dai giochi. Ne sia un esempio la decisione di papa Achille Ratti - era il 26 giugno 1929 - di nominare arcivescovo di Milano il monaco romano Alfredo Ildefonso Schuster: un mistico alla guida di una delle più importanti diocesi del mondo.
Se il grande "sponsorizzatore" di Betori è, ovviamente, colui che lo ha lanciato all'interno della Cei e cioè il cardinale Ruini (da quando Betori è segretario generale della Cei non si è mai discostato dalla linea dettata dal "cardinal Sottile"), per Fisichella il discorso è diverso.
Raztinger ha con lui un rapporto di amicizia diretto. Fisichella è stato lungimirante, negli anni in cui insegnava teologia fondamentale alla Gregoriana, a comprendere e a fare proprio il cambiamento di rotta che la Chiesa stava vivendo col passaggio dalla "problematicità" montiniana alla "missionarietà" wojtyliana. E a suo vantaggio potrebbe giocare una certa dimestichezza con gli ambienti della politica italiana e la cosa, tenuto conto che il presidente della Cei risiede a Genova, potrebbe essere parecchio utile anche alla causa della Chiesa italiana.
Da qui a Pasqua, però, ancora parecchie cose potrebbero succedere. Nella curia romana c'è sul piatto il possibile spostamento dell'attuale segretario dell'ex Sant'Uffizio, monsignor Angelo Amato, alla guida della congregazione per le cause dei santi. Se così fosse non è da escludere che Ratzinger chieda proprio a Fisichella di sostituire Amato per coadiuvare il cardinale William Levada nel suo delicato lavoro. Sarebbe una nomina che potrebbe aprire interessanti e inaspettati scenari proprio sull'altra sponda del Tevere, e precisamente sul colle San Giovanni dove è la sede del vicariato della diocesi di Roma.

© Copyright Il Riformista, 31 ottobre 2007

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