26 ottobre 2007

Farina (Libero): da che pulpito vengono le prediche laiciste di Repubblica! Troppo deboli gli intellettuali cattolici


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Repubblica grida forte Ma solo coi parroci

di RENATO FARINA

Ieri, il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, ha infilzato come un tordo il segretario di Stato vaticano cardinal Tarcisio Bertone.
Mauro ha avuto gioco facile. Si capiva quanto godeva a infilzare lo spiedo nelle terga dell'ingenuo prelato. Bertone aveva reagito all'ultima puntata di una campagna formidabile di Repubblica contro la Chiesa cattolica in Italia e i suoi presunti privilegi firmata da Curzio Maltese.
Aveva brontolato da curato di campagna invece che protestare da diplomatico, come consuetudine dei Palazzi Apostolici. Ha usato un'espressione da Don Camillo contro i soprusi di Peppone: «Finiamola con questa storia dei finanziamenti alla Chiesa: portano solo frutti a favore della società». Bertone ha sbagliato, da capo del governo della Santa Sede, per troppo amore, però - come direbbe Manzoni - ha fallato.
Deve essersi ricordato che sotto la porpora resta un prete salesiano. Gli sono venuti in mente i ragazzi che, dall'unità d'Italia in poi (ma anche prima) il suo maestro Don Bosco ha istruito ed educato, trasformandoli da candidati sicuri alla galera in padri di famiglia buoni e onesti cittadini. È stato un dilettante, Bertone; uno dei suoi predecessori, il cardinale Agostino Casaroli, non avrebbe mai dato il destro a repliche ottocentesche, come quelle di Mauro.

La tattica del direttore

Il direttore di Repubblica ha finto di credere che la Chiesa sia in condizione oggi e abbia la volontà di impedire la libera espressione della critica. E ha attribuito al Vaticano l'intenzione di conculcare la democrazia in Italia, offendendo e interferendo. Da che pulpito. Repubblica adora la democrazia, ma avvelena da anni i pozzi della Chiesa.
Piccolo esempio. Il 2 settembre 2005, con l'augusta penna di Pietro Citati, biasimò il fatto che il Papa ricevesse Oriana Fallaci, «ignorantissima e bugiardissima». E fornì questa motivazione: «Il Papa non è, come noi cerchiamo penosamente di essere, una persona per bene». Come si fa a predicare la difesa della libertà e poi iniettare cianuro nel cuore di un Pontificato? Il Vaticano non replicò nulla, benché quella fosse una interferenza riguardo all'agire - per usare un'espressione cara al linguaggio anticlericale di Mauro - di un capo di Stato estero.

Attacco ideologico

Dunque Bertone ha sbagliato forma, e non è errore da niente, perché ha consentito il facile contropiede del fiocinatore. Ha però mille ragioni nella sostanza.

Quello che sta facendo Repubblica non è semplice informazione severa ma giusta, bensì un attacco politico e ideologico. La prova. Questa mail che centinaia di migliaia di persone hanno ricevuto dal deputato della Rosa nel Pugno Maurizio Turco, un messaggi intitolato "Passaparola": «Domani venerdì 28 settembre su La Repubblica parte un'inchiesta su quanto ci costa il Vaticano. Passaparola e passa dall'edicola. Ciao Maurizio». A proposito di indipendenza dell'informazione dai partiti.
Il problema non è allora il tono sbagliato del cardinale o la replica da damerino offeso di Mauro, ma il silenzio concorde della società civile, del mondo culturale e persino dell'intera politica, che di solito non perde occasione per esibirsi. C'è stato un silenzio quasi imbarazzato. Come se volessero nascondere cose indicibili, ma che è meglio non mettere in discussione perché altrimenti la Chiesa si vendica, artiglia e sbrana i reprobi che le vogliono togliere il tesoretto.

In realtà la situazione di privilegio fiscale di cui godono parrocchie, oratori ed enti legati alle diocesi o ai conventi sono investimenti ad alto rendimento nell'unico vero ammortizzatore sociale che funzioni in Italia. Non sono spese o indebiti accreditamenti di denaro, ma forme di risparmio secco. Questo trattamento speciale ha ragioni storiche ed è connesso a patti internazionali che garantiscono non il comodo della Chiesa, ma il suo servizio senza cui l'Italia non sarebbe l'Italia.

L'esempio dell'Urss

Uno può lamentarsene, è un suo diritto. Bene: convinca la maggioranza degli italiani ad abrogare il Concordato e magari a rivedere i Patti lateranensi, a confiscare oratori e conventi trasformandoli in magazzini o in biblioteche come in Urss. E una volta legiferato, si proceda. Ma non si inventi l'immagine fasulla di una Chiesa ladra e nemica della gente.

Vadano piuttosto Ezio Mauro e Curzio Maltese, magari accompagnati da Eugenio Scalfari, nelle periferie delle città: vedranno le suorine dell'Assunzione nei Quartieri spagnoli di Napoli; i parroci di Quarto Oggiaro e di Primavalle che chiamano a raccolta i disperati; preti e monache condividere la vita grama dei barboni e dei nomadi, difesi a parole dagli intellettuali e in realtà schifati. Volete togliere a costoro lo stipendiuccio ricavato dall'otto per mille? Che vergogna.

Quanto poi all'ultima polemica di Repubblica - i soldi gettati pagando gli insegnanti di religione - francamente è cretina e vagamente terroristica. I docenti di religione offrono conoscenze e ambiti di dialogo sul senso della vita che per molti studenti sono l'unico spazio in cui si paragonano con la tradizione di questo Paese, e spesso sono una palestra di esercizio della ragione.

Boutade da Ventennio

Minacciarli di licenziamento solo perché hanno il timbro di chi più si intende di cattolicesimo - cioè la Chiesa è una boutade più da gerarca del Ventennio che da mangiapreti. Oltretutto qualcuno dovrebbe far sapere a Mauro e Maltese (ma anche a Bertone e Ratzinger) che i professori della sullodata materia sono in gran parte acquirenti e propagandisti di Repubblica. Guarda un po' chi ci tocca difendere. Libero non ha nessuna intenzione di mettersi i calzoni alla zuava per proteggere il Pontefice.

Ma accidenti, com'è debole oggi la capacità degli intellettuali cattolici di dare le ragioni di una presenza sociale della Chiesa, senza vergognarsi del denaro necessario allo scopo. Considerazione finale. Non si capisce perché questi signori vorrebbero tassare l'obolo della vedova al tempio, e invece non battono ciglio sulle milionarie provvidenze statali per gli abbonamenti postali che consentono a Repubblica di spargere meglio le sue prediche e di gridare contro chi si affanna per i bambini dell'asilo e le famiglie dei carcerati. Bella coerenza per gazzettieri di sinistra col birignao. In fondo chi ha più bisogno di soldi? Il parroco o De Benedetti?

© Copyright Libero, 26 ottobre 2007

Ottimo articolo: tutti sotto casa di Scalfari, Mauro e De Benedetti (l'editore di Repubblica). Chissa' forse, allora, sarebbero proprio queste persone a chiedere aiuto alla Chiesa affinche' li tolga dagli impicci...
Sarebbe un giorno indimenticabile
:-)
In fondo, se la Chiesa cessasse di occuparsi delle emergenze sociali, darebbe modo ai parroci di occuparsi solo della cura pastorale delle anime, con grande arricchimento di noi Cattolici.
Raffaella

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