26 ottobre 2007

Repubblica contro la Chiesa: Dino Boffo (Avvenire) risponde ad Ezio Mauro (Repubblica)


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Pubblichiamo l'editoriale di Dino Boffo, direttore di Avvenire, in risposta allo sfogo di Ezio Mauro, direttore di Repubblica.
R.

L’ ALTRO EDITORIALE

DOPO IL FONDO DI REPUBBLICA DAL TITOLO 'DEMOCRAZIA E RELIGIONE'

DEMOCRAZIA, SOPRATTUTTO

Al direttore di Repubblica, collega che stimo, non è piaciuto l’intervento del segretario di Stato vaticano. «Finiamola», aveva esortato il cardinal Tarcisio Berto­ne.
«Come si permette di darci ordini?» è stato il tono della replica di Ezio Mauro.
Motivo del contendere, l’estenuante in­chiesta intitolata 'I soldi del vescovo', giunta ormai alla quarta puntata.

Con to­ni - si può dire? - da inquisizione laica, Re­pubblica mette all’indice i soldi della Chie­sa, tutti, in particolar modo quelli che i cit­tadini, liberamente, decidono di affidarle, a partire dall’otto per mille, perché adem­pia alla propria missione.

Ieri Mauro è intervenuto addirittura in pri­ma pagina: «Forse la Santa Sede ritiene di poter bloccare il libero lavoro di un giornale a suo piacimento?».
Non pretendiamo di interpretare noi quel «finiamola», che tut­to è tranne un imperativo minaccioso, e che peraltro abbiamo la sensazione sia condiviso da milioni di italiani, a comin­ciare dagli insegnanti di religione tirati in ballo mercoledì.

Repubblica sa bene, poi­ché si è ben documentata, che 85 inse­gnanti su cento sono laici, in gran parte donne, padri e madri di famiglia spesso con più titoli di studio, professionisti che lavorano seriamente; e nessuno costringe gli studenti a partecipare alle loro lezioni. Eppure Repubblica definisce i loro stipen­di «un altro miliardo di obolo di Stato a san Pietro». Questo è il tono dell’inchiesta: in­quisitorio e un tantino offensivo.

Il fondo di Mauro si intitola 'Democrazia e religione'. Siamo convinti che la que­stione riguardi soprattutto la democrazia.
In nome della democrazia, Tarcisio Berto­ne può esprimere un libero parere su tut­to quel che cade sotto gli occhi del pasto­re; parere autorevole, essendo egli segre­tario di Stato vaticano; ma nessun diktat. Con quali truppe, o voti, o altri strumenti coercitivi potrebbe egli 'imporre' qualco­sa? Ma in nome di quale democrazia, e li­bertà, e laicità qualcuno potrebbe invece imporgli il silenzio?

Mauro afferma poi che sarà «ben lieto di correggere» eventuali errori, ma nessuno avrebbe richiesto rettifiche. Questo è fal­so.

Ad ogni puntata noi, nel nostro picco­lo, abbiamo replicato, indicando - dove c’erano - errori ed omissioni. Siamo infat­ti convinti che la democrazia viva, oltre che di conoscenza, di dialogo, in nome del quale ci aspettavamo - come in altre oc­casioni era successo - che Repubblica rac­cogliesse almeno in parte le nostre obie­zioni, partecipandole ai suoi lettori. Inve­ce niente. Nessun dialogo, solo un mono­­logo, e abbastanza monocorde. L’elenco di errori, omissioni e verità parziali è lun­ghissimo, e tale resta purtroppo anche do­po l’intervento televisivo di Navarro Valls, ieri sera al Tg1. Ne ricordiamo qui solo u­no, forse il più clamoroso. Nella seconda puntata si affermava che la Chiesa tiene nascosti i rendiconti dell’otto per mille, co­me pure gli investimenti pubblicitari.

Sem­bra una barzelletta, ma la Cei pubblica da sempre il rendiconto, addirittura acqui­stando le pagine di alcuni quotidiani, tra cui proprio Repubblica. Il rendiconto è co­sì poco segreto, caro Ezio, che lo pubbli­chi tu, e la tua azienda ci guadagna. Ma i tuoi lettori sono ancora oggi convinti del contrario, non avendo rettificato lo sva­rione.

Gli investimenti pubblicitari, poi, si trovano nel sito www.8xmille.it, mai cita­to dall’inchiesta, e sono stati dichiarati in varie interviste.

Il direttore Mauro denuncia una stupefa­cente «servitù giornalistica dell’Italia ver­so la Santa Sede» e ammonisce: «La Chie­sa non può sottrarsi». E quando mai la Chiesa si è sottratta? Se tuttavia mi pesta­no un dito, potrò almeno dire 'ahi'? Cir­ca poi la «servitù giornalistica», diciamo che pochi finora l’hanno rilevata. In par­ticolare, dal referendum sulla fecondazio­ne assistita in poi, davvero gli attacchi gior­nalistici non sono mai cessati.

Che dire? Continuate pure, colleghi. Noi continueremo a rispondervi, democrati­camente, sperando che prima o poi la li­nea funzioni in entrambe le direzioni, nel­lo spirito di quel dialogo, fondato sulla sti­ma e sulla verità, che è uno dei pilastri del­la democrazia. Democrazia che ci sta a cuore, voi non sapete nemmeno quanto.
(db)

© Copyright Avvenire, 26 ottobre 2007

Puntuale, chiaro, diretto, pungente...un vero esempio di giornalismo!
R.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Chiosa Raffaella: “Puntuale, chiaro, diretto, pungente...un vero esempio di giornalismo!”

Aggiungo: smemorato (?), visto che replica scrivendo su”Avvenire”, quotidiano della CEI, che ha incassato (CONTRIBUTI ALL’EDITORIA 2005 – aggiornato al 5 ottobre 2007) oltre 6 milioni di euro di finanziamento pubblico e poco meno di 400 mila euro per l’acquisto della carta.

Anonimo ha detto...

Beh, caro Random, i contributi all'editoria sono previsti per legge. Non piace questa legge? Basta cambiarla a patto che si abbia la maggioranza anche in Senato. Se si dovessero tagliare i contributi ad Avvenire, previsti attualmente da una legge dello Stato italiano, ovviamente, si dovrebbe fare la stessa cosa anche con gli altri quotidiani e periodici che godono di tale "obolo".
Eh si', caro Random, anche tu sei un po' smemorato perche' hai dimenticato di elencare quanto gli altri quotidiani percepiscono dallo Stato.
L'elenco e' consultabile qui:

http://www.ateneonline-aol.it/071022anco1.php

Facciamo un giochino.
Prendiamo i tre quotidiani dichiaratamente anticlericali:

L'Unità (Ds) 6.507.356

Liberazione (Prc) 4.028.363

il manifesto 4.441.592

Per un totale di 14977.311 milioni di euro.

Veniamo ai giornali cattolici:

Avvenire (Cei) 6.300.000

Famiglia Cristiana 416.000

Per un totale di 6716.000

Caspita! I giornali anticlericali prendono il doppio di quelli cattolici. Protesto vivacemente :-)
Se togliessimo il finanziamento pubblico, chi ci perderebbe di piu'?

E vogliamo parlare dei finanziamenti pubblici a Radio Radicale, soldi dello Stato spesi per fare campagna anticlericale?

Una domanda: quanto ha speso, in carta, il Manifesto per quella scandalosa prima pagina del 20 aprile 2005 e per quei volantini (con la stessa offensiva titolazione) gettati sull'auto del Papa l'8 dicembre scorso?

Anonimo ha detto...

per Raffaella
leggo i tuoi "contro commenti" ma non mi è possibile rispondere ora; lo farò al più presto anche per un fatto di cortesia visto che ti sei è presa la briga di leggere e replicare ai miei messaggi.
random

Anonimo ha detto...

Grazie Random :-)

Anonimo ha detto...

Mantengo l'impegno e replico.

Beh, cara Raffaella, mi sorprende questa caduta nella più banale sindrome da accerchiamento. Se tu esaminassi la questione con maggior serenità e più obiettività, potresti rilevare che i tuoi commenti sono almeno impropri. Non credi? Bene, ti propongo un altro… giochino. Seguimi, grazie.

“Smemoria e… distrazione”
Non sono smemorato, cerco solo di stare “in tema”. Il tema era la replica piccata di Boffo a Mauro/Repubblica e l’argomento… scatenante era il finanziamento alla Chiesa;il finanziamento all’editoria è altra cosa, altro oggetto: ti sei distratta.

Giudizi e pregiudizi
Vedo che hai già deciso da che parte stò. Pensa, però, che dei tre giornali “anticlericali” che hai citato, non ce n’è manco uno – ribadisco: nemmeno uno - che faccia parte delle mie abituali letture quotidiane. Non hai vinto niente: riprova, sarai più fortunata! Sbagli la mira e fai un involontario outing (“a patto che si abbia la maggioranza anche in Senato”): mi sembra abbastanza evidente quale sia la tua… sensibilità politica. Ma non è questa l’occasione giusta né il posto adatto per intavolare uno scambio sulle reciproche visioni politiche. Meglio soprassedere.

“i contributi all'editoria sono previsti per legge”
Purtroppo. Il mio pensiero in proposito è che i contributi “forzosi” vadano ELIMINATI tutti; “senza sé e senza ma”. Lascierei intatta la possibilità di contribuire volontariamente alla o alle cause che ognuno ritenga nobili, utili, produttive. Quindi, e senza distinzioni ideologiche né confessionali, VIA TUTTI I FINANZIAMENTI non espressamente autorizzati dal singolo cittadino (e senza il giochetto truffaldino del “riparto” del “non espresso” come si attua per l’8x100).

Oboli, oblio e giochini
Conoscevo già l’ammontare e la destinazione degli “oboli”; sono descritti e dettagliati nel sito ufficiale del Governo (link: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/contributi_editoria_2006/) e, per chi ne voglia prendere conoscenza e coscienza, sono indicati per tipologia di “merito” (nel senso di causa che sottende alla acquisizione del beneficio; in altri termini, del chi e perché ha diritto ad essere finanziato). Condivisibile o meno, questa è la legge (dura lex sed lex) e fin quando non sarà modificata o abrogata, tale è e va rispettata.
Questo “rispetto” per la legge non ci vieta, però, di esaminarne i beneficiari, le “ragioni” di finanziamento e valutarne gli effetti; non trovi? Bene.
Se prendiamo i tre giornali che hai citato, due (Unità e Liberazione) sono finanziati in quanto organi di partito; al pari di molte altre testate (di varia e diversa ispirazione) che dovresti considerare. Ti risulta che Avvenire o Civiltà cattolica, così come le numerose pubblicazioni diocesane o parrocchiali che sono altrettanto finanziate, siano “organi di partito”? Credo proprio di no: il confronto va fatto per categorie omogenee.
Un breve inciso: ho citato due dei molti “fogli” cattolici che sono finanziati perché si prestano ad essere degli esempi significativi da analizzare.

1. Avvenire è l’organo ufficiale della CEI; La Civiltà cattolica è la rivista i cui numeri – fin dalla fondazione, possono essere licenziati e pubblicati solo dopo approvazione del Papa (o della Segreteria di Stato). Poiché il presidente della CEI non è eletto ma nominato dal Papa, al pari dei vescovi che compongono la Conferenza, e poiché tutti sono impegnati col voto di obbedienza, non ti sembra almeno… “originale” che organi di stampa sottoposti – direttamente o per delega - al rigido controllo di un Capo di Stato straniero (cui fanno indefettibile riferimento) debbano essere finanziati a carico del contribuente italiano?

2. non trovi “avvilente” che – pur di presentarsi all’incasso, ambedue passino per… cooperative? Tecnicamente niente da dire, sia chiaro; ma su altri versanti penso ci sarebbe qualcosa da dire e da ridire. Non trovi? O và tutto bene così, senza nemmeno una lieve sbavatura?

Ma andiamo oltre.
Usare il bollino di “anticlericale” come quello dalla banana Chiquita mi sembra davvero eccessivo. Se è vero che la gerarchia ecclesiastica non è nelle posizioni di vertice nella hit parade dei movimenti cui fanno da “organi” le testate che hai citato, è altrettanto vero che il bollino di “anticlericali” (se ho ben compreso il significato che dai al termine) è un po’ forzato. Fassino ha dichiarato più volte e pubblicamente, di essere cattolico (come pure la ministra Turco, per citare altri nomi), Bertinotti si è definito “in ricerca” e se n’è andato a meditare tra i monaci sul Monte Athos. La presenza cattolica tra le file dei partiti di riferimento è consistente (ora gli ex PCI, PDS, DS militano del Partito democratico ancora nuovo di fabbrica e sono in compagnia di un numero veramente importante di ex DC e cattolici doc di stretta osservanza - Binetti, tanto per fare un nome), sei proprio sicura che quei “fogli” possano essere classificati “credibilmente” come anticlericali e non, piuttosto, come fortemente critici? Vorrei solo ricordare che, in fase costituente, chi salvò “la roba” della Chiesa fu Togliatti che schierò i rappresentanti comunisti a favore dell’articolo 7. Comunista di sicuro, autenticamente anticlericale… un po’ (tanto) meno. Come vogliamo definire questi comunistoni mangiapreti: compagni che sbagliano o cattolici in libera uscita?

L’obolo corre… sull’ “onda”
Dici: “E vogliamo parlare dei finanziamenti pubblici a Radio Radicale, soldi dello Stato spesi per fare campagna anticlericale?”

Parliamone. Radio Radicale è finanziata in ragione del servizio pubblico che espleta (trasmissione delle sedute dei rami del Parlamento); quello che comunica “fuori convenzione” è cosa diversa. Il mio parere è – anche in questo caso – che i finanziamenti andrebbero eliminati e che dovrebbe essere lo Stato a provvedere (impegnando un canale Rai, per esempio) a dare completa e imparziale informazione delle sedute parlamentari (e senza porsi il problema dell’audience); ma è solo il mio parere.

Chiedo: e “i soldi dello Stato” dati a Radio Maria et similia? Che ne facciamo? Qualche tempo addietro (esattamente il 17 ottobre scorso, ore 9,15) dalle pie onde di Radio Maria ho potuto ascoltare questa testuale affermazione: “Lo Stato come ladro non lo supera nessuno”; firmato padre Livio. Non ti sembra il caso di… soldi dello Stato spesi per far campagna (diffamatoria) contro lo Stato?

Come vedi, la “materia del contendere” è alquanto articolata e variegata; una matassa decisamente ingarbugliata dove ognuno può trovare valide ragioni “pro” e altrettanto valide ragioni “contro”. Confermo che il mio parere è quello di regolamentare la materia abolendo del tutto i finanziamenti; fermo restando il buon diritto di ogni cittadino di destinare “oboli” a chi voglia. Sarei favorevole anche ad un “tetto detraibile”. Tutto qui.
Saluti, random.

Anonimo ha detto...

Eccoci qui di nuovo: il Papa e' il Capo di uno Stato straniero per cui Avvenire non ha il diritto di accedere ai fondi per l'editoria.
Peccato, caro Random,che tu cada nello stesso errore di Maltese: la CEI (e Avvenire ne e' l'organo ufficiale) e il Vaticano sono due entita' ben diverse.
Non mi risulta, infatti, che l'Osservatore Romano venga finanziato.
Inoltre vorrei rispettosamente ricordare che vescovi, sacerdoti, suore e fedeli cattolici sono cittadini italiani, come gli altri.
Non vedo perche' ci si debba vergognare di usufruire di una legge dello Stato. Se non piace la si abolisce, che problema c'e'?
Non e' un segreto per nessuno in questo blog che io non sto dalla parte della sinistra radicale e della rosa nel pugno.
L'ho sempre detto e ribadito.
Sono convinta che Unita', Liberazione e Manifesto siano anticlericali e bastava leggere i titoli di ieri per capirlo.
L'art. 7 della Costituzione fu approvato anche grazie ai comunisti di allora, e' vero, ma e' anche vero che tutta la Carta e' fortemente caratterizzata da tre elementi: quello liberale, quello socialista e quello cattolico. L'art. 7 e' il giusto riconoscimento dell'opera meritoria della Chiesa e l'espressione del fatto che l'Italia e' onorata di "ospitare" la Citta' del Vaticano.
Radio Maria non fa politica, Radio radicale si', per questo c'e' una bella differenza fra i due "oboli"...
Ciao

Anonimo ha detto...

Mi sembra doveroso risponderti; con una premessa: detesto le liti ma mi appassiono alle discussioni, al confronto – anche aspro – purchè intellettualmente onesto. Spero di non sbagliare se penso che si possa “cortesemente tenzonare”.

L’errore di Maltese
Non cado nell’errore di Maltese (sbaglio già abbastanza in proprio senza farlo anche per conto terzi) e so perfettamente che Vaticano e CEI sono due soggetti diversi. Il mio ragionamento non era riferito alle forme “istituzionali” ma alla realtà oggettiva, al di là degli assetti formali: ho privilegiato la sostanza. E nella sostanza non credo sia possibile negare quanto ho affermato:

- il Papa è Capo di uno Stato diverso e indipendente dall’Italia;
- il presidente della CEI è nominato dal Papa ed a lui risponde;
- i vecovi sono nominati dal Papa ed a lui rispondono;
- Avvenire è l’organo ufficiale della CEI
- la CEI è formata da ecclesiastici nominati dal Papa a cui devono totale ed assoluta obbedienza pena sanzioni previste dal Codex Iuri Canonici;

Credo basti applicare una semplice “proprietà transitiva” per dedurre “chi”, e quale “Istituzione” sia il referente autentico e “indiscutibile” del giornale. Come ho già detto, vanno (andrebbero) distinti i diversi piani: quello formale e quello sostanziale. Troppo complicato o… non conveniente?

Italiani e vergogna
Che vescovi, preti e suore siano cittadini italiani non è in discussione; e infatti sono (giustamente) titolari degli stessi diritti previsti per tutti gli altri cittadini italiani; non ne auspico l’internamento in una sorta di “riserva indiana” come – invece – è stato nella tradizione antigiudaica della Chiesa con l’istituzione dei ghetti ebraici. E non c’è da vergognarsi nel fruire di una legge che – per definizione – è a disposizione di tutti coloro che hanno i requisiti per chiederne l’applicazione. Eccepisco sulla “sostanza”, non sulla forma.

L’art. 7
Una discussione sulle motivazioni e sulle ragioni storico-politiche che determinarono la definizione e approvazione dell’art. 7 ci porterebbe lontano, molto lontano; forse è meglio fermarsi qui.

Radio Maria
Dici: “Radio Maria non fa politica”. Credo ti siano sfuggite tutte le mattinate con padre Livio, soprattutto in periodo pre-elettorale (e non). Che Radio radicale “faccia politica” è cosa nota; la ragione del finanziamento (che non condivido) è quella di un “servizio pubblico” svolto in vece di altri soggetti (è il famoso principio della sussidiarietà, tanto di moda tra i fans di Formigoni; e non solo).

Grazie per lo spazio, random.

Anonimo ha detto...

Grazie a te Random :-)