20 maggio 2008

Maria antidoto alla secolarizzazione negli occhi felici del Papa a Genova (Galeazzi)


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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

Maria antidoto alla secolarizzazione

di Giacomo Galeazzi*

CITTA’ DEL VATICANO - Maria antidoto alla secolarizzazione.
Lo sguardo paterno e soddisfatto di Benedetto XVI nella celebrazione eucaristica in Piazza della Vittoria a Genova riassume il senso dell'intensa e significativa visita ligure.
Negli occhi felici del Pontefice, il senso del toccante viaggio alla fonte della spiritualità mariana attraverso la preghiera nei santuari di Savona e Genova e l'omaggio alla tradizione di fede delle antiche e fiere comunità locali.
Un successo pieno, oltre le più ottimistiche previsioni. L'impronta di Maria riallaccia il pellegrinaggio apostolico di Benedetto XVI alle radici del pensiero teologico di Joseph Ratzinger, lettore appassionato del XXXIII canto del Paradiso, devoto alla Madonna "per noi mortali di speranza fontana vivace", alla "Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile ed alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio".
Alla crisi dell'idea di Chiesa, alla crisi della morale, alla crisi della donna, Joseph Ratzinger ha da proporre un rimedio che, spiega nel "Rapporto sulla Fede" di Vittorio Messori , "ha mostrato concretamente la sua efficacia lungo tutti i secoli cristiani. Un rimedio il cui prestigio sembra essersi oscurato presso alcuni cattolici, ma che è più che mai attuale". E' il rimedio che indica con un nome breve: Maria.

"Joseph Ratzinger - osserva Messori - è ben cosciente della difficoltà di certi settori di credenti a recuperare in pieno un aspetto fondamentale del cristianesimo come la mariologia, che pure è stato ribadito dal Vaticano II come culmine della Costituzione dogmatica sulla Chiesa".
Eppure, inserendo il mistero di Maria nel mistero della Chiesa, il Concilio ha compiuto una scelta significativa che avrebbe dovuto ridare nuova lena alle indagini teologiche, che, invece, nel primo periodo post-conciliare hanno registrato per questo aspetto una brusca caduta. Commemorando, nel 1968, il 18° anniversario della proclamazione del dogma dell'assunzione di Maria in corpo e anima alla gloria celeste, l'allora professor Ratzinger già osservava: "L'orientamento, in pochi anni, è talmente mutato che oggi ci riesce difficile capire l'entusiasmo e la gioia che allora regnarono nella Chiesa. Oggi si cerca magari di eludere quel dogma che tanto ci aveva esaltati, ci si domanda se questa verità dell'Assunta (come tutte le altre verità cattoliche su Maria) non procuri difficoltà con i fratelli protestanti. Quasi che la mariologia fosse una pietra che ostacola il cammino verso la riunione. E ci domandiamo anche se, attribuendo il posto tradizionale a Maria, non si minacci addirittura l'orientamento della pietà cristiana, deviandola dal guardare solo a Dio Padre e all'unico mediatore, Gesù Cristo".
Al contrario, Joseph Ratzinger è consapevole di un dato imprescindibile: "Se sempre il posto occupato dalla Madonna è stato essenziale all'equilibrio della fede, oggi ritrovare quel posto è urgente come in poche altre epoche della storia della Chiesa".
La testimonianza di Ratzinger, osserva Messori, è anche umanamente importante, essendo raggiunta attraverso un cammino personale di riscoperta, di successivo approfondimento, quasi di piena "conversione" al mistero mariano. "Quando ero un giovane teologo, prima del Concilio, avevo qualche riserva su certe antiche formule, come ad esempio quella famosa de Maria numquam satis, ‘su Maria non si dirà mai abbastanza’. Mi sembrava esagerata - racconta Joseph Ratzinger -. Mi riusciva poi difficile capire il senso vero di un'altra famosa espressione (ripetuta nella Chiesa sin dai primi secoli quando, dopo una disputa memorabile, il Concilio di Efeso del 431 aveva proclamato Maria Theotókos, Madre di Dio), l'espressione, cioè, che vuole la Vergine "nemica di tutte le eresie". Ora comprendo che non si trattava di esagerazioni di devoti ma di verità oggi più che mai valide".
Il messaggio della fortunata visita ligure di Benedetto XVI è che bisogna tornare a Maria se vogliamo tornare a quella "verità su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sull'uomo" che Giovanni Paolo II proponeva come programma alla cristianità intera, presiedendo nel 1979 a Puebla la Conferenza dell'Episcopato latino-americano. I vescovi replicavano all'invito del Pontefice proponendo nei documenti finali (gli stessi che sono stati letti da alcuni in modi incompleti) l'auspicio unanime di tutti i vescovi: Maria deve essere più che mai la pedagogia per annunciare il Vangelo agli uomini d'oggi.
Secondo Ratzinger, riconoscere a Maria il posto che il dogma e la tradizione le assegnano significa stare saldamente radicati nella cristologia autentica.
È del resto al servizio diretto della fede nel Cristo che la Chiesa ha proclamato i suoi dogmi mariani: prima la verginità perpetua e la maternità divina e poi, dopo una lunga maturazione e riflessione, il concepimento senza la macchia del peccato originale e l'assunzione al cielo.

"Questi dogmi mettono al riparo la fede autentica nel Cristo, come vero Dio e vero uomo: due nature in una sola Persona - puntualizza Benedetto XVI -.
Mettono al riparo anche l'indispensabile tensione escatologica, indicando in Maria assunta il destino immortale che tutti ci attende. E mettono al riparo pure la fede, oggi minacciata, in Dio creatore che può liberamente intervenire anche sulla materia. Insomma, come ricorda ancora il Concilio: Maria, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce, per così dire, e riverbera i massimi dati della fede". A questo primo punto per porre al centro Maria, Ratzinger ne fa seguire un secondo: la mariologia della Chiesa suppone il giusto rapporto, la necessaria integrazione tra Bibbia e Tradizione. I quattro dogmi mariani hanno la loro base indispensabile nella Scrittura. Ma qui vi è come un germe che cresce e dà frutto nella vita calda della Tradizione così come si esprime nella liturgia, nell'intuizione del popolo credente, nella riflessione della teologia guidata dal Magistero. "Nella sua persona di fanciulla ebrea divenuta madre del Messia, Maria lega insieme in modo vitale e inestricabile antico e nuovo popolo di Dio, Israele e cristianesimo, Sinagoga e Chiesa -evidenzia Benedetto XVI -. E' come il punto di giunzione senza il quale la fede (come oggi succede) rischia di sbilanciarsi o sull'Antico Testamento o soltanto sul Nuovo. In lei possiamo invece vivere la sintesi della Scrittura intera". Inoltre, la corretta devozione mariana garantisce alla fede la convivenza dell'indispensabile "ragione" con le altrettanto indispensabili "ragioni del cuore", come direbbe Pascal. Per la Chiesa, l'uomo non è solo ragione né solo sentimento, è l'unione di queste due dimensioni. La testa deve riflettere con lucidità ma il cuore deve essere riscaldato: la devozione a Maria assicura alla fede la sua dimensione umana completa. Secondo Joseph Ratzinger, Maria è figura, immagine, modello della Chiesa. Allora, guardando a lei, la Chiesa è messa al riparo da quel falso modello maschilista che la vede come strumento di un programma d'azione socio-politico.
Per Ratzinger, se in certe teologie ed ecclesiologie Maria non trova più posto, la ragione è semplice: hanno ridotto la fede ad una astrazione. E un'astrazione non ha bisogno di una Madre. "Con il suo destino, che è insieme di Vergine e di Madre, Maria continua a proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ogni tempo, il nostro compreso, anzi, forse soprattutto il nostro, dove è minacciata l'essenza stessa della femminilità - sottolinea Ratzinger -. La sua Verginità e la sua Maternità radicano il mistero della donna in un destino altissimo da cui non può essere scardinata. Maria è l'intrepida annunciatrice del Magnificat; ma è anche colei che rende fecondi il silenzio e il nascondimento. È colei che non teme di stare sotto la croce, che è presente alla nascita della Chiesa; ma è anche colei che, come sottolinea più volte l'evangelista, "serba e medita nel suo cuore" ciò che le avviene attorno. Creatura del coraggio e dell'obbedienza è (ancora e sempre) un esempio al quale ogni cristiano, uomo e donna, può, deve guardare".

*Vaticanista del Quotidiano ‘La Stampa’

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