19 maggio 2008

Parole di speranza a Savona e Genova (Zavattaro)


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PAPA - Sotto la pioggia

Parole di speranza a Savona e Genova

Fabio Zavattaro

“Purtroppo la pioggia mi perseguita in questi giorni, ma prendiamola come segno di benedizione, di fecondità della terra; è un segno dello Spirito Santo che bagna la terra secca delle nostre anime”.
La pioggia, dunque, che nei due giorni del viaggio in Liguria di Benedetto XVI non ha quasi mai smesso di scendere. Scherza il Papa con i giovani, scherza con coloro che la Chiesa saluta come speranza per il mondo.
A quei giovani dice di non pensare alla giovinezza come ad una forma di maquillage: non è l’età anagrafica che conta. Così se sabato a Savona aveva detto che gli anziani possono anche cadere ma è la fede che li sostiene, ai ragazzi che si sono ritrovati in piazza Matteotti, nel centro della città tra Palazzo Ducale e la Curia e la cattedrale di San Lorenzo, Benedetto XVI ricorda che “La giovinezza, quella vera, non è questione di anni, di vigore fisico, di forma smagliante, di efficienza”.
Non è la palestra che rende giovani, anche se sono in molti, afferma il Papa, che vogliono essere giovani, rimanere giovani che si mascherano da giovani anche se il tempo della giovinezza è passato. Ancora, la giovinezza poi non è sinonimo di gioia, aggiunge. “Ci sono, purtroppo, dei giovani di anni, ma che sono vecchi dentro; che si trascinano, pur non mancando di beni terreni: di cultura, di lavoro soddisfacente, di rapporti e possibilità”. Per Benedetto XVI, che ha varcato la soglia dell’ottantunesimo anno di età, “essere giovani significa aver scoperto le cose che non passano col passare veloce degli anni. Se un giovane scopre i valori veri e grandi, allora non invecchia mai, anche se il corpo segue le sue leggi. Resta giovane sempre nel cuore e irradia giovinezza, cioè bontà, perché la bontà sfugge alla presa del tempo”.
Quel tempo che in molti vogliono arrestare proprio per paura del futuro, di un futuro vuoto, “vogliono subito consumare tutte le bellezze della vita”. Solo chi è buono e generoso, afferma il Papa, è veramente giovane: “Vi auguro di essere giovani, non alla moda: le mode si bruciano in un baleno, in una rincorsa frenetica e stordita; la giovinezza invece quella della bontà, resta per sempre. Anzi, sarà perfetta e splendente in Cielo con Dio”.
Con i giovani è il momento centrale della mattinata di domenica del Papa a Genova. Con loro recita l’Angelus e fa un appello perché la conferenza di Dublino sulle munizioni a grappolo sia occasione per “rimediare agli errori del passato ed evitare che si ripetano in futuro”. Occorre, per il Papa, uno “strumento internazionale forte e credibile”, cioè una convenzione che interdica questi micidiali ordigni. Parole che i giovani da sempre impegnati nei campi del volontariato e della pace, hanno accolto con grande attenzione. E d’altra parte proprio al termine del discorso del Papa e prima della recita dell’angelus sono stati lanciati sui ragazzi migliaia di foglietti con i messaggi che proprio i giovani hanno scritto per dire i loro pensieri, le loro attese e speranze per il futuro, certo, un futuro di pace.
Domenica che per il Papa ha avuto inizio nell’Istituto Gaslini “santuario della vita e della famiglia”; l’auspicio è che l’Istituto “continui a svilupparsi nelle tecnologie, nelle cure e nei servizi; ma anche ad allargare sempre più gli orizzonti in quell’ottica di positiva globalizzazione per cui si riconoscono le risorse, i servizi e i bisogni creando e rafforzando una rete di solidarietà oggi tanto urgente e necessaria”. Tutto questo, ha aggiunto, deve essere perseguito “senza mai venir meno a quel supplemento di affetto che dai piccoli degenti è avvertito come la prima e indispensabile terapia. L'Ospedale allora diventerà sempre più luogo di speranza”.
E messaggio di speranza sono anche le parole con le quali saluta l’assemblea nella celebrazione conclusiva in piazza della Vittoria. Dice: in una società tesa tra globalizzazione e individualismo, “la Chiesa è chiamata ad offrire la testimonianza della comunione” realtà che non viene dal basso ma è mistero che ha le radici in cielo. Così chiede una formazione “sostanziosa”, una “fede pensata” capace di dialogare in profondità con tutti, con i non cattolici, i non cristiani, i non credenti. “Portate avanti la vostra generosa condivisione con i poveri, i deboli”. Un pensiero, infine, a Genova e ai genovesi: “Guardate al futuro con fiducia e cercate di costruirlo insieme, evitando faziosità e particolarismi, anteponendo ai pur legittimi interessi particolari il bene comune”.

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