25 ottobre 2007
Il Papa studia il modo di riammettere i sacerdoti che hanno lasciato il sacerdozio. Intanto ha snellito la procedura di concessione delle dispense
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CONTROESODI Sono 6 mila, in Italia, i sacerdoti che hanno lasciato la tonaca. Molti adesso vogliono riavvicinarsi alla Chiesa. Il Papa studia come recuperarli.
Rinviato a data da destinarsi il raduno di preti sposati in piazza San Pietro che monsignor Emmanuel Milingo aveva organizzato per il prossimo 8 dicembre. Il suo portavoce in Italia, Giuseppe Serrone, attribuisce la colpa alle autorità italiane che avrebbero negato il visto al discusso vescovo africano su sollecitazione della Santa sede.
In realtà il raduno è saltato anzitutto per ragioni economiche: il reverendo Moon, finanziatore dell’associazione dei preti sposati di Emmanuel Milingo, ha ritirato il suo appoggio alla manifestazione. Gli oltre 6 mila preti sposati in Italia tirano un respiro di sollievo: sono loro i primi a prendere le distanze da Milingo e da Sante Sguotti, il parroco di Padova fidanzato e con un figlio.
Oggi infatti si torna a parlare dei preti sposati da un altro punto di vista, da quello di coloro che chiedono di essere riammessi al sacerdozio. Attualmente il numero dei preti sposati viventi nel mondo oscilla tra i 50 e i 55 mila. La Congregazione per il clero ha diffuso però un dato sorprendente: oltre 11.200 sacerdoti che avevano abbandonato il ministero negli ultimi 30 anni hanno chiesto di tornare nella Chiesa. Insomma, un prete sposato su cinque ci ripensa.
Si tratta in particolare di quei sacerdoti che avevano lasciato a cavallo degli anni 70, quando le defezioni erano oltre 4 mila l’anno. «Esiste un discreto gruppo di sacerdoti che, dopo avere abbandonato il ministero, trascorso un certo tempo manifestano per esso un’evidente nostalgia. Molti fanno pressione per essere riammessi al sacerdozio, ma senza abbandonare la vita di preti sposati» osserva il gesuita Gianpaolo Salvini, direttore della Civiltà cattolica.
Al Papa sono stati consegnati diversi progetti che puntano a valorizzare i preti sposati che vogliono essere riammessi al sacerdozio, per supplire alla scarsità di vocazioni che si registra nel mondo. Uno di questi progetti è stato presentato da un gruppo di preti sposati guidati dal teologo e giornalista Gianni Gennari (un passato da prete contestatore di sinistra e oggi strenuo difensore di Joseph Ratzinger e di Camillo Ruini sulle pagine dell’Avvenire). La proposta prevede che sacerdoti sposati con più di 25 anni di matrimonio alle spalle possano essere recuperati almeno come diaconi.
Dall’America Latina arrivano altre proposte per favorire l’ordinazione sacerdotale dei «viri probati», cioè di uomini sposati di provata fede. Lo stesso cardinale brasiliano Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il clero, quando era arcivescovo di San Paolo aveva chiesto di prendere in considerazione questo tema.
C’è infine chi propone di estendere il rito orientale alle Chiese africane. Secondo il rito cattolico orientale, anche gli sposati sono ordinati sacerdoti.
Nel frattempo Benedetto XVI ha reso più spedita la procedura per la concessione delle dispense ai preti che chiedono di sposarsi, trasferendo la competenza alla Congregazione per il clero. Questo ha consentito di smaltire oltre 1.400 richieste che erano ferme dal pontificato di Giovanni Paolo II.
Cresce però anche il numero dei vescovi cattolici che chiedono la dispensa per sposarsi. Le domande presentate sono una ventina.
© Copyright Panorama n. 43/2007
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