17 aprile 2008

Preti pedofili: mai nessun Papa prima di lui ha parlato di questo problema così duramente, così apertamente (Giansoldati)


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«Preti pedofili, una vergogna»

Ratzinger: hanno tradito la missione, non possono restare sacerdoti

dal nostro inviato
FRANCA GIANSOLDATI

DA BORDO DELL’AEREO PAPALE - In viaggio per l’America, Papa Ratzinger fa capire di essere più che mai intenzionato a chiudere definitivamente uno dei capitoli più bui della Chiesa statunitense. «Provo profondamente vergogna», dice alludendo allo scandalo dei preti pedofili. «Per me è davvero difficile comprendere come dei Sacerdoti abbiano potuto tradire la loro missione, l’amore per Dio e non proteggere dei bambini».

Da buon tedesco non va troppo per il sottile e parla chiaro. Anzi chiarissimo. Si capisce che non vuole dare adito ad equivoci e che vuole porre rimedio al male. Durante un breve incontro con i giornalisti sull’aereo dell’Alitalia che lo conduceva a Washington ha scandito: «Chi è pedofilo non può essere prete. Non voglio parlare di omosessualità, ma solo di pedofilia, che è un’altra cosa».

Tolleranza zero. Le sofferenze delle vittime degli abusi commessi da centinaia e centinaia di consacrati negli ultimi quarant’anni li ha ben presenti.

Mai nessun Papa prima di lui ha parlato di questo problema così duramente, così apertamente. Forse perché è rimasto letteralmente scioccato nel leggere le testimonianze arrivate a Roma. Lo scabroso dossier è piuttosto corposo ed è da tempo bene in vista sulla sua scrivania.

Nella capitale americana, prima tappa del suo “pellegrinaggio”, come lo definisce, quasi sicuramente dovrebbe incontrare riservatamente un gruppo di vittime. Un gesto di affetto e di vicinanza pensando a tutti coloro che hanno subito violenze. «So che c’è grande sofferenza nella chiesa americana e anche io soffro». Sabato prossimo nella Cattedrale di San Patrick a New York, è previsto che guiderà un corale mea culpa con tutti i religiosi e i vescovi del Paese. A loro indicherà anche la via da seguire per mettere fine ad un incubo costato assai caro alla Chiesa americana in termine di immagine, credibilità e finanze.

«Dobbiamo agire a tre livelli. Il primo livello è quello giuridico che implica l’applicazione della giustizia. Il che vuol dire escludere i sacerdoti pedofili dal sacerdozio. Una seconda prospettiva, invece, è pastorale e riguarda gli aiuti alle vittime; bisogna dare loro assistenza e aiutarle alla riconciliazione». «Il terzo livello contempla, infine, un maggior rigore nella formazione dei seminaristi».

Il viaggio americano di Benedetto XVI si è aperto in volo con un ringraziamento al presidente Bush che, in suo onore, ha fatto un insolito strappo alla regola andandogli incontro all’aeroporto, dell’Andrews Air Force Base a Washington. Nei giorni a venire seguiranno i colloqui formali alla Casa Bianca, lo scambio dei discorsi e persino un party, al quale però Benedetto XVI non andrà per festeggiare il suo ottantunesimo compleanno. Papa Ratzinger ha anticipato che a Bush vuole parlare di tante cose, ma soprattutto di immigrazione, un tema che gli sta a cuore e del quale è stato edotto dall’Episcopato messicano e Latino americano ricevuto in Vaticano in questi mesi. «Gli farò presente che gli Stati Uniti devono aiutare nello sviluppo quei Paesi da dove proviene il flusso». Tra le misure a breve scadenza auspicate dalla Chiesa ci sono i ricongiungimenti familiari. «Per me l’importante è che le famiglie non siano distrutte. Questo sarebbe pericoloso per il tessuto umano e sociale dei Paesi da dove parte l’immigrazione».
L’America Ratzinger la conosce piuttosto bene vi è stato più e più volte prima da vescovo e poi da cardinale per tenere cicli di conferenze; ancora oggi ha corrispondenze con amici accademici americani. Di questa nazione apprezza soprattutto la capacità di applicare a vari livelli «un concetto positivo di laicità». «Le istituzioni laiche vivono con un consenso morale che di fatto esiste anche tra i cittadini». Un esempio dal quale l’Europa potrebbe trarre giovamento anche se, si è lamentato, l’America studiata da Toqueville, con gli anni si è trasformata, ha subito delle involuzioni e oggi, pure negli Usa, la Chiesa soffre l’effetto di «un nuovo secolarismo». La situazione non è più come prima e «si è indubbiamente complicata». La speranza che anima il Papa della Spe Salvi è di affidare al «grande popolo americano» un messaggio di positività, per aiutarlo a superare un momento di stanchezza. Allo stesso modo desidera far capire alle nazioni rappresentate al Palazzo di Vetro la necessità di far salvi i diritti naturali, quelli «inscritti nel cuore dell’uomo». La base delle Nazioni Unite e della sua Carta che compie quest’anno sessant’anni, è costituita da «diritti che esprimono valori non negoziabili» vale a dire valori che non solo «precedono tutte le istituzioni» ma che ne sono «il fondamento stesso».

© Copyright Il Messaggero, 16 aprile 2008

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