29 aprile 2008

Bibbia: è la più venduta ma l'Italia non la conosce (Bobbio)


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Bibbia: è la più venduta ma l'Italia non la conosce

Il 75% l'ha in casa, solo il 27 ammette di averla letta In vista del Sinodo, uno studio di Eurisko in nove Paesi

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Alberto Bobbio

Città del Vaticano È il libro dei libri: il più tradotto e il più venduto. Eppure fa bella mostra solo sugli scaffali dei salotti di casa, almeno in Italia, Francia e nella cattolicissima Spagna.
La Bibbia insomma è un tesoro dimenticato, anche per la maggior parte dei cattolici, che non lo conosce, non lo legge, confonde Mosé con San Paolo e crede anche che Gesù ne abbia scritto alcune parti. La Federazione Biblica Cattolica, una delle organizzazioni nate per divulgare la Sacra Scrittura, presieduta dal vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia, ha chiesto all'Eurisko di indagare in nove Paesi (Italia, Francia, Spagna, Germania, Regno Unito, Polonia, Olanda, Russia e Stati Uniti) la percezione di credenti e non credenti sul libro della fede dei cristiani. E nei prossimi mesi continuerà anche in Argentina, Sudafrica, Filippine e Australia.
Si è trattato della più ampia analisi mai tentata, un'impresa scientifica di prim'ordine, costata centinaia di migliaia di euro, un anno di lavoro, un numero sterminato di interviste, i cui primi risultati sono stati presentati ieri in Vaticano, a sei mesi dal Sinodo dei vescovi che in ottobre affronterà proprio il tema della «Parola di Dio nella vita e nelle missione della Chiesa». La ricerca, in vista del Sinodo, diventerà un poderoso volume pubblicato dalle Edizioni San Paolo, gli editori di Famiglia Cristiana. L'ha coordinata il professor Luca Diotallevi, sociologo dell'Università di Roma Tre.

Si può leggere in 1.168 lingue

La Bibbia è stata tradotta interamente in 438 lingue, cioè nel 15 per cento delle 6.700 lingue che si parlano nel mondo. Il Nuovo Testamento si può leggere in 1.168 lingue e in altri 848 idiomi è tradotto almeno un libro della Bibbia. Nel 2006 sono state diffuse nel mondo 26 milioni di Bibbie.

Libro record, batte tutti

Ma, ha rilevato monsignor Paglia, «ha raggiunto poco meno del 2 per cento dei cristiani», anche se è un record, che non eguali per nessun altro libro. Ieri nella Sala stampa vaticana monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, lo studioso che ha dedicato la sua vita allo studio e alla divulgazione, anche in televisione, della Bibbia, ha spiegato che la scrittura dotta di alcune lingue si è formata attorno alla traduzione della Bibbia. È il caso del tedesco, che si uniforma e si specializza con la traduzione della Bibbia di Lutero e dell'inglese.
In Italia la consuetudine della lingua con la Bibbia (una dozzina di traduzioni tra il 1200 e il 1500) non si è poi trasformata nella pratica di avere in casa e di leggere la Bibbia. Oggi il 75 per cento degli italiani ha la Bibbia in casa, ma solo il 27 per cento ammette di averne letto un brano nell'anno passato, contro il 75 per cento degli americani.

La Spagna peggio dell'Italia

Se si guarda ai praticanti il dato sale: la legge l'83 per cento dei praticanti americani, addirittura il 94 per cento degli inglesi, il 58 per cento degli olandesi, il 47 per cento dei tedeschi, ma solo il 38 per cento degli italiani e il 29 per cento degli spagnoli. E noi siamo battuti anche dal 62 per cento dei cattolici della laicissima Francia, dove la metà della popolazione non ha la Bibbia e non ritiene nemmeno importante che ci sia Dio.
Poi c'è confusione e ignoranza: solo il 66 per cento degli italiani sa che Gesù non ha scritto nessun libro della Bibbia, contro l'88 per degli inglesi, l'80 degli americani e ben il 90 per cento degli olandesi, sicuramente più secolarizzati di noi. La motivazione che emerge dalla ricerca è che la Bibbia è difficile. Osserva il professor Diotallevi: «Il 66 per cento degli italiani ritiene che sia un libro importante, anche se non lo legge, contro il 39 per cento degli spagnoli e il 21 per cento dei francesi e chiede di saperne di più. E qui vengono chiamate in causa le Chiese, ma anche la scuola e i media».

«Venga insegnata a scuola»

Il 62 per cento italiani vuole che la Bibbia sia insegnata a scuola, a prescindere dall'insegnamento delle religione. Ammette Ravasi: «Il dato mi ha sorpreso positivamente, perché vuol dire che il testo biblico viene considerato anche un grande testo culturale». Ma il dato è anche una grande sfida alla Chiesa, come rileva monsignor Paglia: «La maggior parte della gente ascolta parti della Bibbia durante la Messa. E se l'ignoranza è davvero così grande dovremmo riflettere di più sulle omelie».

L'intuizione di Papa Roncalli

Cita Angelo Roncalli che in una lettera pastorale scritta quando ancora era patriarca di Venezia spiegava che «il Calice e il Libro sono l'alfa e l'omega, cioè racchiudono tutto l'alfabeto della vita cristiana»: «Fu un'intuizione folgorante che, non per nulla, venne ripresa dal Concilio, che ha ridato dignità alle Scritture». Insomma, la lettura della Bibbia va rilanciata tra i fedeli, ma anche tra i preti. Ieri monsignor Ravasi, sorridendo, ha chiesto agli analisti dell'Eurisko di allargare l'analisi ad un quattordicesimo Paese, oltre ai 13 individuati, la Città del Vaticano: «Potremmo avere delle sorprese».

© Copyright Eco di Bergamo, 29 aprile 2008

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