29 aprile 2008

Internet e Chiesa, un rapporto da approfondire (Zenit)


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Internet e Chiesa, un rapporto da approfondire

Incontro della Commissione Episcopale Europea per i Media


CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 28 aprile 2008 (ZENIT.org).- Il rapporto tra Internet e la Chiesa è stato al centro dell'incontro del Comitato esecutivo della Commissione Episcopale Europea per i Media (CEEM), svoltosi dal 25 al 27 aprile presso la Domus Sanctae Marthae (Città del Vaticano).

I partecipanti, ricorda il comunicato finale inviato a ZENIT, hanno infatti approfondito il tema della prossima Assemblea plenaria, “La Cultura di Internet e la Chiesa”, che radunerà a Roma nel marzo 2009 i Vescovi presidenti delle Commissioni episcopali per le comunicazioni sociali delle Conferenze Episcopali d’Europa, accompagnati da alcuni esperti.

La cultura del web, si è osservato, è una cultura della reticolarità.

“E’ una rete orizzontale di persone che sempre più dialogano tra loro – spiega il testo –. E’ una tecnologia orizzontale caratterizzata dalla capillarità (accesso del singolo utente), connettività (possibilità di entrare in relazione con altri utenti), socialità (si parla di social network), dove la condivisione del sapere e le relazioni tra individui si rivelano centrali”.

Queste caratteristiche del web, osserva il comunicato, “cominciano ad avere effetti sulle nostre società, e sono particolarmente visibili tra i giovani”.
Si tratta di fenomeni legati ai processi di definizione del valore che ora sono orizzontali, perché “chi definisce il valore non è più un adulto ma è la rete dei pari”, e alla “sostituzione delle relazioni comunicative interpersonali con il semplice contatto: la finalità è il puro contatto e la comunicazione è semplicemente un pretesto e non il fine”.
Per l'importanza del tema, riconosce il testo, nel 2009 “i Vescovi europei responsabili per i media cercheranno di analizzare gli effetti della cultura del web nella e sulla nostra società, e nella e sulla Chiesa; di verificare in quale modo i cristiani possono intervenire in questa cultura, e quale l’apporto al dialogo ecumenico ed interreligioso che il web può recare alle comunità cristiane”.
Nel corso dell'incontro, il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, monsignor Claudio Maria Celli, ha presentato le attività del dicastero vaticano.

Se la Chiesa è già da molto tempo presente nel mondo dei media, si è riconosciuto, oggi è chiamata a “pensare e rivedere la sua strategia comunicativa in modo che le sue risorse vengano meglio coordinate”.

Per raggiungere questo obiettivo, il Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali sta lavorando a “una serie di cantieri aperti” che hanno come obiettivo: “la formazione degli agenti pastorali della comunicazione”; “un costante riferimento e dialogo con le istanze universitarie che si occupano di comunicazioni sociali per comprendere quale deve essere l’identità e la missione delle facoltà di comunicazioni sociali di un’università cattolica”; “una maggiore conoscenza della realtà delle radio cattoliche”; “un rinnovato impegno nella riflessione teologica sulla comunicazione”.
Allo stesso modo, si promuovono “l’apertura alle nuove forme di presenze audiovisive di un certo respiro internazionale, come la giovane realtà H2onews”, “il proseguimento del lavoro avviato con la rete informatica latino-americana RIIAL” e “la proposta di nuove trasmissione in mondovisione di momenti significativi della vita della Chiesa”.

“I media cattolici devono essere una presenza, una compagnia costante, una proposta per queste persone in cerca di Dio”, ha affermato il presidente del PCCS.

“Dobbiamo evitare di cadere nell’autoreferenzialità e di parlare solo da cattolici a cattolici dimenticando le persone che non fanno parte delle nostre comunità e che sono in ricerca”, ha aggiunto.
Durante le due giornate dell'incontro, c'è stata anche la presentazione da parte dei Vescovi responsabili di gruppi linguistici regionali europei e dei loro esperti delle attività svolte nell’ultimo anno.

Dai rapporti, rivela il comunicato, emergono alcune tendenze positive, come la crescita della presenza della Chiesa nei media e un rinnovato interesse per la sfera religiosa, ma anche situazioni problematiche quali “la banalizzazione di alcuni eventi liturgici di rilevanza nazionale ed internazionale che tendono a ridurre il carattere liturgico dell’evento (matrimonio, funerali…) a veri e propri talk show televisivi”.

Allo stesso modo, si lamentano “la strumentalizzazione della Chiesa a fini politici soprattutto nei dibattiti che toccano temi etici”, “la riduzione della Chiesa solo ad istituzione interessata a difendere i propri interessi” e “una visione della religione come fatto problematico per la convivenza” .

“E’ necessario diffondere un’immagine della Chiesa basata sulla testimonianza dei suoi fedeli e la presentazione del messaggio cristiano – conclude il testo –. Oggi sono richiesti coerenza e autenticità”.

La CEEM è una commissione specializzata del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) che segue lo sviluppo dei media e delle comunicazioni ecclesiali, favorisce il lavoro delle Conferenze Episcopali in questo campo e elabora scelte di politica mediatica.
Membri del Comitato esecutivo della CEEM sono i Vescovi responsabili delle 5 aeree linguistico-regionali europee, insieme ai loro esperti e alcuni responsabili di organismi europei per i media.

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