29 aprile 2008

L'86% degli Italiani ignora la Bibbia, e c’è chi pensa che l'abbia scritta Gesù (Galeazzi)


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L'86% ignora la Bibbia, e c’è chi pensa che l'abbia scritta Gesù

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

La Bibbia sconosciuta. È il libro più tradotto (2454 lingue diverse) e diffuso al mondo eppure l’86% degli italiani ignora completamente le Sacre Scritture e, in materia di fede, non ha alcuna nozione di base. Appena uno su quattro ha letto nell’ultimo anno un brano biblico (negli Usa, due su tre) e solo una piccola minoranza sa se i Vangeli sono parte della Bibbia, se Gesù ha scritto libri della Bibbia, chi tra Mosé e Paolo era un personaggio dell’Antico Testamento e chi ha scritto un vangelo tra Luca, Giovanni, Paolo e Pietro. Secondo la ricerca-choc commissionata all’Eurisko dalla Commissione biblica cattolica e presentata ieri in Vaticano dai vescovi Paglia e Ravasi e dagli accademici Cacciari e Diotallevi, la Bibbia in casa c’è, peccato che quasi nessuno la apra, la legga, la mediti.

«La colpa della scarsa diffusione è della Chiesa: detiene il monopolio dell’insegnamento della religione e impone l’autorizzazione vescovile agli insegnanti - spiega il filosofo e sindaco di Venezia, Massimo Cacciari -. La Bibbia non è libro di testo per l’insegnamento della religione e la conoscenza tecnica è scarsissima. Mi sono capitati studenti da 30 e lode in filosofia che confondevano San Paolo con Mosé e credevano che Gesù avesse scritto la Genesi». E, criticando «i comici nipotini di Voltaire, tipo Odifreddi», per la loro «stupida ironia sul cristianesimo e la pigrizia di negare cittadinanza e dignità culturale ai cristiani», Cacciari aggiunge che «se un intellettuale laico non si confronta con la Bibbia e non presuppone che quel libro è anche Parola di Dio, allora sbaglia mestiere». Nonostante i quarant’anni successivi al Concilio Vaticano II abbiano registrato in modo progressivo e massiccio l’entrata nelle famiglie delle Sacre Scritture, nell’era di Internet e della comunicazione multimediale per molti la Bibbia è un libro chiuso.

In diverse voci del sondaggio l’Italia è maglia nera su un un campione di 13 mila persone intervistate anche negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Olanda, Francia, Germania, Spagna, Polonia e Russia. E i numeri scendono soprattutto quando si comincia a considerare la frequenza alla lettura». Gli italiani, che pure si proclamano cattolici all’88%, non si distinguono nemmeno per la partecipazione ai riti religiosi: solo il 32% frequenta assiduamente le chiese, contro un 55% dei polacchi e un 45% degli statunitensi. Tra gli ortodossi russi solo il 6% va a messa ogni domenica. Altissima invece (79%) la percentuale di credenti italiani che ha la sensazione di godere della protezione di Dio (in Francia solo il 47%). Interessanti pure i dati su come vada interpretata la Bibbia: se in modo fondamentalista (cioè presa alla lettera) o critico. Per il 27% negli Stati Uniti, il 23% in Italia, il 34% in Polonia e il 21% in Russia, i testi biblici vanno considerati «parola di Dio» alla lettera. Dunque, pur possedendola nella stragrande maggioranza, gli italiani considerano la Bibbia un oggetto misterioso.

Se l’inchiesta statistica fotografa un presente segnato da molta confusione e ignoranza, gli italiani sembrano ben disposti a migliorarsi sul fronte biblico nel futuro: sei italiani su dieci sono favorevoli a far studiare la Bibbia a scuola. Mentre negli Usa i cristiani (cattolici e protestanti) pregano leggendo la Bibbia (43%) o altri testi sacri (37%), in Italia soltanto una minoranza del 24% si basa su letture per le preghiere. La quasi totalità (circa nove su dieci) recita parole a memoria e insieme usa parole sue. Una fede sempre meno attiva: il 54% degli italiani apprezza seguire le prediche e le tele-messe contro il 39% negli Stati Uniti. «Aveva ragione Pascal: la Scrittura ha passi adatti a consolare o inquietare tutte le condizioni e occorre assolutamente favorirne la diffusione», osserva il ministro vaticano della Cultura, Gianfranco Ravasi.

I più bravi nella conoscenza della Bibbia sono risultati i polacchi, i più ignoranti i russi. L’Italia si è piazzata negli ultimi posti anche come lettura della Bibbia in generale. Se il 75% degli statunitensi afferma di aver letto un brano biblico negli ultimi 12 mesi, solo il 27% degli italiani può dire altrettanto. «La maggior parte dei praticanti ascolta la Bibbia solo la domenica a messa, quindi è la parrocchia la cassa di risonanza della Parola - commenta il presidente della commissione Cei per l’ecumenismo, Paglia -. Noi cattolici dobbiamo intensificare l’impegno nella promozione della Bibbia a partire dagli insegnamenti della Dei Verbum, costituzione dogmatica del Concilio. Siamo davanti a una preoccupante ignoranza materiale del testo sacro». Eppure, avverte Cacciari, la Bibbia è un libro con il quale dobbiamo tutti fare i conti: «Chi la ritiene un grande codice letterario la legge come una successione meravigliosa di stili e di racconti. I filosofi come un libro che sollecita interrogativi sull’uomo, senza porsi problemi teologici, ma essendo certi che si tratta del testo-base di una grande religione, come il Libro dei morti della religione tibetana o il Corano».

© Copyright La Stampa, 29 aprile 2008 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Luisa ha detto...

Ma insomma il Concilio Vaticano II e la riforma liturgica non dovevano permettere ai fedeli di percorrere durante l`anno liturgico i testi sacri? Che cosa fanno i fedeli durante le letture? La lista delle commissioni?
Apparentemente se uno degli scopi della riforma era quello di dare maggiore importanza alla lettura della Parola e renderla più accessibile anche grazie alle omelie che dovrebbero partire dalle letture del giorno, sembrerebbe che questo obiettivo sia fallito e che i fedeli non siano stati invogliati ad andare attingere loro stessi alla Fonte.

Anonimo ha detto...

lo volete sapere come appare la Chiesa a chi la vede dall'esterno? Una mega- organizzazione di volontariato. Se ti rivolgi ad un sacerdote per confidargli problemi interiori e spirituali, ti fa capire che ben altri problemi ci sono nel mondo di cui preoccuparsi, per tutti e per lui nel suo quotidiano, fatto di assistenza ai profughi, ai tossicodipendenti, alle prostitute, tutti non credenti, magari. E la mia anziana nonna è morta senza poter ricevere l'estrema visita di un sacerdote, a cui so che avrebbe tenuto moltissimo, troppo impegnato in missioni onorevoli, certo, ma ....per il sacro a chi ci rivolgiamo? Io da non credente non disdegnerei di partecipare a discussioni "miste", magari a partire da approfondimenti dei testi sacri o prendendo come spunto le encicliche ma gli stessi laici impegnati nelle parrocchie ti guardano come un marziano. Le encicliche in particolare, anche quelle di Giovanni Paolo II sono quasi tabù, come non fossero mai state scritte. Ma si può parlare di un Papa solo a partire dal mea cupa e del no alla guerra in Iraq? Evidentemente, a parte il catechismo, la stessa sacralità di Cristo sta diventando superata e si va sempre più diffondendo l'idea che l'uomo è fatto di sola carne ed ha solo bisogni umani, ai quali essere vicini

gemma ha detto...

stando così le cose, non c'è da stupirsi se molti sacerdoti non predicano più la rivoluzione interiore dell'uomo, a partire dai principi cristiani, ma quella sociale, magari legata ad un partito politico, o addirittura, alla chiamata alle armi. In certe zone della terra, ciò può anche suscitare simpatia. Ma che ne sarebbe di una siffatta chiesa una volta crollato il sogno politico o la rivoluzione di cui si fa fautrice? La storia ci insegna che chiunque va al potere, deve in qualche modo "sporcarsi" con ciò che è attinente all'esercizio di quel potere, anche in termini di alleanze, finendo col tempo col perdere il consenso iniziale.
Tale chiesa non sarebbe comunque più la chiesa di tutti e su tutti