25 aprile 2008

Sandro Magister: «Benedetto XVI mi ricorda sant'Agostino: è teologo e pastore insieme. Attira le folle e fa riflettere» (Tracce)


Vedi anche:

Sant'Agostino nella catechesi di Papa Benedetto

Cina e Vaticano mai così vicini (Galeazzi)

Ecclesiastici e politici alla Nunziatura Apostolica in Italia per festeggiare i primi tre anni di pontificato di Benedetto XVI (Galeazzi)

IL PAPA A PARIGI E LOURDES A META' SETTEMBRE (STAMPA FRANCESE)

Ostensione della salma di San Pio: gli articoli di Avvenire e dell'Osservatore Romano

Benedetto XVI: "Nel concerto ravviso un ulteriore segno del grande affetto che il popolo italiano nutre nei confronti del Papa" (Discorso del Santo Padre al termine del concerto offerto dal Presidente Napolitano)

Ebrei, musulmani, cristiani. Ultime notizie dal cantiere del dialogo (Magister)

Il Papa con Napolitano, uniti da musica e diritti umani. Il comunicato del Quirinale e il video del saluto del Presidente

L’ardire di un Pontefice Romano che pone il Cristianesimo come riferimento morale per l’America e le Nazioni Unite (Tempi)

Videomessaggio del Papa al popolo russo nel giorno del suo compleanno

Intervista al vescovo Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini: "La piccola «divisione» del Papa nella terra di Stalin"

Numero unico de "L'Osservatore Romano" sul Papa negli USA

TRA NAPOLITANO E BENEDETTO XVI COLLOQUIO SU DIRITTI UMANI

Le ferie del Papa a Bressanone: ecco il sito web

Concerto in aula Nervi: il Papa siede accanto al Presidente Napolitano. Ai lati Mons. Georg Ratzinger e la signora Clio

Georg Ratzinger si congratula con Benedetto XVI per il suo 81° compleanno (Bild)

Ai vescovi del Caucaso: "Nel contesto multireligioso del Caucaso è importante che i cattolici continuino la loro collaborazione con le altre Chiese"

Con gli occhi dell'America: così Benedetto XVI guarda all'Europa (Sir)

Card. Tauran: "L'identità è la prima condizione per un efficace dialogo interreligioso" (Radio Vaticana)

Quanto è triste Roma quando il Papa è lontano (Mosca)

Colleen Carroll Campbell: " Mi ha colpito la delicatezza con cui Benedetto XVI ha lanciato il suo messaggio all'Onu, forte e potente" (Simoni)

Il discorso del Papa all'Onu: la persona umana ha trovato il suo paladino (D'Agostino)

Benedetto conquista l'America (Valli per "Europa")

Benedetto «americano», un altro Papa. Riflessione: che cosa fanno i nostri vescovi e sacerdoti per far conoscere il Papa ed il Magistero ai fedeli?

Le “americanate” di un Papa che ha incontrato il popolo e sedotto i media (Tempi)

IL PAPA INCONTRA ALCUNE VITTIME DEGLI ABUSI SESSUALI DI PRETI

VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA NEGLI USA (15-21 APRILE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG (rassegna stampa, notizie, avvenimenti)

Il Papa all'Onu

«Mi ricorda sant'Agostino»

Roberto Fontolan

È teologo e pastore insieme. Attira le folle e fa riflettere. «Ma soprattutto sa che la questione su cui vive o cade la Chiesa è quella di Gesù». Bilancio di questo inizio di pontificato, fatto da un osservatore laico

Sandro Magister è vaticanista tra i più autorevoli e competenti, e non solo in Italia. Scrive per L’espresso, ma soprattutto è autore del sito www.chiesa, vera testata online del gruppo editoriale della Repubblica, che conta oltre centomila lettori, metà dei quali all’estero. Insomma, la persona giusta con cui abbozzare un bilancio dell’attuale pontificato, a tre anni dall’inizio.

Il 19 aprile 2005 arriva sulla scena Benedetto XVI…

Nonostante il cardinale Ratzinger non figurasse tra i favoriti dei media mondiali, ai livelli alti della Chiesa la sua candidatura alla successione di Giovanni Paolo II era andata crescendo in modo molto marcato. E nell’ultimo periodo alcuni fatti rilevanti avevano caratterizzato proprio la vigilia del passaggio di pontificato. Come la conferenza tenuta la sera del primo aprile 2005 a Subiaco sull’Europa e il cristianesimo. Giovanni Paolo II era ormai morente, ma Ratzinger non rinunciò, evidentemente perché riteneva che fosse un messaggio di grande importanza in quel momento cruciale. In precedenza c’era stata la meditazione da lui scritta per la Via Crucis, un testo di grandissima potenza. Infine aggiungo la presidenza, come decano del collegio cardinalizio, delle riunioni dei cardinali in vista del Conclave: la padronanza con cui guidò quegli incontri gli conquistò molti consensi. La conferma di tutto ciò venne dall’elezione, rapida e sostanzialmente senza avversari. Ma ciò non ha automaticamente significato un sostegno della stessa forza, della stessa intensità: noto nella Chiesa un consenso piuttosto tenue, oggi lievemente maggiore dell’inizio.

Quali sono i passaggi fondamentali di questi tre anni?

Benedetto XVI si è mostrato subito al mondo con un profilo particolare: non ha cercato di ripercorrere le forme espressive del predecessore, ha invece usato un codice suo, che lo caratterizza come quello che è sempre stato, un teologo divenuto Papa. Nella storia della Chiesa non è accaduto di frequente. Credo che il primo Papa che possa essere definito tale (egli stesso ne ha parlato in questi termini in un recente mercoledì) sia Leone Magno. Benedetto XVI usa la sua straordinaria competenza teologica non per avere ascolto nelle accademie o presso gli specialisti di teologia, ma per dire ai semplici le grandi verità della fede cristiana - beninteso senza semplificarle. È un suo tratto fondamentale. Lampante da questo punto di vista quella forma di botta e risposta con i preti, con i giovani o coi bambini della Prima Comunione in piazza San Pietro: domande tutt’altro che semplici cui ha dato risposte mai banali, molto efficaci e con argomenti molto impegnativi.

È un Papa che dicendo cose di grande spessore fa pensare la gente normale. La verifica è semplicissima, basta mescolarsi alla folla quando lui predica - io lo faccio spesso. Un’attenzione impressionante, le parole arrivano in un silenzio che colpisce, perché oltre alla sua voce si sente solo il rumore della fontana. Stanno ad ascoltare quello che dice, la gente si aspetta che le sue parole dicano sempre qualcosa di importante.

È il dato sorprendente di un Papa giudicato freddo: le presenze ai suoi incontri pubblici sono altissime, superiori a quelle di Giovanni Paolo II.

Come si spiega questa popolarità così poco spettacolare?

C’è un elemento autobiografico. Penso alla catechesi su sant’Agostino. Benedetto ne ha tracciato un profilo che riproduce la propria avventura spirituale.

Quando ha sottolineato che Agostino, dopo che si era convertito al cristianesimo, sognava di ritirarsi con alcuni amici in una sorta di cenacolo monastico nel quale dedicarsi integralmente agli studi e alla contemplazione, ma non poté farlo perché diventò vescovo di Ippona… Questa a me sembra proprio l’autobiografia di Ratzinger! Il professore che avrebbe voluto concludere la sua vita con anni di studio tranquillo chiamato addirittura a guidare la Chiesa universale.

Ma, come Agostino, teologo e pastore, ha cercato di travasare tutta la sua ricchezza interiore e di studi alle persone semplici. Sa perfettamente che c’è una domanda fortissima nella gente, preda oggi di un grande disorientamento culturale: la cultura di massa odierna che sgretola le certezze e induce allo smarrimento.

In questo lei vede le ragioni di tanta ostilità nei suoi confronti?

Lo contestano senza discutere le cose che dice. Intuiscono che dice delle cose troppo impegnative, e quindi rifiutano di discuterle, rifiutano anche addirittura di dirle, di farle sapere.

E si rinchiudono in rifiuto pregiudiziale contro il Papa “antimoderno”. Non solo Benedetto argomenta grandi temi che Giovanni Paolo II aveva anticipato (e ricordo che anche lui venne contestato a lungo e che solo nell’ultima parte della sua vita venne “adottato” dai media), ma mostra quanto siano essenziali e radicati nelle questioni capitali della storia del nostro tempo. Egli sta argomentando tutto, sta facendo vedere che tutto si tiene, che tutto è connesso. Parla di Dio e della morte, che altro c’è di più decisivo? Solo con un artificio si può evitare di discutere queste cose, e l’artificio è appunto quello di ignorarle, di non riprodurle, di non tenerne conto. Ma non c’è partita e, anzi, è lui a decretare il successo commerciale dei suoi nemici, basta andare in libreria. Un paradosso.

Il Papa e i grandi della terra… Come è il suo dialogo con i potenti?

Certamente l’immensa autorevolezza acquisita dalla Chiesa con Giovanni Paolo II non è indebolita, anche se Benedetto non fa della “geopolitica religiosa” uno dei cardini del suo pontificato. I discorsi più importanti non sono quelli al corpo diplomatico né quando riceve gli ambasciatori e nemmeno quando viaggia. La visione di cui si fa portatore è un po’ diversa, è più di teologia della storia che non di geopolitica. Da questo punto di vista è più agostiniana che tomista; è la visione del De Civitate Dei. La città di Dio è intrecciata con la città terrena in un modo inestricabile, indistinguibile nel percorso della Chiesa pellegrinante. In questo mondo in cui tutto è intrecciato e confuso lui sveglia le coscienze perché siano capaci di discernere. Il rapporto con il mondo esterno è soprattutto di tipo religioso e culturale, non è di tipo politico. Pensiamo al rapporto con i Paesi islamici. La sua tesi è che tra le religioni, in particolare tra cristianesimo e islam, il problema non è di tentare una impossibile e insensata mediazione teologica; ogni religione ha la sua fede e la deve mantenere e dire in modo spiccato e senza compromessi. Invece l’intesa deve avvenire su quel terreno che è comune a tutti, a qualsiasi fede appartengano: i grandi principi che sono scritti nel cuore di ogni uomo e che sono la legge naturale, o i Dieci Comandamenti, o i diritti umani. Si possono chiamare in tanti modi, ma per lui è lì che ci può essere un’intesa feconda.

Due encicliche, la carità e la speranza. Tra qualche tempo l’uscita della terza. Come segnano il pontificato?

Le due encicliche sono certamente i grandi pilastri della sua architettura magisteriale. A esse io aggiungo alcuni grandi discorsi.

Quello alla Curia romana del dicembre 2005, sul tema della tradizione nella Chiesa; Regensburg; il famoso discorso della Sapienza. Questi cinque passaggi rappresentano il nucleo essenziale del pensiero di Benedetto (devo anche dire che considero la Spe salvi un capolavoro).
L’itinerario non è però compiuto se non mettiamo nella lista anche il Gesù di Nazaret. Scrivere un libro su Gesù vuol dire rendersi conto che la questione di Gesù è davvero la questione su cui la Chiesa vive o cade, che quell’Uomo è il centro di tutto. Vuol dire sapere che la figura di Gesù è in pericolo, nel senso che da un lato c’è una fede che tende a offuscarne l’identità vera (pensiamo alle proteste che avevano accolto la Dominus Iesus, e non da fuori, ma dentro la Chiesa), e, dall’altro, c’è un rifiuto ostentato. Il Papa ha sentito l’urgenza drammatica di questi atteggiamenti. E ha voluto affrontarli di petto, presentando Gesù nella sua essenzialità. Lo ha fatto con un libro, con uno strumento universale che arriva a tutti, senza filtri e mediazioni. Sa bene, infatti, che il suo insegnamento non arriva così facilmente. Prendiamo le catechesi del mercoledì o le omelie: discorsi di una bellezza stupefacente, ma raggiungono di fatto una piccola cerchia di destinatari.

Uno dei grandi temi di Benedetto XVI è la libertà religiosa: bisogna dire che su questo punto in gran parte del mondo a maggioranza musulmana non si vedono miglioramenti. Anzi, se pensiamo all’Iraq dobbiamo apertamente parlare di persecuzione…

La questione è molto seria, perché noi possiamo essere un po’ sviati ottimisticamente da ciò che si muove tra studiosi e leader religiosi, ad esempio con la lettera dei 138, ma sul campo la situazione è molto più preoccupante oggi che non in altri periodi precedenti. Per secoli i cristiani sono riusciti a sopravvivere nel mondo islamico e proprio oggi in certi Paesi rischiano la scomparsa. Di questo persino la Chiesa non è ovunque consapevole, molti restano distratti e distaccati. Per non parlare dei media e dei governi: c’è grande mobilitazione per la causa buddista, che certo è doverosa. Ma chi si sta battendo per i cristiani?

© Copyright Tracce, aprile 2008

2 commenti:

euge ha detto...

Già fa riflettere............ come ho avuto modo di dire per altri argomenti, è questo che secondo me rende " ingombrante " Benedetto XVI il fatto che faccia riflettere! Chiunque di questi tempi porti a far lavorare il cervello senza dare niente per scontato è un pericolo! Oggi, che anche nelle cose più insignificanti si segue la massa perchè fa trandy e perchè è meno difficile così vivere, una persona che ti fa fare i conti con te stesso, è intollerabile e quindi da ridurre al silenzio ( Vedi episodio Sapienza )!!!!!!!!!!!!!
Ma a noi Santo Padre occorrono le sue parole che ci aiutano a vivere in questo mondo fatto per la maggior parte di uomini e donne, appiattiti sul relativismo più sfrenato..... Non smetta mai Santità di parlarci come solo Lei sa fare al nostro cuore ed alla nostra mente sempre.

gemma ha detto...

condivido in pieno l'analisi di Magister, che ho apprezzato anche qualche sera fa ad "otto e mezzo", ospite della Armeni