24 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 24 aprile 2007 (visita a Pavia)


Di seguito vengono riportati alcuni articoli "sfuggiti" alla rassegna stampa di ieri. C'e' posto anche per qualche commento odierno. Piu' tardi, grazie a Gemma, sara' disponibile un articolo del sempre ottimo Barbiellini Amidei.
Raffaella

Vedi anche:

Come volevasi dimostrare...rassegna stampa del 24 aprile 2007

Rassegna stampa del 23 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 23 aprile 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 23 aprile 2007 (2)

La visita di Papa Benedetto XVI a Pavia e Vigevano

Il Papa fa il «pienone» anche a Pavia

di MARZIO LAGHI

ANCORA un bagno di folla per il Papa dei record. Erano in ventimila ieri a Pavia ad ascoltare le parole di Benedetto XVI, che ha diviso la sua visita in due parti: quella «civile» al Policlinico e all'Ateneo, e quella religiosa incentrata sulla figura di Sant'Agostino, massimo ispiratore della riflessione spirituale di Ratzinger, che gli dedicò anche la tesi di dottorato nel 1953 a Frisinga. E dopo l'appello di sabato a Vigevano in favore della famiglia, ieri il Santo Padre ne ha rivolto uno finalizzato al «rispetto» e della «difesa della vita in ogni sua fase», da cui - ha detto parlando ai medici e ai malati del Policlinico «San Matteo» - dipende «la qualità autenticamente umana di una convivenza». «L'ospedale - ha sottolineato il Papa - è un luogo che potremmo dire in qualche modo "sacro", dove si sperimenta la fragilità della natura umana, ma anche le enormi potenzialità e risorse dell'ingegno dell'uomo e della tecnica al servizio della vita», quella «vita dell'uomo» come «grande dono», che «per quanto lo si esplori, resta sempre un mistero». «Il mio vivo auspicio - questo il suo monito per una scienza attenta alla tutela della vita - è che, al necessario progresso scientifico e tecnologico, si accompagni costantemente la coscienza di promuovere, insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza». Ad attenderlo al Policlinico c'erano anche il leader della Lega Umberto Bossi, che incontrandolo al termine non ha trattenuto la sua commozione, poi l'ex ministro Giulio Tremonti, mentre la moglie di quest'ultimo, Fausta Beltranetti, ha pronunciato il saluto a nome dei malati. Nel pomeriggio all'Università, incontrando il corpo docente e gli studenti, Ratzinger ha definito «di fondamentale importanza» il fatto che la ricerca scientifica si apra «alla domanda esistenziale di senso per la vita della persona», laddove «solo ponendo al centro la persona» può essere superata «la frammentazione specialistica delle discipline e recuperata la dimensione unitaria del sapere. Le discipline tendono naturalmente alla specializzazione - ha osservato - mentre la persona ha bisogno di unità e di sintesi». Inoltre, sempre in tema di «centralità della persona umana», se «la ricerca tende alla conoscenza», la persona «abbisogna anche della sapienza, di quella scienza cioè che si esprime nel "saper-vivere"». Secondo il Papa, «solo valorizzando la persona e le relazioni interpersonali il rapporto didattico può diventare relazione educativa». Come maestro di quella particolare missione personale che ha chiamato «saper vivere», di tensione continua verso la «ricerca della verità», di aspirazione continua al traguardo «della vera vita», Benedetto XVI ha indicato nel corso di tutta la giornata a Pavia quel Sant'Agostino di cui nel pomeriggio ha venerato le spoglie mortali nella Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro e a cui nella mattinata, agli Orti Borromaici, ha interamente dedicato una dotta omelia, quasi una «lectio magistralis», nella messa celebrata agli Orti Borromaici insieme ai vescovi della Lombardia, davanti a ventimila fedeli. Il Papa ha presentato il grande padre della Chiesa, vissuto fra il 354 e il 40 d. C., mostrandolo quale modello di «conversione» per i cristiani di ogni tempo, come «uno dei più grandi convertiti della storia della Chiesa», in un percorso durato tutta la vita con le «tre grandi tappe» dal «cammino interiore verso il cristianesimo», poi la consacrazione sacerdotale, quindi l'approdo all'unità tra fede e vita, la visione della «perfezione» del battezzato che vive «totalmente secondo il messaggio di Cristo». Nella celebrazione dei Vespri tra il clero della diocesi, dopo aver «riconsegnato idealmente alla Chiesa e al mondo», dalla tomba di Sant'Agostino, il messaggio della sua enciclica «Deus caritas est», Dio è amore, concetto centrale nel pensieri e nella predicazione del vescovo di Ippona, il Papa ha incoraggiato a «perseguire la "misura alta" della vita cristiana, che trova nella carità il vincolo della perfezione e che deve tradursi anche in uno stile di vita morale ispirato al Vangelo, inevitabilmente controcorrente rispetto ai criteri del mondo». I giovani, in particolare, ha detto il Pontefice, «hanno bisogno di ricevere l'annuncio della libertà e della gioia», mentre la Chiesa, lungi dall'essere «una semplice organizzazione di manifestazioni collettive» o «all'opposto la somma di individui che vivono una religiosità privata», è «una comunità in cui si è educati all'amore, e questa educazione - ha concluso Benedetto XVI - avviene non malgrado, ma attraverso gli avvenimenti della vita».

Il Tempo, 23 aprile 2007


Il Papa a Pavia incontra medici e ammalati. «L’ospedale come luogo sacro»
«La vita è sacra, va difesa sempre»

FAUSTO GASPARRONI

Pavia. Una giornata, quella di Benedetto XVI ieri a Pavia, suddivisa nettamente in due filoni: quello «civile», con le visite al Policlinico e all'Ateneo, essendo le prestigiose strutture sanitarie e universitarie il maggiore vanto della città lombarda in Italia e all'estero, e quello religioso, tutto incentrato sulla figura di Sant'Agostino, massimo ispiratore della riflessione spirituale di Ratzinger, che gli dedicò anche la tesi di dottorato nel 1953 a Frisinga. E dopo l'appello di sabato a Vigevano in favore dell'istituto familiare, ieri nel capoluogo pavese Benedetto XVI è tornato su uno dei suoi capisaldi in campo etico, quello del «rispetto» e della «difesa della vita in ogni sua fase», da cui - ha detto parlando ai medici e ai malati del Policlinico «San Matteo» - dipende «la qualità autenticamente umana di una convivenza». «L'ospedale - ha sottolineato il Papa - è un luogo che potremmo dire in qualche modo «sacro», dove si sperimenta la fragilità della natura umana, ma anche le enormi potenzialità e risorse dell'ingegno dell'uomo e della tecnica al servizio della vita», quella «vita dell'uomo» come «grande dono», che «per quanto lo si esplori, resta sempre un mistero». «Il mio vivo auspicio - questo il suo monito per una scienza attenta alla tutela della vita - è che, al necessario progresso scientifico e tecnologico, si accompagni costantemente la coscienza di promuovere, insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza». Ad attenderlo al Policlinico c'erano anche il leader della Lega Umberto Bossi, che incontrandolo al termine non ha trattenuto la commozione, poi l'ex ministro Giulio Tremonti, mentre la moglie di quest'ultimo, Fausta Beltranetti, ha pronunciato il saluto a nome dei malati. Nel pomeriggio all'Università, incontrando il corpo docente e gli studenti, papa Ratzinger ha definito «di fondamentale importanza» il fatto che la ricerca scientifica si apra «alla domanda esistenziale di senso per la vita della persona», laddove «solo ponendo al centro la persona» può essere superata «la frammentazione specialistica delle discipline e recuperata la dimensione unitaria del sapere». «Le discipline tendono naturalmente alla specializzazione - ha osservato -, mentre la persona ha bisogno di unità e di sintesi». Inoltre, sempre in tema di «centralità della persona umana», se «la ricerca tende alla conoscenza», la persona «abbisogna anche della sapienza, di quella scienza cioè che si esprime nel «saper-vivere». Infine, secondo il Papa, «solo valorizzando la persona e le relazioni interpersonali il rapporto didattico può diventare relazione educativa».

Il Mattino, 23 aprile 2007


Nella città di Agostino, il peccatore che divenne santo

PAOLO BARBIERI

Pavia. Come maestro di quella particolare missione personale che ha chiamato «saper vivere», di tensione continua verso la «ricerca della verità», di aspirazione al traguardo «della vera vita», Benedetto XVI ha indicato nel corso di tutta la giornata a Pavia quel Sant’Agostino di cui ha venerato le spoglie mortali nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. E a cui nella mattinata, agli Orti Borromaici, ha interamente dedicato una dotta omelia, quasi una «lectio magistralis», nella messa celebrata insieme ai vescovi della Lombardia, davanti a ventimila persone. Il Papa ha presentato il grande padre della Chiesa, vissuto fra il 354 e il 40 d.C., mostrandolo quale modello di «conversione» per i cristiani di ogni tempo, ma anche per l’uomo di oggi. «Uno dei più grandi convertiti della storia della Chiesa», ha ribadito. In realtà, è veramente singolare la storia di questo padre fondatore della Chiesa: un peccatore che a trentatrè anni diede una svolta alla sua vita di bagordi e di lussuria e si fece battezzare da cristiano. Ratzinger ha ricordato le «tre grandi tappe» della vita del santo: prima il «cammino interiore verso il cristianesimo», poi la consacrazione sacerdotale, quindi l’approdo all’unità tra fede e vita, la visione della «perfezione» del battezzato che vive «secondo il messaggio di Cristo». Nella celebrazione dei Vespri il Papa ha incoraggiato a «perseguire la «misura alta» della vita cristiana, che trova nella carità il vincolo della perfezione e che deve tradursi anche in uno stile di vita morale ispirato al Vangelo, inevitabilmente «controcorrente rispetto ai criteri del mondo». Poi piccolo fuori programma per Benedetto XVI prima di lasciare Pavia. All'uscita della chiesa di San Pietro il Papa si è rivolti ai tantissimi bambini che scandivano il suo nome. «Cari bambini per me è una grande gioia vedere voi particolarmente uniti al Signore».

Il Mattino, 23 aprile 2007


La messa celebrata a Pavia davanti a 25 mila persone
La “sfida” di Ratzinger nel nome di Agostino:difendere sempre la vita

FRANCA GIANSOLDATI

PAVIA - Benedetto XVI parla di Agostino, e forse pensa anche un po' a se stesso, mentre racconta di come uno dei più grandi geni della Chiesa sia stato costretto a lasciare una tranquilla vita di studio per diventare vescovo in uno dei momenti più turbolenti del cristianesimo. Dalla città di Pavia dove riposano le spoglie del vescovo di Ippona parte la campagna di Benedetto XVI per far riscoprire ai cattolici la modernità del Doctor Gratiae (354-430 d.C.) vissuto ai tempi in cui l’Europa era squassata dai barbari. Le analogie col presente, nella visione ratzingeriana, si sprecano. Allora come oggi la città terrena appare in contrasto con quella celeste mentre le eresie ne intaccavano (e ne intaccano) la «vera fede». Il messaggio Agostino - ponte tra Europa e Africa, tra fede e ragione - potrebbe ancora aiutare ad avvicinare mondi lontani. A fare riscoprire Dio. «La città di Pavia parla di uno dei più grandi convertiti della storia della Chiesa» ha affermato Ratzinger in una appassionata omelia pronunciata ieri mattina davanti a 25 mila persone agli Orti Borromaici, assolata spianata sulle rive del Ticino. Il testo in più punti è sembrato intessuto da elementi autobiografici. Tutta l’esistenza del santo, come quella del pontefice, è stata protesa a ricercare la verità. «Egli viveva come tutti gli altri giovani e tuttavia c’era in lui qualcosa di particolare: rimase sempre una persona in ricerca». Agostino però, contrariamente a Ratzinger, scoprì Cristo dopo un lungo tormento interiore, una giovinezza dissipata finché non lesse l'Ortensio di Cicerone che lo riaccostò alla vita dello spirito. Fu poi l'incontro con sant'Ambrogio, da cui fu battezzato, a riportarlo sulla retta via. Tornato penitente in Africa dopo la morte della madre, Santa Monica, divenne sacerdote e vescovo, strappato alla vita monastica perchè era uno dei pochi che sapeva predicare. «La gente afferrò Agostino e lo portò di forza avanti perchè venisse consacrato sacerdote a servizio della città. Subito dopo questa consacrazione forzata, Agostino scrisse al vescovo Valerio: mi sentivo come uno che non sa tener il remo e a cui tuttavia è stato assegnato il secondo posto al timone». Un po’ come successe a Ratzinger che da cardinale pensava di terminare la sua vita in Germania dedicandosi anima e corpo alla teologia, più che reggere il peso della Chiesa. Due giorni dopo la sua elezione, il neo Papa parlando in tedesco ad un gruppo di connazionali confessò che nella Sistina man mano che vedeva crescere il consenso degli elettori sulla sua persona, pregava il Signore di risparmiargli «quella ghigliottina e di scegliere qualcuno più forte, ma quella preghiera non è stata ascoltata».
Se la preghiera davanti all’urna di sant’Agostino nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro ha sigillato la prima visita ad una diocesi italiana, la giornata di ieri è stata marcata da un accorato appello contro aborto, eutanasia, ricerca sugli embrioni. Spero, ha detto il Papa, che la medicina unisca al progresso scientifico «quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dal concepimento fino alla morte naturale, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza». In prima fila anche Giulio Tremonti e Umberto Bossi. «E’ stata una grande emozione. Non me lo aspettavo. Mi sono commosso» ha fatto sapere più tardi il leader del Carroccio che ha reso omaggio a Ratzinger con un cenno d’inchino ed il bacio dell’anello.

Il Messaggero, 23 aprile 2007


Dopo la visita del Pontefice la Provincia pensa a itinerari turistico-religiosi per far conoscere il santo caro a Benedetto XVI

Il Papa fa riscoprire Sant'Agostino a Pavia
E Vigevano studia una collocazione permanente della «graffettona»

Claudio Del Frate

DAL NOSTRO INVIATO
PAVIA — Ci voleva Benedetto XVI perché Pavia riscoprisse un tesoro d'arte e di cultura da presentare al mondo ma che già possedeva tra le mura di casa. E ci voleva sempre un Papa perché Vigevano oltre che per il «gioiello» di piazza Ducale richiamasse l'attenzione per una nuova opera d'arte, la «graffettona» che ha fatto da palco alla messa solenne del Pontefice in piazza.
Il giorno dopo il «B-day» Pavia e il suo territorio si risvegliano con nuovi entusiasmi, non solo religiosi: la visibilità che le terre del Ticino hanno avuto grazie alla visita pastorale di Ratzinger ha rimesso in moto progetti, idee, proposte che puntano ad attirare turisti, visitatori, appassionati d'arte e di cultura. Questo «colpo d'ala» si identifica essenzialmente con una figura, Sant'Agostino, alle cui spoglie custodite nella basilica di San Pietro in Ciel d'Oro il Papa ha reso omaggio. Benedetto XVI ha più volte esaltato nella sua «48 ore» pavese la grandiosità del santo, quasi a volerlo scegliere come punto di riferimento fondamentale del suo apostolato: la sua volontà di spingere sempre più avanti il limite della conoscenza umana, la sua ricerca dell'umanità ne fanno agli occhi del Santo Padre una figura centrale anche dei nostri tempi.
«E Sant'Agostino ha un legame particolare con la città — afferma Renata Crotti, assessore provinciale al turismo — al punto che a breve vogliamo realizzare due progetti di turismo religioso in collaborazione con altre città che custodiscono testimonianze del santo».
Il primo è un percorso che ricostruisca il viaggio compiuto dalle spoglie di Agostino in Italia: prima di Pavia fecero tappa a Cagliari e Genova e dunque è con queste due città che Pavia prenderà contatto. Il secondo progetto prevede invece il recupero del tratto della via Francigena (l'antico percorso di pellegrinaggio che collegava Canterbury a Roma) che attraversava la provincia di Pavia. «Dalla cultura e dalla spiritualità occorre ripartire — sottolinea ancora Renata Crotti — per far conoscere meglio i tesori della nostra terra».
Se Pavia «adotta» idealmente Sant'Agostino, Vigevano, l'altra tappa della visita di Ratzinger, si trova alle prese con un'eredità assai più laica.
Ha suscitato infatti interesse l'altare che per alcuni giorni ha campeggiato in piazza Ducale: alle perplessità iniziali è subentrata ammirazione da parte dei più, anche perché non era facile esaltare la presenza di Ratzinger senza cancellare l'eleganza della facciata del duomo. «E invece anche il Papa in persona — si compiace Raquel Lopez, l'architetto che con il collega e marito Valerio Oddo ha ideato la "graffettona" — si è complimentato con noi. Il nostro desiderio è adesso che il lavoro compiuto non venga dimenticato».
Nel giro di una settimana, massimo due, la giunta vigevanese si riunirà per decidere dove collocare il manufatto: l'ipotesi è quella di spostarlo in uno spazio ampio, ad esempio un parco, trasformandolo in un monumento che ricordi la visita di Benedetto XVI in città.

Corriere della sera, 24 aprile 2007

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