26 aprile 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 26 aprile 2007: sventato un tentativo di imbavagliare e screditare la Chiesa!


Cari amici, stiamo sfiorando veramente il ridicolo o, se volete, qualcuno sta raschiando il barile!
Alcuni europarlamentari italiani (per nostra fortuna le elezioni europee sono vicine!) hanno tentato di riproporre in sede europea la falsificazione mediatica delle parole di Mons. Bagnasco. Come sappiamo, il Presidente della CEI non ha mai paragonato i DICO alla pedofilia ed all'incesto, ma qualcuno, evidentemente, non e' in grado di capire la differenza fra vero e falso e seguita a fare giochetti da bimbo dell'asilo...
Bravi! Ripeto...le elezioni non sono poi cosi' lontane :-)

Raffaella

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Rassegna stampa del 26 aprile 2007

Il Vaticano ad una svolta: la difesa dell'ambiente ad ogni costo

CLIMA/ PAPA: STILI DI VITA E DI PRODUZIONE RISPETTINO AMBIENTE


LOBBY A STRASBURGO
Nel testo oggi al voto è rimasto solo un generico riferimento a «dichiarazioni e atti di leader politici e religiosi» e sulla loro «responsabilità nel contribuire a un clima di tolleranza»

Omofobia, va a vuoto lo «sfregio» europeo

Tre deputati italiani tentano di coinvolgere Bagnasco La mozione promossa dal drappello verde-radicale riprendeva notizie già ampiamente smentite

Dal Nostro Inviato A Starsburgo Giorgio Ferrari

«Considerando che gli omosessuali sono regolarmente oggetto di menzioni discriminatorie da parte di capofila religiosi in tutta Europa...» Comincia così il punto «R» di una bozza di risoluzione presentata il 23 aprile al Parlamento europeo. Firmatari, i deputati Monica Frassoni, Kathalijne Buitenweg, Raul Romeva i Rueda a nome dei Verdi, Giusto Catania, Vittorio Agnoletto e altri cinque a nome della sinistra radicale.
Seguiamo attentamente questo testo, redatto in italiano, perché nel breve volgere di due giorni scorrerà silenzioso ma pieno di veleno, come un fiume carsico, per deflagrare - queste almeno le intenzioni dei firmatari - nel voto che va in scena oggi nell'emiciclo di Strasburgo in occasione del dibattito sull'omofobia.
Il testo, dunque. Sei righe in italiano, con esplicito accenno - tenetevi forte - al vescovo di Namur e al presidente della Cei, Angelo Bagnasco, colpevoli, secondo questo drappello di parlamentari dell'estrema sinistra, nientemeno di documentata omofobia e di discriminazione nei confronti degli omosessuali. Monsignor Bagnasco, in particolare, che - così recita il documento - avrebbe «comparato un progetto di legge che conferisce una serie limitata di diritti alle coppie omosessuali a una licenza di commettere atti di incesto e di pedofilia». Fatti già noti e ampiamente smentiti, scaturiti come si ricorderà da una falsa notizia pubblicata in prima pagina dal Secolo XIX e incomprensibilmente rilanciata dalle agenzie nazionali. Fatti ridimensionati anche nell'esagerata risonanza mediatica, ma che alla pattuglia verde-radicale fanno comunque gioco. Anche perché così il dibattito sull'omofobia, che vede sul banco degli imputati il viceministro polacco dell'istruzione Roman Giertyck (ha sventatamente proposto di non assumere insegnanti gay) si arricchisce di dettagli piccanti, che nella sonnolenta Europa parlamentare fanno sempre il loro effetto.
Il testo, meglio: «quel» paragrafo, gira fra i gruppi parlamentari e cambia pelle, pas sando dall'italiano all'inglese e stabilendosi al punto «B» della mozione congiunta che viene redatta il giorno successivo e presentata agli europarlamentari. Punto «B», quindi in una sezione alta, appariscente, impossibile da ignorare. Ci sono solo due correzioni di scarso rilievo, il testo sopravvive pressocché intatto nella sua carica eversiva. Diciamo eversiva non a caso. Perché è la punta dell'iceberg di un'offensiva condotta in nome e per nome di una lobby, questa sì impossibile da celare, quella degli omosessuali. I quali hanno pieno titolo nel ricordare di avere alle spalle secoli di discriminazione da parte di ogni tipo di società, anche le più tolleranti, ma che ora, come dice l'eurodeputato Carlo Casini, «sembrano voler cogliere in un'offensiva permanente una sorta di rivincita universale». E pazienza se ci vanno di mezzo i vescovi: alla guerre comme alla guerre, direbbero i francesi. E così fa la nostra lobby, forte dell'appoggio (strumentale, alcune volte, è fuor di dubbio) della sinistra radicale e dei verdi, che vantano grande sensibilità sul tema. Non la pensano così proprio tutte le famiglie politiche d'Europa. I popolari, per esempio, incoraggiati con discrezione da Poettering, si mettono di traverso. E il testo alla fine cambia, drasticamente. Leggiamo la terza versione della bozza, testo inglese, sempre al punto «B»: «poiché dichiarazioni e atti da parte di leader politici e religiosi hanno un grandissimo impatto sulla pubblica opinione, costoro hanno un'importante responsabilità nel contribuire positivamente a un clima di tolleranza e di uguaglianza».
Testo leggermente farisaico, che nasconde come un sudario il grimaldello che conteneva all'inizio, ma comunque privo formalmente del veleno originario. Una bomba disinnescata, insomma. Ma sempre bomba.
Finisce qui? No, affatto. Nel pomeriggio di ieri il fiume carsico riappare finalmente alla luce, sotto forma di imboscata. Nel corso del dibattito parlamentare il deputato Catania spend e i suoi due minuti regolamentari. La prende alla lontana: «Le dichiarazioni del viceministro polacco - dice - sono oltremodo imbarazzanti: la civile Europa è percorsa da manifestazioni di intolleranza e di bullismo contro gli omosessuali, che a volte li inducono al suicidio». E poi spara dritto al bersaglio: «Ecco perché sono inammissibili dichiarazioni simili. E ciò vale per la politica ma anche per le gerarchie ecclesiastiche, quando accostano a queste persone le categorie del peccato». Et voilà: il nome non c'è, il riferimento sì. Con una postilla eloquente: «Questo Parlamento ha già bocciato Rocco Buttiglione per le sue affermazioni. Faccia lo stesso per altre consimili affermazioni». Un petardo, più che una bomba, ma la pattuglia verdi-sinistra radicale qualcosa ha ritenuto comunque di dover dire. Commenta il capogruppo Tajani in una nota: «Forza Italia con l'intero gruppo del Ppe ha sventato il tentativo di socialisti, verdi, liberali e comunisti di far condannare dal Parlamento europeo il presidente della Cei, l'arcivescovo Bagnasco. I gruppi europei di cui fanno parte tutti i partiti dell'Unione attribuivano a Bagnasco frasi mai pronunciate a proposito dell'omosessualità. La proposta delle sinistre è stata cancellata dal testo finale di compromesso dalle varie forze politiche».
Oggi si vota. I popolari non parteciperanno: usciranno dall'aula o si asterranno. Per protesta, spiegano, contro un dibattito inutile e un accanimento fuori luogo.

Avvenire, 26 aprile 2007


«Sventata una strana manovra»

Mauro e Tajani: avevano congegnato le proposte perché scattasse l’attacco alla Chiesa. Toia: noi della Margherita ci siamo dissociati. Casini: i politici cattolici riscoprano la famiglia

Da Milano Paolo Viana

Quando la risoluzione contro l'omofobia sarà approvata, a Strasburgo resteranno un senso di sollievo e un sospetto. «Se il Parlamento europeo, con il suo voto, avesse accreditato le falsità contenute in uno dei testi che accusavano l'arcivescovo Angelo Bagnasco non sarebbe stato un colpo solo per la credibilità dell'istituzione europea, ma avrebbe legittimato gli estremisti che minacciano il presidente della Cei». A dare voce al sollievo di molti parlamentari europei è Antonio Tajani, capo della delegazione di Forza Italia ed esponente del Ppe, che si è battuto perché dalla risoluzione sparisse ogni critica all'arcivescovo di Genova. Ma anche l'onorevole Patrizia Toia, che fa parte del gruppo liberaldemocratico autore di una delle mozioni contro Bagnasco, si schiera tra i contrari ad accusare di omofobia la Chiesa.
Lo scampato pericolo non cancella in Mario Mauro la sensazione di aver sventato in extremis una manovra a tenaglia. «È più che un sospetto - conferma il vicepresidente dell'Europarlamento - perché i testi presentati da liberali, socialisti, comunisti e verdi contenevano frasi assolutamente identiche ed erano congeniati in modo tale che dall'abituale negoziazione che si conduce per arrivare al testo finale uscisse la versione desiderata». Quella, per l'appunto, che accusava Bagnasco di aver assimilato il disegno di legge sui Dico alla legalizzazione di incesto e pedofilia: «Era la stessa mistificazione tentata in Italia - ricostruisce Tajani - ma abbiamo denunciato il rischio che l'aula accreditasse una falsità, caricandosi di responsabilità enormi ». Si sa com'è finita. «È stata un'operazione di giustizia e di verità, ma il disegno di attaccare la Chiesa c'era», sottolinea adesso l'eurodeputato azzurro, ricordando che oltre, a Bagnasco, le accuse bersagliavano l'arcivescovo di Namur, in Vallonia, accusato di aver definito «anormale» l'omosessualità. Ancora Mauro: «È chiaro che c'era un complotto per attaccare la Chiesa ed è chiaro che, tolti quei riferimenti grazie alla reazione del Ppe, la risoluzione si è trasformata radicalmente».
Non significa che il Ppe la voterà. Anzi, nelle parole del vicepresidente il sospetto si ingigantisce: «È stato proposto anche di far slittare l'esame e il voto, ma la sinistra si è opposta, perché lo slittamento avrebbe portato il dibattito dopo il 12 maggio, cioè dopo la giornata di mobilitazione dei cattolici. Quindi, l'operazione era congeniata per presentarsi a quell'appuntamento con una "bocciatura europea" di Bagnasco». Non succederà, ma per Mauro quest'episodio pone parecchi interrogativi: «Mi chiedo cosa stia succedendo nella sinistra, visto che in Italia nasce un Pd che dichiara la sua solidarietà a Bagnasco e i suoi europarlamentari qui sparano a palle incatenate contro la Chiesa. Paradossalmente è nel gruppo socialista e liberale che si ravvisa la chiusura più intransigente al dialogo con i cattolici».
Respinge quest'accusa Patrizia Toia, eurodeputato della Margherita, nel gruppo liberaldemocratico a Strasburgo: «Ho chiesto esplicitamente di togliere dalla nostra mozione ogni attacco alle religioni e anche a Bagnasco» dichiara. Assicura che la sua linea è condivisa tra gli eurodeputati della Margherita («Ma anche dai centristi di Bayrou» sottolinea) e giudica normale la dialettica nel gruppo liberaldemocratico, che nasce da tradizioni e sensibilità differenti. La Toia rivendica di aver messo in guardia i suoi colleghi liberaldemocratici, giacché «una cosa è la lotta contro le discriminazioni, un'altra correre il rischio, usando certi toni, di promuovere comportamenti omosessuali».
Proprio su questo punto, interviene Carlo Casini, eurodeputato dell'Udc: «Il parlamento europeo fa una politica filo gay sproporzionata alla realtà. Non c'è dichiarazione che non paragoni la condizione degli omosessuali di oggi a quella dei gulag nazisti. Se i cattolici hanno una colpa è quella di essere silenziosi e non riuscire a fronteggiare quest'offensiva con stile propositivo, difendendo in positivo il valore della famiglia». Ecco la sua proposta: «I cattolici devono fare una riflessione profonda sul significato della sessualità, dell'amore e del matrimonio, dire su questi temi parole comprensibili e convincenti. Quest'urgenza riguarda anche la classe politica che si richiama all'antropologia cristiana ma poi affronta in modo timido e silenzioso queste problematiche e viene sovrastata dagli appelli, insistenti e reiterati, a non discriminare gli omosessuali, come se il problema fosse in quei termini».

Avvenire, 26 aprile 2007


chi sono

Gli italiani firmatari

Dei tre eurodeputati nostrani firmatari della mozione anti-Bagnasco, Vittorio Agnoletto, 49 anni, Rifondazione comunista, è il più noto, da quando è stato portavoce del "Genoa Social Forum" in occasione del vertice dei G8 a Genova del 2001. Sia Agnoletto che Giusto Catania, 35 anni, segretario regionale di Rifondazione comunista in Sicilia, all'interno del Parlamento Ue sono membri del Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea-Sinistra verde nordica. Monica Frassoni, 43 anni, Verdi, è copresidente del Gruppo verde-Alleanza libera europea.

Avvenire, 26 aprile 2007


Un pensiero più forte di tutti i giochetti

Insieme al doveroso servizio di cronaca dedicato alla giornata di Strasburgo, e dopo il fondo che allo stesso argomento dedichiamo in prima pagina, sentiamo il bisogno di esprimere davanti a tutti un pensiero affettuoso all'arcivescovo Angelo Bagnasco. Egli è un vescovo che serve il vangelo e che non ha altra ambizione di questa. È un uomo mite e rispettoso di tutti, grandi e piccini. È un uomo generoso che ha accettato, nonostante le asperità che si potevano prevedere, di servire insieme a Genova la comunione della Chiesa che è in Italia. Ciò che di profondamente ingiusto gli è capitato lo sentiamo addosso tutti. Come cattolici abbiamo il dovere di esser buoni ma anche di andare fieri dei nostri pastori, di difenderli. E noi lo faremo, fino in fondo. Con affetto e senso di gratitudine. A Genova come a Roma, a Milano come ovunque. Abbia il nostro affetto, eccellenza, accompagnato da umile, fervida preghiera.

Avvenire, 26 aprile 2007

LA NOTA ODIERNA DEL SIR

'SIR': STRASBURGO, BASTA CON ATTACCHI INDECOROSI A BAGNASCO
Nessuna considerazione per la propaganda di pugno di facinorosi

Roma, 26 apr. (APCom) - "Ci risiamo. Proseguono - questa volta nella sede del Parlamento europeo per opera di una pattuglia di deputati comunisti e verdi - gli indecorosi attacchi al presidente della Cei mons. Angelo Bagnasco": è il duro attacco di una nota pubblicata oggi dal 'Sir', agenzia stampa vicina alla Cei, a commento dell'esclusione all'ultimo momento di un riferimento esplicito all'arcivescovo di Genova in una mozione che l'Europarlamento approva oggi.

"Va bene minimizzare e cristianamente tenere nella considerazione che meritano, cioè nessuna, le argomentazioni propagandistiche e vietamente anticlericali di un pugno di facinorosi. Va bene opporre al falso, alla falsificazione, alla disinformazione, alla propaganda che ancora oggi (in pieno ventunesimo secolo), si definisce 'comunista', la realtà dei fatti e delle parole. Ma il rischio è che, batti e ribatti, la falsità generi odio e provochi conseguenze imprevedibili. Dunque è ora di dire 'basta'".

"Dirlo - prosegue il Servizio di informazione religiosa - con il tono di mons. Bagnasco, mite e fermo, sereno e deciso. Dire 'basta' con fermezza e risolutezza. E' ora di finirla. Dire 'basta' a questi attacchi significa nello stesso tempo assicurare che tutti, non solo i cattolici, continueranno a parlare con passione e con impegno di quei grandi temi - la famiglia, la vita, la verità e la giustizia - sui quali mons. Bagnasco ha inaugurato la sua presidenza della Cei, in piena coerenza con il magistero del Papa e nella continuità della testimonianza delle Chiese in Italia. E' la 'libertas ecclesiae', che diventa oggi esemplare, preziosa risorsa per il Paese e per la stessa Europa".

"Segua il Parlamento europeo questa strada, quella del 'dialogo strutturato' con le Chiese, indicato nel Trattato costituzionale, e scoprirà non gli schemi di ideologie sconfitte dalla storia, laiciste o comuniste, ma la realtà delle cose, l'esperienza elementare di vita, un grande patrimonio, che è responsabilità e dovere di tutti in Italia come in Europa, fare crescere e sviluppare, per il bene di tutti".


Operazioni indegne

di Marco Tarquinio

Siamo fra coloro che auspicano da tempo una seria crescita di ruolo del Parlamento europeo. Un salto di qualità democratico che chiuda definitivamente l'era in cui quell'assemblea è stata confinata in una dimensione istituzionalmente vaga e vana.

Ma cominciamo a temere che alcuni dei nemici più insidiosi dell'autorevolezza, dell'attendibilità e della dignità stessa del Parlamento di Strasburgo operino stabilmente proprio sui suoi banchi. E ci rendiamo conto che quella speranza - nostra e di tutti coloro che si ostinano a coltivare un'idea alta e vera dell'Unione Europea - rischia di trasformarsi in amara disillusione.

Ce ne dà nuovo motivo l'inopinato lavorìo di un articolato gruppo di eurodeputati del Pse, della cosiddetta sinistra radicale e del gruppo liberaldemocratico nel quale si sono segnalati tre italiani - i comunisti del Prc Vittorio Agnoletto e Giusto Catania e la verde Monica Frassoni - che ha tentato di riesumare e di utilizzare nell'ambito di un documento sull'«omofobia» alcune incredibili e gravissime deformazioni del pensiero sui cosiddetti Dico del presidente della Conferenza episcopale italiana, l'arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco. Deformazioni che erano state compiute (e amplificate) da qualche organo di stampa nostrano. Deformazioni che, come purtroppo in Italia sappiamo bene, sono state prese tristemente a pretesto per imbrattare chiese e muri delle nostre città di insulti e minacce. Il tentativo di esportare immondizia - non riusciamo a considerare in altro modo il deliberato spaccio di menzogne - è alla fine fallito. E così è stato grazie alla responsabile attenzione di vari europarlamentari del Ppe, soprattutto italiani. Ma alcune scorie sono entrate ugualmente in circolazione e qualcuna è rimasta appiccicata anche al testo finale.

Verrebbe da dire: pazienza. Ma di pazienza con q uesta Europa della politica che s'allarga e che non cresce ne abbiamo sempre di meno. Soprattutto al cospetto di un'operazione come quella che è stata imbastita da eletti che non fanno niente per dimostrarsi onorevoli. L'ennesima manovra scellerata riconducibile alle solite lobby, quelle per le quali ogni mezzo e ogni terreno è utile pur di alimentare l'offensiva anti-religiosa e, soprattutto, anti-cattolica. Che cosa ci sarebbe di meglio, infatti, che riuscire a costringere a ripetizione (per «omofobia», per «familismo», per «antiprogressismo»...) su un ideale banco degli imputati coloro che si sono presi a bersaglio? Gli alleati, del resto, tra cronisti pressappochisti e propagandisti in malafede, non mancano. Manca però - e con sempre più clamorosa evidenza - la base di certe campagne mistificatorie. Soprattutto quando, come appunto nel fallito tentativo di tirare in ballo il presidente della Cei, emerge che si sarebbe stati pronti a mettere nero su bianco in un documento parlamentare un richiamo polemico che si sapeva benissimo essere capzioso e infondato. Soprattutto quando diventa palese che il reale obiettivo di certi politici (o politicanti, fate voi) è solo quello di scovare un modo per regolare in Europa - sede ulteriore e percepita come "più alta" - i conti aperti in sede nazionale.

Tutto questo non consente più noncuranze rispetto a certe limacciose derive che nell'emiciclo di Strasburgo vengono assecondate con frequenza ormai allarmante. Ne va, lo ripetiamo, dell'autorevolezza, dell'attendibilità e della dignità di quell'assemblea e delle battaglie che in essa possono e debbono essere ingaggiate. Non è ovviamente in questione l'impegno contro le discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali, ma gli argomenti con cui si ritiene di motivarlo. Se tra essi si cerca di infilarne di intollerabilme nte falsi e tendenziosi, il contraccolpo è inevitabile e devastante. Chi è disposto a umiliare la verità, umilia anche la causa che dice di difendere e soprattutto umilia l'Europa. Ci si pensi a Straburgo. E ci si pensi a Roma.

Avvenire 26 aprile 2007

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