27 aprile 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 27 aprile 2007 (1)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 27 aprile 2007: clamoroso autogol di Strasburgo

Aggiornamento rassegna stampa del 26 aprile 2007: sventato un tentativo di imbavagliare e screditare la Chiesa!

IL PAPA ACCOGLIE L'INVITO DI RECARSI AL PALAZZO DI VETRO

CLIMA/ PAPA: STILI DI VITA E DI PRODUZIONE RISPETTINO AMBIENTE

A BREVE IL POST: LA RIVOLUZIONE DI RATZINGER SUL SINODO DEI VESCOVI


L'Europa ordinò: Chiesa taci Fate sposare tutti i gay

di CATERINA MANIACI

Il Parlamento europeo colpisce duro in nome dei diritti dei gay: con una mozione votata a maggioranza chiede la condanna degli atteggiamenti omofobi, diffusi in Europa, puntando l'indice direttamente contro la Chiesa cattolica, anzi più precisamente contro la Cei e il suo presidente, monsignor Angelo Bagnasco. E lancia anche un appello ai Ventisette perché riconoscano le coppie dello stesso sesso, insomma il matrimonio tra gay, nonché la giusta depenalizzazione mondiale dell'omosessualità. La Chiesa non ci sta a incassare questo ennesimo affondo. A cominciare dai vescovi italiani - e da diversi cardinali di primo piano - che dicono basta agli attacchi «anticlericali e facinorosi» da parte di esponenti comunisti e verdi contro monsignor Bagnasco. In Italia e in Europa. Reagisce il mondo politico nostrano, con il centrodestra che insorge e l'Arcigay che parla invece di «lezione di civiltà» da parte dell'Europa.

SCHIAFFO EUROPEO Tutto comincia da Strasburgo. Anzi, dalla Polonia, presa a pretesto per presentare una risoluzione comune - firmata da socialisti, liberaldemocratici, verdi e sinistra europea - e approvata con 325 voti a favore, 124 contrari e 150 astenuti, in cui appunto l'Europarlamento invita le autorità di Varsavia «a condannare pubblicamente e a prendere misure contro le dichiarazioni rilasciate da leader pubblici incitanti alla discriminazione e all'odio sulla base dell'orientamento sessuale». Più in generale, poi, il Parlamento condanna tutti «i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali» in quanto «alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo», si legge nel documento. Di conseguenza, invita le «gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli». Proprio in queste parole si è ravvisato l'attacco alla Cei e, in particolare, al suo presidente Bagnasco. Nel documento l'Aula lancia anche un appello alle cancellerie dei Ventisette affinché riconoscano le coppie dello stesso sesso e chiedono la depenalizzazione mondiale dell'omosessualità.

LA CHIESA NON CI STA La reazione del Sir, l'agenzia stampa dei vescovi italiani, non si fa attendere, usando toni che testimoniano la voglia di abbandonare la linea soft e puntano decisamente il dito contro i deputati della sinistra italiana firmatari della mozione europea, ossia Vittorio Agnoletto e Giusto Catania di Rifondazione comunista, Monica Frassoni dei Verdi. «Proseguono, questa volta nella sede del Parlamento europeo per opera di una pattuglia di deputati comunisti e verdi, gli indecorosi attacchi al presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco»: comincia così infatti la nota del Sir pubblicata ieri. E quindi è tempo di «dire basta» a questi attacchi e a tutte le «argomentazioni pro- pagandistiche e vietamente antianticlericali di un pugno di facinorosi». Le alte gerarchie ecclesiastiche non rinunciano ad intervenire, anche se attenuando i toni. La Chiesa cattolica, nonostante alcune «pallottole di carta», gode di un rispetto maggiore in Italia di quanto accada nelle istituzioni dell'Unione europea, dichiara il cardinale vicario Camillo Ruini. Per il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, «le posizioni di monsignor Bagnasco sono state falsificate» e comunque «non c'è nessuna omofobia nella Chiesa cattolica, e sarebbe auspicabile che il pregiudizio nei suoi confronti finisse». Gli eurodeputati di sinistra chiamati in causa dal Sir, ossia Vittorio Agnoletto e Monica Frassoni, intervengono a loro volta, con alcune precisazioni. Che però, in fondo, non fanno che confermare le accuse dei vescovi. In particolare Agnoletto, in un comunicato, spiega: «La critica al presidente della Cei, monsignor Bagnasco, era contenuta in un paragrafo comune alle risoluzioni presentate dalla Sinistra Europea, dai Verdi, dai Socialisti e dai Liberali. Nella versione finale della risoluzione i quattro gruppi hanno deciso di sostituire quel paragrafo con un altro contenente una critica più ampia verso tutte le autorità di molteplici confessioni religiose che ultimamente hanno attaccato i diritti delle persone omosessuali».

Libero, 27 aprile 2007


Se l’anticlericalismo si traveste da pacifismo

di Bruno Fasani

Al Parlamento europeo nei giorni scorsi è stata presentata una mozione violentemente anticlericale a integrazione della risoluzione contro l’omofobia. A scendere sul piede di guerra alcuni deputati dei Verdi e della Sinistra radicale, con un attacco frontale alla chiesa cattolica e a quella italiana, in particolare, nella figura di monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei, accusato di aver «comparato un progetto di legge (Dico, ndr) a una licenza a commettere atti di incesto e di pedofilia». Notizia non vera, già smentita e smontata, senza bisogno di ulteriori ricami ideologici. Punto e a capo. Ma tant’è, quando si decide di fare la guerra, tutte le armi e tutti i pretesti vanno bene al caso.
Il Ppe ha poi edulcorato un po’ il paragrafo avvelenato della Risoluzione: «Poiché dichiarazioni e atti da parte di leader politici e religiosi hanno un grandissimo impatto sull’opinione pubblica, costoro hanno un’importante responsabilità nel contribuire positivamente a un clima di tolleranza e di uguaglianza».
Sta di fatto che alcuni rappresentanti delle nostre forze al governo hanno sentito il bisogno di un tale affondo. Non siamo più al rifiuto delle radici cristiane dell’Europa, ma più direttamente a un anticlericalismo frontale, che punta allo scontro con la Chiesa e al rifiuto di ogni forma di dialogo. Insomma, l’obiettivo è quello di creare una progressiva demonizzazione, per seminare in tutta Europa la cultura del sospetto, fino a fare del fenomeno religioso il nuovo tabù del ventunesimo secolo. Altro che tolleranza, sfilate per la pace, bandiere tricolore, proclami di dialogo cui ci avevano abituato i sottoscrittori della risoluzione. Un pacifismo, con la guerra nell’animo, pronto a sfilare ad Assisi con preti e frati, tra colombe svolazzanti e rami di olivo, salvo armarsi di mitra e cannoni, quando la posta in gioco non è più la «cattura» elettorale di una fascia di cattolici.
Che la storia stesse prendendo una brutta piega lo si era capito, nei giorni scorsi, dalle reazioni rabbiose apparse sui muri delle nostre città. Contro Ratzinger, Ruini e Bagnasco è scesa in campo la migliore intolleranza, tanto da obbligare le forze dell’ordine a rafforzare le misure di sicurezza, per tutelare la loro incolumità. Un clima di ostilità che, stando a quanto raccontano i più avanti negli anni, evocava certo clima di intimidazione del dopo guerra.
Commentando il 25 Aprile, Prodi ha parlato di un’Italia che sta andando verso la pacificazione. Beato lui che vede il mondo in rosa. E magari ci crede anche. E allora poco male se qualche lobby, che difende lo zero virgola un per cento delle coppie, si scatena contro la chiesa, usando piazza e televisione di Stato come una clava. Del resto è da quando ha preso il potere che il nostro Presidente del Consiglio si va definendo cristiano adulto. Poco importa se nel senso di responsabile o di emancipato. Pacificazione: perfino la fonetica consente un allargamento della bocca in un sospiro benedicente... Poi fa nulla se, su Rai Tre, qualche traboccante conduttore auspica che si ripetano i tempi dei faraoni, quando si massacravano diecimila sacerdoti in un colpo, o che i no global e gli esagitati dei Centri Sociali scendano in piazza per inneggiare alle Brigate Rosse.
Pacificazione, dunque, anche se ciò che accade al Parlamento europeo non va nel senso della diagnosi prodiana. Tra Stato e Chiesa i governi illuminati cercano sempre l’arte della convivenza, alla quale è estraneo tanto il compromesso come la reciproca negazione. Non per evitare i conflitti, ma come riconoscimento della reciproca utilità sociale.

Il Giornale, 27 aprile 2007


CARD.SCOLA: CONTRO BAGNASCO MENZOGNE E PREGIUDIZI (SAT2000)
"Europarlamento pratichi di più principio sussidiarietà"

Roma, 26 apr. (APCom) - "Si tratta di una cosa indegna e triste, perché è il segno di un deficit di ascolto reciproco estremamente grave". Il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, commenta così l'attacco indirizzato al presidente dei vescovi italiani, mons. Angelo Bagnasco, nel corso del dibattito del parlamento europeo di Strasburgo sull'omofobia.

"Le posizioni di mons. Bagnasco sono state falsificate", prosegue il patriarca di Venezia ospite della rubrica 'Mosaico' dell'emittente 'Sat2000' della Cei. "Non c'è nessuna omofobia nella Chiesa cattolica, e sarebbe quindi auspicabile che il pregiudizio nei suoi confronti finisse".

"Come si fa a pensare che uomini e donne cristiani, preti, vescovi, che ogni giorno si chinano nella condivisione dei bisogni di tutti, senza distinzioni, come si fa a pensare che non cerchino di accompagnare il cammino di tutti?", si domanda il porporato. "Talora - prosegue - ho l'impressione che non potendo, o non riuscendo a intervenire su tematiche politiche di primo piano, come la politica estera o la difesa, l'Unione europea si appigli a questioni nelle quali le differenze tra paesi vanno rispettate. La sensibilità del popolo italiano, su temi come matrimonio e famiglia, è diversa da quella francese, tedesca, inglese... E noi abbiamo il diritto che questa differenza venga rispettata, soprattutto da chi è esponente del nostro paese perché eletto nel nostro paese". In altre parole, "bisogna che il Parlamento europeo pratichi con maggior rigore il principio di sussidiarietà e rispetti i diversi orientamenti dei nostri popoli. Ma soprattutto, in casi come quello relativo alle parole di mons. Bagnasco, non bisogna dire menzogne".

Sul tema delle 'ingerenze' ecclesiastiche in politica, il Patriarca di Venezia cita l'esperienza delle sue visite pastorali nel patriarcato: "Sono stato invitato insistentemente, da tutti i consigli comunali, a partecipare a consigli straordinari. E nessuno ha gridato allo scandalo, tutti sono intervenuti. La società civile del nostro paese è sana, la vita della gente è molto più orientata al confronto. E sono convinto, ma è un'opinione soggettiva, che le opinioni della gente sono molto diverse da quelle dei mass media".



Benedetto XVI: incentivare gli stili di vita improntati al rispetto del creato

Allarme clima, il Papa vedrà Bush Prodi: «Siccità, niente allarmismi»
Ma Cattaneo, ad di Terna, dice: siamo in emergenza. E Guidi: da brividi

Mariolina Iossa

ROMA — Il Papa potrebbe chiedere direttamente a Bush di affrontare il grande tema dei cambiamenti climatici. Lo ha detto ieri il cardinale Renato Raffaele Martino alla fine di un convegno promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Nelle stesse ore il presidente del Consiglio Romano Prodi era a Milano ad un incontro in prefettura con Umberto Bossi nel quale, oltre che di federalismo, si è parlato di emergenza siccità. E il premier ha respinto ogni allarmismo.

AMBIENTE E CREATO — «Non spetta a me certo dire ciò di cui parleranno Benedetto XVI e il presidente americano ma spero e immagino che parleranno anche di questo», ha detto Martino alla fine del convegno. In un messaggio ai partecipanti il Pontefice ha sottolineato che è indispensabile «incentivare ricerca e promozione di stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile dei popoli». Al convegno pontificio ha partecipato anche il ministro dell'Ambiente inglese David Miliband. «Non sono religioso — ha spiegato — ma sono qui perché occorre l'aiuto di tutti».

LA SICCITÀ — In Italia si continua a parlare di emergenza siccità. «La crisi idrica esiste — ha detto il presidente del Consiglio — ma bisogna lavorare perché questa preziosa risorsa venga utilizzata in futuro per essere messa al servizio di tutti senza carenze in un luogo o nell'altro del Paese».
Prodi si è dimostrato sensibile alle richieste del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni che vorrebbe «poteri speciali». «Senza essere allarmisti — ha detto il premier — potrebbe essere utile dare alle Regioni una maggiore autorità». La rassicurazione di Prodi ha trovato subito un alleato. Il ministro Antonio Di Pietro critica l'eccessivo allarme: «Stiamo esagerando, è vero che il livello delle acque nei bacini è inferiore a quello previsto e che esiste un problema di spreco. Ma non rischiamo di morire di sete».

CASO LIMITE — Un poco meno ottimista, anche se sereno, è Flavio Cattaneo, amministratore delegato di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione dell'energia elettrica. «Siamo già in emergenza — ha sottolineato Cattaneo —. Chiediamo che tutti facciano la loro parte e usino il buon senso».
La relazione di Cattaneo è stata definita «drammatica, da brividi» dal vicepresidente di Confindustria Guidalberto Guidi, ma l'amministratore di Terna ha precisato: «La mia non vuole essere una relazione choc. Ho soltanto risposto a una domanda sull'ipotesi del caso peggiore. Stiamo lavorando proprio per evitare che possa accadere. Noi da febbraio abbiamo posto la questione».

IL VERTICE — Se per il ministro dell'Agricoltura Paolo De Castro la situazione è certamente critica, tanto che se continua a non piovere non si potrà che dichiarare lo stato d'emergenza al prossimo Consiglio dei ministri, è però «necessario evitare inutili allarmismi».
Gli agricoltori assicurano che faranno la loro parte ma chiedono finanziamenti per adeguare gli impianti di irrigazione. Per giovedì 3 maggio è convocato il vertice del gruppo interministeriale che si occupa della revisione della gestione del servizio idrico integrato. Proprio il giorno prima del Consiglio dei ministri che si occuperà dell'emergenza idrica.

Corriere della sera, 27 aprile 2007


SEMINARIO SULLE CRISI MONDIALI

Henry Kissinger relatore all’Accademia pontificia

C’è anche Henry Kissinger, ex segretario di Stato Usa nonchè consulente di vari presidente americani e premio Nobel per la pace, nel panel di esperti che il Vaticano ha invitato a partecipare alla assemblea plenaria della Pontificia accademia di scienze sociali, intitolata quest’anno «Carità e giustizia nelle relazioni tra i popoli e le nazioni», che si svolgerà a partire da oggi al primo maggio. Kissinger terrà una relazione nel pomeriggio del 28 aprile sul tema «Trend internazionali e pace mondiale». Kissinger lo scorso 29 settembre era stato ricevuto a Castel Gandolfo da Benedetto XVI. L’assemblea pontifisca si occuperà della crisi che stanno attraversando «molte istituzioni internazionali multilaterali, quali l’Onu, il Wto, l’Fmi, la Banca mondiale che mostrano segnali di debolezza e di stanchezza».

La Stampa, 27 aprile 2007


Clima: il Papa potrebbe parlarne con Bush, dice cardinale Martino

CITTA' DEL VATICANO (Reuters) - Papa Benedetto potrebbe sollevare la questione dei rischi del cambiamento climatico e del riscaldamento globale durante il suo prossimo incontro con il presidente Usa George W . Bush, previsto per giugno.

Lo ha riferito oggi il cardinale Renato Martino, parlando ai giornalisti a margine di un seminario scientifico organizzato dal Vaticano sul cambiamento climatico.

Bush incontrerà Benedetto XVI il prossimo giugno in Vaticano, in occasione di una visita in Europa del presidente statunitense per partecipare al vertice dei G8 durante il quale la presidenza tedesca cercherà di stipulare un accordo per combattere il cambiamento climatico.

"Non sta a me dire quello che il Papa e il presidente Bush discuteranno, ma sicuramente parleranno di questioni di attualità e quindi immagino e spero (che discuteranno di cambiamento climatico)", ha detto Martino, suggerendo che i leader religiosi di tutto il mondo dovrebbero ricordare ai loro fedeli che danneggiare volontariamente l'ambiente è peccato.

"(Il tema) lo merita certamente", ha aggiunto il cardinale che, come capo del pontificio Consiglio della giustizia e della pace, è l'uomo di fiducia del Papa per le questioni di interesse sociale come l'ambiente.

L'amministrazione Bush, che si è rifiutata di firmare il protocollo di Kyoto, è sempre stata scettica sulla necessità di ridurre le emissioni di gas serra, che molti scienziati, però, ritengono responsabili per l'aumento della temperatura della Terra e i conseguenti problemi legati all'innalzamento dei livelli del mare, alla siccità e alle inondazioni.

All'inizio del suo mandato, Bush ha ordinato il ritiro degli Usa dal trattato di Kyoto, firmato dal precedente governo guidato dai Democratici, dicendo che le limitazioni previste dal documento avrebbero danneggiato l'economia del paese.

In un messaggio indirizzato ai partecipanti alla conferenza sul clima, il Papa ha detto di sperare che la ricerca porti verso "stili di vita, di consumi e di produzione che mirino a rispettare ogni creatura e a promuovere un progresso sostenibile".

Alla domanda se danneggiare volontariamente l'ambiente costituisse peccato, Martino ha risposto: "Sì, perchè non utilizzare correttamente l'ambiente è un'offesa non solo contro te stesso, ma anche contro chiunque altro viva nel tuo stesso ambiente".


Clima e non solo. Il valore della sobrietà

di Redazione

A margine del seminario sul clima promosso in Vaticano, il papa invita a promuovere nuovi stili di vita. Un invito alla sobrietà che va oltre. Per i singoli, non c'è più spazio per alibi o giustificazioni.

Ci sono argomenti ciclici che dominano il dibattito pubblico per poi inabissarsi e ricomparire chissà quando. Il clima è uno di questi: si sa che a riguardo i problemi non mancano e che i mutamenti possono rappresentare un pericolo per il futuro stesso dell'umanità, ma evidentemente ci sono temi più appetibili e in fondo, l'uomo cede con troppa facilità alla tentazione del tirare a campare. Per fortuna, ci sono leader che non abbassano la guardia, come si è visto nel recente confronto europeo sui gas serra. Ma in questo senso, anche la Santa Sede è impegnata in prima linea. In questi giorni, 80 esperti e studiosi di tutto il mondo si sono dati appuntamento in Vaticano per un seminario su “Mutamenti climatici e sviluppo”, promosso da Pontificio consiglio della giustizia e della pace. Confronto e dibattito, a cui ha voluto partecipare anche Benedetto XVI con un telegramma inviato dal cardinale Tarcisio Bertone. Per affrontare la grave questione dei mutamenti climatici, spiega il papa, occorre promuovere “stili di vita” e “modelli di produzione e consumo”, improntati al “rispetto del creato” e al “progresso sostenibile”, “tenendo conto della destinazione universale dei beni”.

Messaggio di rito, perfettamente in linea con l'insegnamento della Chiesa, eppure il papa, quando parla di stili di vita, centra il vero cuore della questione, spiegando in definitiva che l'unica risposta possibile del singolo alle grandi sfide del mondo attuale passa per forza di cose dalla sobrietà. Uno stile da coltivare, un comportamento da assumere, ma anche una strada da percorrere giorno dopo giorno. Aggiungiamo noi, un vero cammino di conversione.

In linea generale, basti pensare al fallimento di grandi organizzazioni create ad hoc per risolvere problemi, rivelatesi dei boomerang, con burocrazie e apparati costosissimi. Ma anche ai grandi obiettivi del millennio proclamati con solennità da capi di Stato e di governo, per poi essere ridefiniti e rimodellati sulla base delle contingenze nazionali. Alcuni esempi per dire che la politica deve assumersi tutte le responsabilità del caso, perché a lei spetta la risposta autorevole e forse risolutiva. Al tempo stesso, però, ogni persona è chiamata a mettere da parte alibi e giustificazioni. “Se cambio io il mondo cambia”, sono soliti dire al Sermig di Torino, non per proporre una ricettina condita di idealismo, ma per comunicare che dai singoli comportamenti e dalle singole scelte nascono comunque prospettive nuove: legate a piccoli contesti, forse, nella consapevolezza che tuttavia il mare è fatto di piccole gocce.

Sobrietà nelle risorse che ognuno usa, sobrietà nel modo in cui si lavora, sobrietà nelle dinamiche usate nel rapporto con gli altri, sobrietà per costruire un amore disinteressato, sobrietà per mettere da parte ogni arrivismo. Uno stile di vita che non riguarda solo il clima. Il papa lo sa bene. Chi raccoglie l'appello?

Korazym


E il papa invita gli uomini a "rispettare l´ambiente"

ROMA - Nell´Italia del mutamento climatico piogge monsoniche e siccità coesistono. Ieri Messina è stata allagata e a Napoli mezz´ora di uragano è bastata a far saltare la rete fognaria e a bloccare la circolazione. Tutto ciò non è servito a migliorare la situazione della pianura padana, dove attorno alle scarse acque del Po continuano a crescere le tensioni tra agricoltori e produttori di elettricità.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha cercato di placare gli animi: «Niente allarmismi: bisogna lavorare perché queste risorse anche in futuro vengano utilizzate in modo da poter essere messe al servizio di tutti, senza causare mancanze in un posto o nell´altro». Ma il livello di fibrillazione resta alto. Guidalberto Guidi, il presidente di Anie (l´associazione dell´industria elettrotecnica e elettronica italiana) ha descritto la relazione dell´amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, alla giunta di Confindustria «un quadro drammatico, uno shock. Credo che dovremo prendere una decisione immediata e chiedere a Bersani di partecipare al tavolo tecnico dell´emergenza». A questo punto è scattata la controrichiesta degli agricoltori ed è dovuto intervenire il ministro dello Sviluppo economico che ha ribadito la disponibilità di coinvolgere le associazioni degli utilizzatori di energia, agricoltori inclusi, nel lavoro di questi mesi.
Intanto resta palpabile la diversità di accenti tra i vari ministri negli interventi sulla siccità. Per Antonio Di Pietro «non si rischia di morire di sete. Bisogna stare attenti: a volte l´allarme crea più danno dell´effettivo pericolo». Il responsabile delle Politiche agricole, Paolo De Castro, ha invece sottolineato che «il bacino del Po si trova in aprile a un livello di siccità che normalmente viene raggiunto solo a giugno. Se le precipitazioni continueranno a essere scarse proporremo al Consiglio dei ministri di dichiarare lo stato di crisi».
Un invito a promuovere «stili di vita» e «modelli di produzione e di consumo» improntati al «progresso sostenibile» è venuto ieri anche da Benedetto XVI che ha inviato un messaggio al seminario sui mutamenti climatici organizzato dal Pontificio consiglio della giustizia e della pace al quale hanno partecipato 80 studiosi ed esperti di vari paesi.
Tra gli esperti convocati c´era anche il ministro dell´Ambiente inglese, il combattivo David Miliband, che ha rivolto al papa l´appello a far fronte alla «grande responsabilità di spingere i credenti ad adottare azioni concrete per far fronte al cambiamento climatico: avete un´influenza globale che i governi non hanno». Miliband ha definito «molto significativo» l´interesse del Vaticano in tema di cambiamenti climatici ed ha ricordato che la chiesa cattolica, con un miliardo di battezzati, può giocare un grande ruolo in direzione di una modifica degli stili di vita.
Il ministro inglese, che ha spinto Londra a proporre il più rigoroso piano contro le emissioni serra (dimezzamento al 2050), ha aggiunto: «E´ nostro dovere morale proteggere le generazioni future, specialmente quelle dei paesi più poveri che sperimenteranno la sofferenza più acuta per colpa dei cambiamenti climatici».

(a. cian.)

Repubblica, 27 aprile 2007


Il papa all'Onu. Accolto l'invito di Ban Ki-moon

di Mattia Bianchi

Benedetto XVI non se lo è fatto dire due volte e a pochi dall'udienza del 18 aprile al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha accolto l'invito di visitare il Palazzo di Vetro di New York.

Benedetto XVI non se lo è fatto dire due volte e a pochi dall'udienza del 18 aprile al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha accolto l'invito di visitare il Palazzo di Vetro di New York. Lo ha annunciato lo stesso Ban, dicendosi "molto felice". Immediata la conferma del direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che ha sottolineato però che ''nessuna data è stata fissata''. ''Il papa ha accettato l'invito in termini generali - ha spiegato padre Lombardi -, dicendosi disponibile a visitare la sede Onu. Però non c'e' nessuna data e, allo stato attuale, non c'è nessun programma di viaggio già in cantiere''. Il predecessore di Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, si era recato alla sede delle Nazioni Unite nel 1979 e poi nel 1995 per il 40/o anniversario dell'istituzione.

Korazym


L´ANNUNCIO

Benedetto XVI andrà in visita all´Onu

NEW YORK - Papa Benedetto XVI ha accolto l´invito di recarsi in visita all´Onu: lo ha annunciato il segretario generale del Palazzo di Vetro Ban Ki-moon che si è detto «molto felice» che il Pontefice abbia accettato. Il segretario generale aveva esteso l´invito al Papa il 18 aprile, durante una visita in Italia. «Benedetto XVI ha risposto che volentieri compirà questa visita, ma non ha precisato una data», ha affermato il portavoce vaticano padre Lombardi, secondo il quale «il viaggio non è previsto nel 2007».

Repubblica, 27 aprile 2007

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