28 aprile 2007
Rassegna stampa del 28 aprile 2007
Vedi anche:
BOOM DI VENDITE PER "GESU' DI NAZARET"
LINEAMENTA DELLA XII ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
LA RIVOLUZIONE DI RATZINGER SUL SINODO DEI VESCOVI
Vaticano apre indagine su interpretazioni antisemite della Bibbia
CITTA' DEL VATICANO (Reuters) - Il Vaticano vuole condurre un'inchiesta tra i vescovi del mondo per capire se i testi biblici siano ancora utilizzati per fomentare l'antisemitismo.
Tra le domande del questionario, presentato oggi dal Vaticano in previsione di un grande incontro sul tema che si terrà l'anno prossimo, ne compaiono anche alcune che chiedono ai vescovi se stanno facendo del colloquio con gli ebrei una delle loro priorità.
Nel documento si legge che sono troppo pochi i cattolici che conoscono in maniera adeguata il Vecchio Testamento - nel quale sono contenute le Scritture che tracciano la storia del popolo ebraico prima della nascita di Cristo - e che bisognerebbe aiutare i credenti a capire i passaggi più difficili e controversi del libro.
Le relazioni tra cattolici e ebrei sono nettamente migliorate dal 1965, quando col Concilio Vaticano Secondo la chiesa ripudiò il concetto di colpa collettiva del popolo ebraico per la morte di Cristo e si aprì al dialogo con il popolo ebraico, sottolineando le radici giudaiche del cristianesimo.
Recentemente, alcuni esperti cattolici e ebrei hanno espresso perplessità sulla volontà della Chiesa di tornare alla celebrazione della messa in latino, che conterrebbe alcune antiche preghiere che chiedono al popolo ebraico di rinnegare le proprie origini.
Il Vaticano non ha ancora specificato se queste vecchie preghiere verranno riutilizzate, ma la presentazione del questionario rappresenta sicuramente un chiaro gesto di conciliazione nei confronti della comunità ebraica.
Bibbia: Vaticano, Base Dialogo Con Religioni e Culture
(ASCA) - Citta' del Vaticano, 27 apr - La Parola di Dio contenuta nella Bibbia (Antico e Nuovo Testamento) deve diventare sempre piu' per la Chiesa la base di dialogo con il popolo ebraico, le altre religioni e le culture moderne. Lo afferma il documento preparatorio del Vaticano in vista del sinodo ordinario dei vescovi (5-26 ottobre 2008) che avra' come tema ''La parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa'' . Il tema e' stato scelto dal Papa dopo che e' risultato il piu' indicato da una consultazione mondiale tra i vescovi cattolici. Presentando oggi il testo dei ''Lineamenta'' mons.Eterovic, segretario del Consiglio del Sinodo dei vescovi ha sottolineato piu' volte il riferimento centrale a Gesu' Cristo nella teologia cattolica quando si parla della Parola di Dio. ''E' doveroso ricordare - si legge nel documento - che il cristianesimo non e' la religione del libro, ma della Parola di Dio incarnata nel Signore Gesu'''. E per questo ''nel confronto della Bibbia con i Testi sacri delle altre religioni si chiede l'attenzione di non cadere in sincretismi, accostamenti superficiali e deformazioni della verita''' specialmente di fronte alla pressione crescente delle sette. ma in una prospettiva positiva ''si porra' attenzione a conoscere le religioni non cristiane e le rispettive culture, a discernere i semi del Verbo ivi presenti. E' importante richiamare che l'ascolto di Dio deve portare a superare ogni forma di violenza, perche' esso diventi attivo nel cuore e nelle opere per la promozione della giustizia e della pace''. Anche di fronte alle ''Bibbie laiche'' delle moderne culture, ''il dialogo e' diventato pressante piu' di prima, magari aspro, ma anche ricco di potenzialita' per l'annuncio, in quanto e' ricco di domande e di senso, che trovano nel Signore una proposta liberatrice. Cio' significa che la parola di Dio chiede di entrare come fermento in un mondo pluralista e secolarizzato, negli aeropaghi moderni dell'arte, dellas cienza, della politica, della comunicazione portando la forza del vangelo nel cuore della cultura e delle culture, per purificarle, elevarle, renderle strumenti del regno di Dio''. E cio' richiede -come ha spiegato mons.Fortunato Frezza, sotto segretario del Sinodo dei vescovi - l'urgenza di ''proclamare questa cristologia della parola di Dio, perche' quella Parola e' quella persona, non un'altra estraniata da se', non un'altra espropriata delle sue assolutamente uniche prerogative, cosicche' la stessa parola di Dio venga a perdere di visibilita', fondamento, credibilita'''. La Bibbia in particolare - rileva il documento vaticano - ''e' giustamente chiamata e valutata come 'grande codice', specie in occidente''. Una grande quantita' di questioni sono legate dentro la chiesa alla riflessione sulla Parola di Dio: il suo primato rispetto alla gerarchia e al magistero, il primato e l'importanza della rivelazione pubblica di Dio contenuta nella Scrittura rispetto alle rivelazioni private e alle apparizioni, l'importanza della Bibbia come base e regola del cammino ecumenico, come fonte privilegiata della preghiera cristiana, della predicazione, della formazione anche dei laici credenti, delle scuole di teologia che preparano i sacerdoti, nelle ore di religione nelle scuole. Questa grande attenzione e centralita' della Parola di Dio nell'azione della Chiesa cattolica e' stata ricuperata in particolare grazie al Concilio Vaticano II che alla Parola di Dio ha dedicato uno dei suoi 4 documenti piu' importanti, la costituzione ''Dei Verbum''.
Sui cambiamenti climatici, la Chiesa respinge previsioni catastrofiche e misure contro lo sviluppo
Conclusioni del Cardinale Martino al Seminario internazionale tenutosi in Vaticano
CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 27 aprile 2007 (ZENIT.org).- Questo venerdì, a conclusione del Seminario internazionale sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo”, il Cardinale Renato Raffaele Martino ha espresso la propria soddisfazione per il vivace e intenso dibattito svoltosi, e, pur ammettendo la realtà dei cambiamenti climatici, ed ha criticato certe “forme di idolatria della natura che perdono di vista l’uomo”.
“La natura è per l’uomo e l’uomo è per Dio”, ha sottolineato il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace nel tracciare le conclusioni a questo incontro che ha riunito in Vaticano 80 studiosi ed esperti provenienti da 20 Paesi dei cinque Continenti.
“Anche nella considerazione delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici – ha spiegato il porporato – si dovrà far tesoro della Dottrina Sociale della Chiesa”, che “non avvalla né l’assolutizzazione della natura, né la sua riduzione a mero strumento”.
Secondo il Cardinale Martino “la natura non è un assoluto, ma una ricchezza posta nelle mani responsabili e prudenti dell’uomo” e questo significa anche che “l’uomo ha una indiscussa superiorità sul creato e, in virtù del suo essere persona dotata di un’anima importante, non può essere equiparato agli altri esseri viventi, né tanto meno considerato elemento di disturbo dell’equilibrio ecologico naturalistico”.
In questo contesto “l’uomo non ha un diritto assoluto su di essa, ma un mandato di conservazione e sviluppo in una logica di universale destinazione dei beni della terra che è uno dei principi fondamentali della Dottrina Sociale della Chiesa, principio che va soprattutto declinato con l’opzione preferenziale per i poveri e per lo sviluppo dei paesi poveri”.
Nella considerazione delle problematiche connesse ai cambiamenti climatici, il Presidente del Dicastero vaticano, ha rilevato che “la Dottrina Sociale della Chiesa deve fare i conti con molte odierne forme di idolatria della natura che perdono di vista l’uomo”.
“Simili ecologismi – ha precisato il porporato – emergono spesso nel dibattito sui problemi demografici e sul rapporto tra popolazione ambiente e sviluppo”.
Il Cardinale Martino ha raccontato che in occasione della Conferenza internazionale del Cairo su Popolazione e Sviluppo nel 1994, alla quale prese parte in veste di capo delegazione, “la Santa Sede ha dovuto contrastare, assieme a molti paesi del terzo mondo, l’idea secondo cui l’aumento della popolazione nei prossimi decenni sarebbe stata tale da portare al collasso gli equilibri naturali del pianeta e impedirne lo sviluppo”.
“Queste tesi sono state ormai confutate e, per fortuna, sono in regressione”, ha affermato il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “Nel contempo però – ha aggiunto – gli stessi che proponevano questa visione, sostenevano quale mezzo per impedire il supposto disastro ambientale, strumenti tutt’altro che naturali, come il ricorso all’aborto e alla sterilizzazione di massa nei paesi poveri ad alta natalità”.
“La Chiesa propone una visione realistica delle cose”, ha sostenuto il Cardinale Martino. “Essa ha fiducia nell’uomo e nella sua capacità sempre nuova di cercare soluzioni ai problemi che la storia gli pone. Capacità che gli permettono di confutare spesso le ricorrenti, infauste e improbabili previsioni catastrofiche”.
Nella parte finale delle conclusioni, il porporato ha ricordato che “secondo la concezione di ecologia umana sviluppata dal pontefice Giovanni Paolo II, quella ecologica non è solo una emergenza naturale, ma è una emergenza antropologica, in cui conta il modo di rapportarsi dell’uomo con se stesso e soprattutto il modo di rapportarsi con Dio”.
“L’errore antropologico è quindi un errore teologico”, ha sottolineato il Cardinale, ed ha aggiunto: “Quando l’uomo vuole porsi al posto di Dio, perde di vista anche se stesso e la sua responsabilità di governo della natura”.
Zenit
Brasile, attesa per la visita del Papa
L'arcivescovo di San Paolo: «La Teologia della Liberazione è finita»
SAN PAOLO - La Teologia della Liberazione è finita. Così dichiara in un'intervista al quotidiano brasiliano Folha de S.Paulo monsignor Odilo Scherer, che domenica verrà insediato arcivescovo di San Paolo, dieci giorni prima dell'arrivo del Papa in Brasile. «La Teologia della Liberazione è un movimento teologico che ha un certo metodo, e come tutti i movimenti teologici ha un momento di nascita, un momento di crescita, un momento di decadenza e il momento di scomparire», ha detto il prelato 57enne, figlio, come il suo predecessore Claudio Hummes, di un famiglia tedesca emigrata nel Sud del Brasile.
«La Teologia della Liberazione non è differente da molti altri movimenti teologici che si sono succeduti durante la storia, e che più avanti possono risorgere - ha detto ancora Scherer nell'intervista -. È nata negli anni '70, e a poco a poco ha scelto un'opzione metodologica che ha cominciato a complicarsi. Quando si usa il metodo dell'analisi marxista, che parte dal presupposto materialista, non religioso, contrario alla trascendenza, si sta negando un principio basilare della posizione della chiesa, della fede». La Teologia della Liberazione non è stata un fenomeno esclusivamente brasiliano ma si è diffusa per tutta l'America Latina.
A San Paolo ne ha fatto parte l'arcivescovo Paulo Evaristo Arns che ha preceduto Hummes, più larga parte dei frati domenicani paulisti con a capo Frei Betto. È rimasta famosa la diatriba fra il prefetto per la Congregazione della Fede, Joseph Ratzinger, l'attuale Papa Benedetto XVI, e il teologo brasiliano Leonardo Boff, conclusasi con la scomunica dello stesso teorico della Teologia della Liberazione. «Quando si comincia a presentare Gesù innanzi tutto come un rivoluzionario, il problema si fa molto serio», ha aggiunto Scherer».
Corriere canadese
Correzione: il teologo Leonardo Boff non e' mai stato scomunicato, ma ha abbandonato spontaneamente l'abito talare!
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