27 aprile 2007

Un appello superfluo


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Il Papa e le donne: un rapporto di stima ed affetto reciproci

INTERVISTA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI IN PREPARAZIONE AL VIAGGIO APOSTOLICO A MÜNCHEN, ALTÖTTING E REGENSBURG (9-14 SETTEMBRE 2006)

L’UDIENZA GENERALE , 14.02.2007 , con la catechesi dedicata al ruolo delle donne nel Cristianesimo.


Singolare appello nel sito di "Noi donne"

Le femministe bussano al Papa
Ma il Papa ha già risposto


Paola Ricci Sindoni

Circola in questi giorni su Internet una lettera aperta «al sommo Pontefice Benedetto XVI» promossa dalla rivista femminista on line "Noi donne", foglio storico che ha animato le lotte rivendicazioniste in Italia dal primo dopo-guerra, inizialmente diretto da due femministe del calibro di Giuliana dal Pozzo e Miriam Mafai, ed oggi da Tiziana Bartolini. Caratterizzato da una forte tensione ideologica, si è sempre mosso in prima linea nella difesa dell’identità e della promozione della donna, denunciando le violenze e i soprusi che continuano a segnare il destino di milioni di donne in tutto il pianeta e puntando il dito contro il persistente dominio maschilista delle istituzioni politiche, sociali e religiose. È questo lo sfondo che caratterizza tale sorprendente appello al Papa. Vale la pena rileggerlo, per coglierne almeno quattro punti.
In primo luogo si critica il fatto che Benedetto XVI non abbia accennato alla donna – l’8 marzo – durante l’udienza nell’aula Paolo VI, omettendo qualsiasi riferimento «alla condizione di vita della donna in Italia e nel mondo». Eppure – continua la lettera – le violenze contro le donne attraversano drammaticamente il pianeta, perpetrate non solo da tabù tribali e da condizioni di inciviltà, ma anche da mano di quegli uomini «che dovrebbero essere loro compagni di vita». Segnali inquietanti, dicono, «di un relativismo culturale sul quale sarebbe importante Lei si esprimesse» (!). Dopo aver accennato alle violenze che si consumano spesso silenziosamente contro le donne in famiglia, si chiede poi al Papa di condannare questi comportamenti e di rivolgere un appello agli uomini «esortandoli a rispettare le donne e a riflettere sulle cause di tanta brutalità».
Ma le sorprese contenute in questa Lettera non finiscono qui: gli ultimi due punti dell’appello sono rivolti a salvaguardare i diritti della maternità e della famiglia, chiedendo al Pontefice – attenzione bene – di sostenere in concreto le politiche di promozione e di sostegno di questi due beni personali e sociali.
Sorprende davvero il tono e il contenuto di queste richieste, che sono da sempre nell’agenda pastorale (non politica) della Chiesa, specie in questi ultimi decenni. Che il Papa non abbia fatto riferimento ad una festa, l’8 marzo, ormai celebrata banalmente con riti consumistici criticati dalle stesse femministe, non dovrebbe sorprendere più di tanto, essendo fra l’altro impegnato in quella circostanza con la visita ad limina dei vescovi del Piemonte su temi di chiara impronta pastorale. Fa caso però che molto spesso nelle pagine di "Noi donne" siano fortemente criticati quegli interventi papali ritenuti troppo "politici", salvo poi richiedere di intervenire su questioni legate a strategie eminentemente sociali e quasi politiche!
In secondo luogo questo appello sfonda –come si dice – porte aperte! Il giorno dopo infatti, il 9 marzo, la Santa Sede (la voce del papa e di tutta la Chiesa) attraverso il nunzio apostolico all’Onu, Celestino Migliore, intervenendo alla 61° sessione del dibattito sulla promozione e l’uguaglianza di genere, ha esortato a promuovere con mezzi concreti – compreso il microcredito – il rafforzamento dello status delle donne del mondo denunciandone tutte le pratiche discriminatorie.
Né andrebbe dimenticata la voce di Benedetto, espressa qualche tempo prima della sua elezione a Pontefice, quando nella Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo (31 maggio 2004) non solo egli faceva riferimento alle esecrabili discriminazione sulla donna, ma auspicava politiche di sostegno sociale e finanziario perché, non più costretta dentro le pareti domestiche, sviluppasse in pieno la sua realizzazione umana e sociale. Queste convinzioni sono del resto presenti in molti interventi papali.
Che sia necessaria una maggiore attenzione ai discorsi del Papa, senza fermarsi a logiche interpretative troppo frettolose o arbitrarie? C’è da aspettarsi di sì.

Avvenire, 27 aprile 2007

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