3 aprile 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 3 aprile 2007


In questo post vengono riportati gli articoli sulla Messa e l'omelia che il Papa ha pronunciato ieri in occasione del secondo anniversario della morte del suo predecessore.
Permettetemi di dire che condivido pienamente la decisione del Pontefice di non bruciare le tappe canoniche per l'elevazione di Papa Wojtyla agli altari. Occorre fare tutto con estrema calma ed attenzione anche per il bene del servo di Dio. Non devono esserci contestazioni in futuro o accuse di favoristismi. Non c'e' alcuna ragione di avere fretta.
La grande saggezza di Benedetto XVI e' ancora una volta l'architrave della Chiesa.

Raffaella


Vedi anche:

Rassegna stampa del 3 aprile 2007

"La casa si riempì di profumo; cioè il mondo si è riempito della buona fama. Il buon odore è la buona fama …"


Chiusa la prima fase del processo diocesano. In 30 mila alla messa di Benedetto XVI per il secondo anniversario della morte del predecessore

«Wojtyla beato o santo entro il 2010»

L'annuncio del cardinale Bertone al presidente polacco. Ipotesi sulla data: 16 ottobre 2008

CITTA' DEL VATICANO — Papa Wojtyla «beato o santo» entro il 2010: è questa — sulla base di indiscrezioni e calcoli — la previsione che prende forma nel secondo anniversario della morte, tra la chiusura della prima fase della causa presso il Vicariato a fine mattinata e la celebrazione di papa Benedetto XVI in piazza San Pietro nel secondo pomeriggio.
L'indiscrezione viene dal presidente polacco Lech Kaczynski che, a Roma per i due appuntamenti, ha incontrato nella mattinata di ieri il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone e ha poi raccontato ai giornalisti — durante una conferenza stampa all'Ambasciata polacca — alcune battute del cardinale sul processo.
Alla sua domanda se potrà vedere conclusa la causa canonica di Karol Wojtyla prima della fine del proprio mandato (23 dicembre 2010), Bertone avrebbe risposto: «Sì prima di quella data lei potrà portare ai polacchi un bell'annuncio». Alla nuova domanda del presidente se si dovesse intendere per «annuncio» la beatificazione o la canonizzazione, Bertone ha risposto, secondo la ricostruzione di Kaczynski: «Lo so ma non posso dirglielo».
L'ambiente del presidente polacco ha interpretato le frasi del segretario di Stato come un annuncio di «canonizzazione» entro il 2010. Tra le date che si avanzano in Polonia c'è il 16 ottobre 2008, quando saranno 30 anni esatti dall'elezione a Papa di Karol Wojtyla. Ma agli esperti quella data sembra troppo ravvicinata.
E qui partono le congetture, che si accordano abbastanza bene con l'indiscrezione riferita dal presidente polacco. Se il processo «vaticano» per la beatificazione durasse tre anni, dopo i due del processo presso il Vicariato, l'intera durata sarebbe di cinque anni, che è il tempo impiegato da Madre Teresa per arrivare alla beatificazione: e si trattò della causa più veloce dell'epoca moderna, favorita — come nel caso di papa Wojtyla — da una «dispensa» papale che autorizzò a «introdurla» prima che fossero trascorsi cinque anni dalla morte.
«Si deve esaminare tutta la documentazione che è stata raccolta» dice il cardinale responsabile delle Cause dei Santi, il portoghese José Saraiva Martins, che quasi si scusa di tanta lentezza: «Certamente lui era un santo, un Vangelo vivente e il grido "santo subito" dice come la pensa il popolo credente, però questo non basta, si deve verificare tutto con ogni possibile rapidità, ma secondo la previsione del Diritto canonico».
Con i tempi già impiegati per Madre Teresa si finisce verso il 2010, come appunto avrebbe detto il cardinale Bertone al presidente polacco. Ma a quella data Karol Wojtyla sarà fatto beato o santo?
La procedura canonica che si sta seguendo mira a proclamarlo «beato», ma ovviamente il Papa — espletata la procedura — può anche, in forza dei suoi «poteri», proclamarlo direttamente «santo», dispensando dal nuovo processo per la canonizzazione che di norma viene introdotta soltanto dopo la beatificazione. Questo salto viene auspicato dal cardinale Stanislaw Dziwisz, che ne parlò per la prima volta in un'intervista al Corriere della Sera del 10 marzo. Ma pare che il Papa abbia optato per il rispetto della «norma».
Del resto — osservano alla Congregazione per le Cause — «è ovvio che non avrebbe senso fare oggi un annuncio su quanto il Papa potrebbe decidere una volta ultimato il processo». Occorre anche tener presente che lo stesso andamento del processo può avere influenza su quella decisione.
Parlando al termine della cerimonia di chiusura della causa, il cardinale Camillo Ruini, vicario di Roma, ha indicato la chiave della «santità» di papa Wojtyla nella «sintesi di fede in Cristo e di amore e passione per l'uomo» che hanno caratterizzato «tutta la sua vita».
In un altro passo del discorso Ruini ha detto che papa Wojtyla condusse «la grande battaglia per la vita umana, contro l'aborto e per la famiglia».

Il Corriere della sera, 3 aprile 2007


Conclusa la fase diocesana del processo presieduta da Ruini, ieri sera la messa del papa sul sagrato vaticano

Wojtyla beato, imprimatur di Ratzinger
"È stato servo di Dio, la sua causa progredisce speditamente"

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO - «Progredisce speditamente la causa di beatificazione di Giovanni Paolo II». L´imprimatur teologico di Benedetto XVI per l´accelerazione del processo canonico che «presto» eleverà agli onori degli altari il suo predecessore, prende forma quando su piazza San Pietro incominciano a calare le ombre della sera. E´ una «spinta» papale che arriva a due anni esatti dalla morte di papa Wojtyla, ricordati, ieri, al termine di una intera giornata dedicata al papa polacco. Ratzinger celebra una Messa di suffragio sul sagrato vaticano insieme a 50 cardinali. Il rito in mattinata era stato preceduto nella basilica di San Giovanni in Laterano dalla fine della fase diocesana del processo di beatificazione presieduta dal cardinal vicario Camillo Ruini che ha letto la commemorazione di Wojtyla con la voce a tratti rotta dall´emozione.
Due momenti celebrativi di grande intensità che, però, non hanno sciolto il nodo sul «santo subito», anche se il pontefice fa chiaramente capire di stare dalla parte di chi «tifa» per una sollecita beatificazione di Wojtyla. Intensa l´omelia di Benedetto XVI che gli oltre 30 mila fedeli presenti - in gran parte polacchi guidati dal presidente Lech Kaczynsi - interrompono ben 8 volte con scroscianti applausi. Ratzinger ricorda i momenti salienti della vita di Giovanni Paolo II, ma quando arriva al giorno della morte tanti volti si rigano di lacrime. «Quel momento - dice Benedetto XVI - fu un avvenimento che il mondo intero ha vissuto con una partecipazione mai vista nella storia». «In quell´attimo, il profumo della fede, della speranza e della carità del papa - spiega Benedetto XVI - riempì la sua casa, riempì piazza San Pietro, riempì la Chiesa e si propagò al mondo intero. Ciò che è accaduto dopo la sua morte è stato, per chi crede, effetto di quel ‘profumo´ che ha raggiunto tutti, vicini e lontani, e li ha attratti verso un uomo che Dio aveva progressivamente conformato al suo Cristo». «Servo di Dio: questo egli è stato - ricorda Ratzinger - e così lo chiamiamo ora nella Chiesa, mentre speditamente progredisce il suo processo di beatificazione, di cui è stata chiusa proprio questa mattina l´inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità. Servo di Dio un titolo particolarmente appropriato per lui».
Analoghe espressioni erano risuonate nella basilica di S. Giovanni in Laterano quando il cardinale Ruini aveva decretato chiusa la fase diocesana del processo davanti al postulatore, monsignor Slawomir Oder, alla suora francese Marie Simon-Pierre, la religiosa che sostiene di essere stata miracolata dal Parkinson per intercessione di Wojtyla, e l´ex segretario di quest´ultimo, il cardinale Stanislao Dziwicsz. Tra i fedeli, in prima fila anche una folta rappresentanza di politici, tra i quali l´ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, Gustavo Selva (An), Lorenzo Cesa, segretario Udc, e Enrico Gasbarra, presidente della Provincia di Roma che insieme a Ruini ha inaugurato la mostra sulla vita di papa Wojtyla del pittore Nani Tedeschi allestita in Vicariato.

Repubblica, 3 aprile 2007


LE CELEBRAZIONI IN PIAZZA SAN PIETRO A DUE ANNI DALLA MORTE

“Wojtyla santo subito”? Il Papa frena

Ruini: fra i due pontefici identica la battaglia per la vita e la famiglia

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO
Benedetto XVI smorza l’ardore di chi vorrebbe Karol Wojtyla «Santo subito», saltando la tappa della beatificazione, e magari anche il processo che sta per aprirsi a Roma alla Congregazione per le Cause dei Santi. Papa Ratzinger ha scelto un momento particolarmente solenne, l’omelia della messa celebrata sul sagrato di San Pietro a due anni dalla scomparsa di Giovanni Paolo II per rimettere, con la delicatezza che gli è propria, nell’alveo della prudenza l’entusiasmo del popolo di Wojtyla, e i suggerimenti amorevoli del cardinale Dziwisz. «Servo di Dio» è un titolo «particolarmente appropriato» per Giovanni Paolo II ha ricordato, e servo di Dio è il titolo che spetta al pontefice defunto, fino a quando la Chiesa non si sarà pronunciata.
«Non corriamo»
«Il Signore lo ha chiamato al suo servizio - ha detto Benedetto XVI - nella strada del sacerdozio e gli ha aperto via via orizzonti sempre più ampi: dalla sua Diocesi fino alla Chiesa universale. Questa dimensione di universalità ha raggiunto la massima espansione nel momento della sua morte, avvenimento che il mondo intero ha vissuto con una partecipazione mai vista nella storia». «Servo di Dio», ha detto il Papa: «Questo egli è stato e così lo chiamiamo ora nella Chiesa, mentre speditamente progredisce il suo processo di beatificazione, di cui è stata chiusa proprio questa mattina l’inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità».
La folla ha sottolineato questo passaggio con un lungo applauso. Una seconda sottolineatura, che è apparsa ancora più esplicita, quasi a voler dire: non corriamo. E sembra che le decine di migliaia di persone giunte da tutto il mondo, e specialmente dalla Polonia, e presenti ieri in piazza San Pietro pare abbiano capito: nessun coro, nessuno striscione di «Santo subito» è risuonato o è apparso ieri sotto la finestra da cui Giovanni Paolo ha benedetto innumerevoli volte i fedeli. E’ probabile comunque che l’attesa del popolo wojtyliano non sarà lunga: il presidente polacco Lech Kaczynski ha riferito che nel colloquio con il segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, alla domanda se potrà vedere conclusa la causa canonica di Karol Wojtyla prima della fine del suo mandato, nel 2010, Bertone avrebbe risposto: «Prima di finire il mandato lei potrà portare ai polacchi un bell’annuncio». Beatificazione o canonizzazione? Bertone ha risposto: «lo so ma non posso dirglielo».
Festa polacca
Quella di ieri è stata una festa in gran parte polacca, ma non solo. Attorno all’altare sul sagrato della Basilica vaticana erano schierati oltre quaranta cardinali, decine di vescovi, il presidente polacco Lech Kaczynski, il corpo diplomatico al completo e uomini politici. E c’era anche suor Marie Simon-Pierre, la religiosa francese di 46 anni, la cui guarigione dal morbo del Parkinson è il «miracolo», attribuito all'intercessione di Karol Wojtyla.
Ma soprattutto c’era, commossa, rivivendo il dolore e l’emozione di due anni fa, quella era la «famiglia» di Karol Wojtyla, privo di una famiglia di sangue. Le suore polacche, guidate da Tobiana, che adesso è alla Curia cardinalizia di Cracovia, con don Stanislao, il fedele cameriere Angelo Gugel; l’ex comandante della Vigilanza pontificia, il fidatissimo Camillo Cibin, sua «ombra» in tutti i viaggi e le visite, a Roma, in Italia e nel mondo. E naturalmente Stanislao Dziwisz, oggi cardinale di Cracovia, per quarant’anni segretario personale del Papa.
Era la prima tappa della giornata di ricordo; la seconda, l’ha celebrata il cardinale Camillo Ruini, che ha ricordato che le battaglie di Wojtyla erano le stesse di Benedetto XVI: «Identico - ha detto Ruini - è lo spirito con il quale egli ha condotto la grande battaglia per la vita umana, contro l’aborto e ogni altra sua negazione, e per la famiglia, contro tutte le spinte che tendono a disgregarla».

La Stampa, 3 aprile 2007


Benedetto XVI: «Wojtyla presto beato»

di Andrea Tornielli

«L’amore di Papa Wojtyla per Cristo è traboccato, potremmo dire, in ogni regione del mondo, tanto era forte e intenso. La stima, il rispetto e l’affetto che credenti e non credenti gli hanno espresso alla sua morte non ne sono forse una eloquente testimonianza?». Così Benedetto XVI, ieri pomeriggio nell’omelia della messa di suffragio in piazza San Pietro, ha ricordato il predecessore nel secondo anniversario della morte, nel giorno in cui si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione. «L’intenso e fruttuoso ministero pastorale - ha detto ancora Ratzinger - e ancor di più il calvario dell’agonia e della serena morte dell’amato nostro Papa, ha fatto conoscere agli uomini del nostro tempo che Gesù Cristo era veramente il suo “tutto”». Benedetto XVI ha detto che il processo di beatificazione «speditamente progredisce»: e poche ore prima il cardinale Camillo Ruini aveva concluso la fase diocesana della causa nella basilica di San Giovanni in Laterano, alla presenza di una gran folla di fedeli, di molti cardinali, tra i quali l’ex segretario di Wojtyla, Stanislaw Dziwisz. Dopo aver sbrigato gli adempimenti formali del rito giuridico, le firme e i giuramenti, e l’apposizione dei sigilli sulle casse di documenti da inviare alla Congregazione delle cause dei santi, è stato lo stesso Ruini a tracciare un profilo spirituale di Giovanni Paolo II. Anche le sue parole, come quelle di Ratzinger, sono state appassionate. Il cardinale Vicario di Roma ha sottolineato «l’abbandono totale in cui Karol Wojtyla si immergeva quando pregava», ne ha ricordato la «libertà, una straordinaria libertà interiore» e la «radicale povertà», accennando a questo proposito a un episodio avvenuto nel 1967, quando l’allora cardinale Wojtyla donò a una famiglia bisognosa la coperta del suo letto.

Ma Ruini ha anche ricordato la «parola contagiosa» del Papa, «che ha liberato la Polonia, e non soltanto la Polonia, dalla paura e dalla sudditanza, politica, culturale, spirituale». La sua «sintesi di fede in Cristo e di amore e passione per l’uomo - ha proseguito il cardinale - lo ha spinto a farsi carico della difesa e della promozione della dignità e dei diritti degli uomini e dei popoli». Ruini ha citato «la sua lotta di liberazione dal totalitarismo comunista, la rivendicazione intransigente della giustizia per i popoli della fame, l'impegno strenuo per la pace nel mondo e perché le religioni siano promotrici di pace e non di violenza». Il Vicario di Roma ha quindi ricordato «la grande battaglia» di Wojtyla per la vita umana, «contro l’aborto e per la famiglia». «Entrambe queste battaglie - ha spiegato Ruini - egli le ha percepite e vissute come affermazione e difesa dell’autentica dignità e del genio proprio delle donne: se mi è consentito un ricordo personale, ho viva memoria della forza improvvisa con cui Giovanni Paolo II reagì a una mia frase che gli era sembrata ricondurre il diffondersi dell’aborto principalmente a una responsabilità e colpa delle donne...».
Ora la parola passa alla Congregazione delle cause dei santi e seguirà l’iter previsto. Infine, ieri mattina nel cortile del Vicariato di Roma il presidente della Provincia Gasbarra ha inaugurato una mostra di 60 disegni di Nanni Tedeschi su Wojtyla.

Il Giornale, 3 aprile 2007

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