15 ottobre 2007

Caso Stenico-Exit: alcune interviste al e sul prelato sospeso


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Monsignor Stenico si difende: ecco il memoriale consegnato al cardinale Hummes

Un'intervista? "In questo momento no, perché credo ce ne siano in giro troppe". Come si sente in questi giorni? "Mi sembra una domanda ovvia: come chi sa di essere nel vero e di portare un po' di croce". E' quello che monsignor Tommaso Stenico, il prelato finito nel mirino della trasmissione Exit di La7, dichiara ad Affari dopo la puntata in cui il sacerdote veniva ritratto durante l'incontro con un ragazzo invitato nel suo ufficio spacciandosi – almeno queste le sue ragioni – per prete omosessuale. Ma il giovane era stato inviato dalla trasmissione condotta da Ilaria D'Amico.
Monsignor Stenico avrebbe scritto una memoria difensiva: si tratterebbe di una trentina di pagine in cui si spiegano i motivi che hanno spinto monsignore a ricevere il ragazzo. Il documento sarebbe stato recapitato al suo superiore, il cardinale francescano Claudio Hummes, che ha avviato un procedimento contro il suo capufficio presso la Congregazione per il Clero, l’organismo della Curia romana che si occupa dei sacerdoti. E il testo non mancherà di destare sorprese. Stenico, infatti, sostiene di essere intervenuto per svolgere un’inchiesta sui preti omosessuali, precisando di non essere gay; e che la sua operazione sarebbe stata nient’altro che una trappola allestita a scopo investigativo. Un giallo all’ombra del Cupolone, insomma, che sembra racchiudere segreti raccolti forse in confessionale. Fatto sta che in un primo momento il prelato aveva anche parlato di un complotto da parte di satanisti per attaccare il vaticano e un suo intervento per aiutare il Papa, Benedetto XVI. Argomenti sui quali si pronuncerà il cardinale Hummes, di recente chiamato alla guida del dicastero di cui il sacerdote fa ancora parte, pur essendo stato sospeso in via cautelativa.

VOLEVA FARE UNA RICERCA- Stenico, autore di libri come “La parrocchia focolare di catechesi e il ministero catechistico del parroco”, sceglie di non fuggire e racconta la sua vicenda con molta serenità in attesa della decisione vaticana. Lo ha fatto con interviste e lettere, in particolare ha dichiarato al "Trentino": "Sono arrivato vicino a una pentola pesante e ho l'impressione che qualcuno l'abbia sospettato e mi abbia tirato il trappolone". Ed è interessante leggerne una in particolare spedita a “Petrus”, il quotidiano online diretto da Gianluca Barile e dedicato all’attività del Santo Padre, di cui è stato collaboratore. La sua azione è nata, racconta il sacerdote, in questo modo: “In virtù del mio essere psicoterapeuta e nella consapevolezza e fierezza del mio essere prete mi sono imposto di fare qualcosa. Ne ho parlato a lungo con il mio Padre spirituale che mi ha confermato lo stato pietoso e disperato di non pochi sacerdoti, supplicandomi difendere la Chiesa”. Quindi “Ci ho pregato sopra per molto tempo. E’ nata da qui l’idea di farmi “ladro” tra i ladri…. ricorrendo al linguaggio dei ladri… per carpire se vi fosse una regia… una strategia… un filo rosso… entrando nel doppio ruolo di prete e psicanalista”.

“LONTANI DAL MONDO”- Fin qui la versione del sacerdote, sollevato però dall’incarico di collaboratore di Petrus. Che oggi, con un editoriale pubblicato nella home del giornale, così commenta la vicenda: “Monsignor Stenico non è un martire dell’omosessualità, non è un capro espiatorio né una vittima, se non del clima di immoralità diffusa che inevitabilmente finisce per penetrare – magari attraverso internet – anche nella Chiesa”. E continua ricordando come il sacerdote “È caduto in una astuta trappola, sia che volesse peccare contro il Sesto Comandamento, sia che volesse scoprire chi fomenta i vizi dei suoi confratelli. E in entrambi i casi la Chiesa è stata coinvolta suo malgrado”. La lezione da trarre “è chiarissima: tenersi lontano dal mondo e dalle sue seduzioni, come insegnavano i confessori d’un tempo. Perché contro certi peccati non si combatte”. A proposito del ragazzo, però, monsignor Stenico si vuole togliere un sassolino dalla scarpa: sempre su Petrus aveva scritto: “Dallo essere psicoterapeuta/sacerdote che voleva solo capire e non certo praticare, venivo interpretato dalla nascosta telecamera come prete squalificato. Per di più, dal ragazzo, inviato per motivi ben diversi, (prova ne era la telecamera che portava con sé), non sono riuscito ad avere quelle informazioni per cui avevo architettato il piano”. Un incidente di percorso, insomma, con due investigatori che hanno provato a carpirsi a vicenda delle informazioni. E le inevitabili interpretazioni.

LE RAGIONI DELLA DIFESA- Ma c’è chi difende il prelato dallo scandalo. Oltretevere, raccontano ad Affari, c’è fermento: “L’impressione è di disorientamento generale, per adesso non ci sono reazioni immediate. Ma ci sono tre punti su cui Stenico ha ragione e che lo possono scagionare”. Ecco quali sono:
1. L’inserzione: per quale motivo monsignore ha scelto esplicitamente di presentarsi come sacerdote omosessuale negli annunci e in chat, se conosce perfettamente la linea papale in tema di reati sessuali commessi dai sacerdoti, e cioè la tolleranza zero?
2. L’incontro: per quale motivo il sacerdote ha incontrato il ragazzo nel suo ufficio in Vaticano, e cioè sotto gli occhi di tutti, in piena evidenza e senza sospetto?
3. I saluti: la parte finale del video è quella che molti additano come risolutiva. Monsignor Stenico cerca di provocare il ragazzo facendo qualche mossa: ma, e qui sta il punto, se desiderava un contatto o un incontro di natura sessuale, per quale motivo non mette le mani addosso al ragazzo, salutandolo con un abbraccio, una carezza spinta o un qualche tentativo di contatto fisico con lui? “E’ chiaro che se guardi il video considerando queste tre cose, la versione di Stenico regge. E diventa poco plausibile quella di La7”, fanno osservare dal Vaticano.

Non solo: a difesa del prelato si alza la voce di uno dei vaticanisti più quotati del nostro Paese, Luigi Accattoli. Il giornalista del Corriere della Sera, che lo conosce da anni, approfitta del suo blog per un post in cui esprime le sue opinioni: “Primo argomento della mia difesa: chi è senza peccato scagli le pietre”. E aggiunge: “Secondo argomento: gli sono amico, ha partecipato a mie tragedie, io ora partecipo alla sua. Un poco alla cieca certo, ma consapevole di quello che faccio. Sono quasi sicuro che non verrà creduto e verrà radiato. E ancor più questa quasi certezza mi muove a essergli solidale”. Anche Accattoli guarda alla difesa di Stenico: “Egli sostiene d’aver preso quell’appuntamento per indagare su come vengono adescati i preti nella piazza gay. Gli credo perché se voleva trovarsi un partner che bisogno aveva di specificare che era un prete? Doveva invece dirlo se voleva studiare le mosse di chi - secondo la sua veduta - “punta” i preti”. Ma sul complotto contro i sacerdoti è scettico: “Io non credo che vi sia un complotto contro i preti per danneggiare la Chiesa smascherandoli sul comportamento sessuale. Io credo che sia quasi inevitabile la debolezza del clero - come di ognuno - sul sesso”, E commenta: “Non credo ai complotti, ma non faccio nessuna difficoltà ad ammettere che vi abbia potuto credere un monsignore della Curia”.

RUMORS: CAMBIA LA LINEA- Ma torniamo alle indiscrezioni vaticane. Secondo fonti da Oltretevere, una cosa è certa: i tempi sono cambiati “Hanno scelto di agire per direttissima, una volta la cosa sarebbe andata in modo diverso e senza fare rumore”. Ed “è indicativo il desiderio di celerità nel procedimento: vogliono arrivare a chiudere questa storia al più presto, in un modo o nell’altro, colpevole o innocente”. Può darsi. La giustizia vaticana farà il suo corso, certo: ma è significativo riportare questa citazione dal libro del Siracide che appare oggi sul blog di monsignor Stenico: “Non fabbricare menzogne | contro tuo fratello | e neppure qualcosa di simile contro l'amico. | Non volere in nessun modo | ricorrere alla menzogna, | perché le sue conseguenze non sono buone”. E conclude: “Temi con tutta l'anima il Signore | e riverisci i suoi sacerdoti”. Vedremo che cosa accadrà.

Antonino D'Anna

© Copyright Affari italiani


Caso Stenico: la D’Amico tace, intervengono i giuristi Taormina, Spagnolo e Nardi: “Le riprese di Exit sono illegali ma la difesa del Monsignore è poco convincente”

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO - Bocche cucite a “La7” sullo scandalo che ha travolto Monsignor Tommaso Stenico dopo la messa in onda, lo scorso 1° Ottobre, delle immagini, catturate da una telecamera nascosta, di sacerdoti omosessuali adescati da un ragazzo gay in una chat room a luci rosse per conto di “Exit”. L’addetta alle pubbliche relazioni Francesca Dalla Porta, interpellata da “Petrus”, ha comunicato che la conduttrice della trasmissione, Ilaria D’Amico, non intende rilasciare, per il momento, dichiarazioni ufficiali. Come lei, l’intera redazione di “Exit” ha scelto la via del silenzio. Fatto sta che nel suo memoriale diffuso alla stampa e nell’intervista rilasciata al nostro giornale, Monsignor Stenico, nel ribadire che il suo era solo un esperimento per scrivere un libro sull’omosessualità nel clero, ha parlato di immagini carpite con l’inganno. Allora, per vederci chiaro, ci siamo rivolti a tre illustri giuristi che affermano che, effettivamente, mandare in onda riprese senza il consenso dell’interessato potrebbe configurare reato. Il primo a parlare è il professor Carlo Taormina (nella foto): “Sicuro che e’ reato. La televisione ha violato l’articolo 615 bis del codice penale a tutela della privacy e della dignita’ personale. E aggiungo di piu’: il reato e’ in concorso tra il giovane entrato nello studio di Monsignor Stenico e l’emittente. Tuttavia, solo una querela di parte di Monsignor Stenico potrà far aprire un procedimento giudiziario”. Taormina aggiunge: “Questo comunque non giustifica la mancanza etica del sacerdote. Ovviamente, la sospensione cautelare di Monsignor Stenico decisa dai suoi superiori non e’ sinonimo di colpevolezza, ma affermare che si tratti di una ricerca senza aver previamente chiesto un’autorizzazione ai superiori risulta molto difficile da dimostrare a questo punto della situazione e davanti a quelle immagini”. Dello stesso parere anche il professor Giuseppe Spagnolo, ordinario di Diritto penale all’Universita’ di Bari ed esperto in Diritto Canonico: “Il Monsignore e’ stato ingenuo e allo stesso tempo vittima di un reato per le riprese fatte a sua insaputa e trasmesse senza consenso”. Parla invece da Magistrato il dottor Michele Nardi, presidente dell’Associazione Giuristi cattolici, ex Giudice per le indagini preliminari ed oggi Ispettore al Ministero della Giustizia: “E’ chiaro che il provvedimento cautelare di sospensione dai suoi incarichi notificato a Monsignor Stenico non significa automaticamente una condanna, anche se questo atto si emette quando esistono gravi indizi di responsabilità. Da par mio, ritengo che il Monsignore avrebbe dovuto comunicare alle autorita’ gerarchiche la sua intenzione di avviare una ricerca così delicata sul tema dei preti omosessuali, proprio per non incorrere in alcun tipo di pericolo. Ora, e parlo da Magistrato, che le immagini sono andate in onda, sara’ davvero difficile per Stenico dimostrare che ha ospitato il ragazzo-esca di ‘Exit’ nel proprio ufficio in Vaticano solo per redigere un libro e non per avvalersi delle prestazioni sessuali ‘contrattate’ in Internet”.

© Copyright Petrus

Concordo in tutto e per tutto...
R.


«Stavo per scoperchiare una pentola pesante»

Nicola Filippi

Incontro gay, Monsignor Tommaso Stenico parla a ruota libera. E va all’attacco TRENTO. E' molto provato, monsignor Tommaso Stenico. Nel suo appartamento di Roma, l'alto prelato di Telve Valsugana sta riposando e cercando di ritrovare la forza per poter affrontare di petto quell'ondata di polemiche scatenate dopo il servizio in tivù di "Exit", sull'incontro gay avvenuto nel suo appartamento presso la Santa Sede. «Mi sento oggetto di una realtà che non mi appartiene», racconta al telefono. Monsignor Stenico non è abituato a mollare e rilancia: «Sono stato fermato perché stavo per scoperchiare una pentola troppo pesante».
Da esperto quale è del mondo dell'informazione e della psicologia umana, monsignor Tommaso Stenico dice di essere «rimasto vittima della mia voglia di fare chiarezza sui continui attacchi verso la Chiesa». Lui, finito sotto i riflettori di una telecamera nascosta per un incontro omosessuale con un giovane (rivelatosi invece un giornalista de La7), si trova ora molto in difficoltà a gestire quest'improvvisa e inaspettata ondata di "celebrità", molto fastidiosa. Nel suo paese d'origine, a Telve Valsugana, fra i fedeli regna l'incredulità, molti amici lo hanno cercato al telefono per sostenerlo, trasmettergli fiducia, come l'amico don Franco Torresani e l'onorevole autonomista Giacomo Bezzi. Lui comunque non si dà per vinto: «Sono arrivato vicino a una pentola pesante e ho l'impressione che qualcuno l'abbia sospettato e mi abbia tirato il trappolone».
Quello che preannuncia monsignor Tommaso Stenico, non appena tutta la vicenda sarà chiarita davanti ai suoi superiori, sembra un autentico cataclisma. «Perché ci sono troppi attacchi verso la Chiesa e verso il mondo sacro». Ecco il nocciolo della ricerca di monsignor Stenico: «Io non voglio parlare della sessualità, dell'omosessualità della Chiesa. Il mio obiettivo era diverso: non è tanto la ricerca sulla sessualità, ma la ricerca sulla strategia che ci può essere dietro. Questo mi angoscia. Non c'è dubbio, basta guardarsi intorno, che vi è un tale attacco alla Chiesa e a tutto ciò che è sacro, di conseguenza a me non importa indagare il concetto della sessualità, dell'eterosessualità, dell'omosessualità, per me è importante è arrivare, perché ho un sentore, una consapevolezza interna, che potrei anche al momento opportuno dare nomi e cognomi e rivelarli, vi è insomma una strategia d'attacco contro il sacro e la Chiesa - spiega, in tono acceso e deciso -. Su quella strada io ero. Anzi, su quella strada Io sono ancora, perché non intendo mollare la mia battaglia. Non sono un perdente, non lo sono mai stato. Io sono un prete, amo la chiesa, difendo la mia fede, la mia chiesa, difendo la cattolicità, per cui difendo i valori che in questo momento stanno scemando e che indubbiamente, dall'America in qua, vi è un attacco frontale - non sono il primo a dirlo - al sacro. Voglio andare lontano dal concetto di sessualità, io voglio arrivare al che cosa, all'organizzazione, al perché il sacro è preso di mira».
Sul chi sarebbero queste persone, queste organizzazioni che stanno minando le basi della Chiesa monsignor Tommaso Stenico non si sbilancia. Ma insiste: «La gente ama la chiesa, ama i preti, la gente è buona nei confronti della chiesa, la gente ama il Papa. Credo che siamo a livello di colletti bianchi, et ultra, ma è una questione che mi riserverò di rivelare, quando sarò arrivato alla fine, però certamente è ad alto livello l'attacco e la strategia. Ora però le ho detto troppo».

© Copyright Il Trentino, 15 ottobre 2007

5 commenti:

mariateresa ha detto...

Mah....
Si direbbe che M. Stenico alzi il tiro.Non so se nel senso che faceva intravvedere Orazio La Rocca nell'ultimo articolo su questo caso, il web con il server a Samoa, insomma.
Non mi si stabilizzano le opinioni su questo caso, la pena profonda che provo si è invece purtroppo stabilizzata. Vedo che gli avvocati,compreso il marito di Luisa, sono tutti dello stesso parere. Mi sembra che scuotano tutti la testa.
La querela alla 7 invece non sarebbe male perchè in generale prendere la gente per il bavero per fare commercio e voyeurismo delle miserie umane non mi piace.
Sono tramisssioni che non guardo mai.
Anche se tutta questa vicenda può anche essere accaduta provvidenzialmente per mantenerci vigili e consapevoli e per fare una bella pulizia.

Anonimo ha detto...

Guardate um po’ questa lettera aperta al Pontefice scritta da un gruppo portoghese e spagnolo in cui si può vedere la situazione dell’applicazione del Motu Proprio nella Peninsula Iberica:

http://casadesarto.blogspot.com/2007/10/carta-abierta-al-papa.html

Carta abierta al Papa

Santo Padre:

Le escribo desde una modestísima bitácora luso-castellana: A Casa de Sarto. Quienes aquí escribimos somos dos católicos absolutamente convencidos que defender la Santa Madre Iglesia es defender la Tradición.
Le pido perdón de antemano, Santo Padre, por el atrevimiento de enviarle una carta pública. Sin embargo me consta que a veces somos leídos en Roma y quizás, por ventura, pudiera suceder que alguien le hiciera llegar a Su Santidad estas líneas que expresan no sólo un sentir personal, sino el de muchos católicos defensores de la Tradición, dicho sea esto sin arrogancia ni presunción. O que al menos se sepa de esto en Roma.
Es más, Santo Padre, me atrevo a escribirle con la misma confianza filial con que me dirigiría a mi padre terreno pues Su Santidad es, si cabe, el padre más padre de todos. Vengo, también, de una familia donde siempre nos inculcaron una filial devoción hacia la Silla de Pedro. Humildemente, pero también persuadido de mi derecho de ser oído por el Papa –como cualquier católico-, me dirijo a Su Santidad.
Quisiera, primeramente, darle unas gracias enormes por la promulgación del Motu Proprio. El haber liberalizado el uso de la Misa Tridentina, el haber cortado de raíz sospechas, medias verdades y mentiras descaradas que pendían sobre la Tradición (incluso propugnadas por Ecclesia Dei) es algo por lo que, por mucho que quiera, no tengo suficientes palabras para agradecer el valiente acto de Su Santidad. Me consta que Su Santidad –acompañado de algunos verdaderos Príncipes de la Iglesia- ha tenido que vencer no pocas resistencias y dificultades para hacerlo. Mi agradecimiento, Santo Padre, se une pues a mi admiración por su valentía y arrojo en lidiar con todos esos obstáculos.
Santo Padre: hemos sido perseguidos, vilipendiados, exiliados, calumniados, arrojados, difamados, escupidos en la cara y un montón de cosas más por defender la Misa Tridentina, la Liturgia sempiterna y el Depósito de la Fe. Su Santidad, especialmente en estos últimos años, ha reconocido el enorme tesoro que la Misa Tridentina supone. Esta riqueza no es sólo litúrgica, sino también de Fe por la íntima relación que existe entre la Lex orandi y la Lex credendi.
Es verdad que la Tradición es pequeña en el mundo. El grupo más numeroso de la Tradición, pero afortunadamente no el único, es la Hermandad de San Pío X. Gracias a esta Fraternidad Sacerdotal muchos hemos podido asistir a Misa Tridentina, pues de otro modo la combinación de modernismo y mala voluntad de muchos Obispos nos lo hubiera impedido del todo. En mi caso, aún así, estoy a una hora y cuarto de mi Misa dominical, pues ni la Diócesis en que vivo en Gran Bretaña ni ninguna de las circundantes me ofrece esta posibilidad.
La Tradición está verdaderamente viva. En las parroquias y centros de Misa tradicionalistas hay muchas familias jóvenes. Hay muchos niños y muchas familias numerosas. Nuestros Sacerdotes son jóvenes y llenos de ardor en defensa de la Iglesia. Los sermones de los Padres tradicionalistas están inspirados en una Fe pura. Las Misas son seguidas con una piedad y devoción que no se puede encontrar en parte alguna hoy día. Cuando nos confesamos la Teología Moral de nuestros confesores es prístina, sin concesiones de ningún tipo al mundo o a las modas o a extravagantes hipótesis éticas y morales. Los Seminarios tradicionalistas siguen teniendo vocaciones y las Ordenes religiosas tradicionalistas atraen a la flor y nata de la juventud católica. Por citar un solo ejemplo la Hermandad de San Pío X tiene unas de la edades medias más bajas de cualquier Orden o Fraternidad Sacerdotal.
Sin embargo, y a pesar del Motu Proprio, seguimos encontrándonos vejados y humillados. En Portugal, esa bendita tierra de Nuestra Señora de Fátima, no podemos ir a ninguna otra Misa Tridentina salvo la de los Sacerdotes de la Hermandad de San Pío X porque la oposición de los Obispos e incluso del Patriarca de Lisboa y del Rector de Fátima, incluso contra el deseo y la voluntad expresa de Su Santidad, es obvia. En España algunos Obispos, como el de Gerona, impiden la Misa Tridentina y el encargado de Liturgia de la Conferencia Episcopal española hace todo cuanto puede para evitar la Misa Tridentina. La lista de Obispos y Sacerdotes que boicotean, dificultan y obstruyen el Motu Proprio es larga y sus acciones claman al Cielo. No le faltará información a Su Santidad sobre este particular.
Santo Padre: si Su Santidad no nos protege y ampara, quedaremos una vez más a la intemperie, y no por nuestra voluntad, sino por la terquedad y empecinamiento de muchos miembros del Alto Clero y algunos Sacerdotes enfangados en el modernismo –y quién sabe si a veces en cosas peores-. Nosotros no somos católicos tradicionalistas para estar contra Roma o contra el Papa. Todo lo contrario: somos tradicionalistas para estar más con Su Santidad y para ser más romanos si cabe. Santo Padre: le necesitamos. Necesitamos su paternal y providencial tutela. Necesitamos que nos defienda y que impida el socavamiento activo y pasivo del apostolado de la Tradición.
Yo no soy canonista, pero estoy seguro de que Su Santidad puede blindar la Tradición. Blindarla para que no sea atacada, erosionada y disminuida. Y blindarla, también, para que no sintamos esa intemperie que a nadie beneficia. ¿Qué hijo pequeño no quiere estar con su madre? ¿Qué madre solícita dormiría tranquila sabiendo que uno de sus pequeñuelos está amenazado, solo y en peligro? ¿Cree que nosotros, simples católicos tradicionalistas de a pie, no añoramos la presencia cálida y maternal, la protección y el amparo de la Santa Madre Iglesia? ¿Quién soy yo para decirle a Su Santidad si una Prelatura Personal, un Patriarcado especial u otra institución canónica es el mejor modo de conseguir esto? Lo que sí me atrevo, humildemente, a expresar a Vuestra Santidad es, precisamente, que queremos estar dentro de la Iglesia pero no para ser hostigados, sino para aportar nuestro grano para que la Fe sin mancha vivifique de nuevo a toda la Iglesia.
Su Santidad sabe mejor que nadie, porque el Vicario de Cristo en la tierra sigue gozando de Gracias que nadie más tiene, que el tiempo se nos acaba. No sólo nuestro tiempo personal, pues la Hermana Muerte Corporal puede estarnos esperando a la vuelta de la esquina más próxima, sino el tiempo de este mundo que se precipita hacia el Juicio de las Naciones sin katechon alguno que lo frene. Su predecesor Pablo VI dijo que “el humo de Satanás” había entrado en la Iglesia como consecuencia del Vaticano II. ¿No será entonces mejor motivo para mejor servir a Dios en este mundo y darle Gloria aquí y en el más allá el que la Tradición disipe esos vapores tóxicos y malignos como la luz del amanecer disipa las tinieblas? Como hijo fiel que respeta y venera profundamente a Su Santidad me atrevo a preguntarle con confianza filial, ¿no contribuiría ese blindaje de la Tradición, un blindaje que sólo nos puede dar hoy por hoy el Vicario de Cristo en la tierra, al bien común de la Iglesia?
Y ahora, Santo Padre, cuando ya expira el día en que celebramos el Milagro de Fátima del 13 de Octubre de 1917, hace 90 años, me atrevo a pedirle de rodillas que haga realidad lo que Nuestra Señora pidió al Papa: la Consagración de Rusia al Inmaculado Corazón de María en unión de todos los Obispos del mundo. Nada menos que un mundo depende de esto. Cuanto antes lo haga, más mitigará el merecido Castigo que hemos atraído sobre nosotros por nuestros pecados, por nuestra falta de oración y penitencia y –también- por no haber dejado que la Sangre de Nuestro Señor se derrame libremente en el Sacrificio incruento de la Santa Misa como Dios, tal cual decretó San Pío V en Quam Primam.
Soy consciente del atrevimiento, lo repito una vez más, de esta carta. ¿Pero qué hijo al que han dejado a la intemperie no llamaría a su padre en su ayuda?
Imploro, finalmente, a Vuestra Santidad que nos otorgue su bendición papal a todos los Obispos, religiosos, religiosas y Sacerdotes y a todos los seglares que han defendido la Tradición y la Silla de Pedro. Santo Padre: he tenido el privilegio enorme de conocer personalmente a los cuatro Obispos de la Hermandad de San Pío X y puedo decirle que todos y cada uno de ellos me han enseñado más a amar al Papa que nadie. Si Su Santidad verdaderamente supiera, más allá de rumores y tópicos, el filial amor que le profesan y el que nos han enseñado a profesarle a miles y miles de católicos a través de sus enseñanzas, se sorprendería. Todo lo que han hecho, y todo lo que hemos hecho, en la Tradición ha sido por el mismo amor a la Roma Eterna que Su Santidad profesa.
Humildemente, un soldado de Cristo de a pie,

Rafael Castela Santos

Domingo, Outubro 14, 2007

frontixx ha detto...

Cara Raffaella,

perchè non si parla anche del caso del vice del cardinale antonelli, che pure risulta implicato in un caso di pedofilia???
Se parliamo solo di quello che balza alle cronache nazionali, diamo l'impressione che ci sia molto altro da nascondere... che ne pensi???

francesco ha detto...

mah...
che il prete nel video ci sapeva fare è vero... però mi lascia molto perplesso la ricostruzione di mons. stenico... conosce bene la tattica secondo cui l'attacco è la migliore difesa... l'impressione è che non fa che confermare i sospetti, invece di allontanarli... ad esempio, che questa difesa sia diventata per lui una specie di alibi di coscienza con lui stesso...
quanto ai tre punti...
il primo accomuna tutti e tre gli intervistati... dichiararsi prete accresce le possibilità di essere "appetibile" e, immagino, metta un po' tacere la coscienza con l'idea "almeno non sono stato ipocrita"
il secondo è con sappiamo come sarebbe andata... può anche darsi che ci sarebbe stato un trasferimento nella casa o, più probabilmente, incontrare una persona a casa è più compromettente e sospetto, non c'è la scusa del "lavoro"... infatti nessuno dei preti del filmato ha gli incontri nella propria abitazione...
il terzo... è chiaro che dietro c'è un gioco di seduzione... il rifiuto del monsignore in realtà è già una forma di gioco erotico in cui il "padrone" punisce l'incertezza dell'alunno e lo invita a ricontattarlo... nel mondo sado il linguaggio della seduzione è proprio fatto di questi giochini psicologici e non di carezze, toccamenti ecc.
insomma... la difesa e i dubbi non fanno che condurre alla colpevolezza del monsignore... almeno logica vorrebbe così...
speriamo che non si apra una falla...

Anonimo ha detto...

Il cardinale Antonelli non e' implicato in alcun caso di pedofilia. Si sta indagando su un vescovo ausiliare di cui abbiamo ampiamente parlato nel blog...basta fare una ricerca.