14 ottobre 2007

Caso Stenico-Exit: lo speciale del Quotidiano Nazionale


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Dice in tv: «Sono gay» Monsignore sospeso
Una candid camera finisce a ‘Exit’ su La7

di GIORGIO ACQUAVIVA

— CITTÀ DEL VATICANO —
L’ARTICOLO esclusivo su un quotidiano riportava il fatto, ma senza fare nomi; e così le agenzie di stampa che nella mattinata di ieri hanno ripreso la notizia; e così padre Federico Lombardi — direttore della sala stampa della Santa Sede — che ha confermato l’esattezza di quanto riportato. Poi ci ha pensato il sito Petrus (quotidiano on-line sul pontificato di Benedetto XVI) a rompere gli indugi, pubblicando nome e foto di monsignor Tommaso Stenico, 60 anni ben portati, trentino di Borgo Valsugana. E accompagnando il tutto con un articolo al vetriolo del direttore Gianluca Barile, nel quale si spiega che già una settimana fa aveva comunicato al monsignore l’interruzione della collaborazione.
Che cosa è successo? Nel corso della trasmissione Exit su La7 condotta da Ilaria D’Amico, Stenico compariva, con volto e voce contraffatti, nelle vesti di un omosessuale: «Incurante dei pericoli — dice la ricostruzione di Barile — e irrispettoso del luogo e dell’abito che indossava, dopo essere entrato in contatto con un giovane omosessuale in una chat-room a luci rosse, portava lo stesso nel suo ufficio per tentare di consumare un rapporto». Il sacerdote dichiarava di «non sentirsi in peccato» e di aver scelto l’anonimato «per non essere richiamato dai superiori, vista l’attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale e omosessualità». Il monsignore era stato comunque ben presto identificato da molti in Vaticano; oltretutto, ripresa dalla candid camera del ragazzo, si vedevano l’ascensore e la porta d’ingresso del dicastero: la Congregazione per il clero. Successivamente lo stesso Stenico ha confermato l’esattezza degli elementi emersi, pur fornendo una diversa spiegazione dei fatti.

ORA — scrive Gianluca Barile — «sarà un regolare processo canonico a fare giustizia, non la piazza, noi non amiamo gli scandali, e tantomeno vogliamo coprire omertosamente chi si rende indegno del proprio ministero». Da qui la decisione di rendere note le sue generalità. E’ già arrivata anche la sospensione dall’incarico e dall’ufficio (guidava un sottodicastero della Congregazione per il Clero) per «comportamento non compatibile con il servizio sacerdotale»; la casa in cui abitava, a Roma, risulta sbarrata e il telefono squilla a vuoto.

LA SEVERITÀ e la decisione con cui la Santa Sede ha affrontato il caso si spiega, probabilmente, con la linea di ‘tolleranza zero’ di papa Ratzinger nei confronti di chiunque porti ‘scandalo’ presso il pubblico, trascinando nel fango l’istituzione Chiesa.

Le parole usate dal direttore Barile sono durissime: «È oltremodo scandaloso, vergognoso, ignobile, blasfemo, demoniaco che un sacerdote tenti di consumare un rapporto sessuale — lui che ha fatto voto di castità — non solo tra le pareti che lo hanno chiamato a santificarsi per il bene della Chiesa, ma addirittura nel luogo simbolo della Cristianità».
Si prospetta poi una via d’uscita, non attraverso «una sterile presa d’atto di uno stato di colpa, quasi a voler legittimare le proprie cadute», ma attraverso il mea culpa per «crescere nella santità, evitare le occasioni di peccato e espiare nella preghiera e nella penitenza le colpe passate».
Ma Barile si rivolge anche alla «società profana», «che ama gli scandali degli ecclesiastici solo perché tramite questi può screditare la Chiesa a cui essi appartengono». Essa infatti — sostiene il direttore di Petrus — «ha uno sguardo orizzontale, privo di pietà ed estremamente disumano... Non si vuole aiutare il ministro indegno: al contrario si sfruttano le sue colpe per accusare di indegnità l’intero Ordine sacerdotale».
MONSIGNOR Tommaso Stenico è specialista in teologia pastorale, ha un dottorato in teologia e psicologia e un master in tecnologia dell’informazione; dirigeva finora un programma sul canale cattolico Telepace e su Radio Maria; ha scritto una quarantina di libri, molti dei quali su Giovanni Paolo II. Da ieri il suo blog on-line risulta oscurato.

© Copyright Quotidiano Nazionale, 14 ottobre 2007


LA REPLICA MEMORIA DEL PRELATO AI SUOI SUPERIORI IN CUI SPIEGA CHE NON È OMOSESSUALE: «CADUTO IN UNA TRAPPOLA»

«Perseguitato da calunnie, volevo difendere la Chiesa»

— CITTÀ DEL VATICANO —
DOPO LE ACCUSE di omosessualità rivolte a monsignor Tommaso Stenico, l’alto prelato esce allo scoperto: per «fare chiarezza» — dice — sulle «calunnie» di cui è accusato. E afferma di avere architettato un piano al fine di «investigare, non certo per praticare»: mai avrebbe immaginato di finire al centro di uno scandalo. E ieri sera al Tg1: «Quello che sto dicendo lo giuro davanti al Vangelo e al Crocefisso che ho sulla mia scrivania».
«Io non ho mai avuto e non ho nulla da nascondere, o da temere», afferma parlando all’agenzia AdnKronos, alla quale ha consegnato il documento integrale, inviato ai suoi superiori, nel quale spiega che non è un omosessuale, «anzi — sostiene — ho dovuto difendermi da ben altre insinuazioni per la mia prestanza fisica».
«HO TRASCORSO la mia vita sacerdotale perseguitato da calunnie, da invidie e da gelosie», scrive con amarezza nella sua lunga difesa. «Sono sacerdote da 36 anni — si legge nel documento — da 25 anni lavoro nella Curia Romana, da oltre 30 sono psicologo e psicoterapeuta. Ho dedicato la mia attenzione alle famiglie in difficoltà, alle giovani coppie che si preparavano al matrimonio e in modo speciale alle problematiche dei sacerdoti e delle anime consacrate. Ho sempre voluto e preteso di occuparmi di tutto l'uomo: del suo spirito e della sua psiche».
CONTINUA accorato monsignor Stenico: «Nel periodo della mia preparazione psicoterapeutica, non mi ero imbattuto in problematiche così forti e complesse. Non credo sia sfuggito a nessuno l’evidente e aperto attacco alla Chiesa». Proprio «in virtù del mio essere psicoterapeuta e nella consapevolezza e fierezza del mio essere prete, mi sono imposto di fare qualcosa».
ECCO IL PIANO che, a detta del prelato, sarebbe servito per smascherare l’omosessualità. «Ne ho parlato a lungo con il mio padre spirituale che mi ha confermato lo stato pietoso e disperato di non pochi sacerdoti, supplicandomi di difendere la Chiesa. Ci ho pregato sopra per molto tempo. È nata da qui l’idea di farmi ‘ladro’ tra i ladri, per capire se vi fosse una regia, una strategia, un filo rosso, entrando nel doppio ruolo di prete e psicanalista».
E PROSEGUE: «Ho scoperto che è così. Vi è proprio il piano diabolico di gruppi di satanisti che ‘puntano’ i preti». Poi spiega: «Per me era solo importante conoscere, non certo praticare. Il mio scopo era quello di investigare, finanche di stare al gioco per ottenere informazioni». Ma «dal ragazzo, inviato per motivi ben diversi (prova ne è la telecamera che portava con sè) non sono riuscito ad avere le informazioni per cui avevo architettato il piano».
CONCLUDE monsignor Stenico: «Non amo lo scandalo, non lo creo, non lo cerco, semmai lo contengo e lo smorzo. Il mio pensiero è apertamente conosciuto. Alla mia età non si può barare». E poi: «Solo facendo nulla, non avrei corso alcun rischio.Ma non avrei aiutato almeno un centinaio di preti, che sono la mia gioia e la mia corona. Sono stato vittima di una trappola: ora sto sotto la Croce, assieme a Gesù».

© Copyright Quotidiano Nazionale, 14 ottobre 2007

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