15 aprile 2007
Gli auguri di Gaspare Barbiellini Amidei
GLI 80 ANNI DI BENEDETTO XVI
Non solo auguri al Papa del rigore
Il dono ideale? Più coerenza
Dai cristiani serve coerenza costante, dagli agnostici rispetto delle diversità. Questo Pontefice è un mistero mediatico: più si mostra rigoroso e più piace, meno concede alla folla e più questa lo applaude
UN PAPA e i suoi 80 anni: gli auguri non bastano. Serve dai cristiani, nella morale e in politica, coerenza costante. Serve dagli agnostici rispetto delle diversità. Nessuno vorrà pretendere da questo teologo scelte in contraddizione con il deposito di fede, che per decenni difese quale primo collaboratore di Karol Wojtyla, già detto il Santo.
Quindi fedeli ed avversari è bene si confrontino con il pontificato di Benedetto XVI per quello che è: nessun cedimento e nessun tatticismo.
C’È MOLTO incenso di omaggi e c’è molta formale ipocrisia in giro. Gli atei devoti spiegano al Pontefice come deve fare il Pontefice. Alla sinistra di Dio altri devoti, non atei, spingono verso «modernità» impossibili: le tradizioni custodite come verità non sono emendamenti ballerini dentro le Finanziarie. Gli anticlericali oscillano fra ostilità ancora civilmente espresse e attacchi volgari, fra satira estrema e insulti minacciosi sui muri delle città.
Questo Papa è un mistero mediatico, più si mostra difficile e rigoroso più piace, meno concede alla folla più essa lo applaude, più si allontana dall’atmosfera televisiva del suo predecessore polacco, più gli assomiglia nell’essere amato.
Ha fatto scelte di vertice anticonformiste, definibili nella sostanza come progressiste. Bertone è un cardinale salesiano fuori dalla carriera diplomatica, designato Segretario di Stato. Hulmes, un cardinale sudamericano che da giovane fu vicino ai teologi della liberazione ed è tuttora amico di Lula, presidente operaio del Brasile, è stato chiamato in Vaticano come prefetto della Congregazione più difficile, quella che governa su tutti i preti del mondo.
SE NON FOSSE stato scelto due anni fa come Papa, Joseph Ratzinger, domani, uscirebbe per limiti di età dal numero dei cardinali che in Conclave eleggono i Pontefici. A questo ottantenne la missione chiede di essere giovane. E lui non si sottrae.
Affronta i temi più ardui, non tralascia l’organizzazione che negli ultimi anni di Wojtyla malato aveva patito inevitabili rinvii. Guarda in faccia i punti di crisi. Conosce l’ossessione anticristiana dell’industria culturale, che vende besteller fantateologici.Questi libri inseguono la mania New Age nell’imporre alla gente un’idea di Gesù non Cristo, non figlio di Dio, un maestro di vita di duemila anni fa con moglie e prole. Queste frivolezze prima o poi passeranno.
Ma Ratzinger sa che dietro ben più grave c’è nella società moderna una deriva materialistica, che sottrae intelligenza.Vengono perseguitati silenzio e meditazione, indispensabili per pensare Dio e pregarlo. Il Papa conosce l’assalto delle sette al cattolicesimo sudamericano. Legge poi con dolore la nuova miscredenza europea, che fa pessimo uso delle macerie dell’ideologia comunista. Non sottovaluta gli errori e le debolezze interne. E’ severissimo contro i preti che portano scandalo. Ha bisogno di giovani entusiasti, di persone coerenti.
CI SONO settori cattolici italiani oggi in grande vigoria. Basti pensare ai volontari, alla Comunità di Sant’Egidio come a tanti altri centri propulsivi. I media cristiani hanno raggiunto punte professionali di eccellenza: l’Avvenire vale il giornale di via Solferino come ampiezza di prospettiva internazionale e come autorevolezza di editoriali. Sat 2000 è la più seguita tv satellitare.
L’Università Cattolica coltiva fra l’altro la migliore scuola di scienza della comunicazione d’Europa. Molto nella Chiesa affidata a Benedetto XVI è da fare e da rimettere a posto, modernamente ma senza resa alla modernità.
Come si usa dire nei compleanni: altri venti anniversari come questo, Padre Ratzinger. Sia ancora lungo il tuo tempo operoso.
di Gaspare Barbiellini Amidei
Quotidiano Nazionale, 15 aprile 2007
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