26 maggio 2008

Il Papa all'Angelus: "Non si può restare indifferenti" (Zavattaro)


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ANGELUS - Non si può restare indifferenti

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Fabio Zavattaro

Betlemme in ebraico significa “casa del pane”. È nato in questa località Colui che il Padre ha mandato nel mondo come pane vivo disceso dal cielo, come pane della vita. Ancora è nato a Betlemme facendosi “chicco di grano” per essere “seminato nella nostra terra, nei solchi della nostra storia; si è fatto pane per essere spezzato, condiviso, mangiato; si è fatto nostro cibo per darci la vita”.
Nel giorno in cui molte Chiese celebrano la festa del Corpus Domini – festa dell’Eucaristia, ricorda Benedetto XVI – all’Angelus il Papa dedica la sua riflessione alla festa liturgica e la coniuga con uno dei drammi più acuti, e non solo del nostro tempo, in molte regioni della terra: la povertà e la fame nel mondo. Ferite ancora aperte in tante parti del mondo. Papa Benedetto ricorda così che l’Eucaristia è scuola di carità e di solidarietà. “Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi a chi, anche ai nostri giorni, è privo del pane quotidiano. Tanti genitori riescono a malapena a procurarlo per sé e per i propri bambini. È un problema sempre più grave, che la comunità internazionale fa grande fatica a risolvere”.
Di emergenza alimentare si occuperà il vertice della Fao in programma per il 3 giugno prossimo. Ma il Papa richiama tutti all’impegno perché la Chiesa, ricorda, “non solo prega «dacci oggi il nostro pane quotidiano» ma, sull’esempio del suo Signore, si impegna in tutti i modi a moltiplicare i cinque pani e due pesci con innumerevoli iniziative di promozione umana e di condivisione, perché nessuno manchi del necessario per vivere”.
Sulla questione della povertà nel mondo, delle carestie, e dell’impegno ecclesiale era intervenuto anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, rispondendo a quanti lamentavano una latitanza della Chiesa dicendo, a Sant’Ivo alla Sapienza: “Qualcuno ha lanciato un rimprovero sul silenzio della Chiesa, ma è un silenzio assordante se pensiamo a tutta l’attività promozionale della Chiesa e ai messaggi lanciati dal Papa, tanto che mi sembra che questa informazione sia fuori luogo”.
Nelle parole di Benedetto XVI all’Angelus, vi era un altro tema che sta a lui particolarmente a cuore: la Cina.
Parole che sono un nuovo gesto di attenzione verso il grande Paese colpito dal terremoto con migliaia di vittime, di feriti e di persone senza casa. In piazza San Pietro era presente un folto gruppo di fedeli cinesi che sabato 24 maggio hanno preso parte, nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, alla giornata di preghiera indetta dal Papa: un centinaio di sacerdoti cinesi hanno celebrato messa assieme al cardinale Ivan Dias, responsabile di Propaganda Fide, il dicastero missionario vaticano.
Nel salutare i presenti, Benedetto XVI ha rinnovato il cordoglio per le vittime e la vicinanza spirituale ai sopravvissuti, sollecitando la solidarietà internazionale. “Affido all’amore misericordioso di Dio – ha affermato – tutti quei vostri concittadini che in questi giorni sono morti in conseguenza del terremoto che ha colpito una vasta aerea del vostro Paese; rinnovo la mia vicinanza personale a quanti stanno vivendo ore di angoscia e di tribolazione. Grazie alla fraterna solidarietà di tutti – ha proseguito – possano le popolazioni di quelle zone tornare presto alla normalità della vita quotidiana. Insieme con voi chiedo a Maria, aiuto dei cristiani, nostra Signora di Sheshan, di sostenere – ha detto citando la preghiera da lui composta per la giornata di preghiera – l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”, rimanendo “sempre testimoni credibili” del suo amore e “mantenendosi uniti alla roccia di Pietro su cui è costruita la chiesa”.
In Cina la situazione della Chiesa è complessa: convivono, in realtà, due Chiese ancora formalmente divise, quella clandestina fedele al Papa e quella ufficiale controllata dal governo. C’è da sottolineare, inoltre, che da tempo il Vaticano sta cercando un “modus vivendi” con il governo per nominare vescovi di propria scelta e per far sì che il clero della Chiesa patriottica ritrovi una unità con la Chiesa di Roma. Cina, dunque, che resta una delle priorità del pontificato. Negli ultimi mesi, Papa Ratzinger ha moltiplicato i propri gesti di attenzione al grande Paese asiatico. Come non ricordare, ad esempio, l’ospitalità data in Vaticano, lo scorso 7 maggio, all’Orchestra filarmonica di Pechino che ha eseguito un concerto in suo onore. L’impegno della Santa Sede è anche rivolto a favorire una maggiore apertura della Cina all’Occidente e, ovviamente, costituire i presupposti per giungere, in tempi non lunghi, a piene relazioni diplomatiche con Pechino.

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