18 aprile 2007

Aggiornamento rassegna stampa del 18 aprile 2007


Vedi anche:

Rassegna stampa del 18 aprile 2007

I cardinali descrivono la personalita' di Papa Benedetto

Vaticano ed Israele...un'intervista a Abraham B. Yehousha




IN ATTESA DI PIETRO
Presentata in Vaticano la visita che porterà il Pontefice a Vigevano e Pavia. Ratzinger presiederà la Messa negli Orti Borromaici e si recherà al policlinico San Matteo e all’Università pavese

Il Papa in Lombardia sulle orme di Agostino
Nel segno dell'Ipponate il viaggio di sabato e domenica. Benedetto XVI pregherà nella Basilica in cui sono custodite le sue reliquie e benedirà la prima pietra di un nuovo centro culturale agostiniano

Da Roma Mimmo Muolo

Il Papa sulle orme di sant'Agostino. Dopo averne studiato fin da giovane il pensiero (non a caso gli ha dedicato la sua tesi di dottorato nel 1953), dopo le frequenti citazioni nei suoi discorsi da cardinale prima e da Pontefice poi, Benedetto XVI rende omaggio al santo teologo e filosofo in quella Pavia che dal 725 custodisce le sue reliquie. E lo fa nella domenica temporalmente più vicina al 24 aprile, giorno che segnò un punto di non ritorno nella vita del vescovo di Ippona. In quella data, infatti, durante la notte di Pasqua dell'anno 387, Agostino venne battezzato a Milano da sant'Ambrogio. E il 14 novembre 2004, l'allora cardinale Ratzinger, presiedendo a Ostia la celebrazione eucaristica alla presenza delle reliquie del santo, paragonò la storia del grande teologo a quella del figliol prodigo, presentandola come paradigma dell'auspicato ritorno alla casa del Padre di tutta la cultura del mondo occidentale.
A ricordare quest'ultimo episodio è stato ieri padre Giustino Casciano, priore del Convento di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia, intervenendo con il priore generale degli agostiniani, padre Robert Francis Prevost e padre Vittorino Grossi dell'Istituto patristico Augustinianum di Roma alla presentazione del viaggio papale, che si svolgerà sabato 21 e domenica 22, ma non avrà comunque solo la tappa pavese. Benedetto XVI, infatti, con squisita sensibilità pastorale, ha aggiunto anche la tappa di Vigevano, che si trova in provincia di Pavia ed è l'unica diocesi lombarda che Giovanni Paolo II non aveva potuto visitare nel corso del suo lungo pontificato.
Nel corso della presentazione ai giornalisti, svoltasi ieri nella sala stampa vaticana alla presenza del direttore padre Federico Lombardi, è stato illustrato il programma e il senso della visita. A Pavia (della tappa di Vigevano parliamo a parte) il Pontefice giungerà nella serata di sabato, atterrando in elicottero nello stadio della città, accolto dal vescovo, monsignor Giovanni Giudici. Si trasferirà poi in auto al centro della città, dove sul sagrato del Duomo riceverà il saluto del sindaco, Piera Capitelli, e pronuncerà un breve saluto. Quindi si recherà a piedi nell'episcopio dove cenerà e trascorrerà la notte.
La domenica pavese di Benedetto XVI inizierà alle 9, quando è prevista la visita al Policlinico, dove il Papa terrà un discorso. Quindi il Pontefice raggiungerà gli "Orti Borromaici", dove alle 10,30 celebrerà la Messa con i vescovi della Lombardia e una rappresentanza dei padri agostiniani. Seguirà la recita del Regina Coeli. Dopo il pranzo e una breve sosta in episcopio, alle 16,15 Benedetto XVI incontrerà il mondo della cultura all'Università, accolto dal rettore Angiolino Stella. Qui il Papa terrà un discorso ai docenti e agli studenti.
Infine la tappa forse più attesa. Alle 17, infatti, si trasferirà alla basilica di San Pietro in Ciel d'Oro, dove sono custodite le reliquie di sant'Agostino, per un incontro riservato ai sacerdoti e ai religiosi, introdotto tra gli altri dal priore generale degli Agostiniani, padre Robert Prevost. La celebrazione dei Vespri nella basilica, alle 17,30 sarà in pratica l'ultima tappa della visita. Seguiranno, alle 18,45 nello stadio "Fortunati" il congedo dalle autorità, poi il trasferimento in elicottero a Linate, da dove il volo papale per Ciampino decollerà alle 19.
Padre Prevost ha annunciato ieri ai giornalisti che «prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Ciel d'Oro, il Papa benedirà il progetto e la prima pietra del Centro Culturale Agostiniano, che l'Ordine intende costruire ed intitolare a Benedetto XVI a motivo dei forti legami spirituali e teologici che legano il Pontefice al santo di Tagaste». Il nuovo centro culturale, che sorgerà proprio accanto alla Basilica, «intende promuovere la spiritualità e il pensiero filosofico e teologico del vescovo di Ippona - ha proseguito padre Prevost - come scuola di spiritualità, ambiente di evangelizzazione e promozione del pensiero agostiniano e come luogo di dialogo interculturale e interreligioso». Alcune domande, nel corso della conferenza stampa, hanno riguardato gli sponsor di un concerto, che si terrà sabato sera a Pavia, tra i quali figurano "I Circoli", associazione culturale fondata da Marcello dell'Utri e una nota casa di distribuzione cinematografica. «Si tratta di un evento - ha precisato padre Lombardi - al di fuori del programma ufficiale del viaggio».

Avvenire, 18 aprile 2007


Bertone: «Pio XII aprì gli istituti agli ebrei»

Ieri il segretario di Stato vaticano è tornato sul tema ricordando un documento firmato da papa Pacelli

Salvatore Mazza

Roma. Pio XII, il 25 ottobre 1945, siglò «una circolare della Segreteria di Stato, con la quale si forniva l’orientamento di ospitare gli ebrei perseguitati dai nazisti in tutti gli istituti religiosi, di aprire gli istituti e anche le catacombe». Lo ha ricordato ieri sera il cardinale Segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, commentando così, indirettamente, la crisi tra Santa Sede e Israele suscitata dall’esposizione di due foto di Pio XII, accompagnate da una didascalia giudicata "offensiva", nella cosiddetta "sala dei reprobi" dello Yad Vashem, il Mausoleo dell’Olocausto di Gerusalemme. Crisi poi rientrata in seguito alle assicurazioni da parte della direzione del museo di essere pronti a «rivalutare» la situazione in base alle nuove risultanze storiche, cosa della quale, secondo quanto riferito sempre ieri dal segretario del Pontificio Consiglio per i laici, monsignor Josef Clemens che ha citato in proposito fonti tedesche, si dovrebbe occupare una commissione mista. Bertone, prendendo spunto dalla presentazione del libro di Maria Franca Mellano «L’opera salesiana Pio XI all’Appio Tuscolano di Roma» presso lo stesso Istituto Pio XI, nel quale appunto si ricordano le centinaia di ebrei rifugiati lì durante la II Guerra Mondiale, ha definito quel momento «una storia luminosa di generosità e attenzione». «Ma – ha aggiunto – quest’opera è stata resa possibile, non solo qui ma ovunque, da una circolare della Segreteria di Stato con la sigla di Pio XII», osservando come «è impossibile che Pio XII, che firmò quella circolare, non abbia approvato questa decisione». Al termine dell’incontro, conversando coi giornalisti sui due anni di pontificato di Benedetto XVI, ha ricordato tra i «momenti di maggiore attesa» del 2007 «la lettera che il Papa scriverà alla Cina», che «sarà un grande segno di attenzione non solo alla Chiesa cattolica cinese ma anche al grande popolo cinese, a questo grande Paese», e i discorsi che il Papa rivolgerà ai vescovi dell’America Latina nel suo prossimo viaggio in Brasile, quando «tratterà i problemi della fede e delle sette, ma anche della povertà e dei regimi autoritari». Non manca un pensiero anche per Mosca e per il possibile incontro con Alessio II; per il quale, però, al momento «attendiamo dei segnali».

Avvenire, 18 aprile 2007


PAPA Ratzinger ha compiuto 80 anni e Mina, la celebre cantante, gli ha voluto preparare, virtualmente ...

... sulla prima pagina de La Stampa, la torta Bayerische Holler-Clarlotte. Un omaggio «per aggiungere dolcezza al Suo sorriso che irradia serenità» cosciente che quella era una torta che sapeva fare magistralmente sua mamma Maria, cuoca d'albergo. Sembra una ventata di Primavera l'iniziativa di Mina, davanti alle tensioni che recentemente hanno preso di mira la Chiesa. E qualche giorno prima Massimo Gramellini aveva scritto che davanti a un crescente analfabetismo religioso non c'è mai stato tanto bisogno di spiritualità come oggi. E difatti piazza san Pietro pare abbia raggiunto numeri record con questo Papa, nonostante - scrive sempre Gramellini citando Messori - «molti parroci sopraffatti dal buonismo - parlano di Gesù come se fosse Veltroni». E poi fa un affondo che ci tocca un po’ da vicino: «Il Vicario di Cristo non potrà compiere il miracolo di rendere meno noiose certe omelie... Se dunque i cuochi (i preti - ndr) continuano a occuparsi d'altro e non di spiritualità, è naturale che uno finisca per cucinarsela da sé». Ma Benedetto XVI sa bene che il vino matura col tempo e non a caso usò la metafora delle "vigne del Signore", quando nella primavera di due anni fa giunse al soglio Pontificio. Piace questo Papa, perché se non altro sa dove andare, proprio come un pastore che avverte i pericoli per un gregge che molti vorrebbero disperso, senza riferimenti in una famiglia, una casa, un valore. Fu infatti il "relativismo" una delle prime denunce del suo pontificato, cosa che a molti tutto sommato non dispiace, come chi volentieri aggira quella che viene chiamata "assunzione di responsabilità".

Il Tempo, 18 aprile 2007


Il cardinale piacentino, oggi 92enne, venne ordinato a Santimento dal vescovo Menzani il 18 aprile del 1937

Tonini: «Prete da settant'anni, lo rifarei»

Per l'anniversario gli auguri di Ratzinger e un convegno di bioetica

Oggi interviene a Melegnano ad un convegno di bioetica, domani presenterà un libro a Cinisello Balsamo, ieri mattina, a Ravenna, ha parlato per oltre un'ora ai microfoni di una troupe Rai. È la vita frenetica di un arzillo 92enne che da settant'anni esatti veste la talare e ne va fiero. Mai un ripensamento, mai un "rospo ingoiato" o un "obbedisco" uscito tra i denti. Il cardinale Ersilio Tonini non ha difficoltà a dire: «Sono nato prete e nella mia vita sono stato fortunato: ho fatto quello che avevo sempre desiderato sin da quando avevo sei anni». Questa mattina ricorrono i 70 anni esatti dal giorno dell'ordinazione di Tonini; due giorni fa, Benedetto XVI° ha festeggiato il suo ottantesimo compleanno. Il cardinal Tonini e papa Ratzinger non hanno mancato di scambiarsi vicendevolmente gli auguri per questi due eventi da celebrare.
In realtà il cardinale piacentino , a quanto racconta la suora sua assistente, non ha dato troppa pubblicità ai suoi settant'anni di sacerdozio che, a Ravenna, sono stati celebrati ieri mattina con una cerimonia molto sobria all'interno della comunità in cui Tonini vive. È tuttavia sufficiente una telefonata da Piacenza perché la macchina dei ricordi del cardinale si metta in moto e continui inesauribile con incredibile dovizia di particolari. «Nel 1937 siamo stati ordinati sacerdoti in 24 dal vescovo Menzani - esordisce il cardinale -, in 4 a Santimento il 18 aprile. Il vescovo, in quel periodo, stava facendo la visita pastorale ed è stato per questo motivo che l'ordinazione non si tenne in cattedrale. Di quei 24 siamo rimasti in due: io e monsignor Luigi Molinari, che fece il parroco a Pianello».
«Di quella data ho un ricordo splendido - dice Tonini - era il giorno in cui si arriva allo scopo di tutta una vita, un sogno che si corona». Già, perché Ersilio Tonini ha cominciato presto ad avere le idee chiare: «Ho iniziato a rendermene conto a 6 anni: mio padre stava menando la polenta sul fuoco la sera, io, che ero piccolino, mi infilai sotto il camino e gli chiesi, in dialetto, se ci volevano molti soldi per studiare da prete. Mi rispose che ce ne volevano tanti. Poi si confidò con mia madre la quale, un giorno, mi chiamò e mi disse: "Sono desideri belli, però ora sei piccolo, poi si vedrà, adesso pensa a fare il bravo a stare vicino al Signore, ma non rivelare a nessuno il tuo desiderio sennò non saresti più libero». «Fu un suggerimento ottimo - continua il cardinale -, se avessi cambiato parere sarei stato segnato per la vita, se avessi reso pubblico il mio desiderio, qualcuno avrebbe potuto tentare di convincermi a desistere». Tonini è un fiume in piena: «Un giorno un contadino che aveva intuito qualche cosa mi disse: "Ragazzo non vorrai mica fare il prete?! Perché, devi sapere, sono tutte favole e i preti servono solo a mantenere la santa bottega". Io non dissi nulla e mi tenni tutto per me, con una gran voglia di guardarci dentro. Quando arrivai al liceo mi buttai sulla filosofia e gli studi supportarono il mio convincimento».
Settant'anni con la medesima "casacca" sono un primato invidiabile: «I momenti belli sono stati tanti. Non mi sono mai pentito, assolutamente. Quando ero chierichetto a Centovera e il parroco parlava a messa mi chiedevo perché non potessi farlo anch'io». Siccome a San Damiano era già tutto esaurito, tutte le domenica il piccolo Tonini andava a piedi fino a Centovera per fare il chierichetto. «Rifarei la stessa scelta anche ora, a distanza di settant'anni: era un desiderio per il quale sono nato, non ho sognato altro che fare il prete».
«Nel mio paese - prosegue - quando hanno saputo che il figlio di un contadino andava a fare la quarta elementare a San Giorgio e la quinta a Carpaneto si sono meravigliati tutti, quando hanno capito che volevo andare in seminario erano molto sorpresi. Nel mio paese non era mai accaduta una cosa del genere». La scelta di fare il prete sorprenderebbe oggi come allora, ma oggi, come allora, Tonini direbbe di sì: «Oggi il problema è un altro: il clima familiare. A casa mia c'era una grande serenità, mio padre non ha mai alzato la voce con mia madre. Oggi c'è una tensione verso lo star bene, mia madre, invece, mi comunicò lo stupore per essere al mondo». «Sono stato molto fortunato come uomo e come sacerdote. Ho fatto tanto: lo studio a Roma, poi Piacenza e la guerra, a Salsomaggiore, il Nuovo Giornale, la nomina a vescovo, insomma ti rendi conto che c'è un'attenzione di Dio su di te».

Federico Frighi

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