8 aprile 2007

Aggiornamento rassegna stampa dell'8 aprile 2007


Vedi anche:

FOLLA RECORD PER LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI: OLTRE 120MILA PERSONE IN PIAZZA SAN PIETRO

Rassegna stampa dell'8 aprile 2007

Il Papa: Signore, dimostra anche oggi che l’amore è più forte dell’odio. Che è più forte della morte


Liberati grazie al Papa

Ieri la Santa Sede ha confermato le indiscrezioni. I marinai inglesi sono tornati alle loro case grazie all’intervento del Papa che in una lettera al presidente iraniano aveva chiesto un gesto di buona volontà con il rilascio degli ostaggi in occasione delle festività pasquali.

CHISSÀ se anche stavolta ci sarà qualcuno pronto a tirare in ballo l’ingerenza della Chiesa per la lettera ...


... che il Papa ha inviato al presidente iraniano per chiedere la liberazione dei 15 marinai inglesi. Questa domanda diventa legittima perché c’è ancora qualcuno che si ostina a considerare l’impegno del Papa alla stregua di quello di un partito politico. Difficile far capire che Benedetto XVI si muove su un’altra logica. La sua preoccupazione è quella di parlare al cuore dei credenti, di sollecitare, anche di pretendere, scelte coerenti con la Fede. È con lo stesso spirito che si muove nei rapporti internazionali. Al primo posto c’è l’uomo, c’è la denuncia della violenza, il richiamo costante alla tutela della dignità, la speranza di pace. Quella lettera che ha aperto la strada della libertà per quei marinai è forse riuscita a far breccia dove le diplomazie o la minaccia hanno fallito. È un messaggio di speranza per questa Pasqua, che tutti, laici o cattolici, dovrebbero saper apprezzare. Si racconta che Stalin in tono ironico chiese di quante divisioni disponesse il Papa. Nessun esercito, solo un coerente impegno e la testimonianza di un credo da portare nel mondo anche quando tutto sembra andare in direzione opposta. E questo dà forza alla sua azione anche in quei paesi, come quelli che fanno riferimento all’Islam, che però sentono il peso di una autorità morale che non si piega alla convenienze del momento. Che non sente il bisogno di assecondare mode o stili di vita che non rappresentano una scelta di libertà, ma che, molto spesso, sono il frutto dell’assenza di punti di riferimento, di valori. Proprio le festività di Pasqua dovrebbero servire a una profonda riflessione sul ruolo della Chiesa. Intervenire per ridare la libertà di alcune persone ingiustamente fatte ostaggi, o ricordare i principi cristiani sono due facce della stessa medaglia. Non si può approvarne una e contestarne l’altra a costo di alimentare pericolosi rigurgiti di anticlericalismo. Già in altre parti del mondo la cultura dell’odio provoca lutti e sofferenze. Il messaggio che parte da Roma, da San Pietro, in queste ore di festa, va in direzione opposta. È un segnale di speranza per tutta l’umanità.

Il Tempo, 8 aprile 2007


Il Papa: «Dio porti luce anche nelle mie notti oscure»

Gli auguri di Napolitano: gli italiani si riconoscono nelle sue parole su pace, concordia e rispetto reciproco

CITTA’ DEL VATICANO - Negli «inferi di questo nostro tempo moderno», nella notte del cuore di ognuno, nei momenti in cui tutto sembra perduto, c’è la mano di Cristo che non abbandona mai l’uomo. Così predica il Papa teologo durante la veglia pasquale, il rito piu’ lungo di tutto l’anno ma anche tra tutti il più suggestivo con le migliaia di fiammelle che brillano nel buio della basilica di San Pietro ad indicare la luce del Risorto. Benedetto XVI rievoca le ore dell’attesa della vittoria di Cristo poi invoca soccorso anche per se stesso: «sii anche nelle mie notti oscure con me e conducimi fuori! Aiutami, aiutaci a scendere con te nel buio di coloro che sono in attesa, che gridano dal profondo verso di te». Umilmente si cala nei panni di chiunque si misuri con la condizione umana fatta di difficoltà e fatiche. Per tradizione durante la veglia impartisce il battesimo a due bambini e a sei donne, due di loro sono cinesi anche e’ impossibile sapere se provengono dalla Cina continentale oppure da Taiwan. Durante la Via Crucis la presenza di un’altra ragazza cinese per aiutarlo a portare la croce. Segno che Papa Ratzinger guarda al continente asiatico con attenzione. In Asia, immenso bacino d’anime, i cattolici sono piccola minoranza ed è proprio là che la Chiesa spera di espandersi nel prossimo futuro. La veglia prepara la messa di Pasqua. Grande attesa per il messaggio urbi et orbi in mondovisione. Quest’anno i paesi collegati sono 108, quattro in più di quelli dell’anno scorso, Russia compresa. La Pasqua 2007 coincide con quella ortodossa e il Patriarca Alessio II ha inviato un messaggio di auguri al Papa. Auguri anche dal presidente Napolitano: «la Pasqua e’ un messaggio di speranza e fiducia». «Nelle sue parole sulla pace, concordia e rispetto reciproco il popolo italiano si riconosce pienamente». Al termine della messa indulgenza plenaria per tutti.
F.Gia.

Il Messaggero, 8 aprile 2007


Scola: «Noi vescovi vogliamo rispettare la laicità fino in fondo»
Per il Patriarca di Venezia occorre «un racconto reciproco e rispettoso»

di FRANCA GIANSOLDATI

Inevitabili i cenni alla laicità, alle sfide imposte dalla transizione che stiamo vivendo nel passaggio dalla modernità alla post-modernità, al travaglio della cultura contemporanea, al dialogo tra la fede e la ragione. Temi che il Patriarca di Venezia, dottore in filosofia e teologia, ha sviscerato anche nel suo ultimo libro intitolato Una nuova laicità e pubblicato dalla Marsilio.
Oggi si celebra la Pasqua. La Resurrezione di un Uomo vissuto duemila anni fa. Tutto ciò per chi fatica a credere appare alquanto irragionevole, una specie di mito...
«Dobbiamo davvero deciderci ad aprire la ragionevolezza della nostra mente a 360 gradi, facendo i conti con tutti gli aspetti della realtà. Gesù Cristo è un aspetto fondamentale della realtà. La Pasqua è un elemento centrale della realtà: non è un mito, non è un autoinganno col quale noi cerchiamo di spegnere l'anelito di immortalità che ci portiamo nel cuore, ma è l'evento decisivo in cui esso trova risposta».
La fede in Cristo dunque poggia su fatti verificabili?
«Il grande Sant'Ireneo diceva che la fede poggia su fatti. Il fatto fondamentale della morte e resurrezione di Cristo cosa ci dice? Dice che Gesù ha ucciso la morte, ha vinto il peccato e ha vivificato l'uomo».
Scusi se insisto, ma la Resurrezione di un corpo non è un evento possibile né tanto meno verificabile scientificamente...
«Noi oggi corriamo il rischio di ridurre la scientificità al puro calcolabile. E non facciamo rientrare in essa, per esempio, i fatti della morte e Resurrezione di Gesù di Nazaret che sono invece una documentazione carica di speranza nella resurrezione che, come dice il Papa, non è affatto un semplice ritorno alla nostra vita terrena. Ci sono fenomeni che sono ritenuti da molti non scientifici, ma non c'è nulla di più rigorosamente ragionevole, se si considera questa categoria in senso pieno, della “grande mutazione” che è stata la resurrezione di Gesù e la speranza che essa infonde nella nostra personale resurrezione».
In Italia il cattolicesimo tiene? O anche gli italiani, come il resto degli abitanti degli altri paesi europei di forte tradizione cattolica, si stanno allontanando come mostrano certe statistiche?
«Constato una forte dissonanza tra l'opinione fatta circolare dai mass media sulla Chiesa e sulla natura della fede del nostro popolo e, dall’altra parte, la realtà che mi sembra di incontrare de visu quando, come faccio da due anni ormai tutte le settimane, sosto in visita nelle parrocchie. In realtà una smentita dell’opinione generalizzata dei media l’abbiamo già avuta con il censimento dei frequentanti la messa e con l’indagine sulla fede, condotti entrambi alcuni mesi fa nella mia Diocesi».
E cioè?
«Ribadisco: constato la realtà. Vedo che, quasi sempre, quando celebro la messa nelle parrocchie veneziane almeno un quinto, se non un quarto degli abitanti, è fisicamente presente alla messa con il Patriarca. E inoltre, nei vari momenti della visita, incontro persone profondamente dedite alla famiglia e all’educazione dei figli, capaci di una condivisione straordinaria verso le situazioni di sofferenza fisica e morale. E poi ancora altri impegnati con grande energia nel volontariato; vedo un’attenzione straordinaria da parte delle parrocchie per i bambini e i ragazzi; occasioni per i genitori che ritrovano una fede più convinta con l’inizio della scuola materna dei loro figli, cui si dedicano in modo ammirevole religiose e laiche».
Una situazione tutta rose e fiori dunque...
«Certamente non sottovaluto il problema critico di questa nostra realtà che tuttavia è vitale. Il problema critico è il passaggio travagliato, in atto da qualche decennio, da un cristianesimo vissuto come convenzione ad un cristianesimo che è da guadagnare, nella libertà di ogni persona, come convinzione. Un passaggio cruciale che implica un approfondimento di quello che chiamo educazione al pensiero di Cristo. E che perciò indica un’immedesimazione più potente nella Parola di Dio, che giunga fino alla catechesi e consenta un giudizio secondo il cuore di Gesù sui fenomeni degli affetti, del lavoro e del riposo. Perché la nostra Pasqua sia piena, dobbiamo tutti impegnarci in questa direzione».
Che ne dice delle polemiche sull'ingerenza dei vescovi? Non le pare che pian piano si stia lacerando il tessuto di collaborazione tra Chiesa e Stato?
«Sono rimasto molto colpito dal fatto che, in questo tempo in cui tutti sono portati a gridare all’ingerenza dei vescovi, sono stato invitato, senza alcuna richiesta da parte mia e senza alcuna pressione da parte dei sacerdoti, a sedute straordinarie ai consigli comunali di Jesolo, di Eraclea e del Cavallino. Sono stato sollecitato da tutti i rappresentanti del popolo di ogni partito a tentare un mio giudizio, del tutto opinabile, sulle questioni della vita buona, del bene comune e del buon governo. Questo a me sembra un segno evidente e molto bello che la grande tradizione di collaborazione fra la comunità ecclesiale e la comunità civile continua nelle nostre terre, evidentemente con maggior consapevolezza della natura plurale della nostra società, rispettosa di tutti. Analoghi inviti ho avuto dal mondo del lavoro: tutti hanno il desiderio di questo dialogo e confronto, perché si ha la percezione che il lavoro ha a che fare con il senso ultimo della vita».
Ma i vescovi vogliono davvero rispettare la laicità?
«Noi la vogliamo rispettare fino in fondo la laicità. Ma vogliamo una laicità nuova, fondata sulla narrazione, sul racconto reciproco in vista di un riconoscimento di tutti i soggetti esistenti nella società civile e plurale, ognuno rispettoso degli autentici diritti fondamentali di tutti, ma anche nel riconoscimento oggettivo del peso e della storia di ciascuno di questi soggetti».
Cosa ricorda della Pasqua della sua infanzia a Malgrate?
«La cosa più bella era il tempo che andava dalla grande proclamazione del Passio fino alla Resurrezione. In quel tempo non venivano suonate le campane e noi bambini dovevamo sostituire i loro suoni correndo per il paese con delle raganelle per avvisare la gente della successiva funzione. Le raganelle sono degli strumenti in legno, dotati di una linguetta che, battendo su un rullo girevole, producevano un caratteristico suono. In dialetto le chiamavamo “re-re” per via del loro suono».
Un gioco divertente oltre che impegnativo...
«Siccome c’erano sempre tre suoni di campana per ogni funzione, bisognava fare di corsa per tre volte, con le nostre raganelle gracchianti, il giro del paese. E lì si misurava la capacità dei singoli di correre e soprattutto la loro resistenza, perché per finire il nostro compito dovevamo fare dodici giri del paese. E per quello del sabato mattina, in occasione della Resurrezione, si cominciava alle cinque. Ho un ricordo straordinario di questa usanza antica che ad ogni Pasqua si ripeteva e che ad ogni Pasqua mi infonde dolcezza».

Il Messaggero, 8 aprile 2007


Ratzinger scrisse a Khamenei «Liberate i 15 britannici»

Città del Vaticano. Anche Benedetto XVI era intervenuto personalmente, con una lettera indirizzata alla Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, per contribuire a risolvere la crisi dei marinai britannici catturati. A liberazione ormai avvenuta, la Santa Sede ha confermato il passo diplomatico compiuto da Ratzinger a scopi «esclusivamente umanitari». Poche ore prima che avvenisse il rilascio dei marinai, mercoledì scorso, la lettera del pontefice era stata consegnata nelle mani di Khamenei. Nel messaggio il Papa si diceva fiducioso che una soluzione sarebbe stata trovata, con una prova di buona volontà. Auspicava inoltre che i marinai britannici potessero fare ritorno a casa per Pasqua. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad aveva spiegato che la decisione di «perdonare» lo sconfinamento in acque territoriali iraniane dei britannici era stata presa anche in occasione dell'anniversario della nascita di Maometto e della Pasqua di Cristo.

Il Mattino, 8 aprile 2007


Intervento di Benedetto XVI

ROMA - Anche Benedetto XVI era intervenuto su Teheran per chiedere la liberazione dei marinai britannici. La notizia, data oggi dal giornale britannico 'the Guardian', è stata confermata ufficiosamente in Vaticano. Papa Ratzinger ha infatti scritto una lettera alla guida suprema iraniana Ali Khamenei per intercedere per la liberazione dei 15 marinai britannici.Secondo il 'Guardian' la lettera del pontefice è stata recapitata a Khamenei mercoledì, qualche ora prima dell'annuncio che i marinai della Royal Navy sarebbero stati rilasciati. A detta del quotidiano londinese nella lettera il Papa auspicava che «gli uomini di buona volontà potessero trovare una soluzione» e chiedeva alla Guida spirituale dell'Iran che i militari britannici «potessero ritrovarsi con le loro famiglie in tempo per Pasqua». Il rilascio sarebbe stato «un significativo gesto religioso da parte del popolo iraniano». «È impossibile valutare l'impatto del messaggio del Papa ma - scrive il 'Guardian' - alcune frasi della lettera sono riecheggiate alla conferenza-stampa nel corso della quale è stato annunciato il rilascio dei quindici britannici. Il presidente Mahmud Ahmadinejad ha detto che la decisione di 'perdonare' i marines e marinai era stata presa in occasione del compleanno del grande profeta Maometto e in occasione della Passione di Cristo»

Il Gazzettino nord est, 8 aprile 2007

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