1 aprile 2007

Cardinale Bertone: i media travisano e oscurano il Papa


Grazie a Luisa abbiamo la possibilita' di leggere ampi stralci dell'intervista che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, ha rilasciato al settimanale francese "Le Figaro Magazine".
Ecco la traduzione originale del testo. Seguono gli articoli de "La Stampa" e "Repubblica"...evidentemente gli altri quotidiani non erano a conoscenza dell'intervista e/o hanno preferito ignorarla alla faccia del servizio ai lettori...
Un ringraziamento speciale a Luisa :-))
Mi fa molto piacere che finalmente la Chiesa abbia preso coscienza che occorre un'inversione di tendenza nel rapporto con i media in questo senso: qualsiasi falsificazione, qualsiasi forzatura o errata interpretazione va immediatamente denunciata e riportata sul piano della verita'.
Non bisogna lasciar correre, ma smascherare i "giochetti" di parte a cui spesso assistiamo.
Nell'articolo de "La Stampa", a firma di Marco Tosatti,si rimprovera (velatamente) il Papa perche', in fondo, si disinteressa dei media.
E se questa fosse la strada giusta? Sono convinta che il Pontefice faccia benissimo a non farsi stritolare dal circo mediatico.
Questo, pero', e' un discorso lungo che merita una riflessione a parte.

Raffaella


Estratto dell’intervista con Tarcisio Bertone, il “Primo Ministro” di Benedetto XVI.

T.B. “Il Papa ha spesso spiegato che la riforma voluta dal Concilio Vaticano II aveva come scopo oggettivo quello di rimettere Dio al centro della liturgia e di permettere al popolo cristiano di comprendere il significato dei grandi riti.
Il Vaticano II desiderava conservare il valore intrinseco della liturgia, tesa a permettere ai fedeli una partecipazione alla celebrazione del sacrificio divino. Il Santo Padre chiede dunque ai Vescovi, ai sacerdoti e ai credenti una fedele applicazione dei testi del Concilio. […].
Gli errori non sono nei testi del Concilio, ma nei comportamenti di coloro che hanno preteso di interpretare secondo il loro gusto personale la riforma liturgica del Vaticano II.

Riguardo al progetto del “motu proprio” che permettera’ un uso più esteso della Messa tridentina:

“La pubblicazione di questo “motu proprio” avrà luogo, ma sarà il Papa stesso a spiegare le sue motivazioni e ad inquadrare la sua decisione. Il Sommo Pontefice presenterà personalmente la sua visione circa l’utilizzo del Messale antico al popolo cristiano e, in particolare, ai Vescovi”.

Sul comportamento dei mass media:

“Osservo una ossessione di certi giornalisti sui temi morali, come il divorzio o le unioni omosessuali, che sono sicuramente delle sfide molto importanti, ma che non riassumono per niente il pensiero della Chiesa.
Allo stesso tempo, dobbiamo constatare la poca attenzione della stampa per le attività sociali e caritative di milioni di associazioni cattoliche nel mondo”.

Sulle falsificazioni storiche come il documentario di Cameron (“La tomba di Gesù):

“Gli autori che tentano di seminare la confusione […] approfittano dell’ignoranza religiosa. La Chiesa deve quindi riprendere in mano l’organizzazione della catechesi, rinnovare la predicazione dei suoi pastori, e denunciare sistematicamente le menzogne.
Il Santo Padre riassume perfettamente questa lotta spiegando che noi abbiamo il dovere di affermare insieme le ragioni storiche, filosofiche e teologiche della fede”.

Figaro Magazine del 31 marzo 2007


LA POLEMICA
Il cardinale Segretario di Stato vaticano: "C´è troppa concentrazione sul tema Chiesa e sesso"

E Bertone rampogna i media "Travisano e oscurano il Papa"

"Ci sono commentatori che estrapolano frasi dal loro contesto in modo ingannevole"

CITTÀ DEL VATICANO - - Il cardinal Bertone rampogna i media. Sarebbero disonesti nel riferire i discorsi del Papa e troppo concentrati sul tema Chiesa e sesso. E circonderebbero invece di un «silenzio assordante» le iniziative caritatevoli attuate in ogni continente. Intervistato dal giornale francese "Figaro", il segretario di Stato vaticano non usa mezzi termini. Dice che i messaggi della Chiesa sono sottoposti a «manipolazioni e falsificazioni» da parte di un certo numero di organi di stampa occidentali. «E´ un problema gravissimo - afferma - certi giornalisti sono fissati su questioni morali, come l´aborto e le unioni omosessuali, che sono senza dubbio argomenti importanti, ma assolutamente non rappresentano il fulcro del pensiero e dell´opera della Chiesa». La stampa, soggiunge il porporato, non scrive molto delle attività sociali e caritatevoli di migliaia di organizzazioni cattoliche in tutto il mondo».
Affrontando lo scandalo esploso dopo il discorso di papa Ratzinger a Ratisbona, Bertone dichiara: «Non comprendo l´errore dei media, che non hanno mai sottolineato che le parole del pontefice non vertevano specificatamente sull´Islam, ma che tema centrale del suo intervento era la questione di Dio al centro della vita sociale, poiché una società senza Dio è destinata all´autodistruzione». Poi, in crescendo, il porporato aggiunge: «Il pensiero di Benedetto XVI è stato oscurato. I commentatori che estrapolano le frasi dal contesto in modo ingannevole esercitano il loro mestiere in modo disonesto». Nell´intervista il cardinale tratta anche del prossimo decreto con cui Benedetto XVI autorizzerà la celebrazione della messa di Pio V in latino: «Non c´è nessuna ragione valida per non autorizzare i preti del mondo intero a celebrarla». Il commento riflette la posizione di Ratzinger, poiché i vescovi francesi hanno invece sollevato dinanzi al pontefice parecchie obiezioni. In ogni caso, ha spiegato Bertone, sarà il Papa stesso a precisare nel suo "Motu proprio" i motivi e le linee guida della sua decisione. «Il pontefice illustrerà personalmente ai fedeli e in particolare ai vescovi la sua visione dell´utilizzazione del vecchio messale». Riferendosi alla presenza dell´Islam in Europa, il segretario di Stato ha sottolineato la necessità di affermare «senza complessi» l´identità cattolica e cristiana. Un presupposto per il dialogo con l´Islam che Benedetto XVI considera importante per trovare i «principi che possono unirci», a parte le differenze.
(m.pol.)

Repubblica, 1° aprile 2007


Ratzinger il professore che trascura i media

MARCO TOSATTI

La Chiesa e i mass media sono ai ferri corti. O almeno così pensa il Segretario di Stato; un’opinione confermata anche dalla «nota» di ieri dell’arcidiocesi di Genova, che accusa titoli e sintesi di un giornale di aver tradito il pensiero del neo-presidente della Cei. Ma la crisi sta maturando già da qualche mese, per l’esattezza dall’incidente di Ratisbona, che ha incendiato il mondo islamico, e sta crescendo l’insofferenza delle gerarchie ecclesiastiche verso il modo in cui giornali e televisioni riportano le parole e le prese di posizione del Papa e dei suoi collaboratori. Ieri è stata l’intervista del braccio destro del Pontefice a lanciare la polemica; ma già qualche giorno fa padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, denunciava una «sofferenza», che ci ha ripetuto ieri: «Da diversi mesi ormai chi segue la stampa e in generale l’informazione in Italia si trova di fronte a un fiume ininterrotto di interventi di vario genere direttamente o indirettamente connessi al dibattito sulle coppie di fatto. Chi opera nel mondo delle comunicazioni sociali si rende ben conto che vi è certamente spesso un fondamento oggettivo di questi interventi, ma vi è pure altrettanto spesso una notevole amplificazione, e talvolta un’alterazione o una strumentalizzazione di parole o testi o intenzioni della “parte avversa”».
L’intento del responsabile dell’informazione del Papa non è di «colpevolizzare nessuno: facciamo uno sforzo tutti - ci ha detto - per uscire da questo circolo vizioso. Occorre rilanciare il grande dialogo della verità nel mondo dei media per spezzare l’incomunicabilità che si è andata determinando con l’insufficiente comprensione degli interlocutori in campo». I media semplificano, i media sotto stress e in velocità talvolta tradiscono, ed è vero; ma dentro le mura leonine c’è chi fa osservare che dalla scomparsa di Wojtyla in poi le «gaffes» mediatiche si sono moltiplicate. Si sussurra che in realtà a Benedetto XVI dei media importi solo fino a un certo punto; e tanto che lo stesso padre Lombardi, in un’intervista rilasciata a un giovane studioso dei media di Roma, ha detto che «al Papa personalmente non telefono mai». I contatti avvengono in genere tramite la Segreteria di Stato, o qualche volta, con il segretario personale del Papa, monsignor Georg. Pare di poter supporre che al pontefice regnante il rapporto con i media non sembra così fondamentale come al suo predecessore. E forse Benedetto XVI non vuole essere così aiutato come Karol Wojtyla, nei sentieri dell’insidiosa foresta della comunicazione. Si racconta che agli incidenti mediatici per un pelo non se ne sia aggiunto uno di portata gigantesca, nel viaggio in Polonia del maggio 2006. Nel testo del discorso che avrebbe pronunciato ad Auschwitz mancava la parola «Shoah»; e solo per caso un suo collaboratore laico ha preso l’iniziativa di farglielo notare; e la parola la cui assenza avrebbe certamente ferito la sensibilità ebraica è stata pronunciata tre volte.
Ma il cardinale Bertone esagera, nella sua denuncia? L’abbiamo chiesto a Vittorio Messori. «Ricordo un episodio recentissimo - dice lo scrittore - quando Benedetto XVI ha pubblicato la sua esortazione postsinodale “Sacramentum Caritatis”. Nei titoli gli hanno attribuito un “no alle leggi contro natura”, e questo ha provocato una folla di editoriali e invettive. Ma nelle 138 pagine del testo il termine “leggi contro natura” non c’era! Quindi forse qualche cosa c’è nell’accusa. Detto questo, io mi considero un vecchio cronista; e so come siamo costretti a sintesi selvagge, alla sintesi della sintesi che è il titolo, a sollecitare lettori distratti, e siamo soggetti alla dittatura dell’attualità: posso spiegarmi che ogni tanto tradiamo. Ma c’è anche un inquinamento ideologico». Perché con Wojtyla questo non sembrava succedere? Ci risponde, chiedendo l’anonimato, un grande esperto di comunicazione ecclesiale: «C’era una magia di Wojtyla, sentito come padre dell’Oriente e dell’Occidente, per cui alla fine “gli si perdonava tutto”. E’ come se questa tregua di Dio adesso fosse saltata. E alla Chiesa non si perdona più nulla».

La Stampa, 1° aprile 2007

Caro Tosatti, eviti di riportare il pensiero di anonimi esperti ecclesiali. Per sua natura l'anonimo e' un codardo e quindi puo' dire cio' che vuole senza assumersi alcuna responsabilita'.
Sa una cosa? Ratzinger e' sempre stato il parafulmine dei media perche' ha costantemente detto la verita' nuda e cruda senza nascondersi dietro il comodo manto dell'anonimato.
Sarebbe facile anche ora, per Benedetto XVI, lasciare che siano i cardinali ad andare al rogo, ma non e' nel suo stile...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vi seganlo questo sito, risalente ai tempi in cui Ratzinger non era ancora Papa:
http://www.ratzinger.it