11 aprile 2007

"Colpevoli di crimini enormi" (Benedetto XVI ai preti pedofili)


In questi giorni, sui media (ed in particolare su Repubblica) si parla della denuncia di alcuni fedeli nei confronti di un sacerdote che si sarebbe macchiato del gravissimo reato (e peccato) di pedofilia.
E' chiaro che ognuno di noi e' innocente fino a che non venga pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, tuttavia auspico che si faccia un'indagine puntigliosa e attenta per scoprire la verita' ed accertare i fatti.
Personalmente penso che la pedofilia sia uno degli atti piu' gravi ed imperdonabili che una persona possa compiere. Come afferma il Papa, cio' e' tanto piu' esecrabile se a commettere un reato e' un sacerdote.
In questa occasione, vorrei pero' evidenziare i due pesi e due misure usate dai media sulla vicenda.
Sembra quasi che, gratta gratta, sia Benedetto XVI il responsabile del silenzio tenuto finora dalle vittime e dalla Curia di Firenze.
Ricordiamo, per inciso, che la Curia e' stata informata solo nel 2004 e che la prossima settimana i Vescovi fiorentini saranno "a rapporto" da Benedetto XVI.
Qualcuno (i radicali) in passato ha accusato Papa Benedetto di aver voluto insabbiare alcuni casi di pedofilia nella Chiesa.
Niente di piu' falso visto che Ratzinger ha piu' volte denunciato la sporcizia nella Chiesa ed ha auspicato un intervento a sostegno delle piccole vittime.
Le accuse infondate nei confronti del Papa derivano da un documento, "De delictis gravioribus", firmato dal cardinale Ratzinger e dall'allora arcivescovo Bertone.
Peccato, pero', che quel documento non sia una libera iniziativa di Joseph Ratzinger, ma sia una sorta di regolamento attuativo di un "Motu Proprio" di Giovanni Paolo II, "LITTERAE APOSTOLICAE MOTU PROPRIO DATAE quibus Normae de gravioribus delictis Congregationi pro Doctrina Fidei reservatis promulgantur".

Come vediamo, leggendo attentamente, il Motu proprio (di Papa Wojtyla) e la Lettera ai Vescovi (firmata da Ratzinger), nessuno ha mai voluto insabbiare nulla, anzi: entrambi i documenti vanno nella direzione di impedire la prescrizione di simili reati e l'insabbiamento. In particolare, il cardinale Ratzinger chiedeva «non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici»..

C'e' poi la DURA CONDANNA di Papa Ratzinger nei confronti della pedofilia ecclesiastica, espressa il 28 ottobre 2006 di fronte ai Vescovi irlandesi.
Fatti non parole da parte del Pontefice!

A prova di quanto ho detto sopra, mi piace segnalare due articoli, pubblicati il 29 ottobre 2007, da un quotidiano insospettabile: Repubblica.
Sappiamo che il giornale di Ezio Mauro non e' propriamente filo-Ratzinger, eppure, OBIETTIVAMENTE, cosi' scriveva
:


LA CHIESA DI RATZINGER

Il Papa contro i preti pedofili "Colpevoli di crimini enormi"

Ratzinger: scoprire la verità e aiutare le vittime di abusi

Duro intervento davanti ai vescovi irlandesi in udienza "Minata la fiducia nella Chiesa, occorre ricostruirla"

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO

Gli abusi sessuali sui bambini «sono crimini abominevoli» che vanno perseguiti «con forza, determinazione e tempestività» per «punire i colpevoli e aiutare le piccole vittime». Ma quando i colpevoli sono «religiosi, questo particolare crimine diventa ancora più grande e la Chiesa deve fare tutto il possibile per assicurare alla giustizia chi lo commette, e nello stesso tempo dare sostegno alle vittime ed evitare che altre violenze simili possano ripetersi». Benedetto XVI davanti ad uno dei più grandi scandali esplosi negli ultimi anni in alcune diocesi della Chiesa cattolica: le violenze sessuali sui minori da parte dei preti pedofili. Tema scomodo e scottante affrontato ieri dal Papa per la prima volta, pubblicamente, da quando è asceso al soglio di Pietro, il 19 aprile 2005, ricevendo in Vaticano i vescovi irlandesi.
Era stato, nel marzo scorso, l´arcivescovo di Dublino, monsignor Diarmuid Martin, a rivelare che, secondo una inchiesta svolta tra i 2800 preti della sua diocesi, dagli anni ‘40 i casi di pedofilia accertati erano stati 350 e che i sacerdoti sospettati di aver compiuto violenze sessuali sono circa il 3 per cento del clero irlandese. Ieri l´arcivescovo Sean Bredy, primate d´Irlanda, ne ha parlato al Papa, e il pontefice ne ha tratto lo spunto per esortare tutta la Chiesa ad essere più «vigile ed attenta» verso un problema - gli abusi sui bambini - che scuote le coscienze e lacera le vite di tanti innocenti. «Voi - ha ricordato tra l´altro il Papa - , avete dovuto fare fronte negli anni recenti a molti e terribili casi di abusi sessuali su minori. Questi sono ancora più tragici quando ad abusare è un uomo di Chiesa. Le ferite causate da tali atti agiscono in profondità ed è un´operazione urgente ricostruire la fiducia e la sicurezza là dove esse sono state compromesse».

Di fronte a simili violenze, avverte Ratzinger, occorre «stabilire la verità per adottare qualsiasi misura necessaria per prevenire la possibilità che i fatti si ripetano, garantire che i principi di giustizia siano pienamente rispettati e, soprattutto, portare sostegno alle vittime colpite da questi enormi crimini».

«Parole giuste e sacrosante», commenta il cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Sanità della Santa Sede, nativo del Messico, uno dei paesi maggiormente colpiti da casi di abusi sessuali di preti. «Quando ero arcivescovo - ricorda il cardinale - di fronte a casi simili ero inflessibile e per niente tollerante. Occorre essere vigili, attenti, a partire dalla formazione nei seminari. Ma non va dimenticato che ci sono anche persone che denunziano la Chiesa solo per cercare di trarre vantaggi economici con l´inganno e la menzogna».

Repubblica, 29 ottobre 2006


IL RETROSCENA

La svolta di Wojtyla, la circolare di Ruini ai vescovi: quattro anni di sforzi per estirpare la piaga

Pubbliche ammende e lettere segrete così il Vaticano decise di dire basta

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO

LA SVOLTA avvenne tra il 2001 e il 2002.
Protagonisti papa Wojtyla e l´allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, cardinale Ratzinger.

Scosso e disgustato dall´ondata di scandali che stava investendo la Chiesa cattolica degli Stati Uniti, Giovanni Paolo II ruppe con il secolare costume ecclesiastico dell´insabbiamento e si affrancò dai consigli di quanti in Curia propendevano per una «prudenza» molto simile all´omertà.

Di colpo il pontefice polacco tirò i freni e con un Motu proprio del 18 maggio 2001 sancì il ruolo centrale dell´ex Sant´Uffizio nell´affrontare il fenomeno.
Vennero poi le «Linee guida» elaborate da Ratzinger.

Ai vescovi del mondo il cardinale chiedeva «non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio e la cura pastorale offerta dai vescovi e dagli altri responsabili ecclesiastici».
È questo il documento su cui oggi si basa la Santa Sede per contrastare e combattere la pedofilia del clero.
Al primo sospetto oggettivo il vescovo è tenuto a informare la Congregazione per la Dottrina della fede, che deciderà se far giudicare la questione a livello locale o avocare il procedimento in Vaticano. Lo stesso documento condanna ogni abuso della confessione per ottenere favori sessuali.

Per scongiurare frettolose archiviazioni Ratzinger - d´intesa con papa Wojtyla -prese anche la decisione di modificare i termini di prescrizione dei processi ecclesiastici. I dieci anni necessari per far decadere i procedimenti scattano (dopo la riforma del 2001) soltanto a partire dalla maggiore età della vittima, in modo da garantire a chi è stato abusato nel corso dell´adolescenza la piena facoltà di intervento in giudizio.
L´anno successivo il cardinale Ratzinger partecipò al vertice straordinario dell´episcopato americano, convocato a Roma, quando si stabilì «tolleranza zero» per i preti pedofili e l´immediato allontanamento di chiunque fosse coinvolto in indagini da incarichi ecclesiali a contatto con minori.
Le dure parole, usate ora da Benedetto XVI, trovano un precedente nell´escalation di interventi di Giovanni Paolo II dopo l´esplosione degli scandali. «L´abuso che ha causato questa crisi - disse ai vescovi americani nell´aprile del 2002 - viene giustamente considerato un crimine dalla società ed è anche un peccato sconvolgente agli occhi di Dio». Quando nel luglio del 2002 il pontefice polacco si recò a Toronto per la Giornata mondiale della gioventù confessò dinanzi a centinaia di migliaia di ragazzi e ragazze che i preti pedofili provocavano in lui «un profondo senso di tristezza e di vergogna».
Molti ritengono che l´allusione di Ratzinger alla «sporcizia» nella Chiesa durante l´ormai famosa Via Crucis del 2005, poco prima della morte di Giovanni Paolo II, si riferisse anche ai casi di pedofilia diffusi in ogni parte del globo. Da pontefice Ratzinger ha costretto alle dimissioni - risparmiandogli l´onta di un processo ecclesiastico - il fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, pressato da antiche accuse di pedofilia. Sulla situazione italiana il presidente della Cei Ruini mandò tempo fa una lettera a tutti i vescovi, che però non è mai stata pubblicata. Finora in Italia, tranne eccezioni, la tendenza nella gerarchia ecclesiastica è di aspettare le conclusioni della magistratura ordinaria, invece di punire per primi i colpevoli.

Repubblica, 29 ottobre 2006


Ecco, dunque, la verita':nessun insabbiamento, anzi, massima attenzione nei confronti delle vittime.
Il cardinale Ratzinger ha attuato le direttive del Motu proprio wojtyliano, ma, ancora una volta, i media hanno trovato il modo di attribuire a lui ogni colpa.
Due pesi e due misure? Certo! Un documento e' rivoluzionario o importante non in base al contenuto ma in funzione di chi lo firma? Semplice...ma evidente!

A mesi di distanza dall'articolo, obiettivo e fondato sulla verita', di Politi, leggo su "La Repubblica" (lo stesso giornali per cui scrive Politi):


LE LETTERE

Sesso in parrocchia, la procura indaga

Firenze, nel mirino i presunti abusi del vecchio sacerdote

Alcune donne violentate da bimbe autrici di denunce e memoriali sono pronte a testimoniare
La magistratura vuole accertare a quale epoca risalgano i fatti e se devono considerarsi prescritti


FRANCA SELVATICI


FIRENZE - Sono stati perduti tanti anni. Ora la procura di Firenze non intende perdere neppure un giorno. Appena venuto a conoscenza dalle pagine di «Repubblica» delle denunce di un gruppo di ex fedeli e di sacerdoti contro don Lelio Cantini, per quasi 40 anni parroco della chiesa della Regina della Pace, alla periferia di Firenze, il procuratore Ubaldo Nannucci ha aperto un procedimento penale per abusi sessuali pluriaggravati e continuati. L´obiettivo è quello di accertare se il sacerdote, che oggi ha 84 anni, abbia costretto per anni numerose bambine e ragazzine della sua parrocchia a subire atti sessuali, e se abbia esercitato gravissime violenze psicologiche su alcuni ragazzi avviandoli al seminario e alla vita sacerdotale.
«Dobbiamo stabilire - ha spiegato il procuratore - se è vero ciò che è stato scritto e poi, ammesso che ci siano delle conferme, bisogna verificare a quale epoca risalgono questi fatti. Per ora non si può dire se gli abusi denunciati siano prescritti o no. Bisogna vedere fino a quando si sono protratti quei comportamenti. L´unico dato di fatto, per ora, è che questo sacerdote è stato rimosso nel 2005». L´inchiesta dovrebbe avanzare speditamente. Alcune ex bambine della parrocchia, autrici di denunce e memoriali sinora rimasti confinati nell´ambito della Chiesa, sono pronte a salire le scale della procura della Repubblica per testimoniare il loro dramma.
Sinora alla magistratura non era arrivata alcuna denuncia contro don Cantini. Mai una denuncia nei lunghissimi anni in cui ha retto con mano ferma la parrocchia della Regina della Pace. Un silenzio che potrebbe spiegarsi da un lato con l´estremo turbamento e la vergogna delle vittime, che solo da pochi anni hanno scoperto di essere in tante e sono riuscite insieme a trovare il coraggio di chiedere giustizia e verità, e dall´altro con la rete di segretezza con cui la Chiesa ha voluto circondare la piaga della pedofilia nelle sacrestie. L´istruzione Crimen Sollicitationis (Delitto di sollecitazione) emanata dal Sant´Uffizio il 16 marzo 1962 e l´epistola De delictis gravioribus (Sui delitti più gravi), del 18 maggio 2001, vincolano i vescovi di tutta la Chiesa Cattolica al segreto sugli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti sui minori. L´epistola De delictis gravioribus porta la firma del cardinale Joseph Ratzinger e dell´arcivescovo Tarcisio Bertone, all´epoca rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione per la dottrina della fede. Fra i delitti più gravi «nella celebrazione dei sacramenti e contro la morale» l´epistola include sia gli abusi sui minori che «la sollecitazione, nell´atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso». Cioè proprio i crimini che le bambine di un tempo attribuiscono a don Cantini. Ma la stessa epistola impone su questi delitti il «segreto pontificio», il più rigido della Chiesa dopo quello del confessionale. La sua violazione comporta pene canoniche severissime, fino alla scomunica. E solo il Papa può togliere il vincolo.

Repubblica, 8 aprile 2007

Delle due l'una: o ha ragione Politi oppure la Selvatici!
Basta leggere il Motu proprio e la lettera "De delictis gravioribus" per rendersi conto che e' l'articolo di Politi a rispondere al vero.
Un consiglio a Repubblica: leggete gli articoli pubblicati dal vostro giornale prima di sparare a zero su chi non ha colpa, ma, semmai, molti meriti!

Raffaella

Sullo stesso argomento vedi anche:

Violenze di preti su minori: bilancio della “purificazione” in corso

Fine della storia per il fondatore dei Legionari di Cristo

La prima sentenza del prefetto Levada fa tremare la Legione

Legionari di Cristo. Sempre più vicino il processo a padre Maciel

Nessun commento: