14 aprile 2007

"Gesu' di Nazaret", rassegna stampa del 14 aprile 2007


Vedi anche:

"Gesu' di Nazaret" di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI

In questo post vengono pubblicati i primi articoli disponibili sul libro del Papa "Gesu' di Nazaret".
Si tratta di un primo elenco di editoriali in quanto stamattina tutti i giornali parlano del tema :-)

Raffaella







Benedetto XVI scrive di Gesù ma parla all'uomo
"Non è un atto di magistero, liberi di criticarmi"

di Redazione


Città del Vaticano - Il cristianesimo non è buonismo e non è una morale. E anche se oblio di Dio e mito del successo hanno trasformato la «giusta laicità» in un profano laicismo, la ricerca della verità di Dio resta un «segnavia» per la ragione dell'uomo. La verita di Dio il Papa propone di cercarla «nella comunione con Gesù». Si spiega anche così il suo «Gesù di Nazaret», 447 pagine di teologia in cui Joseph Ratzinger-Benedetto XVI esamina la vita pubblica di Cristo, dal battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione, si confronta con il Gesù dei Vangeli e archivia tutte le immagini fantasiose su Gesù di cui pullula la letteratura degli ultimi anni. Nella premessa del volume il pontefice precisa ai suoi lettori: «Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, perciò ognuno è libero di contraddirmi».
«La nuova bontà di Dio non è acqua zuccherata», spiega il Papa grazie alle beatitudini: c'è sempre «lo scandalo della croce» che «per molti è più insopportabile di quanto era una volta il tuono del Sinai per gli israeliti». E dimenticare Dio neppure aiuta la libertà dell'uomo: quando la «libertà è stata interamente sottratta allo sguardo di Dio e alla sua comunione con Gesu», «la libertà per l'universalità e quindi per la giusta laicità dello Stato si è trasformata in qualcosa di assolutamente profano, in "laicismo", per il quale l'oblio di Dio e l'esclusivo orientamento verso il successo sembrano diventati elementi costitutivi».
In pagine fortemente influenzate dall'opera del rabbino Jacob Neusner, Benedetto XVI osserva che «per il cristiano e il credente le disposizioni della Torah restano decisamente un punto di riferimento, al quale egli guarda sempre; soprattutto, la ricerca della volontà di Dio nella comunione con Gesù resta come un segnavia per la sua ragione, che senza di essa corre sempre il pericolo dell'offuscamento, della cecità». Di Neusner il Papa apprezza l'essersi «inserito tra gli ascoltatori del Discorso della montagna» e aver «cercato di avviare un colloquio con Gesù», si dispone a fare altrettanto e conduce a farlo anche i suoi lettori. Il tema torna nel capitolo dedicato alla preghiera del Padre Nostro: Il male, osserva, «minaccia di ingoiarci» e «a questo si accompagna la disgregazione degli ordini morali mediante una forma cinica di scetticismo e illuminismo». «Anche oggi - aggiunge - ci sono da un lato le potenze del mercato, del traffico di armi, di droghe e di uomini, potenze che gravano sul mondo e trascinano l'umanità in vincoli ai quali non ci si può sottrarre. Anche oggi - rimarca - c'è dall'altro, l'ideologia del successo, del benessere, che ci dice: Dio è solo una finzione, ci fa solo perdere tempo e ci toglie la voglia di vivere». Mentre il Padre nostro ci vuole dire: «solo quando hai perduto Dio hai perduto te stesso, allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione. Allora il 'dragò ha vinto davvero».
Ma il papa-teologo ha di mira anche la «rabbiosa» critica che Nietzsche fa del cristianesimo, riducendo le beatitudini al manifesto di una «religione del risentimento, come l'invidia dei codardi e degli incapaci che non sono all'altezza della vita e allora vogliono vendicarsi esaltando il loro fallimento e oltraggiando i forti, coloro che hanno successo e sono fortunati». Tanto di Nietzsche è «passato nella coscienza moderna», ma dopo i «regimi totalitari che hanno calpestato l'uomo» e oggi «di fronte all'abuso del potere economico e alla crudeltà del capitalismo» capiamo chi ha «fame e sete di giustizia» e perchè Gesù ci metteva «in guardia contro la ricchezza». Gesù storico, vero uomo, non è contro il gusto della vita, ammonisce papa Ratzinger ricordando che anche il mondo greco con la sua «gioia di vivere» condannava però la «hybris», la «autosufficienza ostentata».

Il Giornale, 14 aprile 2007


Il libro del Papa su Gesù: «Se volete, criticatemi»

di Andrea Tornielli

Quattrocentoquarantasei pagine, dieci capitoli per spiegare che «il Gesù dei Vangeli» è il vero Gesù, quello reale e storico che ha calcato la terra di Palestina duemila anni fa. Un saggio scritto più da studioso che da Papa, utilizzando il metodo dell’esegesi moderna per «favorire nel lettore la crescita di un vivo rapporto» con Cristo nella convinzione che per capirlo «sia necessario partire dalla sua unione col Padre». È Gesù di Nazaret, il volume di Benedetto XVI che la Rizzoli manda in libreria da lunedì 16 aprile, giorno dell’ottantesimo compleanno del pontefice. Alcune parti del libro sono già note perché anticipate in questi mesi dall’editore, com’è noto che lo studio di Ratzinger non è un atto di magistero («perciò ognuno è libero di contraddirmi»). Difficile, anzi impossibile sintetizzare in poche righe la ricchezza di contenuti del libro che prende in esame la prima parte della vita di Gesù, dal battesimo nel Giordano alla trasfigurazione, in previsione di una futura seconda parte dedicata al mistero centrale della fede cristiana, la morte e la resurrezione del Nazareno. Benedetto XVI nelle pagine dense e meditate, frutto di un «lungo cammino interiore», contesta tutti i tentativi di ridurre la figura di Cristo, presentandolo come un rivoluzionario o un moralista, o come un semplice maestro religioso.
Significativa è innanzitutto la sottolineatura dell’importanza della storia: «Per la fede biblica – spiega – è fondamentale il riferimento a eventi storici reali. Essa non racconta la storia come un insieme di simboli di verità storiche, ma si fonda sulla storia che è accaduta sulla superficie di questa terra». In un altro passo, commentando la meticolosità con cui Luca vuole datare l’inizio della vita pubblica di Cristo, Ratzinger aggiunge: «L’attività di Gesù non è da considerare inserita in un mitico prima-o-poi, che può significare insieme sempre e mai; è un avvenimento storico precisamente databile con tutta la serietà della storia umana realmente accaduta».
In un altro capitolo, dedicato alle tentazioni a cui è sottoposto Gesù, Benedetto XVI, commentando la frase del diavolo «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane», osserva: «Non doveva e non deve il salvatore del mondo mostrare la propria identità dando da mangiare a tutti? Il problema dell’alimentazione del mondo – e, più in generale: i problemi sociali – non sono forse il primo e autentico criterio al quale deve essere commisurata la redenzione?... Il marxismo ha fatto proprio questo ideale... Se vuoi essere la Chiesa di Dio, allora preoccupati anzitutto del pane per il mondo, il resto viene dopo». Ma, osserva ancora il Papa, «laddove Dio è considerato una grandezza secondaria, che si può temporaneamente o stabilmente mettere da parte in nome di cose più importanti, allora falliscono proprio queste presunte cose più importanti. Non lo dimostra soltanto l’esito negativo dell’esperienza marxista. Gli aiuti dell’Occidente ai Paesi in via di sviluppo, basati su principi puramente tecnico-materiali, che non solo hanno lasciato da parte Dio, ma hanno anche allontanato gli uomini da Lui con l’orgoglio della loro saccenteria, hanno fatto del Terzo mondo il Terzo mondo in senso moderno».
In un passaggio successivo, dedicato alla seconda tentazione, nella quale il demonio per attirare Gesù nella sua trappola cita la Sacra Scrittura, Benedetto XVI fa sue alcune considerazioni del Racconto dell’Anticristo di Vladimir Solov’ëv: «L’interpretazione della Bibbia può effettivamente diventare uno strumento dell’Anticristo... I peggiori libri distruttori della figura di Gesù, smantellatori della fede, sono stati intessuti con presunti risultati dell’esegesi». Oggi «l’Anticristo ci dice, allora, in atteggiamento di grande erudito, che un’esegesi che legga la Bibbia nella prospettiva della fede nel Dio vivente, prestandogli ascolto, è fondamentalismo; solo la sua esegesi, l’esegesi ritenuta autenticamente scientifica, in cui Dio stesso non dice niente e non ha niente da dire, è al passo coi tempi». Un giudizio negativo che si può estendere a tanta saggistica contemporanea che spopola nelle librerie occidentali e che in nome di una pretesa scientificità cerca di demolire il fondamento della fede cristiana.
Sempre parlando delle tentazioni, Ratzinger osserva riguardo al potere: «Nel corso dei secoli questa tentazione – assicurare la fede mediante il potere – si è ripresentata continuamente, in forme diverse, e la fede ha sempre corso il rischio di essere soffocata proprio dall’abbraccio del potere. La lotta per la libertà della Chiesa, la lotta perché il regno di Gesù non può essere identificato con alcuna struttura politica, deve essere condotta in tutti i secoli. La fusione tra fede e potere politico, infatti, ha sempre un prezzo: la fede si mette al servizio del potere e deve piegarsi ai suoi criteri». Benedetto XVI risponde anche alla domanda su che cosa abbia portato di nuovo e di buono Gesù sulla terra, dato che dopo la sua rivelazione non sembra essersi compiuta la speranza messianica in un mondo finalmente migliore, giusto e pacificato. «La risposta è molto semplice: Dio. Ha portato Dio: ora noi conosciamo il suo volto e possiamo invocarlo. Ora conosciamo la strada che, come uomini, dobbiamo prendere in questo mondo. Gesù ha portato Dio e con lui la verità sul nostro destino e la nostra provenienza; la fede, la speranza e l’amore. Solo la nostra durezza di cuore ci fa ritenere che ciò sia poco».
Un ampio spazio del volume è poi dedicato al rapporto di Gesù con l’ebraismo, che il Papa svolge partendo dal libro di un grande erudito ebreo, Jacob Neusner: Un rabbino parla con Gesù. Commentando il discorso della montagna, Ratzinger mostra come non sia corretto presentare Cristo come un liberal che voleva mitigare la dura meticolosità delle prescrizioni della legge: il Nazareno porta a compimento l’antica legge, anzi, «Gesù intende se stesso come la Torah». E il Papa afferma che «alla cristianità farebbe bene guardare con rispetto» all’obbedienza di Israele alla Torah «e così cogliere meglio i grandi imperativi del Decalogo, che essa deve tradurre nell’ambito della famiglia universale di Dio e che Gesù come “nuovo Mosè” ci ha donato».
Ratzinger critica poi il pensiero contemporaneo che «tende a dire che ognuno dovrebbe vivere la propria religione, o forse l’ateismo in cui si trova» per salvarsi. Lo fa ponendo alcune «domande pratiche»: «Forse qualcuno diventa beato e verrà riconosciuto come giusto da Dio perché ha rispettato secondo coscienza i doveri della vendetta del sangue? Perché si è impegnato con forza per la e nella “guerra santa”? O perché ha offerto in sacrificio determinati animali?... O perché ha dichiarato norma di coscienza le sue opinioni e i suoi desideri e in questo modo ha elevato se stesso a criterio? No, Dio esige il contrario: esige il risveglio interiore».
Per concludere, due curiosità. In più passi del libro, Benedetto XVI parla di Qumran e degli esseni, come già aveva fatto durante l’omelia della messa del Giovedì santo. E spiega che «forse anche Gesù e la sua famiglia» erano «vicini a questa comunità». Riprende l’argomento nel capitolo dedicato alla «questione giovannea» (nel quale riafferma l’identificazione di Giovanni figlio di Zebedeo con il protagonista del quarto Vangelo), ricordando che «con tutta probabilità» il luogo dell’Ultima cena «si trovava nella parte della città abitata dagli esseni».
Un passaggio dedicato alla preghiera del Padre Nostro, infine, suona quasi come una puntualizzazione delle parole di Giovanni Paolo I, il quale un giorno aveva detto che Dio «è madre»: «Nonostante le grandi metafore dell’amore materno, “madre” non è un titolo di Dio, non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio».

Il Giornale, 14 aprile 2007


Il Pontefice parla da teologo e replica al «Codice da Vinci»

di Redazione

«Possiamo depositare nell’ossario della storia le ricostruzioni che presentano Gesù come un rivoluzionario o come l’amante segreto di Maria Maddalena». Lo ha detto riferendosi al Codice da Vinci, il cardinale Cristoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, durante la presentazione del libro del Papa che si è svolta ieri pomeriggio nell’aula del Sinodo, in Vaticano. Insieme al porporato, allievo del pontefice, sono stati invitati il teologo valdese Daniele Garrone e il filosofo Massimo Cacciari.
Schönborn ha detto che non deve meravigliare il fatto che Benedetto XVI parli di Gesù, ma il fatto che lo faccia «da semplice credente», confrontandosi con tutti. «Sul pubblico mercato – ha aggiunto – si mettono in vendita “scoperte” apparentemente nuove su Gesù, la rappresentazione biblica viene presentata come una truffa dei preti, un imbroglio. Il libro di Joseph Ratzinger è scritto sulla base della fiducia nell’attendibilità storica dei Vangeli».
Il teologo Garrone, dopo aver ricordato che in questi luoghi un suo predecessore «venne arso al rogo», ha mosso alcune critiche al libro, considerato «un’apologia della fede cristiana», considerata «un’operazione impossibile, perché la verità cristiana è paradossale: nella vicenda di un popolo storicamente marginale, un uomo così marginale per le fonti dell’epoca come Gesù viene considerato Dio. Tutta la vicenda è affidata alla debolezza della testimonianza di uomini e donne che hanno visto Dio in Cristo». Secondo Garrone, dunque, bisogna rinunciare all’apologetica, per rischiare la testimonianza personale.
Cacciari ha infine concluso gli interventi ricordando che Gesù, definendo se stesso verità e via, ha messo in crisi «il concetto di verità stessa che la filosofia aveva elaborato, perché dopo Gesù essa è intrinsecamente relazione, e dunque ricerca».

Il Giornale, 14 aprile 2007


Da lunedì il volume nelle librerie. «Dio non chiede la guerra santa»
Papa Ratzinger e il libro su Gesù «Ognuno è libero di contraddirmi»

Il Pontefice: «Il Cristianesimo non può essere ridotto al buonismo»

Paolo Conti

ROMA — «Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del "volto del Signore". Perciò ognuno è libero di contraddirmi». Così si legge nell'introduzione che Joseph Raztinger-Benedetto XVI (la doppia firma scelta dall'autore appare anche in copertina) premette al suo libro Gesù di Nazaret che la Rizzoli distribuirà da lunedì: 350.000 copie per l'edizione italiana ma sono pronte anche quelle tedesca, polacca e greca mentre i diritti sono già stati trattati con altri trenta Paesi.
Ieri pomeriggio, nell'aula del Sinodo in Vaticano, le premesse sono state rispettate alla lettera. Un dibattito schietto, autentico, a tratti perfino ironico moderato da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa sede, e animato dal cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, dal decano della facoltà Valdese di teologia di Roma Daniele Garrone, dal filosofo Massimo Cacciari e dal presidente di Rcs MediaGroup Piergaetano Marchetti. E non poteva cominciare diversamente il confronto su un volume che espone mille diversi temi (teologici, storici, filosofici) destinati ad essere discussi non solo nei confini dell'ambito cattolico.
Basterebbe limitarsi all'assunto da cui parte Benedetto XVI: «Gesù non è un mito, è un uomo fatto di carne e di sangue, una presenza reale nella storia. Possiamo, per il tramite dei testimoni, udire le sue parole». Assicurare la «realtà storica di Gesù» è già una sfida aperta. Il cristianesimo non può essere ridotto al buonismo «e la nuova bontà di Dio non è acqua zuccherata perché c'è lo scandalo della croce». E questo Gesù fu «un vero israelita» che in seguito «è andato oltre il giudaismo». L'uomo reale descritto da Benedetto XVI non ci si presenta «né come un ribelle né come un liberale ma come l'interprete profetico della Torah che non abolisce ma porta a compimento». Una delle grandi novità del Vangelo è capire che Dio non «chiede la guerra santa» e neanche «abluzioni rituali o altre osservanze religiose». Ancora. Barabba? Non solo un brigante ma «un combattente della resistenza, il vero capo di quella rivolta».
In molti hanno pensato a una «correzione» di Giovanni Paolo I («Dio è anche madre») quando Ratzinger scrive: «"Madre" nella Bibbia è un'immagine, non un titolo di Dio. Dio non è né uomo né donna, ma appunto Dio, Creatore dell'uomo e della donna». In quanto alle ideologie c'è la dura critica alla «crudeltà del capitalismo che degrada l'uomo a merce». Ma si chiede alla chiesa di imparare «dall'esito negativo del marxismo» perché non bisogna mai tralasciare una fondamentale scala dei valori: «Il pane è importante, la libertà è più importante ma la cosa più importante di tutte è la costante fedeltà a Dio e l'adorazione mai tradita». Benedetto XVI ammette però che «Karl Marx ha descritto in modo drastico l'alienazione dell'uomo. Anche se non ha raggiunto la vera profondità dell'alienazione perché ragionava solo nell'ambito materiale, ha tuttavia fornito una chiara immagine dell'uomo che è caduto vittima dei briganti». Un rimprovero all'Occidente quando «ha tentato di aiutare il Terzo mondo basandosi su principi tecnico-materiali che hanno allontanato gli uomini da Dio con l'orgoglio della loro saccenteria. Credevano di poter trasformare le pietre in pane, ma hanno dato pietre al posto del pane». Una nota grafica: la parola «Nazaret» appare senza la tradizionale «h» finale.
La materia è insomma densa e vasta. Aprendo il dibattito, padre Lombardi ha parlato di «festa per un libro atteso, importante, bello, frutto di un'intera vita di studio e di riflessione» che esplicitamente si sottopone «con libertà e umiltà» a un confronto. Piergaetano Marchetti ha ammesso «la fortissima emozione e la responsabilità di essere vettori nel mondo di quest'opera sul mistero fondante della cristianità, quindi destinata a un'attenzione grandissima».
Il cardinale Schönborn ha inviato una risposta a distanza alle polemiche animate dal Codice da Vinci:
«Sul mercato mediatico si mettono in vendita "scoperte" apparentemente nuove sul Gesù di Nazaret... la rappresentazione biblica ed ecclesiale della figura di Gesù sarebbe una truffa da preti, un imbroglio della Chiesa, la verità verrebbe soffocata da oscuri cospiratori localizzati con particolare preferenza in Vaticano». La replica è nel libro del Papa, «un tentativo "sinfonico" di comprovare la "coerenza" della figura di Gesù». Il professor Daniele Garrone ha ricordato di «essere uno di quei cristiani che periodicamente dissentono dal Pontefice» però «siamo qui a parlare di Gesù» e questo discutere insieme «è un modo di onorare la cultura dell'Europa moderna» e anche di rispettare «lo spirito dell'ecumenismo». Ma Garrone ha ammesso di essere critico sulla parte apologetica: «Per il Papa il Gesù della confessione di fede coincide con il Gesù storico». Dimostrare questo per Garrone «è un'operazione impossibile». Pronto, conclude il professore, «a discuterne di persona con l'autore». Infine Massimo Cacciari: «Al centro del libro del Papa c'è il Vangelo dove Gesù è alètheia, verità. Proprio qui sta lo scandalo, in una persona che afferma di sé di essere la verità. Il libro riattinge alla radicalità del messaggio cristiano» e ne sollecita posizioni conseguenti da parte dell'uomo. Cioè «andare verso la perfezione o diventare figlioli prodighi», decisioni ultime che rappresentano un tema più essenziale «dei tanti casi politici, etici, scientifici» sui quali ci si divide nei nostri giorni.

Corriere della sera, 14 aprile 2007

Mi aspettavo qualcosina di piu' dal Corriere...


Nel testo Nazaret è scritto senza «h»

• IL LIBRO

Gesù di Nazaret (senza «h»), l'ultimo libro del Pontefice, sarà in libreria a partire da lunedì prossimo. Pubblicato dalla Rizzoli, 446 pagine, già stampato in 350 mila copie, reca in copertina la doppia firma Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Il saggio prende in esame la vita pubblica di Cristo, dal battesimo sul fiume Giordano fino alla Trasfigurazione. Un secondo libro, dedicato esclusivamente all'ultima parte della vita di Gesù, dovrebbe uscire successivamente

•LE TRADUZIONI

Dopo l'edizione italiana, sarà la volta di quelle in lingua tedesca, polacca e greca, già preparate, mentre i diritti di pubblicazione sono stati trattati in altri trenta Paesi

Corriere della sera, 14 aprile 2007


Le citazioni

KARL MARX

«Anche se non ha raggiunto la vera profondità dell'alienazione..., ha fornito una chiara immagine dell'uomo caduto vittima dei briganti»

BARABBA

«Barabba era un "prigioniero famoso", ciò indica che egli era stato uno dei combattenti della resistenza»

GIOVANNI PAOLO I

«"Madre" nella Bibbia è un'immagine, non un titolo di Dio, Dio non è né uomo, né donna». (Papa Luciani aveva detto che «Dio è anche madre»)

Corriere della sera, 14 aprile 2007

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