17 aprile 2007
Gli auguri dell'Osservatore romano
Ad multos annos, Santità!
di Roberta Leone
Per gli 80 anni del papa "L’Osservatore Romano" pubblica 48 messaggi augurali, veri ritratti di papa Benedetto XVI dipinti dagli amici più cari. Tra gli auguri, quello dei cardinali Bertone e Dziwisz, insieme a mons. Amato e prof. Agnes.
Ricordi personali, piccoli aneddoti e il percorso spirituale di un cardinale teologo diventato papa: tutto confluisce, nel giusto equilibrio di spontaneità e di solennità richiesto dall’occasione, nei tanti - 48, con esattezza, quelli resi noti - messaggi augurali inviati a papa Benedetto XVI per il suo 80esimo compleanno e pubblicati quest’oggi da L’Osservatore Romano.
Primo fra tutti, l’augurio del più diretto collaboratore di papa Benedetto XVI, il segretario di Stato e camerlengo di Santa Romano Chiesa, il cardinale Tarcisio Bertone ("Il desiderio e l’impegno di ascoltarLa attentamente, di servirLa docilmente, di accompagnarLa fedelmente"), ma anche le parole del segretario particolare di papa Giovanni Paolo II e attuale arcivescovo metropolita di Cracovia, il cardinale Stanislaw Dziwisz ("Rinsalda la nostra fede, conquista i nostri cuori"), del cardinale vicario per la diocesi di Roma Camillo Ruini ("La logica dell’amore") e alcuni esponenti della curia romana, tra cui mons. Angelo Amato ("Quegli indimenticabili gesti di paternità"), mons. Angelo Comastri ("Il suo programma: non fare la propria volontà"), card. William Joseph Levada ("La bellezza dell’Angelus"). Insieme a loro, i messaggi provenienti dalla Baviera: da München und Freising gli auguri della diocesi guidata dall’allora cardinale Ratzinger, e poi il fratello Georg, i compagni di seminario e i giovani tedeschi, tutte le voci si riuniscono in un unico augurio corale.
E accade così che da un ricco carnet di auguri nasce un insolito collage di anni di vita condivisa, una preziosa occasione per conoscere più da vicino, attraverso il racconto degli amici più cari, la figura di papa Benedetto XVI.
È "Gioia", per il direttore de L’Osservatore Romano, prof. Mario Agnes, che nella prima pagina del quotidiano della Santa Sede apre la lista degli scritti augurali e saluta la ricorrenza di questo 16 aprile come vera "festa di Pietro", festa "della bellezza, della grandezza e della chiarezza della Fede". Uguale entusiasmo nelle parole del cardinale Tarcisio Bertone: "Per chi ha avuto e ha la fortuna di star accanto a Benedetto XVI - e a me è dato questo singolare privilegio - il Suo esempio e i Suoi insegnamenti costituiscono una costante lezione di vita". Il cardinale segretario di Stato rievoca più volte i momenti vissuti al fianco dell’allora cardinale Ratzinger alla Congregazione per la Dottrina della Fede, sottolineandone l'attrazione esercitata verso adulti e giovani.
Colpisce poi la bellezza di alcuni messaggi, veri e propri "ritratti" di papa Benedetto XVI che ne presentano, raccontandole, le qualità di un uomo di particolare delicatezza e acutezza d’ingegno e che gettano sprazzi di luce sulla quotidianità di un intenso vissuto di fede. Così, il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Amato racconta a tinte vivide la stima di Giovanni Paolo II per il cardinale prefetto. "L'ho scelto io - ripeteva sollevando il braccio l'anziano pontefice - e finché vivo rimarrà prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede"; ricorda la finezza intellettuale nel trattare questioni teologiche più spinose, sottolinea la concentrazione - oggi più che mai presente nel pontificato di Benedetto XVI - nella riflessione trinitaria e cristologica, ma non manca di raccontare la semplicità di alcuni gesti di pietà eucaristica e mariana, come la recita in Congregazione della Supplica alla Madonna di Pompei.
Una densità tutta particolare hanno le parole del cardinale Stanislaw Dziwisz, per il legame ancora vivo con la figura di Giovanni Paolo II. Parole di gratitudine, che interpretano il sentimento dei cattolici polacchi verso il papa "proveniente dalla Baviera" e che soprattutto mettono in luce il ruolo fondamentale di Benedetto XVI nel processo di maturazione di una coscienza "cattolica", universale, nel popolo polacco: "In questi due anni egli li ha aiutati magistralmente nel ‘passaggio’ dalla consapevolezza che il Pastore della Chiesa universale era il loro Connazionale a quella, non meno importante, che essi stessi costituiscono una particella viva di questa Chiesa - che è una comunità di fede che comprende gli uomini di tutti i Continenti". "Benedetto XVI - conclude Dziwisz - ci aiuta in modo particolare a ‘prendere il largo’ - ad approfondire il senso di appartenenza alla grande comunità di fede che non conosce confini".
Infine, come è naturale, la nota comune a tutti i messaggi, l’auspicio di molti altri anni a guida della Chiesa: "Ad multos annos, Santità!", è anche il nostro augurio.
Seguono, in rappresentanza di tutti gli 84 messaggi pubblicati su L’Osservatore Romano, i testi integrali di 4 messaggi che abbiamo selezionati per voi.
Il desiderio e l'impegno di ascoltarLa attentamente
di servirLa docilmente, di accompagnarLa fedelmente
Cardinale Tarcisio Bertone
Segretario di Stato e Camerlengo di Santa Romana Chiesa
Ho la gioia e l'onore di presentare a Sua Santità i più fervidi voti augurali per il Suo 80° genetliaco e per il secondo anniversario della Sua elezione alla Sede di Pietro. Lo faccio anzitutto a nome mio personale, ma anche a nome dei collaboratori della Segreteria di Stato che si stringono con affetto, in questa singolare ricorrenza, a Colui che la Provvidenza divina ha scelto per condurre la Barca di Pietro attraverso le onde non di rado agitate dell'oceano di questo nostro mondo. Mi rivolgo a Lui, a Benedetto XVI, dalle colonne di questo Suo Quotidiano, che dal 1861 informa ogni giorno sull'attività del Successore di Pietro e rende noti all'opinione pubblica mondiale i Suoi insegnamenti.
Iddio ha voluto che le due felici ricorrenze - il genetliaco e l'anniversario della Sua elezione alla Cattedra di Pietro - si succedessero nel brevissimo volgere di soli tre giorni, in questo periodo dell'anno nel quale la Chiesa è in festa per la Santa Pasqua, così che esse vengano particolarmente irradiate dalla luce di Cristo risorto.
Ottanta anni di vita! Dal cuore di tutti i cattolici sale il rendimento di grazie a Dio, che nel 1927 chiamò all'esistenza l'amato nostro Pontefice; il pensiero va naturalmente ai Suoi genitori e ai Suoi familiari, che dal Cielo si uniscono alla nostra festa di famiglia. Lo sguardo si allarga ed abbraccia l'intero arco degli otto decenni trascorsi. Quanti incontri, quante persone conosciute, quanto lavoro svolto in ottanta anni! Questo felice traguardo, se ai nostri giorni non è più eccezionale, fa pur sempre pensare ad un lungo cammino e ad una speciale benevolenza del Signore per chi vi giunge, tanto più se, come in questo caso, in buona salute. Come non rallegrarsi e non riconoscere che tutto proviene dalla bontà del Celeste Datore di ogni bene? E che dire delle molteplici doti umane e spirituali che rendono sempre più apprezzato il Suo ministero a servizio della Chiesa?
Per chi ha avuto e ha la fortuna di star accanto a Benedetto XVI - e a me è dato questo singolare privilegio - il Suo esempio e i Suoi insegnamenti costituiscono una costante lezione di vita. Conservo il ricordo di tanti significativi momenti vissuti lavorando al Suo fianco alla Congregazione per la Dottrina della Fede, rivelatori dell'attrazione che ha sempre esercitato verso adulti e giovani; questi ultimi in maniera particolare. Mi è capitato spesso, lungo la giornata di lavoro, di accompagnarlo mentre attraversava Piazza San Pietro per raggiungere la sua abitazione in Piazza della Città Leonina. Molte persone si accostavano a lui per salutarlo, per baciargli l'anello e chiedere una benedizione. Acconsentiva sempre con tanta dolcezza. Ricordo un episodio: una sera tardi, a notte ormai inoltrata, un gruppo di una quarantina di giovani tedeschi si accorse che colui che stava attraversando Piazza San Pietro era il Cardinale Ratzinger. Lo circondarono con grande affetto e gli proposero di fare un canto in suo onore. Nel silenzio della piazza si levò un bel canto polifonico a voci miste. Vidi che dalla finestra illuminata dello studio papale si spostò lievemente la tenda e apparve discreta e timidamente curiosa la figura bianca del Papa che scrutava la piazza. Esclamai: "Il Papa ci sta ascoltando!". Fu uno dei tanti momenti in cui si manifestò quella speciale sintonia fra Giovanni Paolo II e il Cardinale Ratzinger. Sintonia, richiamata da quel canto, di amore e di benevolenza verso i giovani, dei quali si sperimenta tutt'ora la continuità.
In Lui doni di natura e di grazia si intrecciano e sono avvalorati dall'umiltà e dalla semplicità che così squisitamente distinguono il Suo tratto personale. Ne deriva una riconosciuta autorevolezza, grazie all'acuta genialità del ricercatore e teologo, coraggioso e intrepido nel difendere la verità del Vangelo, unita alla consapevolezza di essere un "umile servitore nella vigna del Signore", sempre pronto all'ascolto e al dialogo, testimone incessante della gioia e profeta di Dio che è Amore.
In questi due anni di pontificato, i tratti della Sua personalità, prima noti solo ai Suoi amici, vanno sempre più conquistando la simpatia di vicini e lontani, adulti e giovani, attenti ad ascoltarlo, colpiti dalla chiarezza e dall'incisività dei Suoi discorsi. Basti considerare gli Angelus domenicali e le Udienze generali del mercoledì sempre molto affollate, e il Suo soffermarsi, al termine, nel salutare le persone che possono avvicinarlo: si intrattiene con ciascuno prendendo il tempo necessario, senza fretta, come fosse amico da sempre.
Tanti giovani mi hanno testimoniato che a casa scaricano da internet i suoi discorsi, li rileggono e li meditano per farne esperienza di vita. Come quel giovane dirigente di banca che è venuto a parlarmi e mi ha detto: "Sono impressionato dagli appelli di Benedetto XVI. Non posso lasciarlo solo. Ho deciso di rinunciare alla promozione in banca e di entrare in Seminario". Non ho potuto che congratularmi e benedire il suo nuovo cammino.
A chi Gli ha chiesto il perché della sua prima enciclica dedicata alla carità: Deus caritas est, ha così risposto: "Volevo manifestare l'umanità della fede". C'è infatti nel Suo pontificato l'idea di una religione lieta, sentita per l'aldiquà e per l'aldilà, vissuta con i sensi e con la ragione; prospettiva credibile se a guidare l'intero servizio ecclesiale è l'inno della carità dell'apostolo Paolo. L'azione pratica è insufficiente se in essa non si rende presente l'amore per l'uomo. Questa Sua sicura indicazione di rotta, suscitata dallo Spirito che soffia dove vuole, interessa non solo le nostre storie personali, ma anche la vita della Chiesa e perfino la regolazione della società civile. A Ratzinger, studioso e teologo, è sempre piaciuta la Pentecoste che, a differenza della Torre di Babele, simbolo biblico di una globalizzazione tecnica priva di anima che porta alla disperazione umana, inaugura una globalizzazione capace di far parlare le persone senza negare la loro singolarità di storia e di cultura.
Come Suo Segretario di Stato, posso testimoniare come Egli porta avanti il peso che Iddio ha posto sulle Sue spalle, un peso che va oltre le forze umane: il mandato cioè di reggere il gregge di Cristo come Pastore della Chiesa universale, grazie al Suo saldo radicamento in Cristo, sostenuto da una intensa vita di preghiera e di unione personale con Dio.
A due anni di distanza, ripenso al solenne inizio del Suo pontificato. Sento risuonare nella Piazza San Pietro l'acclamare della folla alle Litanie dei Santi: "Tu illum adiva!". Continua, o Dio, ad assistere il Successore di San Pietro! Unita e Concorde la Chiesa intera si stringe quest'oggi al Suo amato e venerato Padre nella fede come la prima Comunità faceva nei momenti importanti con l'apostolo Pietro, ed invocando l'intercessione materna della Vergine Santa, supplica il Signore affinché conservet Eum, vivificet Eum et beatum faciat Eum in terra.
Oggi, con rinnovato entusiasmo intendiamo manifestare, ancora una volta, il desiderio e l'impegno di ascoltarLa attentamente, di servirLa docilmente, di accompagnarLa fedelmente.
Auguri, beatissimo Padre!
Rinsalda la nostra fede, conquista i nostri cuori
Cardinale Stanislaw Dziwisz
Arcivescovo Metropolita di Cracovia
Dalla prospettiva della Chiesa che è in Cracovia e della Chiesa che è in Polonia, l'ottantesimo genetliaco del Santo Padre Benedetto XVI offre una magnifica occasione per esprimere i sentimenti che proviamo verso la persona e lo stile del Ministero pastorale del Pietro dei nostri giorni. Avviene felicemente che questo giorno coincida quasi esattamente con il secondo anniversario dell'Elezione del Cardinale Joseph Ratzinger alla Sede di Pietro.
È comprensibile che i cristiani in tutto il mondo, ma in modo particolare in Polonia, vivano il Pontificato di Benedetto XVI nel contesto del ricordo ancora vivo della figura e dell'opera del suo Predecessore. In un certo senso è ovvio poiché, durante i ventisette anni "romani", Karol Wojtyla-Giovanni Paolo II ha avuto un'importante influenza sulla vita della Chiesa universale. Benedetto XVI stesso contribuisce a tener vivo il ricordo del Servo di Dio e, pur rimanendo se stesso, assume un proprio stile nel Ministero pastorale continuando l'opera del Predecessore. Egli è stato, infatti, uno dei suoi più stretti e più importanti Collaboratori. Li animava lo stesso ideale: servire Gesù Cristo, Redentore dell'uomo, annunziarLo al mondo di oggi, rafforzare la fede e l'unità della Chiesa, Comunità dei discepoli di Gesù Cristo crocifisso e risorto.
Verso il Papa proveniente dalla Baviera i cattolici polacchi nutrono prima di tutto un sentimento di profonda gratitudine. In questi due anni egli li ha aiutati magistralmente nel "passaggio" dalla consapevolezza che il Pastore della Chiesa universale era il loro Connazionale a quella, non meno importante, che essi stessi costituiscono una particella viva di questa Chiesa - che è una comunità di fede che comprende gli uomini di tutti i Continenti. Questa coscienza universale è tanto più importante perché durante gli anni di dittatura comunista le Nazioni dell'Europa centro-orientale, e dunque anche la Nazione polacca, vissero in un ermetico isolamento dalla comunità internazionale. Benedetto XVI ci aiuta in modo particolare a "prendere il largo" - ad approfondire il senso di appartenenza alla grande comunità di fede che non conosce confini.
Il dolore che molti polacchi provarono per la morte di Giovanni Paolo II ha ceduto il posto alla convinzione che la Chiesa ha ora un intercessore in Cielo. Giovanni Paolo II è ancor più presente nella coscienza e nella vita della Chiesa. Ne è l'espressione il suo Processo di Beatificazione e di Canonizzazione, fatto avviare da Benedetto XVI pochi giorni dopo la morte del suo amato Predecessore. Siamo grati al Santo Padre anche per questo gesto di straordinaria benevolenza e di sensibilità pastorale.
Nella nostra memoria si è iscritto, in modo particolare, il Viaggio Apostolico di Benedetto XVI in Polonia, nel maggio 2006. È stato egli stesso a spiegare lo scopo di quella Visita, parlando il 28 maggio ad un'enorme moltitudine di gente nel parco di Blonia a Cracovia: "All'inizio del secondo anno del mio Pontificato sono venuto in Polonia e a Cracovia per un bisogno del cuore, come pellegrino sulle orme del mio Predecessore. Volevo respirare l'aria della sua Patria. Volevo guardare la terra nella quale nacque e dove crebbe per assumere l'instancabile servizio a Cristo e alla Chiesa universale. Desideravo prima di tutto incontrare le persone che vivono qui, i suoi connazionali, sperimentare la vostra fede dalla quale egli trasse la linfa vitale, ed assicurarmi che siete saldi in essa. Qui voglio anche pregare Dio di conservare in voi il retaggio della fede, della speranza e della carità lasciato al mondo, e in modo particolare a voi, da Giovanni Paolo II".
Il Santo Padre ci ha rinsaldati nella fede. Ci ha esortati a rendere testimonianza a questa fede con coraggio. Ci ha detto letteralmente: "Insieme all'Elezione di Karol Wojtyla alla Sede di Pietro a servizio di tutta la Chiesa, la vostra terra è divenuta luogo di una particolare testimonianza di fede in Gesù Cristo. Voi stessi siete stati chiamati a rendere questa testimonianza dinanzi al mondo intero. Questa vostra vocazione è sempre attuale, e forse ancora più attuale dal momento della beata morte del Servo di Dio. Non manchi al mondo la vostra testimonianza!".
Si può rimanere indifferenti di fronte a una sfida di questo genere? Cracovia e la Polonia non dimenticheranno Benedetto XVI e le sue commoventi parole pronunciate lo stesso giorno: "Cracovia, la città di Karol Wojtyla e di Giovanni Paolo II, è anche la mia Cracovia! È anche una Cracovia cara al cuore di innumerevoli moltitudini di cristiani in tutto il mondo, i quali sanno che Giovanni Paolo II giunse sul colle Vaticano da questa città, dal colle di Wawel, "da un paese lontano", il quale, grazie a questo avvenimento, divenne un paese caro a tutti".
Con parole di questo genere, ma anche con numerosi interventi pronunciati col cuore e nella nostra non facile lingua, e con molti gesti, Benedetto XVI ha conquistato i cuori dei polacchi. Per ventisette anni, essi hanno chiamato Giovanni Paolo II "il nostro Papa". Ora i polacchi danno lo stesso titolo a Benedetto XVI.
Il Papa ha conquistato i cuori dei giovani quando ha rivolto loro, a Cracovia il 27 maggio, un discorso pieno di slancio. Ha ricordato che cosa vuol dire costruire una casa sulla roccia, "su Cristo e con Cristo". Continuando la tradizione del suo Predecessore, Benedetto XVI ha condotto con i giovani un dialogo dalla finestra "papale" della Curia di Cracovia.
E che cosa dire della Visita di Benedetto XVI nel campo di concentramento di Auschwitz il 28 maggio? Ricordiamo le sue parole pronunciate in quel luogo di sofferenza e di morte: "Papa Giovanni Paolo II era qui come figlio del popolo polacco. Io sono oggi qui come figlio del popolo tedesco, e proprio per questo devo e posso dire come lui: Non potevo non venire qui. Dovevo venire. Era ed è un dovere di fronte alla verità e al diritto di quanti hanno sofferto, un dovere davanti a Dio". Non sono il solo ad essere convinto che la Visita del Papa ad Auschwitz ha portato un contributo inestimabile nell'opera della riconciliazione tra la Nazione polacca e quella tedesca. Nel Centro di Dialogo e di Preghiera di Auschwitz ho assicurato il Papa che "in questa terra irrorata dal sangue delle vittime innocenti di una folle ideologia, stiamo cercando di costruire la nuova civiltà dell'amore. Ci sforziamo di imparare il dialogo con ogni persona, con Dio".
Benedetto XVI sta rafforzando la fede del Popolo di Dio. Ha conquistato i nostri cuori e ha guadagnato la nostra gratitudine. Sono convinto che il Servo di Dio Giovanni Paolo II guarda la terra dalla "finestra" della Casa del Padre e si rallegra perché la Chiesa di Cristo ha oggi un tale Pastore!
Santo Padre, ad multos annos! Questi auguri racchiudono le nostre preghiere e la nostra fede poiché davanti ai nostri occhi si sta attuando la promessa di Dio trasmessaci dal profeta Geremia: Pastores dabo vobis - "Vi darò pastori secondo il mio cuore" (Ger 3, 15).
Quegli indimenticabili gesti di paternità
Angelo Amato
Arcivescovo titolare di Sila
Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede
Nei primi mesi del mio servizio alla Congregazione per la Dottrina della Fede subito apprezzai alcune eccezionali qualità umane dell'allora Cardinale Joseph Ratzinger: modestia, semplicità, competenza dottrinale, chiarezza di esposizione, equilibrio di giudizio, rispetto delle persone, senso di giustizia accompagnato da intima compassione, fedeltà nell'amicizia. Qualità queste che, misconosciute ai più, vengono riconosciute a poco a poco ora che è Papa e che guida la Chiesa col sorriso sulle labbra e ripetendo spesso che il Cristianesimo è carità e gioia di vivere.
Tra l'altro, il Cardinale Ratzinger nutriva un affetto filiale verso Papa Wojtyla. Un dialogo, che si ripeteva spesso all'inizio delle mie "udienze di tabella" con il Santo Padre Giovanni Paolo II, era il seguente:
"Come sta il Cardinale Ratzinger?".
"Bene" rispondevo.
"L'ho scelto io - ripeteva sollevando il braccio l'anziano Pontefice - e finché vivo rimarrà Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede".
Oltre che una scelta profetica, era questa una dimostrazione di grande stima e di profonda amicizia, ricambiata cordialmente dal Card. Ratzinger, che aveva per il Papa una devozione assoluta. Ricordo la sollecitudine nel portare a termine in meno di due anni il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, fortemente desiderato da Giovanni Paolo II e prontamente promulgato proprio da Papa Ratzinger nel giugno del 2005, come primo atto solenne del suo Magistero pontificio.
La qualità che ci sorprendeva continuamente, sia nei nostri congressi settimanali sia nel dialogo con i Vescovi in visita ad limina, era il suo atteggiamento di ascolto e l'acutezza della sua intelligenza, con la quale riusciva a far brillare in tutto il suo splendore la verità della Parola di Dio. Ciò suscitava in noi, modesti collaboratori, un sentimento di ringraziamento al Signore per il privilegio di essere accanto a un uomo veramente eccezionale.
Era, infatti, straordinaria la sua capacità di trattare con facilità e finezza tematiche teologiche spinose come il significato e il valore del Primato petrino, del Magistero della Chiesa, della collegialità, del dialogo intraecclesiale, dell'ecumenismo, dell'inculturazione, del dialogo interreligioso, del rinnovamento liturgico, della morale, della catechesi, della spiritualità. Gli era particolarmente cara l'illustrazione dello statuto originale della fede cristiana, che non può risolversi in una razionalità pura, ma che, d'altra parte, porta al suo più alto compimento l'esercizio della ragione umana.
Il suo eminente profilo teologico era accompagnato da gesti semplici di pietà eucaristica e mariana, come, ad esempio, le celebrazioni della Santa Messa e la recita in Congregazione della Supplica alla Madonna di Pompei.
Ogni tre-quattro mesi il Card. Ratzinger ci faceva dono di un libro, frutto delle sue riflessioni teologiche e spirituali. Di concentrazione ecclesiologica e antropologica parlano gli studiosi del suo pensiero. In realtà, la teologia del Cardinale Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI, ha una evidente concentrazione trinitaria e cristologica. Il tema ricorrente delle sue riflessioni era ed è la sua meditazione su Cristo, Redentore dell'umanità intera e del cosmo, asse portante della storia con il suo Vangelo di carità, di vita e di gioia. Da qualche anno egli accennava a un libro su Gesù Cristo, nel quale avrebbe raccolto le sue meditazioni sulla affascinante figura del Signore Gesù. Ha mantenuto la promessa e abbiamo ora tra le mani la prima parte di questa sua preziosa testimonianza. E ancora una volta constatiamo che il Santo Padre ha uno speciale carisma di armonizzare il dato biblico con la novità della storia, offrendo a noi la giusta chiave interpretativa del mistero di Cristo e indicando alla Chiesa l'adeguata prospettiva per il suo annunzio nella cultura contemporanea.
Due anni fa, in quel meraviglioso pomeriggio della sua Elezione, tutti noi della Congregazione per la Dottrina della Fede - insieme ai fedeli di tutto il mondo - abbiamo gioito e ringraziato il Signore. Nella scelta del Successore di Karol il Grande, lo Spirito Santo aveva avuto un innegabile buon gusto.Santità, ad multos annos.
Cuori straripanti di gioia
Mario Agnes
Direttore de L’Osservatore Romano
È "Gioia". Questa parola-cardine del Magistero del Pastore Universale riempie ancora di più i cuori in questi giorni così intensi. Il profumo dell'aura pasquale si fa ancora più delicato e interiormente penetrante per la lieta ricorrenza del genetliaco del Santo Padre Benedetto XVI.
È festa. È la festa della bellezza, della grandezza e della chiarezza della Fede. Di quella Fede che con occhi ridenti e dolcemente paterni Egli riaccende nel cuore e nell'intelligenza dei credenti e di quanti a Lui guardano con speranza.
È la festa di Pietro. È la festa del Pastore che ti comunica una freschezza interiore che avverti anche fisicamente.
È festa. Una festa che ha il sapore della famiglia, l'aroma dell'incenso della parrocchia, i confini dell'universalità.
Korazym
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