16 aprile 2008

Il Papa: mi vergogno per i preti pedofili. Ratzinger è il cardinale che costrinse la Chiesa a fare i conti con la sporcizia dentro se stessa (Bobbio)


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nostro servizio
Alberto Bobbio

Da bordo dell'aereo papale Il velivolo dell'Alitalia sorvola l'Atlantico e il Papa ai giornalisti dice quello che l'America vuole sentire. Benedetto XVI per la prima volta parla in modo esplicito dello scandalo della pedofilia che ha schiantato la Chiesa americana. I riferimenti che fa, le cose che dice, parlando in inglese, con grande determinazione, senza pause, con voce ferma sono chiarissime: «La pedofilia è incompatibile con il ministero sacerdotale». Ma poi dice anche lo scandalo lo ha fatto soffrire e dice ancora «mi vergogno».
Guarda diritto nelle telecamere, guarda diritto ogni americano dagli schermi delle televisioni, perché queste immagini andranno sulle televisioni appena l'aereo atterra alla base militare di Edwards, vicino a Washington.

Ratzinger è il cardinale che costrinse la Chiesa a fare i conti con la sporcizia dentro se stessa il Venerdì Santo di tre anni fa, mentre Papa Wojtyla soffriva aggrappato alla croce nella sua cappella privata.

Ratzinger è il Papa che ha affrontato con determinatezza la questione del fondatore dei Legionari di Cristo, coinvolto in molti scandali sessuali, da lui costretto a passare gli ultimi anni in preghiera e in ritiro. Sulla pedofilia aveva parlato ai vescovi irlandesi, ma parole come quelle pronunciate in volo verso gli Stati Uniti sono una assoluta novità.

La sofferenza del papa e della chiesa

Ha raccontato della sua sofferenza e del dolore della Chiesa. Ha annunciato di aver letto le storie delle vittime: «Per me è stato difficile capire come dei preti abbiamo tradito in questo modo la propria missione, l'amore di Dio e l'amore del Signore verso i bambini. Mi vergogno profondamente e faremo tutto il possibile perché questo non accada mai più». La questione non è chiusa in America, anche se i vescovi hanno predisposto un severo protocollo di comportamento, anche se tutta l'educazione nei seminari è stata completamente rivista, anche se sono state ammesse le colpe e sono stati spesi quasi due miliardi di dollari nei risarcimenti alla oltre 5 mila vittime degli abusi sessuali. Il Papa lo sa.
Ma serve la sua parola, oltre quella della Conferenza episcopale.

Così anticipa a bordo dell'aereo che vola verso gli Usa la tolleranza zero e la assoluta comprensione per le vittime.

Ne parlerà sicuramente in questi giorni, forse già oggi pomeriggio nell'incontro con i vescovi americani a Washington, dopo la visita alla Casa Bianca.

Ai giornalisti in volo assicura: «Noi abbiamo le norme adatte e siamo in grado di applicarle». Premette che parla della pedofilia e non dell'omosessualità, «che è un'altra cosa», e sottolinea che «i pedofili vanno esclusi assolutamente dal ministero sacerdotale». Lo ripete tre volte nella conversazione in inglese.

L'immigrazione dall'america latina

Poi spiega di essere sicuro che la «Chiesa americana sta facendo di tutto perché questo non accada più». E qui parla di prevenzione nei seminari, di esame delle persone, di «discernimento» sulla formazione «spirituale, umana e intellettuale» dei candidati al sacerdozio. Dice di aver fiducia nel lavoro dei rettori dei seminari, dei vescovi e dei direttori spirituali.

E alla fine alzando un po' la voce ribadisce che è «meglio avere buoni preti che molti preti».

Ma non c'è solo questo tema da affrontare. Il Papa risponde ad altre domande e questa volta parla in italiano. C'è la questione dell'immigrazione dall'America Latina, che sta cambiando il volto della Chiesa cattolica americana, ma che provoca anche gravi problemi sociali, nuovi poveri, che ingolfano le città, homeless, barboni, ma anche lavoratori sfruttati nelle campagne del sud degli Stati Uniti.
Il Papa tuttavia mette subito in risalto una questione che di solito si dimentica: «Il problema più grave è quello delle separazione delle famiglie in America Latina». L'unica soluzione è quella «che nessuno abbia più bisogno di emigrare dal proprio Paese». Promette di parlarne al presidente Bush, perché, spiega, «è una cosa che conviene a tutti, anche all'America».

La visita all'onu e i diritti dell'uomo

Tra le preoccupazioni il Papa elenca «la precarietà» e la «violenza» e raccomanda di fronte a «tanta sofferenza e tanto dolore» di non dimenticare «l'accoglienza e il grande lavoro della Chiesa». Un'altra domanda riguarda la visita alle Nazioni Unite e i discorso davanti all'assemblea generale del Palazzo di vetro previsto per venerdì. Il Papa risponde che i «diritti dell'uomo» devono essere «il fondamento di tutte le istituzioni»: «Le Nazioni Unite possono avere una funzione pacificatrice solo se hanno un fondamento comune di valori e lo esprimono nel diritto». Benedetto XVI annuncia che «confermare questa concezione fondamentale è l'obiettivo della mia missione all'Onu».

Infine spende qualche parola sui modelli di convivenza tra le religioni negli Stati Uniti. I giornalisti chiedono se esso è valido anche per l'Europa. Il Papa risponde che «non possiamo in Europa semplicemente copiare gli Stati Uniti». Ma conferma di trovare «affascinante» il modello positivo di laicità dell'America: «Uno Stato volutamente laico ma con le porte aperte a tutte le religioni». Si vede che il Papa intellettuale parla volentieri del tema. Cita Tocqueville, il politologo francese che quasi due secoli fa scrisse il primo trattato di analisi sulla democrazia in America: «Aveva capito che le istituzioni laiche godono di un consenso morale che esiste tra i cittadini. E questa può essere una cosa positiva da considerare anche in Europa».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 16 aprile 2008

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