20 aprile 2008

La lectio del papa all’Onu (Valli)


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La lectio del papa all’Onu

ALDO MARIA VALLI

NEW YORK

La ricerca scientifica e tecnologica ha portato «enormi benefici all’umanità», ma in certi casi «rappresenta una chiara violazione dell’ordine della creazione».
Benedetto XVI, davanti all’assemblea generale dell’Onu, ha lanciato, ieri, un ammonimento che non ha bisogno di commenti. Terzo papa accolto qui dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II, Ratzinger ha pronunciato un discorso a vastissimo raggio, senza nascondere divergenze e ribadendo con convinzione le posizioni del Vaticano. Come nel caso dell’ambiente, rispetto al quale ha detto: «L’azione internazionale volta a preservare l’ambiente non deve garantire soltanto un uso razionale della tecnologia e della scienza, ma deve anche riscoprire l’autentica immagine della creazione».
Il passaggio più importante, nel contesto del discorso pronunciato dal pontefice all’Onu, è stato però quello riguardante il rapporto tra libertà e libertà religiosa. Per essere cittadini attivi non bisogna rinunciare alla fede, ha sostenuto Ratzinger, che ha così ancora una volta messo l’accento sul fatto che quella religiosa non è una libertà “residuale”, ma bensì una qualità costituente, un elemento portante del concetto di libertà, inteso nella sua accezione più ampia. A questo proposito, il successore di Wojtyla ha rimarcato che «non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto. Al contrario, deve essere tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e la possibilità, per i credenti, di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale».
L’intervento del papa, al quale l’assemblea generale ha tributato un lungo applauso, ha insistito anche sul concetto di multilateralismo e sull’obbligo della comunità internazionale di difendere i più deboli. Benedetto XVI ha tenuto a sottolineare che sono le decisioni concertate e mediate – «l’azione collettiva», stando alle parole del pontefice – lo strumento con cui gestire la governance globale, in crisi «a causa della sua subordinazione alle decisioni dei pochi». Ratzinger quindi ha ribadito che «la Chiesa cattolica mostra la volontà di offrire il contributo che le è proprio» per la realizzazione di questo obiettivo. Quanto al principio di “protezione”, il papa ha detto: «Ogni stato ha il dovere primario di proteggere la propria popolazione da violazioni gravi e continue dei diritti umani». «Se gli stati non sono in grado di garantire questa protezione, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla carta della Nazioni Unite e da altri strumenti internazionali».
Intervenire, ma senza calpestare i diritti umani. Il papa ha esplicitato questa convinzione parlando della lotta al terrorismo. «Va condotta in buona fede, nel rispetto della legge e – ha detto Ratzinger – nella promozione della solidarietà nei confronti delle regioni più povere del paese».
In generale, per Benedetto XVI l’azione della comunità internazionale non deve mai essere vissuta come un’imposizione. «Ciò di cui c’è bisogno è un modo più efficace per prevenire i conflitti e incoraggiare anche i più flebili segnali di dialogo. Quando l’uomo abbandona il riferimento al significato trascendente della vita e alla ragione naturale, lì avviene la violazione della libertà e della dignità di ogni uomo». È stata evidente, qui, la stoccata al relativismo, dottrina nei confronti della quale il Vaticano ha sempre dispensato critiche copiose. «I diritti umani non possono sottostare a una visione relativista, anche perché proprio la promozione dei diritti umani resta il metodo più efficace per produrre sviluppo e giustizia sociale. Alla base dei diritti non c’è una concezione legalistica, ma la dignità stessa dell’uomo». Il compito delle religioni, ha aggiunto Ratzinger, è proporre una visione dell’uomo non in termini di intolleranza, ma di rispetto totale della verità e della libertà.
La libertà religiosa – e torniamo al nocciolo del discorso del pontefice –– viene al primo posto. «È inconcepibile che i credenti debbano sopprimere una parte di se stessi».
Benedetto dixit. Tanti i sassolini che si è tolto dalle scarpe.

© Copyright Europa, 19 aprile 2008 consultabile online anche qui.

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