10 aprile 2007

Rassegna stampa del 10 aprile 2007


Oggi i quotidiani si occupano di vari temi riguardanti la Chiesa, ma quasi nessuno prende in esame il messaggio Urbi et Orbi di Papa Benedetto. Eppure in piazza c'erano 120mila fedeli, gli ascolti sono stati altissimi (sicuramente superiori alle misere tirature dei nostri giornali, soprattutto se paragonate a quelle straniere) e il Pontefice si e' preoccupato dei mali del mondo.
Perche' lo si ignora e si concede, al contrario, spazio alle polemiche contro il Vaticano e la Chiesa italiana? Non e' facile dare una risposta, ma sicuramente mancano alla stampa italiana due pilastri essenziali: obiettivita' e rispetto.
Mi pare che ci sia molto pressapochismo in giro...
Un modesto consiglio alla stampa: non e' ignorando il Papa che potete sperare di commentare una piazza San Pietro semivuota. Qui si assiste ad un effetto paradosso: piu' si attacca o ignora Benedetto XVI e piu' i fedeli accorrono ad ascoltarlo, desiderosi di incontrare uno dei pochissimi leader mondiali capaci di parlare al cuore e alla testa!
Riflettano attentamente i media sulla loro responsabilita' riguardo alla scorta assegnata a Mons. Bagnasco.
Piu' tardi avremo modo di commentare altri articoli.

Raffaella


Nuove scritte: «Bagnasco a morte» E per firma una stella a cinque punte
Genova, minacce al capo dei vescovi. Messa di Pasqua con la scorta

GENOVA — Prima la scritta sul portale della cattedrale di Genova «Bagnasco vergogna», poi i manifesti nel centro storico con papa Ratzinger davanti al plotone di esecuzione e la comparsa durante la veglia pasquale in San Lorenzo di immaginette pornografiche con una Madonna bisex, infine ieri le scritte di aperta minaccia: «Bagnasco a morte», «Bagnasco attento ancora fischia il vento». Minacce di morte anche contro il Papa, insulti a Ruini («Ruini trans»), la stella a cinque punte delle Br, falce e martello e la scritta P38 completavano il messaggio.
Dopo la bufera sul discorso dell' arcivescovo di Genova e presidente della Cei sui Dico, con gli esempi estremi della pedofilia e dell'incesto come deriva dell'uomo senza regole morali, il clima a Genova si sta sempre più incattivendo. Anche se l'arcivescovo ha rassicurato i suoi collaboratori, «sono sereno, state tranquilli, nessuna paura», e non ha cambiato una virgola della sua agenda, la presenza costante di un agente armato, anche se in borghese, al suo fianco è il segnale di un momento difficile.
Durante la messa pasquale gli uomini di scorta sono saliti a due e altri si sono confusi fra i fedeli nella cattedrale controllata da una telecamera esterna. La comunità cattolica genovese ha manifestato la propria vicinanza al vescovo affollando la cattedrale, meno solerti i politici. Alla messa di Pasqua non si è visto alcun rappresentante delle istituzioni genovesi e liguri. Sono invece ripresi i messaggi di solidarietà, dopo la scoperta delle scritte e delle sigle che richiamano l'organizzazione terroristica che ha insanguinato Genova negli anni di piombo. Le minacce sono comparse nel quartiere di Sampierdarena vicino alla chiesa di Nostra Signora della Cella (che per anni ha avuto uno storico parroco partigiano, don Berto Ferrari), ma già la domenica di Pasqua sul portone della chiesa qualcuno aveva tracciato a spray due «orribili bestemmie» come le definisce il curato don Matteo Pescetto.
«E' venuta la Digos e le abbiamo cancellate appena possibile — dice don Pescetto —. Prima non era mai successo niente del genere, mai avuto problemi». Don Pescetto dice di non nutrire sospetti e forse cristianamente ha già perdonato, ma gli investigatori non mancano di sottolineare che poco distante, nei Magazzini del Sale, ha sede lo Zapata, centro sociale antagonista. Questore e prefetto, comunque, preferiscono non alzare il livello di allarme. «Nessun motivo per modificare le misure di tutela già decise», dice il prefetto Giuseppe Romano, e il questore Salvatore Presenti (che domenica era in cattedrale) ha parlato di «attenzione ma non tensione».
Marta Vincenzi, candidato sindaco di Genova per l'Ulivo, non legge nella progressione anti-Bagnasco un improvviso rigurgito anti-clericale dei genovesi: «La funzione nazionale dell'arcivescovo — dice — ha insieme una valenza positiva e una negativa. Genova assume un ruolo più importante, sicuramente più visibile e questo può spingere chi vuole marcare una differenza nei confronti delle posizioni della Chiesa a gesti dimostrativi o, come in questo caso, esecrabili. Per gli amministratori tutto questo comporta un confronto più impegnativo con il mondo cattolico». E Vincenzi non manca di sottolineare come «parlare di famiglia al singolare, soprattutto a Genova, sia oggi veramente improponibile: abbiamo verificato che esistono in questa città almeno venti tipi diversi di famiglie».
Tuttavia, un certo disagio per l'inasprirsi degli attacchi all'arcivescovo è palpabile. «Gli attacchi a cui è sottoposto Bagnasco — ha detto il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione — dimostrano come le sue parole colgano nel vivo l'uomo del nostro tempo».

Corriere della sera, 10 aprile 2007

E' incredibile come nemmeno oggi si abbia il coraggio di scrivere che il Presidente della CEI non ha mai paragonato i DICO alla pedofilia ed all'incesto...
Ottima la reazione del mondo cattolico...dei politici possiamo fare a meno!

Raffaella


«Colpa del sentimento anticattolico di certa politica»
I timori di «Avvenire». Betori: non alziamo il livello di allarme

Luigi Accattoli

ROMA — In Vaticano e alla Cei le minacce all'arcivescovo Bagnasco presidente della Cei, al papa e al cardinale Ruini «dispiacciono ma non spaventano» e sono considerate un «effetto imitativo» della prima scritta apparsa una settimana addietro sul portone della cattedrale. Tutti minimizzano confidenzialmente mentre l'unico che rilascia una dichiarazione — il segretario generale della Cei Giuseppe Betori — si ispira alle «rassicurazioni» venute dal questore di Genova e alle parole di «serenità» dell'arcivescovo Bagnasco.
Il vescovo Betori — il numero due della Conferenza episcopale — esprime «vicinanza e solidarietà» al presidente della Cei e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, «in questo momento in cui è fatto oggetto di espressioni intimidatorie».
«Ci auguriamo — dice ancora Betori, che ha passato la giornata di Pasquetta a Foligno, ospite dei suoi parenti — che siano fatti isolati, rassicurati anche dalla parole del questore di Genova, Salvatore Presenti, per il quale allo stato attuale non si richiede "nessun innalzamento del livello di attenzione" e "nessuna misura preventiva"».
«Soprattutto — conclude Betori — condividiamo nel profondo l'invito alla serenità formulato dallo stesso presidente della Cei e accompagnandolo con la preghiera lo ringraziamo per la testimonianza che egli offre alla comunità ecclesiale e all'Italia tutta».
Converge su questa lettura sdrammatizzante delle scritte genovesi il fondo di oggi del quotidiano cattolico Avvenire, che ha l'arcivescovo Bagnasco come presidente del Consiglio di amministrazione: «Per ora è solo terrorismo spray». Forse sono «delinquentelli da vicolo», forse un gruppo «più organizzato», ma nulla può autorizzare a collegare «questo episodio» alla «recrudescenza del fenomeno brigatista». Piuttosto Avvenire se la prende — qui drammatizzando decisamente — con il «brodo di coltura» che provoca quelle scritte e che sarebbe caratterizzato dal «sentimento anticattolico» che anima «certo estremismo politico».
Parlando con persone che lavorano alla Cei e in Vaticano, ieri si coglievano tre diversi filoni, all'interno della stessa tendenza a minimizzare. Uno — il più consistente — tira in ballo i media per spiegare il «trascinamento» delle nuove scritte realizzato dalla prima: vedendo la grande «attenzione» ottenuta da qualcuno con due sole parole («Bagnasco vergogna»), altri hanno provato a moltiplicare l'effetto moltiplicando le parole.
Un secondo filone si richiama a parole dette una volta dal cardinale Ruini a proposito delle polemiche a mezzo stampa: «sono pallottole di carta» e «fanno poco male». Stavolta sono «scritte colorate» e come tali non fanno più male delle pallottole di carta, ma nel «clima di contrapposizione» che stiamo vivendo possono essere «prese sul serio» da mitomani e soggetti influenzabili. Un minimo di rischio che alle parole segua qualche «gesto» non sarebbe dunque da escludere.
Un terzo filone — il più sparuto — alla lettura minimizzante aggiunge una coda autocritica: gli autori delle scritte paiono dei goliardi più che potenziali aggressori (tra le scritte ce n'è una che suona: «Ruini trans»), ma forse non scriverebbero «vergogna», «morte» e così via, accanto ai nomi di Bagnasco e del papa, se l'attuale dibattito sulla famiglia e dintorni non stesse ottenendo l'effetto di far passare — «certamente a torto» — i rappresentanti della Chiesa per degli intolleranti, almeno presso il settore radicaleggiante dell'opinione pubblica. Forse quelle scritte sono la spia di un nervosismo «ambientale» che richiede un di più di attenzione nella proposta del «messaggio cristiano».
Ad avanzare questa riflessione autocritica sono gli stessi ambienti che in occasione del Consiglio permanente della Cei (26-29 marzo) — che ha approvato la «nota» sui Dico — sollecitavano una «riscrittura pastorale» del testo per evitare che quell'indicazione «morale» fosse intesa come un atto di schieramento politico.

Corriere della sera, 10 aprile 2007

Mi piacerebbe sapere nomi e cognomi dei Vescovi che appartengono al "terzo filone". Nascondersi dietro l'anonimato non ha piu' senso. Abbiano il coraggio di mostrare la propria faccia! Troppo comodo ammiccare alla stampa celandosi dietro ad un dito.
Raffaella


La condanna di Sanguineti «Approvo il dissenso non chi incita alla violenza»

GENOVA — Edoardo Sanguineti, già candidato della sinistra radicale per le primarie a sindaco di Genova, non ha dubbi, le scritte contro l'arcivescovo Bagnasco sono «deprecabilissime» e «da condannare».
Professore, tutto è iniziato con una scritta «Bagnasco vergogna» ma ora siamo alle minacce di morte...
«Davanti alla prima scritta, per quanto totalmente inopportuna, anche perché vergata sul portale della cattedrale storica, avevo subito pensato che la scorta per un arcivescovo fosse cosa discutibile e che Bagnasco avrebbe dovuto rifiutarla. Adesso forse la situazione è un po' cambiata. L'incitamento alla violenza è sempre da rifiutare».
Lei ha avuto parole di critica nei confronti di Bagnasco.
«La critica, e anche il dissenso, devono sempre essere possibili. Se non fosse stata espressa così male e soprattutto sulla porta della cattedrale anche "Bagnasco vergogna" è un'espressione di dissenso consentita, non offensiva. Non voglio fare paragoni, sarebbe sgradevole, ma mi è venuto spontaneo chiedermi se a Genova non dovremo rimpiangere Dionigi Tettamanzi, un arcivescovo di grande sensibilità che aveva ben interpretato i bisogni della città. L'avevo lungamente intervistato per la Radio vaticana, un colloquio interessante».
Questo brutto clima si è creato dopo le parole di monsignor Bagnasco sui Dico.
«Ha detto di essere stato frainteso e non discuto. Al di là di questi brutti episodi, tuttavia, vorrei dire che la pesante ingerenza della Cei e del Papa stesso in un processo legislativo mi sembra del tutto fuori luogo. Soprattutto non è accettabile l'ordine ai politici cattolici a non votare determinate leggi in Parlamento. Penso anzi che le alte autorità, il capo dello Stato, il presidente della Camera o del Senato dovrebbero protestare ufficialmente. La Chiesa è pienamente legittimata a indicare ai cattolici i comportamenti cui attenersi, ma non al Parlamento».
Ma lei ha difficoltà a confrontarsi con i religiosi?
«Per nulla. Io dico sempre che con i capitalisti e con i gesuiti si ragiona sempre benissimo, perché le posizioni di partenza degli interlocutori sono chiare. Infatti ho avuto ottime discussioni con entrambi».

Corriere della sera, 10 aprile 2007

Curioso...curioso e sospetto: qui la laicita', come sempre, non c'entra! Il fatto e' che il buon Tettamanzi puo' parlare di tutto e di tutti, ma i cattivi devono tacere...

Genova, nuove scritte sui muri minacce di morte a Bagnasco
Slogan contro il presidente della Cei firmati con la stella a cinque punte delle Br

NADIA CAMPINI

GENOVA - Scritte minacciose contro il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, sono comparse sui muri di Genova, la città della quale è arcivescovo. Dopo il primo «vergogna», tracciato a lettere cubitali sul portone della cattedrale la settimana scorsa, questa volta le scritte, in vernice rossa e nera, sono state trovate la mattina di Pasqua a Sampierdarena, un quartiere periferico, e dalle critiche sono passate alle minacce: «Bagnasco a morte» e «Bagnasco attento, ancora fischia il vento», accompagnate dai simboli della stella a cinque punte, della falce e martello e dalla sigla P38. Ieri è spuntato anche «Bagnasco trans», sempre a Sampierdarena.
Si moltiplicano così gli attacchi contro il presidente della Cei dopo le polemiche sui Dico e sulla famiglia. La settimana scorsa il Prefetto di Genova aveva disposto la scorta per l´arcivescovo e durante la veglia di Pasqua due agenti in giacca e cravatta hanno seguito tutta la funzione vicino a monsignor Bagnasco, mentre una telecamera è stata installata sul piazzale davanti alla cattedrale. «Non ci sono motivi per modificare il programma di misure decise dal coordinamento delle forze dell´ordine», si limita a dire ora, dopo i nuovi messaggi, il prefetto Giuseppe Romano. «C´è attenzione, ma non tensione in città - assicura anche il questore Salvatore Presenti - non ci sono grossi problemi. «
Dalla Curia non arrivano commenti ufficiali, ma si fa sapere che monsignor Bagnasco è «sereno» e non sono previste variazioni ai suoi programmi. Le forze dell´ordine hanno intensificato il giro di pattugliamento attorno alla cattedrale, che sorge ai margini dei vicoli del centro storico. Proprio nei vicoli erano stati trovati manifestini anonimi contro papa Benedetto XVI e qui, sabato pomeriggio è stata organizzata un´iniziativa «iconoclasta» ideata da appartenenti all´area anarchica, con proiezione di film anticlericali. Poi sabato sera in cattedrale, dopo la veglia pasquale, sono stati trovati nelle ultime file volantini dal contenuto pornografico e ora le scritte contro Bagnasco, accompagnate da slogan contro il Papa e contro il cardinale Ruini, tutte nei pressi del centro sociale Zapata, che però si è già dissociato dalle scritte.
A Bagnasco è arrivata ieri la «vicinanza e solidarietà» di tutti i vescovi italiani tramite il segretario generale della Cei monsignor Giuseppe Betori. «Ci auguriamo - scrive Betori - che siano fatti isolati. Soprattutto condividiamo nel profondo l´invito alla serenità formulato dallo stesso Presidente della Cei». Solidarietà arriva anche dalle forze politiche: per Rocco Buttiglione, presidente dell´Udc gli attacchi contro Bagnasco «mostrano come le sue parole colgano nel vivo l´uomo del nostro tempo», per Franco Monaco, dell´Ulivo «niente può giustificare insulti e minacce». Secondo Isabella Bertolini, Forza Italia, siamo in un «clima da caccia alle streghe». E secondo il presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro «ora più che mai è necessario scendere in piazza» per il Family day.

Repubblica, 10 aprile 2007


Dico, nuove scritte di morte contro Bagnasco

di Diego Pistacchi

Una «sentenza». Una sentenza di morte. Sale di livello la gravità dell’attacco a monsignor Angelo Bagnasco, presidente della Cei, «colpevole» di aver ribadito la linea della Chiesa contraria ai Dico. La prima scritta, «Bagnasco vergogna», comparsa una settimana fa sul portone del duomo di San Lorenzo a Genova, aveva indignato. E già erano scattate le prime misure di sicurezza per l’arcivescovo. Ora i muri imbrattati si moltiplicano: «Bagnasco a morte». Oppure: «Attento, ancora fischia il vento». Slogan presi in prestito dalla resistenza, minacce che stavolta sono anche firmate. Con la stella a cinque punte delle Br, e con un inquietante quanto esplicito riferimento alla P38, l’arma dei delitti degli anni di piombo. È l’ora della paura. Del timore che non si tratti più solo del gesto di qualche vandalo.

Le scritte compaiono nel quartiere di Sampierdarena, ponente cittadino, zona operaia. Compaiono vicino al centro sociale Zapata, occupato dagli anarchici. Proprio la matrice anarchica era sembrata subito la più attendibile per giustificare la prima scritta contro l’arcivescovo di Genova. E questa volta la zona parrebbe dare ragione a questa linea investigativa. Eppure i messaggi di morte scoperti ieri mattina nelle vicinanze di due chiese lasciano qualche dubbio. Perché gli anarchici al massimo non firmano i loro gesti, ma se proprio non lasciano la loro «A» cerchiata a rivendicare il raid, difficilmente usano altre sigle per allontanare i sospetti. In più c’è il colore della vernice usata (questa volta anche rossa, una settimana fa solo nera). Differenze apparentemente banali, ma significative per gli inquirenti. Che ora vogliono capire anche quel riferimento alla P38 aggiunto a uno dei messaggi vergati sui muri di Sampierdarena. Ma proprio i capi del centro sociale Zapata hanno negato qualunque addebito: «Il centro sociale Zapata non minaccia di morte nessuno e se deve esprimersi su qualcosa o su qualcuno, lo fa firmandosi pubblicamente». Ieri tra l’altro, l’obiettivo non è stato soltanto monsignore Bagnasco, ma la stessa vernice spray rossa è stata usata per insultare anche il cardinale Camillo Ruini. Un’ escalation che tuttavia non sembra allarmare oltre misura il questore di Genova, Salvatore Presenti. «Non ci sarà alcun innalzamento del livello di attenzione - ha subito tenuto a precisare il responsabile della polizia -. Non prenderemo nuove misure preventive. Ribadisco che si tratta di messaggi blasfemi e osceni, ma che non ci fanno supporre un aumento della conflittualità. Nei confronti di monsignor Bagnasco abbiamo adottato tutte le misure di prevenzione possibili. Stiamo svolgendo azione di intelligence per giungere all'identificazione degli autori delle scritte. La nostra attenzione resta alta, ma non c'è alcun motivo per parlare di tensione». Il questore di Genova, però, era presente domenica mattina in duomo alla celebrazione del precetto pasquale da parte dell’arcivescovo, funzione che non ha visto peraltro la partecipazione di altre cariche civili e istituzionali.

Solidarietà a Bagnasco arriva intanto proprio dalla Conferenza episcopale che presiede. È il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori a esprimere «vicinanza e solidarietà» all’arcivescovo di Genova «in questo momento in cui è fatto oggetto di espressioni intimidatorie». In Curia comunque si preferisce evitare le esasperazioni. «Monsignor Bagnasco è molto sereno», è la costante rassicurazione che arriva dall’arcidiocesi genovese. I nuovi fatti vengono comunque tenuti sotto controllo. In particolare si sta cercando di capire se le aggressioni arrivino da piccoli gruppi desiderosi di visibilità, da mitomani o da più preoccupanti organizzazioni. Nei giorni scorsi comunque la chiesa genovese è stata fatta oggetto anche di attacchi non anonimi. Un ristretto gruppo di contestatori avevano dato vita alla cosiddetta «iniziativa iconoclasta», ritrovandosi però in meno di dieci in una piazzetta del centro storico. Sabato invece, alla vigilia di Pasqua, sono state distribuite all’interno della cattedrale false immaginette contenenti immagini pornografiche. Episodi diversi, strategia unica.

Il Giornale, 10 aprile 2007


Contro Bagnasco anche la stella a cinque punte
Il capo dei vescovi al centro degli attacchi
E alla messa presenziano gli agenti Digos


PIERANGELO SAPEGNO

L’ultima, la più grave, dice «Bagnasco a morte». Ma è da una settimana che va avanti così, fra scritte, manifesti, volantini e pure spettacoli da strada, con quattro gatti spelacchiati che offrono insulti e vendono vino contro la Chiesa e l’Arcivescovo mentre cantano bestemmie alla piazza. Tutto vero, a raccontarlo, e tutto un giorno dietro l’altro e tutti i giorni. All’improvviso questa è diventata una città così anticlericale che ci sembra di essere capitati dentro a una commedia oscena, mica alla realtà: gli agenti della Digos in borghese che riempiono la Messa della Cattedrale, i poliziotti e i carabinieri in divisa che presidiano le Chiese, le telecamere della Questura sui sagrati, la scorta armata per Monsignore, il questore che giura che non c’è nessuna tensione, ma che, scherziamo?, il sindaco che preferirebbe tanto non dire niente e il Vescovo pure, come se nessuno alla fine sapesse più bene di cosa parlare, di fede, Dico e libero Stato, oppure di follia. Dai, siamo su Scherzi a parte.
E invece no. Ieri mattina, sui muri di Sampierdarena, in vico della Catena e in piazza Monastero, sono apparse le nuove scritte contro l’Arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale: «Bagnasco a morte», «Attento Bagnasco, ancora fischia il vento», e poi «a morte il Papa» e un’altra contro il cardinale Camillo Ruini, vernice nera e vernice rossa. Le firme: il disegno falce e martello, la P38 e la immancabile stella a cinque punte delle Brigate Rosse. Lì dietro, su una Chiesa, un’altra offesa oscena contro l’arcivescovo: «Bagnasco trans». Ma prima, la scorsa settimana, c’era stata la scritta a San Lorenzo, «Bagnasco vergogna», e poi i manifesti appesi nel centro storico che simulavano la fucilazione di Papa Benedetto XVI e sabato pomeriggio l’«Iniziativa iconoclasta contro ogni fantasma divino», in piazza San Giorgio, dieci suonati e barboni, tutti stracci e occhi lessi, che hanno messo in vendita libri anticlericali e una damigiana di vino («sangue divino», era scritto sul legno), a 50 centesimi al bicchiere, mentre un altoparlante diffondeva canzoni come «Rinneghiamo Dio». Eppure, è così esagerata e diffusa l’aggressione nei confronti dell’Arcivescovo che c’è qualcosa di stonato, quasi di finto. Le scritte ieri erano disseminate tutte a poche centinaia di metri dal Centro Sociale Zapata, uno dei più estremisti di Genova. Ma, come dice don Francesco Di Comite, vicedirettore dell’ufficio stampa della Curia, «è un po’ difficile pensare che qualcuno vada a firmare insulti e minacce vicino a casa sua». E allora, che cosa c’è dietro a questa offensiva distruttrice, a questo impazzimento iconoclasta, che all’inizio ha diviso persino la maggioranza negli ordini del giorno di condanna, perché «Vergogna», ha detto qualcuno, non era un insulto? Adesso le uniche parole di Bagnasco sono quelle lasciate ai suoi fedeli nell’omelia di Pasqua, dentro la cattedrale riempita per metà da agenti in borghese con i baveri alzati: «Non dobbiamo scoraggiarci perché c’è tanta gente che vive nel bene dentro la comunità dei credenti». Come dire: sono una minoranza. Solo che durante quella stessa Messa, racconta Claudio Arcolao, direttore dell’ufficio stampa della Curia, «qualcuno aveva distribuito dei santini con delle immagini pornografiche».
Prima, Bagnasco aveva parlato e poi smentito, anche se con non molta forza, quella famosa frase sui Dico, i pedofili e gli incesti. E prima, il sindaco Giuseppe Pericu aveva preferito tacere. Gli aveva scritto una lettera, all’Arcivescovo, e senza nemmeno farlo sapere troppo in giro. Era un foglietto scarno, che si limitava a condannare l’accaduto. E pure oggi non è che spreca molte parole: «Ribadisco la condanna per qualsiasi gesto o affermazione di carattere violento». Ma ora, questa condanna è diventata trasversale. Parte dal sindaco, passa da Renato Olivieri e Enrico Musso, candidati della Casa della Libertà alle prossime amministrative, e arriva a Massimo Chiesa e Fabio Broglia, dell’Italia di Mezzo, che chiedono ai giornalisti di fare un elenco con i nomi di tutti quelli che attaccano queste minacce.
Pure Cristina Morelli, la segretaria regionale dei Verdi che s’era rifiutata di votare l’ordine del giorno di solidarietà per l’Arcivescovo, oggi dice che condanna «fermamente queste scritte. Sono gandhiana, contro la violenza. Ma la prima scritta, vergogna, non mi sembrava nulla di grave, ed è vero che un vescovo che non ha rispetto per forme diverse di amore dovrebbe vergognarsi. Io provo tristezza per un pastore del Signore, messaggero di pace, che gira con una scorta armata e che la accetta pure. Poi, sia chiaro che quelle scritte trovate oggi sono molto più gravi». Il fatto è, però, che alla fine sembra che ci sia davvero qualcosa di incompiuto nel rapporto fra l’Arcivescovo e la sua città, qualcosa di sotterraneo, che va al di là di questa esibizione oscena di anticlericalismo che ha riempito la settimana di Pasqua. Quella frase sui Dico e sui pedofili e la sua quasi incerta smentita non hanno convinto tutti. Anche se non lo ammette, forse è questa sensazione che frena Pericu.
Attorno, c’è questo spettacolo un po’ bieco e molto volgare, che va dai manifesti sulla fucilazione del Papa alle immagini porno sui santini, sparso come veleno sulla settimana di Pasqua. Il questore, Salvatore Pesenti, ripete a tutti di star tranquilli: «Nessun innalzamento del livello di attenzione, nessuna misura preventiva. Ribadisco che si tratta di messaggi blasfemi, ma che non fanno pensare a un aumento della conflittualità». Sarà per questo che dalla Diocesi sottolineano in coro che «l’arcivescovo è sereno. C’è attenzione e vigilanza, ma non allarme per quanto sta accadendo. Alle Brigate Rosse non crede nessuno nella Curia. «Guardiamo con attenzione attorno a noi», dice don Francesco di Comite. «L’Arcivescovo è uomo di grande preghiera ed equilibrio. Questa esagerazione del linguaggio richiede una prudenza maggiore. E noi sappiamo benissimno che l’Anticlericalismo in Italia s’è formato su tante strade». Tipo? «Quella massonica, ad esempio». Ecco. Così, siamo a posto.

La Stampa, 10 aprile 2007

Posso dire una cosa? Vergogna! Indirizzate voi, a chi volete, questa parola che mi sgorga dal cuore!

2 commenti:

Luisa ha detto...

Capisco benissimo la tua reazione,cara Lella, tu che ci offri questa quotidiana rassegna stampa e che per noi leggi tutti i giornali, capisco la tua reazione e il tuo " vergogna" che esce come un grido di rivolta contro tanta malafede e contro-verità !
Purtoppo penso, che oggi più che mai, dobbiamo, prima di incominciare a leggere i giornali, prendere una lunga e profonda respirazione e dirci , mentalmente, " calma", se non lo facciamo passiamo da una rabbia all`altra, e usciamo dalla lettura in rivolta contro il circo mediatico.. Se invece prendiamo il vino mediatico dalla botte da cui sgorga, non siamo obbligati di berlo, possiamo osservarlo, criticarlo, ironizzarci sopra, e sopratutto lasciar perdere ogni illusione sulla buona fede e l`oggettività di certi giornali e giornalisti o intellettuali o vescovi , che come qualcuno ha scritto, hanno il cuore a sinistra e il portafoglio a destra!
Come lo hai giustamente scritto, Lella, i laicisti, anti-clericali,"intellettuali cattolici progressisti", si scaglieranno sempre più contro Papa Benedetto , perchè si rendono perfettamente conto dell`influenza sempre crescente del Papa e non solo in Italia.
Il coraggio di Benedetto XVI, la sua chiarezza , la sua fermezza sono, oserei dire "contagiose" , la curiosità dei cattolici, la loro voglia di imparare, di capire, di ascoltare è palese. Benedetto XVI sa trovare le parole per giungere sino ai nostri cuori e alle nostre menti , e ciò disturba molto e molti.. .....allora lasciamoli parlare, scrivere, mentire,leggiamoli con la dovuta distanza, testimoniamo attivamente e con coraggio, come fai tu cara Lella, e restiamo nella gioia , e nella coscienza riconoscente di avere alla guida della nostra Chiesa Benedetto XVI !

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa e grazie per questo prezioso punto di vista. Non e' facile, al mattino, leggere la rassegna stampa perche' spesso, sempre piu' spesso, mi aspetto di trovare alcuni articoli ed invece mi ritrovo con altri editoriale, che nulla hanno a che vedere con le parole che il Papa ha pronunciato il giorno precedente.
E' chiaro che provo molta rabbia, ma poi mi dico: il Papa da' fastidio a molti, eppure i fedeli gli vogliono bene! Questa e' la mia gioia e la mia speranza.
Ciao
Raffaella