15 aprile 2007

Rassegna stampa del 15 aprile 2007 su "Gesu' di Nazaret" (parte prima)


Buona domenica a tutti, cari amici :-))
Ieri non e' stato possibile, a causa dell'enorme mole di articoli, pubblicare tutta la rassegna stampa su "Gesu' di Nazaret".
Oggi completeremo la lettura dei quotidiani di sabato e ne inseriremo alcuni appena "sfornati"...
Piu' tardi verranno pubblicati gli articoli relativi al compleanno del Santo Padre.

Raffaella

Vedi anche:

"GESU' DI NAZARET" DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI

Raccolta della rassegna stampa del 14 aprile 2007 su "Gesu' di Nazaret"

PAPA: "GESU'" A RUBA IN GERMANIA, RADDOPPIATA TIRATURA

Berlino, 19:57
Ancora non e' stato messo in vendita ed e' gia' un bestseller. Il nuovo libro del Papa, "Gesu' di Nazareth", da lunedi' prossimo nelle librerie tedesche, ha scatenato una valanga di prenotazioni, che hanno costretto la casa editrice a mettere di nuovo in moto le rotative e a raddoppiare quasi la tiratura inizialmente prevista. Nel corso della presentazione ufficiale a Magonza dell'ultima opera del pontefice, il responsabile della casa editrice Herder-Verlag, Manuel Herder, ha dichiarato che l'enorme numero di prenotazioni arrivate ha reso necessario di stampare altre 100 mila copie, rispetto alle 150 mila iniziali. "Penso che riusciremo a consegnarle tutte entro la fine del mese", ha dichiarato l'editore, mentre il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha spiegato che probabilmente per i tedeschi costituisce una sensazione il fatto che un Papa si occupi in forma letteraria della vita e dell'opera di Gesu'. Lehmann ha definito "un libro affascinante" il volume di Benedetto XVI, che ha definito "un libro pio, ma scientificamente fondato, un sereno testo missionario, di cui oggi c'e' bisogno".


Presentato in Vaticano il volume di Benedetto XVI dedicato all’Uomo di Nazaret per ribadire come sia stato una figura decisiva nella Storia

«Su Gesù ognuno è libero di contraddirmi» «
Si tratta di un lavoro personale e non di un atto di magistero. Con questa opera vado alla ricerca del volto di Cristo»

Città del Vaticano
NOSTRO SERVIZIO
«Gesù di Nazaret»: è il nuovo, atteso, libro di Benedetto XVI; se ne preparano una trentina di traduzioni. Sono dieci i capitoli, in 446 pagine: è il primo volume di un'opera più vasta e ripercorre i giorni e gli anni di Cristo dal Battesimo nel Giordano alla Trasfigurazione sul monte Tabor.
Il «Gesù di Nazaret» è firmato con due nomi «Giuseppe Ratzinger - Benedetto XVI» quasi a sottolineare - e l'autore lo afferma nella prefazione - che si tratta di un lavoro personale e non di magistero e, pertanto, può essere «giudicato e criticato». Scopo dichiarato del Papa è dimostrare che il Gesù dei Vangeli è una figura storica, non è un mito o il frutto fideistico di una elaborazione di devote fantasie. I giornalisti della Sala Stampa vaticana sono stati i primi a ricevere, ieri mattina, il volume dell'editore Rizzoli, e si sono trovati di fronte ad un testo che è storia, esegesi biblica, approfondimento di episodi e parole di Cristo, spiritualità.
É libro non solo da leggere, ma da meditare, e che esorta a conformare la vita di ognuno a quanto Cristo nella sua vita terrena «reale» ha insegnato con la parola e l'esempio.
I titoli dei dieci capitoli consentono di fornire una panoramica dell'opera: «Il Battesimo di Gesù - Le tentazioni di Gesù - Il Vangelo del Regno di Dio - La preghiera del Signore - I Discepoli - Le grandi immagini Giovannee - La confessione di Pietro e la Trasfigurazione - Le affermazioni di Gesù su se stesso». Diremo subito che, in quest'ultimo capitolo, con abbondanza di citazioni bibliche e di approfondimenti anche linguistici, il Papa discetta sulle tre definizioni di Cristo su se stesso: «Figlio dell'uomo», «Figlio di Dio», «Io sono». Ai biblisti e agli esegeti il compito, non semplice di seguire il Papa nei difficili ragionamenti e nelle valutazioni storiche; ai giornalisti quello di cogliere nel volume spunti di particolare interesse immediato e comprensibile, specie in alcuni capitoli. «Perché Gesù fu tentato nel deserto?, perché vi fu portato dallo Spirito Santo per essere tentato dal diavolo?» La risposta di Ratzinger: «Perché Gesù deve entrare nel dramma della esistenza umana, attraversarlo fino in fondo, per ritrovare la pecorella smarrita, caricarsela sulle spalle e riportarla a casa... La sua è una discesa nei pericoli che minacciano l'uomo poiché solo così l'uomo caduto può essere risollevato».
Approfondendo il tema della tentazione - «fa che queste pietre diventino pane» - il Papa parlando della distribuzione dei beni afferma che «ha avuto esito negativo l'esperienza marxista» e che «gli aiuti dell'Occidente ai Paesi in via di sviluppo, basati su principi puramente tecnico-materiali, che non solo hanno lasciato da parte Dio ma hanno anche allontanato gli uomini da lui, con l'orgoglio della loro saccenteria hanno fatto del Terzo mondo un «Terzo mondo» in senso moderno mettendo da parte le strutture religiose morali e sociali e introducendo la mentalità tecnicista nel vuoto». Il ragionamento del Papa sulle «tentazioni di Cristo» è lungo e approfondito con riferimenti al «diavolo teologo» che chiede anche a Cristo di gettarsi dal pinnacolo del tempio.
Nel capitolo quarto - il discorso sulla Montagna, denso di dottrina e di richiami biblici - è da cogliere un pensiero sulla Beatitudine: «Beati i poveri di spirito» perché «di essi è il regno dei cieli». Il Papa indica in San Francesco di Assisi la figura di colui che nella storia della fede, ha tradotto nella esistenza quella «Beatitudine» in modo più intenso. «I santi - dice il Papa - sono gli autentici interpreti della Sacra Scrittura».
Lunga la dissertazione di Papa Ratzinger anche sulle altre beatitudini. «Beati gli operatori di pace»: «Solo l'uomo riconciliato con Dio può essere riconciliato e in armonia anche con sè stesso, e solo l'uomo riconciliato con Dio e con se stesso può portare la pace intorno a se e in tutto il mondo». Della dissertazione sulle parabole in evidenza la riflessione su quella del «Ricco Epulone» nella quale si dimostra che la ricchezza in sé non è un male, ma solo quando viene usata a fin di bene. Spicca la figura di Lazzaro il povero che assiste alle gozzoviglie del riccone. Il Papa approfondisce il pensiero interiore del misero con citazioni di salmi nei quali la povertà si esprime in lamenti con Dio; ma poi si arriva alla conclusione che il povero «sarà felice perché vedrà il volto di Dio».
Del capitolo sulla preghiera insegnata da Gesù - il «Padre Nostro» - relativamente al versetto «Dacci il nostro pane quotidiano», ecco la riflessione: «il pane è frutto della terra e del lavoro dell'uomo, ma la terra non porta alcun frutto se non riceve dall'alto sole e pioggia». Questa sinergia delle forze cosmiche, che non è stata consegnata nelle nostre mani si contrappone alla tentazione della nostra superbia di dare la vita da soli e con le sole nostre capacità. Tale superbia rende violenti e freddi, finisce per distruggere la terra e non può essere altrimenti; e solo nell'apertura a Dio diventiamo grandi, liberi e noi stessi.
Trattando di Gesù a contatto con «la madre e i suoi fratelli, il Papa richiama il comandamento "Ama il padre e la madre"» e dice «che è rivolto ai figli e parla ai genitori, rinforza, dunque, il rapporto delle generazioni e la comunione della famiglia in quanto ordine voluto e progettato da Dio...». In quanto al «Sabato» giorno del Signore cui fa riferimento Cristo, Papa Ratzinger rivendica il valore della domenica cristiana con l'impegno al riposo, contro certe prese di posizione odierne che «suscitano meraviglia».

Arcangelo Paglialunga

Il Gazzettino del nord est, 14 aprile 2007


Ratzinger: ecco il mio Gesù

di Carlo Marroni

«Non ho di sicuro bisogno di dire espressamente che questo libro non è in alcun modo un atto magistrale, ma è unicamente espressione della mia ricerca personale del volto del Signore. Perciò ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo alle lettrici e ai lettori quell'anticipo di simpatia senza il quale non c'è alcuna comprensione». È il teologo Joseph Ratzinger che parla, non il Papa.
«Gesù di Nazaret» racconta un Gesù storico complementare al Gesù dei Vangeli. Il libro - che porta la doppia firma Joseph Ratzinger e Benedetto XVI - è stato presentato alla stampa ieri nella Sala del Sinodo in Vaticano. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa, ha messo in luce che pur non essendo il primo libro scritto da un Pontefice, le opere di Giovanni Paolo II erano testimonianze di vita, mentre quella di Benedetto XVI è un'opera pastorale.
L'opera sarà pubblicata da Rizzoli e il presidente di Rcs MediaGroup, Piergaetano Marchetti, ha annunciato che da lunedì - giorno in cui il Papa compirà 80 anni - saranno nelle librerie 350mila copie, «sperando di aggiungerne rapidamente molte altre». Il libro è la prima parte di due volumi e prende in esame la vita pubblica di Cristo dal battesimo alla trasfigurazione. «Oggi sentiamo l'emozione e la responsabilità di essere vettori per il mondo, dopo il libro di Giovanni Paolo II Memoria ed identità, di quest'opera del suo successore, che affronta il mistero fondante della cristianità».
La relazione di presentazione è stata affidata al cardinale Christoph Schonborn, arcivescovo di Vienna e in passato allievo di Ratzinger (ancora oggi partecipa alle riflessioni che il papa tiene per gli ex studenti), insieme al pastore Daniele Garrone, decano della Facoltà Valdese di Roma, e Massimo Cacciari in veste di filosofo.
Il libro «impegna molto e interpella ponendo tutti davanti alla domanda posta dallo stesso Cristo ai suoi discepoli: "Chi sono io per voi?"», ha detto Schonborn. « Al centro del libro c'è il Vangelo dove Gesù è alètheia, verità - ha detto il sindaco di Venezia - Proprio qui sta lo scandalo, in una persona che afferma di sè di essere la verità». Cacciari ha aggiunto : «Non è difficile credere in Dio, ma nell'uomo». Ieri erano presenti in sala, tra gli altri, i senatori a vita Francesco Cossiga e Giulio Andreotti. Frutto di un «cammino interiore», come dice lo stesso Ratzinger, il libro fissa un punto: il cristianesimo non è una teoria, ma l'incontro di una Persona. E qui entra in gioco l'originalità dell'opera, che parla di una persona attraverso il metodo storico, poiché la fede «si fonda sulla storia che è accaduta sulla superficie di questa terra».
Molti i concetti-chiave che emergono dal testo di oltre 400 pagine. Anzitutto la forza del messaggio: «La nuova bontà di Dio non è acqua zuccherata», c'è sempre «lo scandalo della croce». Poi un messaggio forte per chi la fede è una scelta controcorrente: gli afflitti e i diseredati delle beatitudini evangeliche rappresentano coloro che «non si piegano ai diktat delle opinioni e delle abitudini dominanti: anche in questo caso si tratta di persone che scrutano attorno a sè, alla ricerca di ciò che è grande, della vera giustizia, del vero bene».
Entra anche la famiglia nel libro del Papa, diventato sempre più tema centrale nei rapporti tra fede e politica: «Per la Chiesa nascente come per quella successiva fin dall'inizio è stato fondamentale difendere la famiglia come il cuore di ogni ordinamento sociale, impegnarsi per l'attuazione del quarto comandamento nell'intera ampiezza del suo significato. Vediamo come oggi la lotta della Chiesa sia incentrata su questo punto».
Infine l'ebraismo, questione di grande attualità dopo lo scoppio del caso dello Yad Vashem e le didascalie su Pio XII, che hanno messo in crisi i già non facili rapporti Israele-Vaticano. Il Papa - ha ricordato lungamente il cardinale Schonborn - ha tratto uno degli impulsi fondamentali a scrivere il libro dalla lettura di un altro libro «del grande erudito ebreo Jacop Neusner» dal titolo «Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù», in cui il rabbino oppone un netto rifiuto a tutti i tentativi di scindere il Gesù storico dal Gesù del Dogma della Chiesa.
Una presenza, quella ebraica, assente tra i relatori della presentazione (in sala tuttavia c'erano il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche, Renzo Gattegna, e l'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oded Ben Hur), ma, come ha detto padre Lombardi, ampiamente compensata dagli approfondimenti del cardinale di Vienna sul rabbino Neusner.
Per il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con il suo libro su Gesù, il Papa imprime una svolta al «dibattito odierno, che si è ri-infuocato proprio sulla figura di Cristo, sulla personalità di Gesù di Nazaret, un dibattito che a volte è fuorviante anche per l'ignoranza di tante persone che si attribuiscono il diritto, la competenza di parlare, purtroppo, di ciò che non conoscono». E infatti nella presentazione non sono mancati riferimenti alle presunte «cospirazioni» vaticane sulle realtà storiche relative a Gesù: anche se mai è stato citato, il riferimento al "Codice da Vinci" e alle sue imitazioni è stato chiaro.

Il Sole 24ore, 14 aprile 2007


La preziosità dell'opera

Ragionare ed entusiasmarsi per la persona di Gesù

Elio Guerriero

Ho sentito parlare per la prima volta del libro di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI su Gesù alla fine del 2004. Ero andato in visita dal cardinale al Sant'Uffizio. Parlando di progetti editoriali, egli mi confidò che, dopo il ritiro, che vedeva vicino, pensava di portare a termine il libro su Gesù. Poi, a dicembre del 2006, una telefonata dal Vaticano mi annunciava che il Papa aveva concluso la prima parte del suo libro e desiderava che io collaborassi all'edizione italiana. Ricordo l'impressione profonda alla prima lettura dell'opera. Gesù di Nazaret è un testo ricco e impegnativo, l'opera di una vita scritta con tenacia e con passione.
Cerco di accennare ai temi più significativi. Innanzitutto il rapporto ebrei-cristiani. Benedetto XVI riconosce un profondo legame tra ebrei e cristiani. Gesù, il nuovo Mosè promesso dal Deuteronomio (18,5), non viene per abolire la legge, ma per portarla a compimento. Il pensiero diventa più chiaro con un'applicazione della parabola del Padre misericordioso e dei due figli. La parabola, commenta il pontefice, esalta la generosità del padre che accoglie il figlio ritornato a casa. Nella stessa logica, quel genitore misericordioso consola e abbraccia anche il fratello maggiore. Gesù, dunque, è venuto per estendere l'alleanza a tutti i popoli, non certo per eliminare la legge del Sinai. Antico e Nuovo Testamento sono uniti come le due ante di un'unica grande tavola ideata e realizzata da Dio.
Secondo tema: le vite di Gesù. Il Papa parte da un ricordo personale. Nella sua infanzia diverse vite di Gesù riuscivano a trasmettere un vero entusiasmo per il Maestro di Nazaret. A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso la situazione cambiò. I progressi del metodo storico-critico portarono a differenziazioni sempre più raffinate tra i diversi strati delle tradizioni. È divenuto, dunque, sempre più difficile tracciare un quadro unitario della persona di Gesù. Come risultato d'insieme si è diffusa l'impress ione che noi sappiamo molto poco su di Lui e che la fede nella sua divinità è un'aggiunta posteriore. Una tale situazione, secondo Benedetto, è drammatica: l'intima amicizia con Gesù su cui tutto si basa sembra cadere nel vuoto. Ad evitare equivoci, il Papa precisa che i progressi dell'esegesi sono stati preziosi. Come chiarisce nel dialogo con Schnackenburg, eletto a rappresentante dell'esegesi scientifica, bisogna avere il coraggio di andare oltre lo studio storico-critico per incontrare nuovamente la persona di Gesù. Egli non è chiuso nel passato. Attraverso la Chiesa, i cristiani e quanti lo desiderano possono incontrarlo ogni giorno nella parola e nei sacramenti.
Infine, la confessione cristiana. In tutti e tre i Vangeli sinottici la richiesta di Gesù: cosa pensa la gente e cosa pensate voi che io sia, rappresenta una svolta significativa. A nome dei dodici risponde Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». La confessione di Pietro è seguita dall'annuncio della passione, della morte e dalla trasfigurazione. Per il Papa è il segno che chi vuole stare più vicino a Gesù è chiamato a condividere il mistero pasquale, a diventare seme che, solo dopo l'immersione nella terra, porterà nuovo frutto.
Concludo con un'applicazione patristica della parabole del buon samaritano che il Papa fa sua. Il ferito derubato e abbandonato lungo la strada è l'uomo, il figlio di Adamo. Il buon samaritano che si ferma a soccorrerlo è Gesù. Egli presta al ferito le prime cure, poi lo porta alla taverna, la Chiesa, incaricata di proseguire l'opera del Maestro.
Il volume presenta la prima parte della vita di Gesù. L'augurio, per il Papa e per noi, è che egli possa portare a termine un'opera preziosa.

Avvenire, 14 aprile 2007


«Se sbaglio potete contraddirmi»

Ieri presentazione in Vaticano del libro del Pontefice intitolato «Gesù di Nazaret»

di GIANLUCA FERRETTI

NON è mancato «un anticipo di simpatia», così come non è mancato il confronto leale e anche qualche «contraddizione» oggi nell'aula del Sinodo in Vaticano, alla presentazione di «Gesù di Nazaret», il libro del Papa che sarà in libreria lunedì, per ora in italiano (350 mila copie), tedesco e polacco. Il Papa aveva detto: «Ognuno è libero di contraddirmi». Così Benedetto XVI si è recato «nell'agorà, nella piazza del pubblico dibattito. Nell'aeropago della pluralità di opinioni dei giorni d'oggi, egli espone la sua visione di Gesù» ha detto il cardinale Christoph Schonborn in apertura. Sul palco si sono succeduti oltre al cardinale Schonborn, arcivescovo di Vienna, il teologo valdese Daniele Garrone e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Il cardinale, già allievo di Ratzinger ha messo subito a fuoco la questione centrale del libro - «La figura di Gesù è coerente? Cosi la questione circa la credibilità storica è di importanza vitale» - e la domanda fondamentale che sempre ritorna: «Cosa ha portato Gesù?». La risposta di Ratzinger si sviluppa in dieci capitoli e 448 pagine in cui il suo tentativo, come dice lui stesso, è quello di «presentare il Gesù dei vangeli come il Gesù reale, come il 'Gesù storicò in senso vero e proprio. Questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con e quali ci siamo dovuticonfrontare negli ultimi decenni. Io ritengo che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli - sia una figura storicamente sensata e vincente». Su questa credibilità dei Vangeli Ratzinger propone la sua «ricerca personale del 'volto del Signore». Benedetto XVI ha tratto un impulso fondamentale per scrivere il suo libro da un libro dell'ebreo Jacob Neusner «Disputa immaginaria tra un rabbino e Gesù», in cui a un certo punto il rabbino chiede a Neusner se Gesù «insegni le stesse cose» degli ebrei e lui risponde «non precisamente ma quasi». «Che cosa ha tralasciato?» «Nulla» «che cosa ha aggiunto allora? Se stesso». A questo punto Neusner si ferma e «non vuole seguire Gesù», poichè non accetta la «equiparazione di Gesù con Dio». Spiega Schonborn: «Neusner è cosi importante per il libro di Benedetto XVI perchè oppone un netto rifiuto a tutti i tentativi di scindere il Gesù storico dal Gesù del dogma della chiesa». Ma «cosa ha portato Gesù?» chiede il Papa. Che cosa ha portato «se non ha portato la pace nel mondo, il benessere per tutti, un mondo migliore?» (in alcune pagine si avverte forte la critica a quei sistemi che vogliono appiattire la religione sulla politica, come la teologia della liberazione, di cui c'è un eco nel capitolo delle tentazioni). La risposta è semplice dice il Papa: «Dio. Ha portato Dio».

Il Tempo, 14 aprile 2007

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