28 luglio 2007

Il Papa in Cadore: cronaca della diciannovesima e ultima giornata


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Cari amici, iniziamo oggi con la lettura della cronaca dell'ultimo giorno di vacanza del Papa in Cadore. Di seguito smaschereremo una "furbata" giornalistica che non fa onore ne' a Repubblica ne' al Corriere :-)
Raffaella

I messaggi dal castello di Lorenzago

«Mai più la guerra». E ai parroci: «Non siate i burocrati del sacro»

LORENZAGO. Il papa lascia il Cadore con tanti messaggi per la Chiesa ed il mondo, elaborati in questo periodo di vacanza. A dimostrazione che quello di Ratzinger non sono stati 19 giorni di assoluto riposo, anzi. Sollecitato dalla memoria che il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, ha fatto della grande guerra sulle cime dolomitiche, Benedetto XVI ha ripetuto il «Mai più la guerra» di Paolo VI ed il no alle «inutili stragi» di Benedetto XV. Ha, per contro, richiamato al doveroso rispetto del diritto internazionale. Numerosi, durante le tre settimane di vacanze, i riferimenti alla pace. «Ringraziamo il Signore che l’Europa è in pace», ha invitato dopo il concerto di cori di montagna dedicati anche a questo tema. Ed il no alle diverse forme di violenza lo ha ripetuto commentando «con gioia» la liberazione di padre Bossi. Il papa ha lavorato soprattutto di mattina e sembra che abbia messo mano, in questi giorni, sia alla nuova enciclica, di carattere sociale, ma soprattutto al secondo libro sulla vita di Gesù. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, lo ha tenuto informato, in particolare attraverso un lungo incontro nella sua casa di Lorenzago, sulle principali questioni della santa sede.
E Bertone stesso ha fatto il punto su tanti di questi temi in un incontro pubblico a Pieve di Cadore, durante il quale ha manifestato aspettative positive dalla Cina, valutando in questo modo anche la nomina del nuovo vescovo di Pechino, da parte della Chiesa cosiddetta patriottica. Una situazione ritenuta comunque “complessa” da Benedetto XVI, facendo capire che non è ancora il tempo di un suo viaggio in quel continente. A Lorenzago, peraltro, è venuto a trovarlo l’arcivescovo di Hong Kong, cardinale Zen Ze-kiun, con 30 diaconi ed i loro famigliari. Zen si è femrato a pranzo dal papa, insieme al patriarca di venezia Scola e al presidente della Cei, Angelo Bagnasco. Marginalmente ha tenuto banco il Motu proprio che ha liberalizzato il messale pre-conciliare. Questione rispetto alla quale il cardinale Bertone ha fatto intendere che si puà levare la preghiera per la conversione degli ebrei.
Stimolante la lunga ed approfondita conversazione che il papa ha avuto con i 450 preti di Treviso e Belluno. Benedetto XVI ha tra l’altro raccomandato che i preti non diventino «burocrati del sacro» e che seguano questi tre impegni: pregare, curare, annunciare, con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo. Ha ribadito piena fedeltà al Concilio Vaticano II raccomandando che rimanga un solido punto di riferimento. Ha invitato i cristiani a farsi prossimo dei seguaci di altre fedi, musulmani compresi, e indicando nei valori umani e in particolare nei 10 Comandamenti un terreno di condivisione. Intrattenendosi sul rapporto tra creazione ed evoluzione, ha affermato che non c’è alternativa.
E per quanto riguarda un tema delicato come quello dei divorziati, separati e risposati, ha manifestato affetto per chi si trova in condizione di sofferenza, mentre ha suggerito un accompagnamento ancora più puntuale verso chi fa la scelta del matrimonio che, evidentemente, dev’essere “per la vita”.
Per la Chiesa cattolica cruciale, nei prossimi mesi, sarà anche il rapporto con il mondo ortodosso (dal 4 al 9 settembre si svolge l’incontro ecumenico di Sibiu, in Romania, e a Ravenna si incontra dall’8 al 15 ottobre la commissione teologica mista - due incontri ai quali non è prevista la presenza del Papa). Quanto ai prossimi appuntamenti del Papa, l’uno e due settembre il Papa sarà a Loreto per incontrare i giovani italiani. Dal 7 al 9 settembre compirà un viaggio in Austria che prevede un incontro con la diplomazia internazionale di stanza a Vienna e un pellegrinaggio al santuario di Mariazell. Il fine settimana successivo riceverà i suoi ex alunni per un seminario a porte chiuse su creazione ed evoluzione. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 28 luglio 2007


Avanti c’è posto. Prima le mamme e i bambini

Rigide norme di sicurezza. E qualche goccia di pioggia: «Sono le lacrime del Cadore»

Suor Rosetta e suor Giuseppina sono riuscite a baciarlo due volte sulle guance

di Vittore Doro

LORENZAGO. Qualche goccia di pioggia, in un pomeriggio molto caldo, è stato il saluto del Cadore al papa. «Queste gocce di pioggia», ha detto una bambina delle elementari, in attesa nei pressi dell’eliporto dell’arrivo del papa, «sono come lacrime: sembra che il Cadore pianga perché il papa se ne va. Sono però sicura che si tratta di un arrivederci all’anno prossimo. Tutti noi lo vogliamo e sicuramente lo vuole anche lui perché lo abbiamo visto sorridente e sono sicura che si è trovato bene con noi».
Ad attenderlo per dargli l’arrivederci oltre a quasi tutti gli abitanti di Lorenzago c’erano molti persone provenienti da tutto il Cadore, e anche da Belluno e Feltre. L’attesa era iniziata molto presto, subito dopo mezzogiorno, quando sono arrivati i primi gruppi di fedeli che si sono posizionati lungo tutta la strada che dal cimitero di Lorenzago porta al centro federale di Tennis, all’inizio del quale è stato ricavato il piazzale utilizzato come eliporto. Nell’area sorvegliata da forze dell’ordine e dai volontari della protezione civile, c’era già l’elicottero bianco-celeste che in questi giorni ha sorvegliato dall’alto la zona.
Subito dopo le 15 sono iniziati gli arrivi delle autorità e degli ufficiali di carabinieri, guardia di finanza, polizia, forestale. E due autobotti dei vigili del fuoco che si sono posizionate all’inizio dell’eliporto. Tutti a disciplinare l’afflusso e a destinare le piccole aree nelle quali era possibile sostare per salutare meglio il papa. Purtroppo lo spazio era molto esiguo e nelle immediate vicinanze del piazzale hanno potuto prendere posto solamente i bambini della scuola materna di Vigo e Lorenzago, e un gruppo di 15 mamme con altrettanti neonati in braccio. Tra queste mamma e figlia Da Corte di Valle ma sposata a Lorenzago, che sono anche state intervistate. «Siamo felici che il papa abbia scelto Lorenzago», ha spiegato la mamma, «ci auguriamo che torni». Folla lungo la strada. Su un lato della strada, proprio sulla curva che immette nell’eliporto, hanno trovato posto alcune carrozzine di handicappati, che in questo modo hanno potuto vedere l’arrivo del papa nel momento stesso in cui l’auto rallentava per effettuare la curva. Nessun’altra persona è stata ammessa sul limitare del piazzale. Circa due metri sopra sono state posizionate transenne dietro alle quali il pubblico e i molti bambini hanno potuto accalcarsi per cercare di vedere la partenza di papa Benedetto.
Verso le 16 è arrivato l’elicottero papale, provocando un fortissimo vento. «E’ per questo motivo», ha spiegato il responsabile dell’organizzazione, «che dobbiamo stare ben attenti che nelle vicinanze dell’elicottero, diciamo ad una distanza minima di 50 metri, non ci sia nulla che possa essere sollevato dall’aria generata dai rotori. Se uno striscione, anche di semplice stoffa fosse preso dal vortice, impedirebbe il funzionamento delle pale, creando non pochi problemi. Per questo anche i bambini una volta salutato il papa dovranno allontanarsi prima che l’elicottero accenda i motori».
Tutto vero, ma le rigide norme di sicurezza hanno reso possibile solo a un limitatissimo numero di persone salutare il papa. E questo ha sollevato anche delle proteste da parte della stampa, specialmente fotografi e operatori televisivi. La postazione scelta dalla sicurezza per la stampa si trovava di fianco all’elicottero e alle spalle del pontefice quando salutava qualcuno, come i bambini e i neonati. Il lavoro dei fotografi è stato quasi impossibile perché oltre ad essere distanti, si sono trovati anche a fotografare il muro di schiene di prelati e agenti della sicurezza. Nel punto dal quale le riprese e le fotografie sarebbero risultate buone, e cioè dall’alto, non è stato consentito l’accesso.
Poco dopo le 16,30 è arrivato anche il questore, Faggiano, e pochi minuti dopo anche il prefetto, Provvidenza Raimondo. Ad attendere gli ospiti c’erano già i consiglieri comunali di Lorenzago con in testa il sindaco Mario Tremonti, l’assessore provinciale alla protezione civile, Angelo Costola, l’arcidiacono del Cadore monsignor Renzo Marinello, e il parroco Don Sergio De Martin. Ai lati della scaletta dell’elicottero si erano intanto posizionati i carabinieri in alta uniforme, mentre altri militari si sono allineati in modo da fare ala al papa. Arrivato puntuale alle 17, una volta sceso dalla macchina ha iniziato a salutare le mamme in attesa con i neonati in braccio, e subito dopo i bambini della scuola materna che gli hanno anche cantato una canzoncina e rivolto un caloroso “Papa ritorna”. Emozionatissime le accompagnatrici, suor Rosetta e suor Giuseppina, che nell’entusiasmo lo hanno baciato due volte sulle guance. Dopo i bambini è stata la volta del saluto ai funzionari della sicurezza e quindi dell’equipaggio dell’elicottero. Poi, risalita la scaletta, re nei minuti di attesa mentre si scaldavano i motori e poi via verso Istrana, non prima di aver ancora una volta sorvolato Lozzo.

© Copyright Corriere delle Alpi, 28 luglio 2007

Coraggio, giornalisti, se sarete buoni, magari, l'anno prossimo vi posizionano dall'altra parte :-))
E poi parliamoci chiaro: il Papa e' piu' interessato a salutare i fedeli che a rispondere alle solite domande.
Mi sembra, comunque, che canale 5 e sky abbiano fatto ottime riprese
...
R.


LE VACANZE

La scoperta di un Ratzinger papa “leggero”

LORENZAGO. Il papa ha fatto vacanze ritirate, con stile monastico, quasi benedettino, come lui stesso ha detto. Tanto che lui stesso ha ringraziato i sindaci per «la presenza discreta, silenziosa e competente» che gli ha permesso di trascorrere «un indimenticabile soggiorno». Lavoro e studio al mattino. Passeggiate nel parco di casa subito dopo il pranzo e dopo la cena. Pianoforte ed altro studio il pomeriggio, Brevi uscite verso le 18 del pomeriggio, su sentieri pianeggianti ed ombreggiati, per recitare il rosario e, eventualmente, incontrare residenti e villeggianti, ma casualmente. Gli incontri pubblici, infatti, sono stati soltanto tre, a parte quelli dell’arrivo e della partenza: i due Angelus al castello Mirabello, nella cui tenuta si trova lo chalet della villeggiatura, e a Lorenzago, l’incontro con la popolazione di Auronzo, dopo il dialogo a porte chiuse in chiesa con 450 preti di Treviso e Belluno. A decine, invece, le persone che hanno avuto modo d’incontrare Ratzinger durante le brevi passeggiate esterne. «Amabile, affettuoso, tenero, dolce, paterno»: queste le definizioni ricorrenti. Il sindaco Mario Manfreda di Lozzo di Cadore è arrivato a parlare di un «papa leggero» per il suo stile di frequentare sentieri poco appariscenti e chiesette alpine poco frequentate, e per «l’amabilità» soprattutto con i bambini. Incontri, peraltro, tutt’altro che formale: «Il papa», riferisce il parroco di Danta, don Balcon, «mi ha chiesto tutto il possibile della mia comunità, e so che altrettanto ha fatto con chi ha incontrato». E’ accaduto, infatti, anche a Vigo, con il parroco, o a Stabie, una località in mezzo al bosco, al confine tra il Veneto e il Friuli, dove a Lino Fontanive ha domandato che cosa coltivava nell’orto e di spiegargli le sculture in legno ed altri elementi originali del suo “tabià”. Nessuna escursione di Ratzinger sui sentieri di alta montagna, neppure uscite prolungate, come invece faceva Wojtyla, nei 6 soggiorni in Cadore. Però anche a valle le montagne dolomitiche gli sono apparse «meravigliose», come ha confidato al presidente della Comunità montana del Cadore, Flaminio Da Deppo. (fdm)

© Copyright Corriere delle Alpi, 28 luglio 2007


Tutti i personaggi della lunga vacanza tra le Dolomiti

In prima fila da padre Georg al sindaco Tremonti ai vescovi Andrich e Mazzocato

FRANCESCO DAL MAS

Andrich. Il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich, ha ottenuto dall’organizzazione vaticana e da quella trevigiana ciò che i bellunesi ed i cadorini si aspettavano dalla vacanza di questo papa: un’attenzione specifica anche per loro. C’era infatti il rischio che il soggiorno fosse treviso-centrico. L’Angelus in piazza a Lorenzago, l’incontro dei preti ad Auronzo, il concerto dei cori in castello ha avuto una precisa impronta bellunese.

Bratti. Don Giuseppe Bratti è stato il “portavoce” del Vaticano in questi giorni di vacanza. Ha svolto egregiamente il ruolo che gli era stato affidato: non svelare nulla. Magari controvoglia, perché lui stesso sapeva che i giornalisti già tutto sapevano di quanto lui non era nelle condizioni di rendere noto.

Costola. Il primario del Suem, Angelo Costola, si è fatto in tre: coordinando il servizio sanitario, comportandosi da lorenzaghese, e quindi “svelando” quanto poteva conoscere da lorenzaghese, e vestendo i panni dell’amministratore. Senza mai tradire la privacy e la deontologia professionale, ha riferito (e tranquillizzato) sul carabiniere colpito da una scarica di fulmine, sulle condizioni di Berto Luciani, sulla ricognizione dell’elicottero notturno.

De Bernardin. Dalla gestione della sicurezza a Lorenzago si capisce perché la dottoressa De Bernardin ha meritato la promozione. Ha infatti governato più di 200 tra poliziotti, carabinieri, finanzieri, forestali senza dare assolutamente l’impressione che il paese di Lorenzago fosse sotto assedio. Non uno screzio è intervenuto, come invece è accaduto tra la popolazione, gli operatori dell’informazione e la gendarmeria vaticana. Con saggezza De Bernardin ha promosso la compartecipazione delle diverse forze ai diversi servizi.

Escursioni. De Nicolò, il Corpo forestale dello Stato, i Servizi forestali della Regione sono stati i primi collaboratori del Vaticano per queste vacanze del papa. Gli uomini di De Nicolò e di Munari nutrono un pizzico di delusione, anche se non lo ammettono: avevano preparato dei sentieri d’alta montagna per Benedetto XVI, davvero panoramici. Il papa ha preferito rimanere in valle.

Fontanive. Lino Fontanive è l’ex pescivendolo del Cadore che ha avuto la fortuna di avere in casa, pardon in baita, il papa a Stabie. «Qui è un paradiso», gli ha riconosciuto Ratzinger che da Fontanive è stato addirittura abbracciato e accarezzato sulla schiena. Per farsi raccontare questa singolare esperienza basta salire sul monte Rite, dove Fontanive dà una mano al Rifugio Dolomites. La seggiola in legno che si trova all’esterno della sua baita ha offerto sollievo non solo a Ratzinger, ma anche a Wojtyla. Fontanive la custodisce come una reliquia. Chissà se accetterà la proposta di portarla al museo di Wojtyla a Lorenzago?

Giani. Si sono arrabiati, quelli della Gendarmeria vaticana, perché abbiamo scritto che la popolazione si lamentava del fatto che transitavano a velocità eccessiva per Lorenzago e soprattutto rendevano invisibile il papa. Bisogna riconoscere che la sera stessa in cui l’articolo è uscito, Benedetto XVI, che pure desiderava l’incontro con la gente, si è fermato a lungo a Vigo di Cadore, per visitare la chiesa di Sant’Orsola, ed ha avuto l’opportunità di un contatto con residenti e villeggianti a Lorenzago, poiché il corteo si è fermato ripetutamente. Molto apprezzata la cortesia del comandante Giani, meno la scortesia di qualche suo uomo che è arrivato a minacciare una troupe Rai.

Incendio. Chi si ricorda più l’incendio all’ex sede della scuola materna? E’ esploso nei primi giorni di vacanza del papa. I primi ad intervenire sono stati i vigili del fuoco volontari. Davvero provvidenziali. Il Comune ha assicurato una rapida ristrutturazione.

Lombardi. Padre Federico Lombardi è il direttore della sala stampa vaticana. Ha commentato in tivù la vacanza del papa, a margine degli Angelus. Ha fatto una sintesi puntualissima per i giornalisti di un’ora e tre quarti di conversazione tra Benedetto XVI e 450 preti, ad Auronzo. Si è rivelato uomo di compagnia ed appassionato di canti popolari, come l’hanno potuto “sperimentare” quanti hanno partecipato ad un incontro in baita a Lorenzago, a base di squisita porchetta.

Mazzocato. Mons. Andrea Bruno Mazzocato è il vescovo di Treviso. Ha il merito di aver fatto pressing per portare Benedetto XVI a Lorenzago e di aver sostenuto l’onere maggiore. Complessivamente la vacanza del papa può essere costata intorno al milione di euro (senza contare le spese della sicurezza). Ma gran parte di questo investimento resta a Lorenzago, che si è presentato come un salotto. «La promozione internazionale che il Veneto ha ricevuto», afferma l’assessore De Bona, «sarebbe costata 10, forse 20 volte di più».

Nonni. Nonni con bambini. A cominciare dall’assessore Giuseppe Trucco di Lozzo. Queste le figure che Benedetto XVI ha trovato più frequentemente nelle sue passeggiate. Nonni che, come nel caso di Trucco, sono anche amministratori pubblici che vorrebbero assicurare all’illustre ospite di ricordarlo attraverso targhe o qualcosa di simile. «No, no, lasci stare», si è sentito dire Trucco dal papa.

Ospitalità. Più ospitali Lorenzago ed il Cadore della Valle d’Aosta? Negli ambienti vaticani non vogliono ovviamente fare paragoni, ma si sa che il papa ed i collaboratori hanno apprezzato moltissimo l’ospitalità loro offerta. Perché attraversata spesso dall’entusiasmo. Una scossa che ha fatto triplicare le presenze turistiche in Centro Cadore.

Parroci. Schivo il parroco di Lorenzago, don Sergio De Martin, che ha ricevuto un migliaio di richieste, anche le più strane, di persone che desideravano incontrare personalmente il papa. Determinato il parroco di Vigo di Cadore, don Andrea Constantini, nel cercare l’occasione per portare il papa alla Chiesa di Sant’Orsola. Ancora con l’emozione addosso i parroci di Auronzo e di Danta per la visita di Benedetto XVI. Visite che in qualche caso venivano annunciate solo 20, 30 minuti prima. Come è accaduto a Lozzo di Cadore, dove il parroco ha consegnato le chiavi della Madonna di Loreto, ma rinunciando all’appuntamento col papa perché allo stesso orario aveva la messa da celebrare.

Quotidiani. L’edicolante di Lorenzago ha lavorato in tre settimane come per tutto l’anno. Nel senso che Ermagora Costola, questo il suo nome, si alzava alle 5 del mattino per preparare la distribuzione dei giornali. L’assalto avveniva ancor prima delle 7, a cominciare dalla predisposizione delle mazzette per il papa e la gendarmeria, ovviamente distinte. Una decina di quotidiani, a cominciare dai locali, letti attentamente dal segretario di Benedetto XVI, don Georg, e dal capo delle guardie vaticane, Giani.

Reporter. I giornalisti hanno ricevuto eccellente accoglienza, ma in taluni casi hanno avuto la sensazione di essere considerati e trattati solo dei “rompi”. Sono stati immotivamente esclusi da appuntamenti che non erano assolutamente privati, come il concerto dei cori o l’incontro con il consiglio comunale o quello con i sindaci del Cadore. Di cui, comunque, hanno riferito. E di cui i protagonisti avevano piacere che si riferisse.

Segretario. Mons. Georg, il segretario del papa. E’ stato fotografato quanto il suo “principale”. Come pure l’autista del papa. Don Georg ha avuto parole straordinarie per l’ambiente di Lorenzago e del Cadore. Ha dichiarato di essersi trovato in presenza di una sinfonia musicale, tra casa, montagne, boschi, paesi, laghi, valli. Lui avrebbe desiderato portare Benedetto XVI in vacanza in Germania. Lorenzago lo ha apprezzato per il messaggio del papa portato al concerto a lui dedicato in occasione di San Benedetto. Qualche vaticanista l’ha tradito svelando, seppur molto parziamente, i contenuti di una cena “riservatissima” svoltasi a Laggio di Cadore, in cui don Georg aveva dato l’impressione di essere insofferente dei vincoli ritenuti eccessivi della sua vita in Vaticano; l’impossibilità, ad esempio, di andare a sciare. In un’intervista ad un quotidiano tedesco, rilasciata in questi giorni, don Georg afferma che è saggio contrastare l’Islam in Europa (all’opposto, invece, si è pronunciato il papa ad Auronzo) ed ammette di ricevere “di tanto in tanto” lettere a’amore. Neppure una virgola, invece, sull’assistente di camera del papa a Lorenzago, Angelo Gugel, trevigiano di Miane. E’ in pensione, ma ben volentieri ha sostituito il suo... sostituto

Tremonti. Quasi una saga, quella dei Tremonti. Mario Tremonti è il sindaco di Lorenzago. Ha protestato perché in un libro fotografico curato dalla parrocchia il suo predecessore, Nizzardo Tremonti, è stato immortalato da ben tre foto, lui da nessuna. Eppure le prime due volte di Wojtyla l’avevano visto come protagonista. Si è fatto in quattro, comunque, per l’accoglienza del papa. E’ soddisfatto per il sostegno di tutta la giunta. L’assessore Rocchi distribuisce perfino le corone del rosario. L’ex sindaco Nizzardo Tremonti, una vera risorsa, ha organizzato il ricordo di don Sesto Da Pra, il mitico parroco di Lorenzago. Ha stigmatizzato l’abbandono da parte del sindaco della serata di presentazione del libro fotografico su Lorenzago. Giulio Tremonti, l’ex ministro, ha partecipato all’Angelus a Lorenzago, ha chiesto una corona del rosario, ha esposto la bandiera americana. Giuliana Tremonti ha avuto la (s)fortuna del palco del papa sotto i balconi di casa per l’angelus del 22 luglio. A decine i Tremonti che hanno incrociato il papa in passeggiata.

Ultimi. E’ proprio vero che gli ultimi saranno i primi. Prendiamo Alviano, “il Paolini del Cadore”. Si è fatto notare per il suo abbigliamento e per l’intraprendenza. Era l’ultimo a sapere dove il papa si recava in passeggiata. L’ha sempre intercettato e, spesso, salutato. Silvano Dolmen di Vigo era l’ultimo ad essere informato da giornalisti sulle uscite di Benedetto XVI, era il primo a dare i suggerimenti sulle destinazioni. Gli Schiavinato con casa all’incrocio della seconda salita al Mirabello: erano gli ultimi a veder rincasare Benedetto XVI, ma i primi a vederlo uscire. E lo facevano sapere.

Volontari. Un nome per tutti. Marco D’Ambros. Dalla parrocchia, al campanile, al museo, Marco e i suoi amici hanno garantito l’animazione del paese in questi giorni. Gestendo il museo, preparando le cerimonie in chiesa, suonando a mano il “campanoto”. Insieme a loro va citata la “Schola cantorum” che si è prodotta in decine di esibizioni. Un po’ delusi, quelli del museo, per la mancata visita del papa. E fa sorridere la motivazione di taluni: nel museo di Wojtyla manca una foto di Ratzinger. Ci sono però le medaglie coniate per l’occasione da Massimo Facchin.

Zandegiacomo. Bruno Zandegiacomo è il sindaco di Auronzo. «E’ stato un grande onore avere in visita ufficiale un papa. E insieme a lui due vescovi e 450 preti». Soddisfatti, comunque, lo sono tutti i sindaci del Cadore. «La vacanza del papa», afferma il presidente della Comunità montana, Flaminio Da Deppo, «si è rivelata una straordinaria iniezione di fiducia».

© Copyright Corriere delle Alpi, 28 luglio 2007


Ed ecco chi ha "tradito" Don Georg (grazie a Gemma per la segnalazione):


Vacanze papali

Padre Georg si annoia. E va a pranzo coi giornalisti

Stella Prudente

Sorpresa tra le montagne del Cadore. Inaspettatamente, dopo due anni di latitanza, padre Georg si concede ai giornalisti. Esausto per l'isolamento lavorativo a cui l'ha costretto Ratzinger durante il soggiorno a Lorenzago, l'inarrivabile segretario personale accetta l'invito a cena di un gruppo di vaticanisti. Quelle del pontefice, racconta, sono vacanze solitarie: per scrivere l'enciclica sociale, il Papa resta chiuso nelle sue stanze tutto il giorno. Don Georg si accorge che stacca dall'attività intellettuale solo quando comincia a sentire le sue note al pianoforte: Chopin, Mozart, Lszt. Anch'egli immerso nel lavoro, finora, il bel sacerdote della diocesi di Friburgo non ha nemmeno il tempo per una gita fuori porta. L'ultima volta a sciare ci è andato con gli ex colleghi della Dottrina della Fede, l'11 febbraio in Abruzzo. Dimenticate anche le altre passioni (calcio, tennis e clarinetto), non gli resta che consolarsi con l'inedita compagnia di nemici-amici: risotto, maialino al pepe, qualche bicchiere di vino e chiacchiere sulla qualunque, dalla cucina all'effetto serra.

© Copyright Corriere della sera magazine del 26 luglio 2007

Non credo proprio che Don Georg abbia fatto certe considerazioni sull'eccesso di lavoro del Papa (e anche se fosse, dovremmo ringaziare il Cielo che Benedetto scriva da solo i suoi interventi). Anche in questo caso i giornalisti si sono dati una sonora zappata sui piedi. Don Georg non si e' concesso ai vaticanisti per due anni? Beh, ne passeranno altri mille prima che decida di andare di nuovo a cena con i giornalisti, soprattutto se italiani.
R.

2 commenti:

mariateresa ha detto...

credo che tu abbia ragione, Raffaella. Comunque il trafiletto di Corriere Magazine è veramente striminzito, insomma in 19 giorni di vacanza, i giornalisti per passarsi il tempo hanno pur dovuto inventarsi qualche cosa, anche se vedo di livello proprio piccolino piccolino. Difficile inventarsi pettegolezzi su papa Benedetto, allora sotto il segretario che mi sembra abbia tutto il diritto di uscire a cena. Il fatto che abbia presupposto la correttezza dei giornalisti presenti significa che anche in lui alberga una certa ingenuità cristiana, che, vista l'esperienza, lo porterà sicuramente ad agire come dici tu.
E pensare, che da bambina, volevo fare la giornalista, meno male che non è andata così.
Una cosa poi che trovo infantile è continuamente alludere al fatto che è un bell'uomo,soprattutto le giornaliste, insomma tutto questo prurito ormonale non è dignitoso.
L'aspetto fisico si vede e buonanotte, se la natura è stata generosa non c'è bisogno tutte le volte di ricamarci sopra.

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo. Ho letto qualche tempo fa che un simile atteggiamento "ormonale" e' proprio solo degli italiani visto che in Germania si rimarca, e giustamente, il fatto che Padre Georg e' stato un docente universitario e adesso e' il segretario del Papa. Mi sembra poco dignitoso e soprattutto infantile battere sempre e comunque lo stesso chiodo.
Capisco che a Padre Georg dia molto fastidio.
Ciao