25 luglio 2007

Rassegna stampa del 25 luglio 2007 [Incontro del Papa con i sacerdoti ad Auronzo]


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Padre Lombardi commenta l'incontro con i sacerdoti ad Auronzo (2)

Padre Lombardi commenta l'incontro con i sacerdoti ad Auronzo (3)

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«Il parrocco? Pastore, non burocrate: non perda il contatto con la gente»

AURONZO DI CADORE Una risposta a una domanda fatta mentre il Papa scende le scale della chiesa di Santa Giustina, ad Auronzo di Cadore, al termine dell'incontro con quattrocento sacerdoti delle diocesi di Belluno e Treviso, riapre la questione dei rapporti tra la Santa Sede e la Cina e quella della possibilità di una viaggio di Benedetto XVI nella Repubblica popolare. «Non posso parlare in questo momento. Non c'è tempo. È un po' complicato», risponde Benedetto XVI, prima di risalire in macchina, a una domanda dei giornalisti sulla possibilità di accettare l'invito ad andare in Cina.
La risposta del Pontefice fa riferimento all'intervista a Liu Bainian, che guida l'Associazione patriottica (Ap) dei cattolici cinesi, pubblicata ieri mattina da Repubblica . «Io spero – ha detto il leader dei cattolici cinesi allineati col governo di Pechino – con tutte le mie forze di poter vedere un giorno il Papa qui a Pechino, a celebrare la messa per noi cinesi. I cattolici italiani non possono immaginare quanto desiderio abbiamo di vederlo».
Le parole usate da Benedetto XVI ad Auronzo si riferiscono sicuramente alla «complicatezza» e all'inopportunità di parlare di un argomento così complesso nei pochi secondi a disposizione, ma non nascondono la delicatezza delle questioni in campo e anche il carattere prematuro di qualsiasi ipotesi su un viaggio papale in Cina. Tra il Vaticano e la Repubblica popolare non ci sono più relazioni diplomatiche dal 1951 (e la possibilità di una normalizzazione è tra gli obiettivi della Santa Sede, pronta a trasferire a Pechino la Nunziatura attualmente con sede a Taiwan), né esistono inviti ufficiali rivolti al Papa dalle autorità governative.
Inoltre, le priorità immediate sono piuttosto quelle di superare le gravi tensioni riguardanti la repressione della Chiesa «clandestina», fedele a Roma, trovare un accordo sulle nomine di vescovi (l'elezione del nuovo vescovo di Pechino, su cui Roma non avanzerebbe obiezioni pur senza un'autorizzazione formale, potrebbe essere il primo passo per un compromesso), la necessità di riunificare le due anime della Chiesa cinese. In queste direzioni – con in più un forte appello per la difesa della libertà religiosa – vanno i contenuti della recente lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, verso la quale anche il governo di Pechino ha avuto una reazione «morbida».
Sulla lettera, lo stesso Liu Bainian ha espresso un giudizio positivo: «C'è una grossa differenza positiva tra la lettera che il Papa ci ha inviato il 30 giugno scorso e le posizioni precedenti. È scomparsa ogni opposizione al socialismo. Non veniamo più accusati di scisma. È la prima volta che dal Papa i cinesi sentono che è possibile essere cattolici e amare il proprio Paese». Di tutti questi argomenti domenica scorsa papa Ratzinger ha lungamente discusso con il vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, suo ospite a Lorenzago.
Ieri il Papa, ad Auronzo, ha incontrato il clero delle diocesi di Belluno-Feltre e Treviso: «Dobbiamo vivere con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo – questo l'invito rivolto da Benedetto XVI ai sacerdoti –. Riconosciamo che la luce di Dio dà senso e splendore alla nostra vita».
Il Papa ha parlato del cristianesimo come «un'esperienza di grande semplicità». «Il modo migliore per portare l'annuncio di Dio – ha spiegato ai quattrocento sacerdoti presenti – è vivere una vita di amore, come è proprio della cristianità». Ratzinger ha invitato a guardare agli esempi delle vite dei Santi e alla Madonna, oltre a sottolineare l'importanza della vita parrocchiale e diocesana «come manifestazione di amore». Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha riferito che il Papa ha parlato dell'«umanità della vita del prete» e del cristianesimo come religione dell'«et-et», «del divino e dell'umano», mettendo anche in luce «la bellezza della prospettiva dell'annuncio cattolico».
Per quanto riguarda le priorità pastorali e le esigenze di riorganizzazione delle diocesi in conseguenza del calo delle vocazioni, il Papa ha sottolineato la necessità che «il parroco non perda il contatto con la gente», che «sia un pastore, non un burocrate sacro». Ha quindi posto l'accento sulla preparazione dei sacramenti, in particolare il battesimo come «incontro con le famiglie» e la confessione, come «incontro con i singoli».

© Copyright L'Eco di Bergamo, 25 luglio 2007


Ratzinger alla folla dei fedeli «La Chiesa siamo tutti noi»

FRANCESCO DAL MAS

AURONZO. I divorziati vanno comunque considerati «membri della Chiesa». Lo ha detto Benedetto XVI, rispondendo ad una delle 10 domande sottopostegli nell’incontro di Auronzo. «Il papa ha insistito innanzitutto sulla preparazione al matrimonio», ha riferito padre Federico Lombardi.
Sulla necessità, cioè, «di aiutare a riscoprire la visione cristiana del matrimonio, che è uno per tutta la vita», ha detto Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, a conclusione dell’incontro. «Poi ha parlato dell’accompagnamento delle coppie in crisi, e della necessità di verificare se il matrimonio sacramentale c’era o no, cioè sulla sua nullità». Infine, Benedetto XVI «ha insistito molto sull’affetto e la partecipazione per le difficoltà», esortando i cristiani a comportarsi «in modo che ci si possa sentire amati da Cristo e membri della Chiesa anche in situazioni di difficoltà». Numerosi altri i temi affrontati da Ratzinger. E in caso di frattura, di rottura del matrimonio? Si verifichi - ha proposto il papa, secondo quanto comunicato ai giornalisti da padre Lombardi - se il matrimonio aveva tutti i presupposti della validità.

Immigrati, dialogo doveroso. «E’ difficile il dialogo sui grandi temi della fede, ma è senz’altro possibile sui valori». Così ha risposto Benedetto XVI ad un sacerdote di Treviso che gli ha chiesto come rapportarsi, in una terra veneta segnata dall’immigrazione, con i fedeli stranieri di altre religioni. Secondo quanto riferito da padre Federico Lombardi, il papa ha detto che i cristiani debbono «essere pronti a dare ragione della speranza che è in loro» con «tutte le persone che incontrano». Ratzinger ha insistito sulle iniziative pastorali, dalla catechesi ai più diversi incontri per promuovere la cultura dell’accoglienza. Bisogna, ha aggiunto, «vivere da prossimo» e «vivere con amore verso il prossimo», cercando il dialogo sui «valori da condividere», «secondo coscienza» e nel rispetto «dei 10 comandamenti».

Il Concilio. «Anch’io ho vissuto il Concilio con grande entusiasmo», soprattutto per quanto riguardava il nuovo rapporto tra la Chiesa ed il mondo, «successivamente abbiamo dovuto sperimentare le difficoltà» che si sono verificate. Lo ha ammesso Benedetto XVI. Un sacerdote trevigiano gli aveva parlato del venir meno dell’entusiasmo iniziale nell’applicazione degli insegnamenti conciliari. Benedetto XVI ha ricordato che i tempi dei post-conciliio, anche nel passato, «non sempre sono stati facili». Non bisogna pensare - ha aggiunto il papa, secondo quanto riferito ai giornalisti da padre Lombardi - che il Consilio si applichi «senza problemi». In particolare per il Vaticano II sono intervenute due «grandi cesure», la crisi della cultura occidentale nel 1968 ed il crollo dei regimi comunisti nel 1989. La Chiesa, pertanto, si è trovata ad operare in un contesto segnato, secondo il papa, da «grandi fratture culturali». Il cammino postconciliare, comunque, la Chiesa intende proseguirlo «con umiltà, senza trionfalismi». E i segni di vitalità, secondo Benedetto XVI, comunque non mancano. Il papa ha citato i sinodi che si stanno svolgendo in numerose diocesi, l’attività delle parrocchie, la corresponsabilità dei laici. «La Chiesa cresce», ha proseguito Ratzinger, e non cresce per fatto statistico, ma «per la vivacità delle comunità». Lo ha certificato anche la recente visita in Brasile, dove pure aumentano le sette.
Ha insistito, il papa, sulla chiesa «umile», e «sempre contestata dai grandi poteri», ma che con la testimonianza del Vangelo continua appunto a crescere, ad espandersi.

Creazione ed evoluzione. Non c’è alternativa assoluta tra creazionismo ed evoluziosnimo, tra evoluzione e Dio creatore. Lo ha detto Benedetto XVI, rispondendo ad un’altra domanda. «L’evoluzione c’è», ha sottolineato il papa, ma «non basta una visione evoluzionistica per rispondere alle grandi domande». La ragione - secondo il papa, come riferito da padre Federico Lombardi ai giornalisti, perché l’incontro era a porte chiuse - dovrebbe riconoscere che esiste una «ragione creatrice». L’evoluzione, quindi, «non deve escludere la visione di Dio creatore».

Pacchetto di dogmi? «La sostanza del cristianesimo non va considerata semplicemente come un pacchetto di dogmi», ma come il fatto che Dio c’è e ci è vicino in Gesù Cristo. Così il papa nell’incontro con i 400 sacerdoti ad Auronzo. Sempre secondo quanto riferito ai giornalisti da padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana, Benedetto XVI ha aggiunto che il modo migliore di testimoniare Dio agli uomini è di annunciarlo nella vita di tutti i giorni, «con amore, fede e speranza». Ed un aiuto può arrivare in questo senso dalla Madonna e dai Santi, che anche - ha sottolineato Benedetto XVI - ci accompagnano verso Dio. Ratzinger ha parlato di «ricchezza» e «bellezza» dell’amore di Dio. Quella cattolica, ha proseguito, è la religione dell’et-et: «con i piedi in terra e gli occhi rivolti verso il cielo». Pertanto una buona pastorale, secondo Ratzinger, «aiuta a vedere la bellezza di tutti i doni». A questo punto del suo intervento è scattato un forte e prolungato applauso - l’unico dlel’incontro - da parte dei 400 sacerdoti presenti. I cattolici - ha proseguito Benedetto XVI - sono invitati ad essere uomini secondo i doni che hanno ricevuto e riconoscono che la luce di Dio dà senso e splendore a tutto il mondo. E dà senso, appunto, anche alla vita.

Parroco non burocrate. Il parroco imposti la propria attività «da pastore» non da «burocrate sacroso». Lo ha raccomandato Benedetto XVI rispondendo ad una domanda dei 400 preti. Benedetto XVI ha raccomandato - secondo quanto riferito da padre Federico Lombardi ai giornalisti - la «pastorale sacramentale», per quanto riguarda in particolare il battesimo e la penitenza, attraverso un cammino di «accompagnamento». Al sacerdote che gli poneva la complessità della riorganizzazione pastorale imposta dal sempre minor numero di sacerdoti, il papa ha suggerito di puntare sul «senso di corresponsabilità», sulla «buona collaborazione», sulla delega ma conservando appunto la corresponsabilità.

No all’arbitrio. «Un mondo in cui Dio non c’è diventa un mondo dell’arbitrarietà». Alla domanda di un sacerdote sulla necessità di promuovere una nuova coscienza specie nei giovani, affinché ritrovino il senso della vita e non si spengano attraverso il ricorso crescente al suicidio, come avviene in montagna, Benedetto XVI ha raccomandato di seguire i dieci comandamenti come orientamento di fondo anche per promuovere una umanità nuova. Il soggettivismo sta provocando la crisi attuale della società, per cui sono necessari, secondo il papa (e stando alla sintesi che ne ha fatto ai giornalisti padre Ferico Lombardi), ben precisi riferimenti ai fini dell’orientamento. Bisogna ascoltare la «voce dell’essere» che permette di affrontare i rischi che la società oggi presenta, poi la «voce della vita» e della dignità della persona. E infine le esperienze morali sui valori umani condivisi.

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007


IL VENTO SCHERZA CON LA MANTELLA DEL PAPA

AURONZO. Spira un leggero vento quando Benedetto XVI giunge ad Auronzo e scende dalla macchina diretto alla chiesa dove lo attendono i sacerdoti delle due diocesi di Belluno e Treviso. Un piccolo «annuncio», del tutto innocuo, di quella che diventerà in serata una bufera, con forte vento e rovesci di pioggia su tutto il centro Cadore. Ma in mattinata, quando il papa arriva ad Auronzo, è ancora un brezza tranquilla. Quanto basta però a provocare qualche simpatico imprevisto, come documenta qui sopra la fotocronaca della nostra Agenzia Obiettivo.
Folate che arrivano più intense proprio sul sagrato della chiesa di Santa Giustina Martire, maggiormente esposto. Il papa esce dall’auto proprio nel pieno delle folate, e la mantella, presa d’infilata, comincia a svolazzare allegramente. Padre Georg, il segretario, accorre premuroso per sistemargliela. Ratzinger saluta le autorità. E anche durante questo breve incontro la mantella vola a più riprese, fino a coprirgli quasi il viso. «Volevo riportarla al suo posto», confida il presidente della comunità montana di Centro Cadore, Flaminio Da Deppo, schierato con gli altri sindaci cadorini in fascia tricolore per accogliere il pontefice, «ma non ho osato. E’ infatti intervenuto il segretario». Per la verità, anche il vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, aveva subito allungato il braccio per sistemare la mantella al papa, come si vede nella sequenza fotografica. E forse anche per tema del vento, in seguito, monsignor Andrich si è scoperto il capo togliendosi lo zucchetto nel momento della benedizione papale all’uscita sul sagrato.
Il vento ha infatti giocato con la stessa mantella papale mentre Ratzinger accarezzava gli anziani ed i disabili, nonché i bambini che lo attendevano all’uscita della chiesa con i fiori in mano.

© Copyright Corriere delle Alpi, 25 luglio 2007

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