26 luglio 2007

Il Concilio, il 1968 ed il 1989 nel commento di Padre Simone a Radio Vaticana


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L'attualità del Concilio, le "rivoluzioni" del '68 e i fatti dell'89 fra i temi affrontati dal Papa nell'incontro con il clero bellunese e trevigiano. Una riflessione di p. Simone, di Civiltà Cattolica

L’attualità del Concilio Vaticano II è stato uno dei temi al centro dell’incontro, tenutosi martedì scorso nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo di Cadore, tra Benedetto XVI ed il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre. Uno dei 400 sacerdoti presenti ha detto di essersi preparato durante gli anni del Concilio con grande entusiasmo. Ma oggi - ha aggiunto - molti dei sogni del Concilio non si sono realizzati. A questa osservazione, ha poi fatto seguito la risposta del Papa, che ha anche tracciato un quadro storico degli anni post-conciliari. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

“Il Concilio Vaticano II - ha detto Benedetto XVI - sembrava realmente la nuova Pentecoste, dove la Chiesa poteva nuovamente convincere l’umanità”. Ma i tempi successivi al Concilio sono stati segnati da profondi sconvolgimenti storici che hanno prodotto nuove crisi e ferite:

“Dopo l’allontanamento del mondo dalla Chiesa nell’Ottocento e nel Novecento, sembrava si incontrassero di nuovo Chiesa e mondo e che rinascesse nuovamente un mondo cristiano ed una chiesa del mondo e veramente aperta al mondo. Abbiamo tanto sperato, ma le cose in realtà si sono rivelate più difficili. Tuttavia, rimane la grande eredità del Concilio, che ha aperto una strada nuova, è sempre una magna charta del cammino della Chiesa, molto essenziale e fondamentale”.

Benedetto XVI ha poi aggiunto che “immettere il grande messaggio del Concilio nella vita della Chiesa, riceverlo e assimilarlo, è una sofferenza”. “Ma solo nella sofferenza - ha detto il Papa - si realizza anche la crescita”. Si tratta di miglioramenti lenti ma costanti, come conferma padre Michele Simone, vice direttore della rivista dei Gesuiti “Civiltà cattolica”.

R. - Indubbbiamente. Come la storia dimostra, ci vogliono sempre tre, quattro, cinque generazioni per rendere completamente operative le decisioni di un Concilio. In particolare, riguardo al Vaticano II, come ha detto il Papa, ci sono stati degli eccessi. Ma ora, dopo la prima fiammata, lentamente stanno emergendo molti lati positivi per la Chiesa.

Il Concilio ecumenico ha dovuto attraversare, in particolare, “grandi fratture culturali e storiche”. Dopo la tragedia della Seconda Guerra mondiale, si sperava in una nuova era, libera da ogni ideologismo, e nella riscoperta delle radici cristiane dell’Europa. Ma l’esplosione di una crisi culturale in Occidente, nel ’68, ha prodotto nuove fratture. Ascoltiamo ancora padre Simone:

R. - La Chiesa - i cattolici, i cristiani - sono pienamente inseriti nella società nella quale vivono e su di essi si riversano, quindi, i fenomeni che attraversano la società. In particolare, per quanto riguarda la cesura costituita dal ’68, gli elementi negativi sono stati soprattutto l’emergere di un forte individualismo con conseguenze soprattutto in campo etico, ma anche un certo impoverimento della cultura.

Un’altra cesura storica, indicata dal Papa, è quella avvenuta con il crollo dei regimi comunisti nel 1989. La risposta a questo radicale mutamento storico non fu però - come ci si poteva attendere - un ritorno alla fede. P. Simone:

R. - C’erano tante attese nei confronti della caduta del muro di Berlino e di ciò che essa ha comportato. Invece, da un punto di vista della società ed anche della Chiesa, è emerso un forte individualismo. Ci sono stati, però, anche elementi positivi come l’aumento della libertà, l’emergere della democrazia e della libertà religiosa, che favorisce il lavoro ministeriale dei cattolici.

Tra queste fratture culturali, la rivoluzione del ’68 e gli eventi storici dell’89, la Chiesa ha comunque percorso con umiltà la propria strada. Su questa strada - ha detto Benedetto XVI durante l’incontro con i sacerdoti - si trova il mondo nuovo:

“Mi sembra molto importante che adesso possiamo vedere con occhi aperti quanto è cresciuto di positivo nel dopo Concilio: nel rinnovamento della liturgia, nei Sinodi, Sinodi romani, Sinodi universali, nelle strutture parrocchiali, nella collaborazione, nella nuova responsabilità dei laici, nella grande corresponsabilità interculturale e intercontinentale, in una nuova esperienza della cattolicità della Chiesa, dell’unanimità che cresce in umiltà e, tuttavia, è la vera speranza del mondo”.

Su questa speranza e sul contributo dato dal Concilio nella promozione della fede si sofferma ancora padre Simone:

R. - Un frutto è proprio quello di una maggiore consapevolezza e maturità della propria fede. La fede in Gesù e la partecipazione alla comunità ecclesiale sono oggi molto di più che in passato un fatto consapevole da parte dei cattolici. Quindi, c’è una maggiore preparazione sia nella conoscenza delle Scritture, sia nella conoscenza di tutto ciò che comporta la vita cristiana. I grandi risultati, inoltre, sono quelli ottenuti dai Movimenti, dai gruppi nel campo della carità, dove il sorgere di questo fenomeno del volontariato è certamente un fatto estremamente positivo.

La Chiesa - riprendendo le parole del Papa rivolte ai sacerdoti - è dunque chiamata a procedere con l’umiltà della Croce e la gioia del Signore Risorto. La gioia e la speranza - ha detto Benedetto XVI - sono alimentate dal Crocifisso Risorto, che “conserva le sue ferite” e “rinnova il mondo”.

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