21 aprile 2008

Il Papa allo Yankee Stadium: «Giovani d'America apritevi a Dio» (Bobbio)


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«Giovani d'America apritevi a Dio»

nostro servizio

Alberto Bobbio

Nello Yankee Stadium di New York, alla periferia del Bronx, nella omelia della Messa celebrata poco prima di decollare per Roma, Benedetto XVI dice: «Giovani uomini e donne d'America io insisto con voi: aprite i cuori alla chiamata di Dio».
Lo stadio della squadra di baseball che ha vinto più titoli mondiali di qualunque altra è gremito. Sono 57 mila le persone che si sono messe in fila per passare i rigorosissimi controlli di sicurezza della polizia americana. Ieri è stata la festa delle diocesi più antiche d'America, del «piccolo gregge» che la prima lettura degli Atti degli Apostoli descrive nella Chiesa primitiva. Erano appena l'1 per cento dei abitanti del nuovo Stato, duecento anni fa. Oggi sono un quarto degli americani. Il Papa lo ricorda nell'omelia interrotta da molti applausi: «In questa terra di libertà e di opportunità, la Chiesa ha unito greggi molto diversi nella professione di fede e, attraverso le sue molte opere educative, caritative e sociali, ha contribuito in modo significativo anche alla crescita della società americana».
Rileva che è stato «un grande risultato», precisa «non è stato senza sfide» e aggiunge che le sfide sono presenti ancora oggi. Le elenca e spiega che la prima sfida è essere fedeli alla Parola di Dio: «La Chiesa non ha altro fondamento che la Parola di Dio». Infatti «tutti i segni esteriori di identità, tutte le strutture, associazioni o programmi, per quanto validi o addirittura essenziali possano essere, esistono in ultima analisi» per sostenere quella Parola, «dono indefettibile di Dio alla sua Chiesa».
Il ragionamento di Ratzinger mette in fila due parole: autorità e obbedienza. Significa riconoscere che Cristo ha costituito una Chiesa di «testimoni», chiamati «all'obbedienza della fede».
Ma il Papa riconosce anche che oggi quelle due parole «ad essere franchi», sottolinea, «non sono parole facili da pronunciare», soprattutto in una società che dà «giustamente grande valore alla libertà personale». Riprende un filo che ha intrecciato diverse volte in questi giorni di missione americana, sulla libertà, che a volte l'uomo usa male, per ribadire che la «vera libertà» non dimentica «la verità».
Dice che la «fede forte» degli americani ha «edificato la rete di chiese, di istituzioni educative, di salute e sociali», ammette che esse sono «da lungo tempo il marchio distintivo della Chiesa in questa terra», che in «questa terra di libertà religiosa i cattolici hanno trovato non soltanto la libertà di praticare la propria fede, ma anche di partecipare pienamente alla vita civile, secondo le proprie convinzioni morali nella pubblica arena, cooperando con i vicini per forgiare una vibrante società democratica». Ma non basta perché il mondo ci sfida ad «esaminare le nostre coscienze» e a «rinnovare l'impegno». Bisogna essere «costantemente all'erta», esorta Ratzinger, di fronte al «presente e al futuro». Occorre operare per andare al di là della «separazione tra fede e vita», opporsi ai «falsi vangeli di libertà e di felicità».
Spiega che va respinta la «falsa dicotomia tra fede e vita politica», perché il Concilio Vaticano II ha detto, nella Lumen gentium, che «nessuna attività umana, neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al dominio di Dio». Per l'America ciò significa continuare a dare «testimonianza profetica della difesa della vita, nell'educazione dei giovani, nella cura dei poveri, dei malati e dei forestieri». Poi allarga l'appello e sottolinea che bisogna proteggere «la dignità dei diritti di ogni uomo, donna e bambino del mondo, compresi i più indifesi tra gli esseri umani, i bambini ancora non nati nel grembo materno». Usa parole forti, quasi apocalittiche, quando invita a «rinnovare l'impegno battesimale per respingere satana e tutte le sue promesse vuote».
Ai giovani affida infine un compito speciale: «Impegnarsi perché la fede si manifesti in una vicinanza effettiva ai poveri». Parla in spagnolo al termine dell'omelia nel grande stadio, perché di lingua spagnola sono quasi il 40 per cento dei cattolici americani. E lancia ancora un appello: «Qui, in questo Paese di libertà, voglio proclamare con forza che la Parola di Dio non elimina le nostre aspirazioni ad una vita piena e libera, ma ci rivela la nostra vera dignità di figli di Dio e ci incoraggia a lottare contro tutto ciò che che ci schiavizza, a cominciare dal nostro egoismo e dalle nostre passioni».

© Copyright Eco di Bergamo, 21 aprile 2008

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