20 aprile 2008
L’ America impazzisce per Papa Benedetto. La folla nelle vie di Manhattan ha lasciato stupiti anche i media
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Tutta la città ieri si è fermata al passaggio del Pontefice La folla nelle vie di Manhattan ha lasciato stupiti anche i media
Salvatore Mazza
DAL NOSTRO INVIATO A NEW YORK
L’ America impazzisce per Papa Benedetto. E a New York, così come già era successo a Washington, si riversa sulle strade per vederlo, anche solo per un attimo. Se le rigide, e quasi asfissianti, misure di sicurezza imposte per questa visita hanno costretto a limitare le partecipazioni alle cerimonie pubbliche, sono i marciapiedi di Manhattan a diventare il palcoscenico di un incontro entusiasta, affettuoso, genuinamente spontaneo.
Il passaggio della papamobile sulla Quinta Strada ricorda i trionfi tributati da New York ai grandi americani. E Manhattan, questa sorta di balena arenata tra l’Hudson e l’East River, spaccata in due per consentire questo incontro, è tutto un agitarsi di bandierine e fazzoletti, con una colonna sonora di grida e canti che quasi fa impressione.
«It’s incredible what is happening, absolutely amazing », dice la telecronista commentando le immagini che passano sullo schermo; «È incredibile quello che sta succedendo, assolutamente sorprendente». E poi tace, lasciando che sia la strada a raccontare quello che le parole non bastano a descrivere.
«Ero venuto per confermarvi nella fede, siete stati voi a confermare me», dirà Benedetto XVI ai microfoni della radio cattolica Sirius, salutando gli americani dopo la Messa in San Patrizio e ringraziando in particolare i media. I quali, di questa visita, hanno soprattutto enfatizzato gli aspetti più «interni», mettendo in secondo piano, se non trascurando, il discorso di venerdì mattina davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Ieri, di questo evento, tutti i quotidiani riferivano sulle pagine interne, lasciando invece sulle prime pagine la grande foto della stretta di mano tra Ratzinger e il rabbino Arthur Schneier alla Sinagoga, e ancora ai commenti su quanto detto a più riprese dal Pontefice sulla questione dei preti pedofili.
Non c’è dubbio che questo sia oggi il vero nervo scoperto della Chiesa americana.
E il larghissimo favore con cui, senza eccezioni, sono stati accolti gli interventi di Benedetto XVI, e in particolare il suo incontro con un gruppo di vittime (non trasmesso dalle tivù, ma «gesto – è stato scritto – potente come le sue parole»), è un segno decisamente positivo. E che, secondo gli stessi commenti, potrà favorire i vescovi statunitensi a superare questa lacerante vicenda.
Ieri, in proposito, Time e New York Times dedicava ampio spazio a un’intervista al cardinale William J. Levada, prefetto della Congregazione della dottrina della fede, nella quale il porporato avrebbe «rivelato» le intenzioni della Santa Sede di apportare «modifiche» al Codice di diritto canonico per poter affrontare in modo più efficace i casi di abusi sessuali sui minori da parte del clero. Una circostanza tuttavia smentita dallo stesso porporato, che attraverso il direttore della Sala stampa vaticana padre Federico Lombardi, ha fatto sapere di essere stato mal interpretato, e che nel corso dell’intervista s’era semplicemente «limitato a spiegare la normativa vigente », rinnovata già dal 2001.
© Copyright Avvenire, 20 aprile 2008
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