11 aprile 2008

Il Papa vola negli Usa, "gran mercato" delle fedi (Bobbio)


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Il Papa vola negli Usa gran mercato delle fedi

Il 44% degli americani adulti ha cambiato religione I cattolici (in calo) sono 71 milioni: sempre più «latinos»

Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Quando il Boeing 777 dell'Alitalia entrerà nello spazio aereo americano per tutti laggiù oltre oceano sarà «Shepard one», pastore uno. Agli americani piace così, soprannomi e acronimi, codici che rimbalzano e riempiono la scena. Che pastore sarà quello che scenderà la scaletta nella base americana, dopo aver parcheggiato accanto all'Air Force One?

Ratzinger negli usa già 5 volte

Il cardinale Ratzinger ha venduto negli Stati Uniti oltre un milione di libri, 23 titoli pubblicato negli ultimi anni dalla casa editrice «Ignatius press», diretta da padre gesuita Joseph Fessio, suo allievo in Germania.

C'è stato cinque volte da cardinale. Una volta lo contestarono a New York i gay fuori da una chiesa luterana dove doveva tenere un discorso. Il cardinale O'Connor non si stupì, le critiche non erano certo una novità e prima di iniziare lo presentò così: «Signore e signori, ecco il Grande Inquisitore…». Eppure, nonostante i libri, nonostante la copertina recente di «Time», John Allen, il più noto vaticanista americano, dice che l'americano del Papa sa tre cose: «Che non ha fatto grandi sconquassi nella Chiesa, che ha avuto qualche problema con i musulmani e che indossa scarpe di Prada».

la nazione più devota del mondo

Così vanno le cose nella nazione forse più essenzialmente devota del mondo, dove le fedi contano, dove l'etica religiosa permea lo spirito del capitalismo, sia essa di matrice cattolica o protestante, secondo la lezione mai dimenticata di Max Weber. E dove molti teocon intellettuali e politici, che hanno in questi otto anni sostenuto la presidenza di George Bush, non hanno certo fatto mistero che questa caratteristica fa la società americana migliore di quella europea. Anche il Papa lo ha riconosciuto ricevendo qualche settimana fa in Vaticano la nuova ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa sede, la signor Mary Ann Glendon, quando ha detto di ammirare «lo storico apprezzamento del popolo americano per il ruolo della religione nel forgiare il dibattito pubblico». Eppure l'America è anche il più grande mercato della religione del mondo, dove le fedi si fanno concorrenza spietata, spesso anche con metodi risoluti e poco fraterni. Il dialogo è connotato da archetipi economici degni del mercato. Ed è esso che regola anche i rapporti tra lo Stato e le religioni, di solito mediato dalla presenza delle lobby.

Il terremoto pedofilia

Il grande scandalo della pedofilia che ha colpito la Chiesa americana ha provocato un terremoto nelle casse delle diocesi e della Conferenza episcopale, che hanno dovuto ridurre impegni per la scuola cattolica e la solidarietà, perché negli Usa non ci sono convenzioni e finanziamenti se non sostenuti da gruppi di pressioni. E negli ultimi anni la Chiesa cattolica, provata dalla bufera, non è più un buon prodotto da collocare sul mercato di un Paese, nonostante tutto, a forte denominazione cristiana e con indici di partecipazione religiosa assi più alti che in Europa.
Il cardinale Bertone in un'intervista alla rete televisiva «Fox news» due giorni fa ha annunciato che il Papa certamente chiederà una «purificazione» collettiva alla Chiesa americana. La questione tuttavia è stata affrontata e risolta in modo deciso e anche con grandi spese per i risarcimenti delle vittime e per gli studi degli avvocati. L'arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, pochi giorni fa ha detto con pragmatismo molto «yankee»: «Bene, c'era un problema e lo abbiamo affrontato. Ora si tratta di guardare avanti». Furono Giovanni Paolo II e l'allora cardinale Jospeh Ratzinger ad imporre la risoluzione ai vescovi Usa, dopo un periodo di tentennamento, convocando un summit in Vaticano dal quale uscì un codice di comportamento estremamente severo e un altrettanto deciso «mea culpa».

La Chiesa salvata dagli ispanici

I cattolici sono 71 milioni, naturalmente in calo. Ma ciò che impressiona è il movimento di fedeli da una religione all'altra. Oggi il 44 per cento degli americani adulti non ha più la stessa religione di quando era bambino e anche il protestantesimo rischia di perdere la maggioranza religiosa. Adesso sono protestanti il 51 per cento degli americani contro il 65 degli anni ottanta. Ciò che sta salvando la Chiesa cattolica è proprio il cambiamento vorticoso della società americana con l'arrivo di tanti immigrati, in gran parte ispanici, i cosiddetti «latinos».
Ma ci sono anche i vietnamiti cattolici, che il «Los Angeles Time», in un'inchiesta in vista dell'arrivo del Papa, ha definito «i nuovi irlandesi». Gli asiatici rappresentano l'uno per cento della popolazione americana, ma il 12 dei seminaristi. I «latinos» e gli asiatici sono inoltre quelli che tendono a non lasciarsi suggestionare dal mercato delle religioni: solo il 35 per cento cambia, contro il 42 dei neri e il 45 dei bianchi di lingua inglese. Anche l'età conterà, per definire il volto futuro della Chiesa cattolica: l'85 per cento degli ultrasettantenni cattolici è bianca, mentre il 45 per cento dei cattolici minori di trent'anni è ispanica e parla spagnolo.

Le sette e i gruppi new age

Ma c'è un altro dato che preoccupa le denominazioni cristiane e cioè che chi cambia credo approda nelle sette e ingrossa le file dei movimenti della New Age. Ecco perché la Conferenza episcopale cattolica nelle sue ultime riunioni ha deciso di rafforzare i settori educativi e l'insegnamento dei fondamenti della fede.

© Copyright L'Eco di Bergamo, 11 aprile 2008

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