10 aprile 2008

Tra Cattolici e Luterani un ponte più solido. Un cammino inaugurato da Joseph Ratzinger


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Tra cattolici e luterani un ponte più solido

È stato consegnato ieri a Benedetto XVI il volume che raccoglie sette anni di lavoro di un gruppo di teologi della Lateranense e di Tubinga

DA ROMA MIMMO MUOLO

Sette anni di lavoro lontano dai rifletto­ri dei media e un libro che contiene il risultato dei primi cinque. Una dedica a Benedetto XVI «promotore degli studi teo­logici sotto la sola autorità della Verità». E un doppio appuntamento di presentazione, lu­nedì 7 aprile a Tubinga e ieri a Roma. Questa in sintesi la carta d’identità del volume inti­tolato Fondamento e dimensione oggettiva della fede, secondo la dottrina cattolica ro­mana ed evangelica luterana, che rappresenta il primo punto di arrivo di un gruppo di la­voro cattolico-luterano, sei teologi in tutto (tre per parte), i quali hanno lavorato secon­do il metodo dell’empatia metodica, cioè «pensare la fede a partire dai presupposti del­l’altro ».

Oltre ad un convegno svoltosi all’Università Lateranense, ieri mattina due rappresentan­ti del gruppo di ricerca interconfessionale (il direttore dell’area di ricerca luterana Eilert Herms e il teologo cattolico Lubomir Zak) hanno consegnato il volume a papa Bene­detto XVI al termine dell’udienza generale.

Un incontro cordiale, durato qualche minu­to, con il Pontefice visibilmente contento per il dono, di cui egli stesso (come raccontiamo a parte) aveva creato il presupposto quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

«Questo lavoro – ha detto ai giornalisti il teo­logo Giuseppe Lorizio, direttore dell’area di ri­cerca per la parte cattolica – vuole gettare un ponte tra la prestigiosa facoltà teologica e­vangelica di Tubinga che si trova nel cuore del protestantesimo luterano tedesco e la fa­coltà teologica della Lateranense che si trova nel cuore di Roma». Come tutti i ponti, ha ag­giunto lo studioso, «è stato laborioso e diffi­cile costruirlo e tenerlo in piedi. Ma abbiamo la fondata speranza che non crolli e che dun­que si possa continuare la ricerca».

Lo sforzo comune, ha aggiunto Lorizio, as­sume poi «un significato particolare alla luce del periodo di stagnazione che il dialogo e­cumenico sta vivendo anche a causa delle reazioni che in Germania sta suscitando il consenso raggiunto sulla dottrina della giu­stificazione. L’intento – ha detto il direttore dell’area di ricerca della parte cattolica – è sta­to proprio quello di coinvolgere i teologi che dissentono su quel consenso per suscitare un nuovo dinamismo».

In questi anni, ha concluso Lorizio, «molti hanno parlato di pazienza ecumenica. Il che significa essere capaci di aspettare l’altra par­te, ma anche saper vivere il confronto tra i­dentità, strutture di pensiero, posizioni e teo­rie che pur essendo diverse tra loro, non pos­sono ignorarsi».
Anche il cardinale Camillo Ruini ha sottoli­neato la validità del metodo. Il vicario del Pa­pa per la diocesi di Roma e gran cancelliere della Lateranense, ieri ha presenziato ai la­vori della mattinata, guidando la preghiera di mezzogiorno. Ma a Tubinga aveva inviato un suo messaggio di saluto letto da don Giovan­ni Biallo. «L’inedita empatia metodica con la quale teologi delle due confessioni hanno in­dagato l’altrui tradizione – vi si legge tra l’al­tro – lascia trasparire non solo una com­prensione dell’altrui identità, ma anche una più profonda percezione di ciò che è proprio a ciascuno», giungendo così a «mutati ap­prezzamenti reciproci che non possono ri­manere privi di conseguenze anche per la co­mune vita cristiana». Nel testo Ruini sottoli­neava pure le sfide del nostro tempo, quali «la nuova questione antropologica, le con­nesse problematiche di etica pubblica, gli svi­luppi delle scienze e delle biotecnologie», co­me pure «l’influsso pervasivo di un atteggia­mento nichilista», chiaramente «percepibile nella cultura occidentale». E concludeva ri­cordando che «ogni sforzo teso a investigare congiuntamente la verità profonda della fe­de cristiana costituisce un’offerta di senso al­l’uomo e alla donna contemporanei».
Commenti molto favorevoli anche da parte luterana. «Come nessun altro paese – ha det­to ieri Hermann Barth, presidente dell’Uffi­cio della Chiesa evangelica di Germania – la Germania come paese di origine della Rifor­ma è colpita dalla separazione della cristia­nità. Per questo la Chiesa evangelica segue questo progetto di lavoro con grande atten­zione e aspettativa». E anche se «le divergen­ze persistono, questo progetto contiene un grande potenziale innovativo». Anzi, secon­do Friederich Weber, presidente del Comita­to nazionale tedesco dell’Alleanza mondiale luterana, «questo metodo può rappresenta­re una nuova via dell’ecumenismo».
Ora, dunque, il lavoro proseguirà. Mentre nel­la prima fase (quella raccolta nel volume) ha trattato temi di teologia fondamentale, la se­conda (appena iniziata) si dedicherà ad ar­gomenti ecclesiologici: i sacramenti, il mini­stero e il ruolo dell’autorità, soprattutto.

© Copyright Avvenire, 10 aprile 2008

LE TAPPE

Un cammino inaugurato da Ratzinger

Fu il cardinale Joseph Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, a promuovere il dialogo con i teologi della Facoltà teologica evangelica dell’Università di Tubinga, dopo uno scambio di idee con il professor Eilert Erms, ordinario di teologia sistematica nella medesima università.

Tuttavia per il ruolo istituzionale che all’epoca ricopriva (siamo negli anni immediatamente precedenti il Grande Giubileo del 2000) l’allora porporato preferì che a continuare il dialogo fosse una Facoltà teologica cattolica. E perciò prese contatto con il rettore della Pontificia Università Lateranense (da sempre considerata l’Ateneo del Papa), che in quel momento era monsignor Angelo Scola (ora cardinale e patriarca di Venezia). Lo ha ricordato, ieri, conversando con i giornalisti, il teologo Giuseppe Lorizio, cui proprio Scola affidò il compito di costituire un’area di ricerca, per proseguire il dialogo. Attualmente il gruppo di studio è costituito da tre teologici evangelici ( Wilfried Harle, Schwobel ed Eilert Herms) e tre teologi cattolici. Oltre a Lorizio, Massimo Serretti e Lubomir Zak. (M.Mu.)

© Copyright Avvenire, 10 aprile 2008

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