10 aprile 2008

Tra una settimana l’atteso viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti: un evento che per la Santa Sede ha un particolare rilievo (Paglialunga)


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Tra una settimana l’atteso viaggio di Benedetto XVI negli Stati Uniti: un evento che per la Santa Sede ha un particolare rilievo

Il Papa andrà all’Onu e alla Casa Bianca

Per la prima volta un Pontefice varcherà la soglia della residenza presidenziale

Arcangelo Paglialunga

CITTÀ DEL VATICANO

Tra una settimana, il 15 aprile, Benedetto XVI partirà per il suo primo viaggio negli Stati Uniti, ottavo in assoluto di un Pontefice romano: è ritenuto molto importante in Vaticano, ecco perché il portavoce della Santa Sede, padre Lombardi, ha tenuto, ieri mattina, un «briefing» ad una affollata assemblea di giornalisti.
Viaggio importante, perché incentrato nella visita con discorso alla assemblea dell’Onu nel 60° anniversario delle Nazioni Unite e, in secondo luogo, perché è previsto, per il giorno 18, venerdì, il suo incontro con il presidente Bush alla Casa Bianca: ed è la prima volta che un Papa varca la soglia dello storico edificio.
Da notare un particolare: quel giorno il Papa compirà i suoi ottantuno anni e il giorno seguente i 3 anni di Pontificato e, dunque, il presidente sarà tra i primi a formulargli gli auguri.
Il viaggio papale, che si protrarrà fino al giorno 21, si svolge in un contesto del tutto particolare: il presidente Bush è agli ultimi mesi del suo mandato ed è in corso la «battaglia» per le primarie fra tre candidati: Obama, Hillary Clinton e McCain. E non si può non rilevare che per la prima volta potrebbe insediarsi alla Casa Bianca un uomo politico nero: e ciò avverrebbe nel quarantesimo anniversario dell’uccisione di Martin Luther King che Papa Montini, quel giorno, definì con la parola «martire».
C’è anche da considerare che il viaggio avviene mentre gli Stati Uniti sono impegnati nella guerra in Iraq che sembra senza soluzioni.
Nascono infinite curiosità: il Papa vedrà i tre candidati alla presidenza? Certamente stando alle dichiarazioni del Nunzio, monsignor Sambi.
La Chiesa vuole mostrarsi «super partes» di fronte alle elezioni presidenziali, ma il Papa nel discorso all’Onu non potrà eludere, parlando ai rappresentanti di tutti i Paesi, riferimenti alle gravi situazioni politiche ed economiche che si verificano in varie parti del mondo, e certamente non potrà non chiedere che siano evitate nuove guerre. E rivolgerà un appello per i cristiani perseguitati nel Medio Oriente, talora con l’indifferenza di grandi nazioni.
Al di là dell’importante aspetto politico, il viaggio papale si presenta come un avvenimento da non sottovalutare dal punto di vista ecclesiale. Papa Ratzinger incontrerà, infatti a Washington, i 400 vescovi americani; presiederà una Messa per i fedeli di Washington nel nuovo National Park; incontrerà studenti e professori delle Università cattoliche e rappresentanti di altre religioni, il giorno 17.
Ci sarà una Messa pubblica anche a New York e le richieste di biglietti per la partecipazione è enorme.
In Vaticano si rileva che in extremis il Papa ha aggiunto al programma due incontri con la comunità ebraica, a Washington e a New York.
In margine al viaggio è da tener presente che i cattolici negli Stati Uniti sono circa 65 milioni, il 22 per cento della popolazione, ma molti non cattolici guardano alla figura del Papa con simpatia se un recente sondaggio, riferito dal giornale «Economist», rivela che il 58 per cento degli americani ha su di lui una «opinione favorevole o molto favorevole», mentre il 65 per cento prova ammirazione per la Chiesa Cattolica.
Ha scritto sull’Osservatore Romano la giornalista Mary Ann Walsh: «La visita del Papa porterà grande gioia a tutti gli americani sia cattolici che non cattolici poiché Benedetto XVI verrà qui per parlare di speranza e di pace. Il Papa che opera instancabilmente per la pace, donerà speranza a tante persone negli Stati Uniti che auspicano la stabilità e la pace in Iraq, una pace giusta fra israeliani e palestinesi e la fine dei conflitti ovunque».
E qualche vescovo ha messo in rilievo che il Papa dirà all’Onu e alla Chiesa americana che si deve guardare alle nazioni povere, in un mondo in cui i Paesi poveri sono sempre più poveri e quelli ricchi sempre più ricchi, come ha detto in un discorso.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 aprile 2008

Il Pontefice: porterò negli Stati Uniti una parola di speranza e di pace

CITTÀ DEL VATICANO - In vista del suo viaggio negli Stati Uniti il Papa ha fatto diffondere un messaggio di saluto a tutti gli americani, auspicando che la sua venuta sia accolta come «espressione di fraternità verso ogni comunità ecclesiale e come testimonianza di amicizia verso tutti i credenti e gli uomini e donne di buona volontà».
Il Papa, dopo aver ringraziato quanti stanno preparando il suo viaggio con la preghiera e con l’azione, afferma che con i Vescovi ha scelto come tema «tre semplici ma essenziali parole: «Cristo nostra speranza». Ed aggiunge: «So bene quanto nel vostro Paese questo messaggio evangelico sia radicato! Vengo a condividerlo con voi, nelle celebrazioni e negli incontri. Porterò il messaggio della speranza cristiana anche all’Onu, ai rappresentanti dei popoli del mondo. Il mondo infatti ha più che mai bisogno di speranza: speranza di pace, di giustizia, di libertà, ma non potrà realizzare questa speranza senza obbedire alla legge di Dio, che Cristo ha portato a compimento nel comandamento di amarci gli uni gli altri. Fate agli altri ciò che volete facciano a voi, non fate ciò che non volete che essi vi facciano. Questa «regola d’oro» si trova nella Bibbia ma vale per tutti, anche per i non credenti. È la legge scritta nella coscienza umana, e su questa possiamo tutti ritrovarci, così che l’incontro delle differenze sia positivo e costruttivo per l’intera comunità umana». Il messaggio si conclude con espressioni di saluto in spagnolo e in inglese.
ar. pa.

© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 aprile 2008

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