8 luglio 2008

L'Anno Paolino in Europa (Sir)


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ANNO PAOLINO

Portogallo, Belgio, Slovacchia

Portogallo

Tutte le diocesi del Portogallo si sono mobilitate per aprire le celebrazioni dell'Anno giubilare dedicato a San Paolo (28 giugno 2008 - 29 giugno 2009). In una nota la Conferenza episcopale del Portogallo segnala che questo Anno coincide con la celebrazione ad ottobre del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio; di qui l'auspicio che il grande Apostolo della Parola "possa essere una guida per scoprire più profondamente il posto della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa". Secondo l'agenzia internazionale Fides, con riferimento ai frutti che potrà dare questo Anno alla Chiesa del Portogallo, i presuli affermano che San Paolo costituisce un esempio per ampliare gli orizzonti dell'annuncio del Vangelo e promuovere una nuova evangelizzazione, perché oggi "la Chiesa corre anche il pericolo, come all'epoca di San Paolo, di limitare l'annuncio di Gesù Cristo a quelli che sono nel suo ovile, comprendono il suo linguaggio e conoscono le sue leggi, e ha difficoltà ad annunciare a Gesù Cristo in una società sempre più secolarizzata". L'Anno Paolino potrà aiutare anche a organizzare la pastorale specifica per portare l'annuncio del Vangelo a quelli che non credono o hanno abbandonato la vita cristiana. "Evangelizzare - prosegue la nota - non è una strategia: è una passione di amore per Cristo e i fratelli". Di qui la proposta di alcuni strumenti pastorali, come "Un anno per camminare con San Paolo", itinerario catechetico nel quale si percorrono le principali tappe della vita cristiana per 52 settimane avendo Paolo come guida, e l'indicazione di tenere in maggiore considerazione i testi dell'Apostolo, soprattutto nelle omelie. A tale fine la Commissione nazionale di liturgia ha preparato alcuni strumenti per i pastori. Durante l'Anno giubilare, le facoltà di teologia offriranno sessioni di studi sul Santo. Il 25 gennaio 2009, festa della sua conversione, è prevista una grande celebrazione nazionale a Fátima. Le Edizioni San Paolo hanno organizzato un'esposizione itinerante chiamata "Paolo, Apostolo di Gesù Cristo" che percorrerà le diocesi del Portogallo.

Belgio

"La Chiesa non poteva lasciar passare inosservato questo anniversario" poiché "Paolo fu, insieme a Pietro, una delle figure più grandi dell'inizio del cristianesimo". Mons. Joseph De Kesel, vescovo ausiliare del vicariato di Bruxelles, all'indomani dell'apertura dell'Anno Paolino, riconosce che "numerosi fedeli ritengono Paolo un autore difficile". "La sua figura è molto conosciuta - osserva -; le sue lettere molto meno. Egli ha tuttavia giovato un ruolo molto importante nella Chiesa primitiva, e si è confrontato con i grandi problemi del suo tempo indicandovi le soluzioni". Soluzioni per mons. De Kesel "allora innovatrici e tuttora attuali". Tra queste, "l'idea di proporre il cristianesimo a tutte le nazioni. La Chiesa delle origini gli deve in gran parte la scoperta dell'universalità. Egli ha saputo unire popoli con orizzonti molto diversi: un messaggio quanto mai attuale in un mondo come il nostro che da un canto si globalizza sempre più, dall'altro tende a ripiegarsi su se stesso". Di fronte al "timore dell'altro", afferma mons. De Kesel, "Paolo ci richiama all'apertura". Ma la sua è anche la testimonianza di un "incontro radicale": quello "con Cristo". In occasione dell'Anno Paolino, annuncia il presule, "il nuovo documento dei vescovi belgi, intitolato «Incontrare Dio nella sua Parola» e che verrà diffuso nel prossimo mese di settembre, è dedicato a san Paolo". Tra le iniziative previste nel Paese, "la solenne celebrazione della conversione dell'Apostolo il prossimo 25 gennaio, a conclusione della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani".

Slovacchia

In occasione dell'inaugurazione dell'Anno Paolino, i vescovi slovacchi hanno pubblicato una lettera pastorale. Nel documento i vescovi ricordano come Paolo, "un ebreo della tribù di Beniamino", fosse stato allevato fin da piccolo in un contesto di "profonda fede ebraica". Anche le celebrazioni di Roma per l'apertura dell'Anno Paolino sono state seguite in modo particolare dai fedeli slovacchi: motivo dell'attenzione è la consegna del Pallio ai due nuovi metropoliti del Paese, mons. Stanislav Zvolensky, arcivescovo di Bratislava e l'arcivescovo greco-cattolico di Presov Jan Babjak, la cui giurisdizione si estende per tutto il territorio slovacco. In occasione dell'evento, circa 500 fedeli hanno partecipato, insieme con i neo-arcivescovi ad un pellegrinaggio della Chiesa cattolica dei due riti, in segno di ringraziamento per la nuova regolamentazione dei confini diocesani, introdotta nel marzo scorso. Durante una Messa celebrata a santa Maria Maggiore, mons. Zvolensky ha fatto riferimento all'Anno Paolino, così come agli Apostoli Cirillo e Metodio, la cui festa viene celebrata il 5 luglio. Alla celebrazione hanno preso parte anche il cardinale ceco Tomas Spidlik e l'ambasciatore slovacco presso la Santa Sede, Jozef Dravecky.

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Malta: un legame speciale

La Lettera pastorale dei vescovi

"La forza delle sue parole e della sua visione ci dovrebbe aiutare cosicché, sul suo esempio, non rinunciamo a proporre e a costruire un nuovo ordine nella vita pubblica e nel Paese". A indicare in San Paolo un modello per i cristiani di oggi sono mons. Paul Cremona, arcivescovo di Malta, e mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, nella Lettera pastorale pubblicata in occasione dell'apertura dell'Anno Paolino (28 giugno 2008 - 29 giugno 2009), che Benedetto XVI ha inaugurato la sera del 28 giugno nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura, insieme al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, al rappresentate dell'arcivescovo di Canterbury e ai delegati di diverse Chiese e comunità ecclesiali di Oriente ed Occidente. La Lettera pastorale dei vescovi di Malta e Gozo è stata resa nota ai fedeli nella Messa che, presieduta la sera del 28 giugno dall'arcivescovo Cremona sul sagrato della cattedrale di Mdina, ha aperto ufficialmente nel Paese l'Anno Paolino.

Padre nella fede.

Rievocando il naufragio di San Paolo sull'isola di Malta durante il suo terzo viaggio nel Mediterraneo, iniziato nel 53 e concluso nel 58, i presuli osservano: "La sua sventura si è trasformata per noi in grazia. Il suo naufragio ha avuto l'effetto provvidenziale che" fin dai primi tempi del cristianesimo "abbiamo potuto ricevere la buone novella del Vangelo". Per questo "consideriamo il naufragio dell'Apostolo una benedizione e un privilegio" e "abbiamo accolto con gioia l'invito di Benedetto XVI a celebrare con la Chiesa universale l'Anno Paolino in occasione del bimillenario della nascita dell'Apostolo delle nazioni che per noi non è semplicemente un santo fra tutti gli altri, ma colui che ci ha generato nella fede". "Alla luce di questo speciale legame che le nostre isole hanno sempre avuto con il nostro padre Paolo - proseguono i vescovi - auspichiamo che questo Anno non costituisca soltanto l'occasione per un gran numero di celebrazioni", ma ci auguriamo che "nei naufragi che molti di noi devono affrontare tutti i giorni", sia opportunità per "riscoprire la forza che deriva dalla fede".

Non disperate!

"In ogni tempo - si legge ancora nella Lettera pastorale - la comunità cristiana ha bisogno di riscoprire la propria identità, soprattutto quando la situazione in cui ci troviamo presenta nuove sfide e ci chiede nuove risposte", e se la Chiesa "deve ritornare alle proprie radici, non vi è dubbio che le nostre radici ci riportano alla prima predicazione di San Paolo, nostro padre nella fede" che ci insegna, innanzitutto, "a non perdere la speranza". Rievocando il racconto, negli Atti degli apostoli, della tempesta che fece naufragare l'Apostolo sulle coste maltesi, i vescovi rammentano che "nel bel mezzo della tempesta egli continuava a ripetere ai suoi compagni: "Non disperate. Nessuno morirà". "Dal profondo del nostro cuore - scrivono i presuli - vorremmo ripetere queste parole a quanti hanno un disperato bisogno di ascoltarle". Sul dolore, del resto, San Paolo "ha ancora molto da dirci".

Radicale e coraggioso.

Di fronte alla cultura pagana egli "dovette necessariamente essere radicale, radicale e controverso" osservano ancora i vescovi di Malta e Gozo. Nonostante il clima di quel tempo, contrario "alla proclamazione della fede", Paolo "non ha provato imbarazzo né timore, non ha misurato le parole, non ha rinunciato alla sua prontezza". "Coraggioso con chi giocava con le parole e proponeva compromessi", "forte con chi era causa di divisione all'interno della comunità", "chiaro sulle questioni morali e con chiunque tentasse di stravolgere la verità", l'Apostolo "può esserci guida nelle foschie del nostro tempo, quando siamo tentati di fare retromarcia di fronte alla fede perché ci sentiamo imbarazzati o intimoriti".

Un'autentica testimonianza.

Per i due presuli la nostra società e la nostra cultura " sono per molti aspetti simili" a quelle "dei tempi di Paolo". "La maggior parte di noi è stata battezzata e ha ricevuto un'educazione religiosa", tuttavia molti di noi si chiedono: "Chi sei, Signore?", ma a causa "dell'apatia, dell'indifferenza o della stanchezza" che talvolta prendono il sopravvento, "nessuno è in grado di rispondere a questa domanda". Eppure, affermano mons. Crech e mons. Cremona, "la società si aspetta da noi, comunità cristiana, una risposta che sia anzitutto un'autentica e convinta testimonianza", perché "è la nostra autenticità che rende credibili le nostre parole e azioni". Famiglia, eguaglianza, schiavitù, sessualità, condizione della donna: questi alcuni dei temi trattati dall'Apostolo alla luce della verità del Vangelo, anche "quando ciò che egli affermava era in contrasto con le opinioni del tempo". Di qui l'esortazione conclusiva ai cristiani di oggi a costruire sul suo esempio un nuovo ordine sociale, poiché "il nostro Paese ha assolutamente bisogno del lievito della convinzione e della verità della fede".

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