30 luglio 2008

Cristianesimo e ambiente: i grandi discorsi del "Papa verde" a Sydney (Pescetelli)


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Il recente viaggio di Benedetto XVI a Sydney

Cristianesimo e ambiente – Ecco quello che ha detto il Papa

La preoccupazione del Pontefice è che la realtà negativa porti a trasformare «la meravigliosa creazione di Dio» in una realtà percepita «quasi ostile per i suoi custodi, persino come qualcosa di pericoloso». Ma «come può ciò che è buono – ha domandato il Papa – apparire così minaccioso?»

(Anna Rita Pescetelli)

«Le Figaro» lo ha ribattezzato il «Papa verde» e così ha continuato a chiamarlo la stampa francese dopo i numerosi discorsi pronunciati da Benedetto XVI a Sydney, durante la Giornata mondiale della gioventù (Gmg), in difesa dell'ambiente. Non è la prima volta che il Pontefice parla di salvaguardia del creato e già in altre occasioni aveva espresso la preoccupazione della Chiesa per l'atteggiamento predatorio dell'uomo nei confronti della natura. Mai come nel recente viaggio a Sydney, tuttavia, Benedetto XVI ha parlato così tanto di ambiente.
L'Australia è sicuramente una delle regioni dove il global warming sta portando gravi conseguenze in termini di siccità e di eventi climatici estremi e non è un caso che proprio in questa terra Benedetto XVI abbia scelto di parlare molto di ambiente.

L'occasione era data anche dal tema di questa 23esima Gmg, lo Spirito Santo: ad esso è strettamente legata la teologia della creazione e creato, entrambi al centro della riflessione del Pontefice.

In volo verso Sydney Benedetto XVI ha spiegato ai giornalisti le ragioni che muovono la Chiesa a parlare sempre più spesso di ambiente.
«Non è mia pretesa entrare nelle questioni tecniche che politici e specialisti devono risolvere - ha detto il Papa – ma dare gli impulsi essenziali per vedere le responsabilità, per essere capaci di rispondere a questa grande sfida: riscoprire nella Creazione la faccia del Creatore, riscoprire la nostra responsabilità davanti al Creatore per la sua Creazione che Egli ha affidata a noi, formare la capacità etica per uno stile di vita che è necessario assumere se vogliamo affrontare i problemi di questa situazione e se vogliamo realmente arrivare a soluzioni positive». Nelle parole del Papa risuona spesso una preoccupazione: «Quale tipo di mondo stiamo consegnando alle future generazioni?».
Responsabilità personale del credente e necessità di «svegliare le coscienze» sono alla base dei ripetuti inviti da parte della Chiesa a prendere sul serio la questione ambientale, per fornire poi «le risposte dettagliate che non siamo noi a dover dare, ma la politica e gli specialisti».

Le parole del Pontefice non sono rivolte solo ai cristiani, ma come ha detto ai rappresentanti delle altre religioni a Sydney «a chiunque abbia uno spirito religioso». Proteggere l'ambiente ed amministrare responsabilmente i beni della terra è un dovere che si impone ai credenti di ogni fede.

Ai giovani riuniti in Australia Benedetto XVI non ha solo ricordato i problemi del pianeta. Ha trasmesso anche il senso di gratitudine per la bellezza della creazione. Lo ha fatto descrivendo i magnifici paesaggi naturali osservati durante la lunga trasvolata dall'Europa all'Australia: «La vista del nostro pianeta dall'alto è stata davvero magnifica. Il luccichio del Mediterraneo, la magnificenza del deserto nordafricano, la lussureggiante foresta dell'Asia, la vastità dell'Oceano Pacifico, l'orizzonte sul quale il sole sorge e cala, il maestoso splendore della bellezza naturale dell'Australia.
Tutto ciò suscita un profondo senso di reverente timore
».

Una visione che per Benedetto ricorda la storia della creazione, con il suo alternarsi di luce e tenebre, sole e luna, acque, terra e creature viventi. «Immersi in simile bellezza - ha detto il Papa - come si potrebbe non far eco alle parole del salmista: quanto è grande il tuo nome su tutta la terra?».

Altrettanto lieta è stata per il Papa l'occasione di vedere ed accarezzare esemplari caratteristici della fauna australiana. Nella residenza delle Blue Mountains vicino a Sydney gli sono stati portati un wallaby di pochi mesi, un koala, un piccolo coccodrillo d'acqua, un pappagallo colorato e un pitone di nome Sebastian. «Qui in Australia, questa “grande terra meridionale dello Spirito Santo”, noi tutti abbiamo avuto un'indimenticabile esperienza della presenza e della potenza dello Spirito nella bellezza della natura», ha detto il Papa nell'omelia della domenica ai 400mila pellegrini riuniti nell'ippodromo di Randwick.
Davanti ad un tale patrimonio naturale come non ricordare, allora, con dolore «le ferite che segnano la superficie della terra» e il fatto che l'uomo «ammetta ancora con riluttanza» la loro esistenza: erosione, deforestazione, sperpero delle risorse minerali e marine, insaziabile sete di consumismo che non considera come doni gli elementi della natura. L'innalzamento del livello delle acque oceaniche, dovuto al progressivo scioglimento dei ghiacciai, sta minacciando l'esistenza di molte isole del Pacifico e a Sydney erano presenti molti pellegrini provenienti proprio da quelle Isole-Stato che anno dopo anno vedono inghiottita una porzione in più di terra emersa. La preoccupazione del Pontefice è che tutto questo porti a trasformare «la meravigliosa creazione di Dio» in una realtà percepita «quasi ostile per i suoi custodi, persino come qualcosa di pericoloso». Ma «come può ciò che è buono – ha domandato il Papa – apparire così minaccioso?».
E ancora: quali i motivi allora dell'incuria per il mondo che ci circonda? Tante o molteplici le risposte, ma per Benedetto XVI molto dipende dall'aver «eclissato» Dio nella vita personale. Quando ciò accade «la nostra capacità di riconoscere l'ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire – ha spiegato Benedetto XVI –. Ciò che ostentatamente è stato promosso come umana ingegnosità si è ben presto manifestato come follia, avidità e sfruttamento egoistico. E così ci siamo resi sempre più conto del bisogno di umiltà di fronte alla delicata complessità del mondo di Dio».
Ecco allora che emerge come cruciale il tema della bontà della creazione, ripreso dal Pontefice particolarmente nel discorso pronunciato all'arrivo sul molo di Barangaroo. Qui il Papa ha ribadito con forza che «la creazione di Dio è unica ed è buona» e ai giovani presenti ha affidato una missione ben precisa per il futuro: «le preoccupazioni per la non violenza, lo sviluppo sostenibile, la giustizia e la pace, la cura del nostro ambiente sono di vitale importanza per l'umanità».

© Copyright Villaggio Globale, 30 luglio 2008

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