13 aprile 2007

"Gesu' di Nazaret", Rassegna stampa del 13 aprile 2007


IL VALDESE GARRONE E IL LIBRO SU GESU': DISSENSO E DIALOGO
Domani presenta il volume del Papa con Cacciari e Schoenborn

Roma, 12 apr. (APCom) - Domani presenterà il libro di Benedetto XVI su 'Gesù di Nazareth' insieme al cardinale Christoph Schoenborn e al filosofo Massimo Cacciari. Ma non nasconde le storiche divergenze con la Chiesa cattolica e, in particolare, con Joseph Ratzinger. "Magari il giorno dopo scriverò un articolo per discutere qualcosa che ha detto il Papa", dice Daniele Garrone. Al tempo stesso, il teologo valdese si dice "colpito" dalla decisione di una tavola rotonda così eterogenea e plurale, e non manca di rimarcare il significato eccezionale del volume di Benedetto XVI. "Se il cristianesimo vuole ancora dire qualcosa al giorno di oggi credo che l'unica possibilità sia quella di far parlare il Gesù del nuovo testamento", afferma.

"Le differenze politiche tra protestanti e cattolici rimarranno sempre, ma mettiamole per un attimo da parte", dice il teologo protestante in un colloquio con Apcom. "Il protestantesimo e la chiesa valdese - prosegue - hanno manifestato e manifestano un franco dissenso su vari aspetti qualificanti del magistero di Benedetto XVI", dice. L'istruzione pastorale 'Dominus Iesus', firmata dall'allora cardinal Ratzinger, ancora pesa sui rapporti tra protestanti e cattolici e su questioni come la bioetica, l'insegnamento della religione a scuola e i Dico la Conferenza episcopale italiana e gli evangelici storici del nostro paese (approssimativamente 65.000) sono agli antipodi. "Ma quella di domani non è una tavola rotonda per discutere di famiglia. Mi rallegro che per una volta, invece di discutere di valori, discutiamo del centro e del motore della nostra fede, di Gesù Cristo".

Il professore Garrone è decano della facoltà teologica valdese, una piccola struttura che sforna ogni anno decine di pastori valdesi, metodisti, battisti provenienti da tutta Italia. Del volume di Ratzinger - un testo riservatissimo fino alla presentazione alla stampa, domani, e alla successiva uscita in libreria per il 16 aprile, ottantesimo compleanno del Papa - non vuole parlare. Si sofferma volentieri, invece, sulle questioni di fondo. "Col panel di domani il Vaticano fa una cosa modernissima", dice. E fa notare come "le tre persone cha parleranno rispecchiano la discussione europea moderna su Gesù": il cattolicesimo del Papa e di Schoenborn, l'illuminismo di Cacciari e il suo protestantesimo.

Garrone non manca di rimarcare una differenza tra la sensibilità protestante e le idee di Benedetto XVI emerse, ad esempio, nel discorso di Ratisbona. "Nel protestantesimo non c'è né un avversione totale tra la fede e la ragione ma neanche una sintesi", spiega. "La fede non è riducibile ad un'evidenza. E a partire dalla Bibbia penso che non si possa eliminare il carattere 'scandaloso' della fede. Se bastasse la ragione umana per arrivare a Dio - aggiunge - non capirei più perché Dio deve scendere su una montagna e parlare in mezzo al tuono o perché deve diventare uomo".

Tra le parole di Garrone, al tempo stesso, traspare stima per la scelta di scrivere un libro su Gesù. "Un Papa potrebbe dire: ve lo dico io chi è Gesù. E invece dice che bisogna tornare al libro dove si parla di lui, il Vangelo. Come scegliere tra i tanti Gesù che ci sono in giro? Andiamo a rileggere il testo, dice il Papa". E proprio su questo, per l'esponente protestante, si può fondare un dialogo fecondo tra le diverse confessioni religiose cristiane. "Da parte del Papa c'è una bella postura intellettuale: il cristiano è uno come gli altri, che però ha trovato qualcosa di prezioso e vuole condividerlo, lasciando gli altri liberi di seguirlo. E di questi tempi di identitarisimi, dove l'identità sembra diventare un sistema di valori, una dottrina chiusa, un gruppo monolitico - conclude Garrone - vorrei che il cristianesimo fosse questo".


Attesa in tutto il mondo per la presentazione, domani, del libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret"

Cresce l’attesa per la presentazione, domani, del libro di Benedetto XVI Gesù di Nazaret, che sarà in vendita nelle librerie da lunedì 16 aprile nelle edizioni italiana (Rizzoli), tedesca (Herder) e polacca (Wydawnictwo M). L’opera verrà presentata, alle ore 16, nell’Aula del Sinodo presso l’Aula Paolo VI. Nella prefazione del libro, già resa nota nei giorni scorsi, il Papa scrive che con questo volume si propone “di presentare il Gesù dei Vangeli come il vero Gesù, come il Gesù storico nel vero senso della espressione”. Il Papa si dice convinto che “questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni”. Su questo passaggio, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione del biblista padre Giulio Michelini, docente di Nuovo Testamento presso l’istituto teologico di Assisi:

R. – Penso che ce ne fosse bisogno e tutti accolgono favorevolmente questa iniziativa. C’è il desiderio di riappropriarsi di un qualcosa che è stato, forse, dimenticato. In questo senso l’iniziativa del Pontefice è buona per far ritornare i credenti alla radice del problema, perché – forse in Italia in particolare – siamo in una situazione in cui il catechismo che è stato insegnato ai bambini non basta più ed è necessario riappropriarci della fede che ci è stata donata, purché lo si faccia senza sconfessare una tradizione bimillenaria che ci è stata consegnata. Cosa che, invece, sta accendo, mi sembra con alcune pubblicazioni.


D. – Padre Michelini, nella prefazione al suo libro, che è stata anticipata, il Papa racconta che alcuni studi critici dagli anni Cinquanta in poi hanno lasciato l’impressione che noi sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo più tardi la fede nella sua divinità ha plasmato questa immagine. Ha parlato di una situazione drammatica per la fede, da questo punto di vista. Come studioso del Nuovo Testamento, cosa pensa di queste parole del Papa?

R. – Io sono d’accordo, anche perché ora siamo sull’onda lunga di questo scetticismo che vedeva un divario invalicabile ed incolmabile tra la figura del Gesù storico e il Cristo della fede, per esempio quello presentato dalle Chiese e in particolare facciamo riferimento alla nostra Chiesa cattolica. Questi studi, che pure sono meritevoli e sono stati forse necessari, hanno però portato alla conclusione che è irraggiungibile la figura di Gesù. C’è ora un’altra onda lunga che credo venga dal Nord America e che ha un’altra impostazione e cioè che noi siamo di fronte ad un mito nuovo delle origini cristiane. Se dagli anni Cinquanta – come scrive il Papa – si diceva che il Gesù della storia fosse diverso dal Cristo della fede presentato dalle Chiese, ora si dice che il Cristo presentato dalle Chiese è un Cristo falso, un Cristo che non corrisponde alla storicità. Questo si legge anche in recenti pubblicazioni, che sono state anche fortemente pubblicizzate nel panorama italiano e in base alle quali noi nelle Chiese sentiremmo parlare di un Gesù totalmente diverso da quello che Lui è realmente stato. Questo non è vero, perché certo la Chiesa ha la fatica di presentare il Volto di Cristo, ma è anche sempre stata attenta che non dicesse delle fandonie, che non inventasse dei miti, ma che pronunciasse proprio quel Vangelo che era il Vangelo ricevuto duemila anni fa.


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Il libro, scrive sempre il Papa, è frutto “di un lungo cammino interiore”. Benedetto XVI avverte nella prefazione che il suo Gesù di Nazaret “non è assolutamente un atto magisteriale, ma è unicamente espressione” della sua “ricerca personale del Volto del Signore”. Sul contributo che questo libro può offrire alla conoscenza della figura di Gesù Cristo, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Michele Piccirillo, archeologo presso lo Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme:


R. – Credo che il Papa voglia tirare le fila di un discorso che va avanti oramai da una cinquantina d’anni: passato cioè il periodo dell’Ottocento e poi anche la prima metà del Novecento, in cui si parlava un po’ di un Gesù mitico e dell’esegesi che guardava al Vangelo come un fatto semplicemente di fede, si sono fatti degli sforzi in Germania – ed anche fuori della Germania – per superare questa impasse e quindi di cercare di far capire che si può dare un messaggio di fede pur utilizzando fatti storici. Su questa linea già diversi studiosi - anche in Italia - si erano mossi per fare qualcosa di positivo. Linea, questa, che ha seguito anche il Papa con questo libro.


D. – Ecco, un libro come “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI può suscitare interesse e magari in qualcuno semplicemente curiosità, capace però di spingerlo ad avvicinarsi ai Vangeli?

R. – Credo che, al di là dell’autorità del Papa come studioso e al di là dell’autorità del posto che occupa nella Chiesa, sarà un libro di successo. Anche se lui non si aspetta questo, certo non lo ha scritto per questo! Sarà certamente una buona occasione per spingere qualcuno ad andare alle fonti. Abbiamo questi quattro Vangeli ed io, scherzando con i miei amici esegeti, dico: “Scrivete tanti libri sui quei poveri quattro libretti, ma per fortuna che non li cambiate e restano sempre gli stessi!”.

Radio Vaticana


Il primo libro da Papa parla della figura storica del Nazareno
Oggi la presentazione del «Gesù» di Ratzinger

Città del Vaticano. Cresce l’attesa per il primo libro da Papa di Joseph Ratzinger, Gesù di Nazaret, che verrà presentato oggi in Vaticano, a tre giorni dall’ottantesimo compleanno e a sei dal secondo anniversario dell’elezione al soglio di Pietro del cardinale bavarese. Il libro sarà in vendita dal 16, proprio in coincidenza con il compleanno, mentre oggi la presentazione sarà affidata al filosofo laico Massimo Cacciari, all’arcivescovo di Vienna, il cardinal Christoph Schönborn, e al teologo valdese Daniele Garrone.
Nella prefazione il Papa spiega che la figura di Gesù «è molto più logica dal punto di vista storico e anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni». E indaga sia il Gesù storico che il Cristo della fede. La sua opera è frutto, spiega, «di un lungo cammino interiore», «non è assolutamente un atto magisteriale, ma è unicamente espressione» della sua «ricerca personale del Volto del Signore».
Dopo che la teologia nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento parlava di un Gesù mitico e guardava al Vangelo come un fatto semplicemente di fede, si sono fatti degli sforzi, soprattutto in Germania, ma non solo, per superare questa impasse e per far capire che si può dare un messaggio di fede pur utilizzando fatti storici. Joseph Ratzinger, che ha iniziato a scrivere Gesù di Nazaret quando ancora era cardinale, dedicandogli tutti i momenti liberi dopo l’elezione, si inserisce in questo ultimo filone di esegesi.
Le anticipazioni pubblicate nei giorni scorsi riguardano un unico capitolo, dedicato alle parabole, con la spiegazione di quella del buon Samaritano e di quella del ricco Epulone. Il Samaritano è visto come icona della compassione, attraverso cui «Cristo ci insegna che non si tratta più di stabilire chi tra gli altri sia il mio prossimo. Si tratta di me stesso. Io devo diventare il prossimo, così l’altro conta per me come “me stesso”». Una parabola la cui «attualità» è «ovvia»: «i popoli dell’Africa derubati ci guardano da vicino. Noi», rimarca il Papa, «abbiamo portato loro il cinismo di un mondo senza Dio, dove contano potere e profitto».
Ma la prossimità dobbiamo provarla anche verso «vittime della droga, del traffico di persone, del turismo sessuale, persone distrutte nel loro intimo, che sono vuote pur nell’abbondanza di beni materiali». È anche questa l’alienazione di cui Marx ha fornito una descrizione «drastica», « non ha raggiunto la vera profondità, perché - osserva il Papa - ragionava solo nell’ambito materiale, ha tuttavia fornito una chiara immagine dell’uomo che è caduto vittima dei briganti».
Oltre alla presentazione del libro, in Vaticano ci si prepara al compleanno del Papa con varie iniziative: domani un concerto in suo onore, domenica la messa con cardinali e vescovi, il 19 una serata culturale degli universitari romani con il cardinale Tarcisio Bertone, e ancora due francobolli da Austria e Germania, mentre pare che dalla Baviera sia arrivata una cassa di birra, anche se papa Ratzinger, si dice, beve solo aranciata.

L'Arena, 13 aprile 2007


Oggi sarà presentato il libro. L'uscita il 16 aprile, giorno dell'80° compleanno di Ratzinger

Benedetto XVI racconta «Gesù di Nazaret»

VATICANO Cresce l'attesa per il primo libro da Papa di Joseph Ratzinger, «Gesù di Nazaret», che verrà presentato oggi in Vaticano, a due giorni dall'ottantesimo compleanno e a sei dal secondo anniversario dell'elezione al soglio di Pietro del cardinale bavarese.
Il libro sarà in vendita dal 16, proprio in coincidenza con il compleanno, mentre oggi la presentazione sarà affidata al filosofo laico Massimo Cacciari, all'arcivescovo di Vienna e discepolo del Papa Christoph Schoenborn e al teologo valdese Daniele Garrone.
Nella prefazione il Papa spiega che la figura di Gesù «è molto più logica dal punto di vista storico e anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni». E indaga sia il Gesù storico che il Cristo della fede. La sua opera è frutto, spiega, «di un lungo cammino interiore», «non è assolutamente un atto magisteriale, ma è unicamente espressione» della sua «ricerca personale del Volto del Signore».
Dopo che la teologia nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento parlava di un Gesù mitico e guardava al Vangelo come un fatto semplicemente di fede, si sono fatti degli sforzi, soprattutto in Germania, ma non solo, per superare questa impasse e per far capire che si può dare un messaggio di fede pur utilizzando fatti storici.

La Gazzetta del sud, 13 aprile 2007

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