5 aprile 2007
Un nuovo sport: "sparare" su Ratzinger
Vedi anche:
Perche' il Papa fa tanta paura?
Proponiamo due articoli molto interessanti sul "clima" di intollerenza, se non di offesa vera e propria, nei confronti di Benedetto XVI.
Il primo editoriale, di Merlo, e' quantomeno allusivo, tende a paragonare la possibile liberalizzazione della Messa in latino alle flagellazioni e al diavolo e, soprattutto, a contrapporre Papa Ratzinger al predecessore a svantaggio, ovviamente, del primo. Merlo usa un linguaggio allusivo del "dico e non dico", ma che in realta' svela un'avversione al Papa di tutta evidenza.
Molto piu' onesto, mi pare, il commento di Flores D'Arcais che non allude, ma afferma a chiare lettere che la colpa della restaurazione e' di Ratzinger anche in forza di "ideologo" del Pontificato wojtyliano.
Leggiamo gli editoriali, sotto i quali troverete un mio modesto parere.
Raffaella
LA STORIA
Il Questore toglie il veto "anti-mafia" per i riti della Pasqua
Corleone, dopo quarant´anni in processione col cappuccio
FRANCESCO MERLO
Nascondersi in latino si dice lateo, quindi latitare, quindi latitante. Adesso che Corleone non ha più i grandi latitanti di mafia, adesso che Riina e Provenzano non possono più nascondersi nelle botole, sottoterra e nelle campagne attorno al paese, dove vivevano protetti da fucili e crocefissi, da bombe a mano e da altarini alla Madonna, adesso è a tutti i devoti di Corleone che viene concesso di rimettersi il cappuccio, di nascondersi, di latitare.
Per Corleone, liberata dalla mafia, il cappuccio diventa dunque una libertà, un diritto restaurato. In questo senso ha fatto bene il questore di Palermo ad autorizzare la latitanza, a restituire il burqa maschile del venerdì santo dopo quaranta anni di illuminismo coatto.
E però secondo noi è la Chiesa che non avrebbe dovuto chiederlo. La Chiesa, così attenta ai segni e ai significati, avrebbe dovuto approfittare di questi quaranta anni di processioni a viso aperto per liberarsi di un arcaismo devozionale che celebra l´inquisizione e i simboli penitenziali della sua storia peggiore: la controriforma e l´autodafè, le violenze contro gli eretici e le torture, ma anche l´impunità degli assassini, quelli con i mitra sotto il mantello raccontati nel Padrino di Marlon Brando. Il cappuccio è il berretto calato sul viso dei mafiosi pronti all´agguato, "picciotti amuninni"; è il passamontagna dei guerriglieri del subcomandante Marcos, è molto più aggressivo delle barbe, ben più spavaldo e arrogante degli stessi simboli militari.
Perché la Chiesa sente il bisogno di restaurare questa pratica? Non c´è nulla di più pagano dei cappucci che, come notarono Leonardo Sciascia e Ferdinando Scianna in quel famoso libro del 1965 (Le feste religiose in Sicilia) hanno carattere espiatorio e dunque tolgono religiosità alla religione, danno alla rappresentazione un carattere strano, eliminano qualsiasi traccia di allegria, non solo dalla processione, ma dallo stesso Dio, reso cupo come gli umori dei preti inquisitori, controriformatori e in malafede, di cui la Chiesa giustamente si è vergognata e ancora si vergogna, al punto da avere chiesto scusa a tutti i martiri, alle vittime dei "cani del Signore".
E´ intoltre difficile immaginare una richiesta più intempestiva di questa. Nel momento in cui in tutto il mondo occidentale si discute dell´opportunità di proibire i veli, lo chador, il burqa, insomma i simboli dell´oppressione islamista contro le donne, come fa la Chiesa a incappucciarsi e a farsi latitante?
E´ vero che sono feste popolari molto sentite, esplosioni collettive dell´anima antica e oscura per un tema liturgico, quello della Passione, che è fatto di infamie: il tradimento (Giuda), l´assassinio (Cristo), lo strazio della Madre Addolorata (la Madonna). Ed è vero che non esiste nulla di così affollato come le feste religiose della Sicilia spagnola. Si capisce insomma che la Chiesa, in crisi di vocazioni e di consenso, cerchi la folla. Ma le processioni degli incappucciati non sono i raduni di piazza dei Papa boys, dei ragazzi di Giovanni Paolo II che cantavano e ballavano, ma sono il loro contrario: sono le palestre del rancore popolare, un concentrato di antichissima ferocia pagana. Nel cappuccio sono infatti depositate tutte le pratiche più lugubri, prescristiane e anticristiane. E ci sono anche le astuzie del peccato, il nascondimento che permette di consumare l´adulterio narrato da Verga, il masochismo dei flaggellanti, tutto un armamentario devozionale che è apparentato con le processioni sciite, con il peggio del fondamentalismo e del fanatismo di massa dell´Iran.
Evidentemente davvero la Chiesa pensa che restaurando tutte le vecchie pratiche, dal latino al diavolo, dalle fiamme dell´inferno al cilicio, dal cappuccio alla scomunica, ritorneranno anche i vecchi trionfi: la santità, le vocazioni, il consenso. Ma è un´idea meccanica che non ha nulla di civile. Non è certo così che il cattolicesimo può riconquistare la modernità, con l´armeria spirituale della più cieche rabbie collettive.
Per lo Stato rimettere il cappuccio ai devoti di Corleone è sì la fine di una discriminazione ai danni della religiosità di quel paese, ma è anche un atto di arroganza contro i cappucci di altre religioni. Per la Chiesa è un´altra confessione di debolezza. E´ ancora una prova della grandissima fragilità di un Vaticano che più si incappuccia e più si imprigiona, più si nasconde e più si rivela.
Repubblica, 5 aprile 2007
Di fronte a questo articolo mi scappa un sorriso, ma poi comprendo che si tratta di qualcosa di molto serio!
Trovo sconcertante dare al Vaticano la colpa del ripristino di un'antica usanza siciliana. Non era piu' logico prendersela con la Chiesa locale? E, in ogni caso, perche' il Vaticano avrebbe dovuto opporsi alla volonta' legittimamente (in questo caso) espressa dai fedeli? Vogliamo abolire tutte le feste popolari? Non mi sembra un atto di democrazia, anzi...
In fondo, anche la liberalizzazione della Messa in latino va verso la democratizzazione della Chiesa: nessuno e' obbligato a seguire una Messa celebrata in una lingua sconosciuta ma, chi lo vuole, non sara' piu' trattato come un oscurantista, legato al passato.
Usare l'antica tradizione siciliana per attaccare il Papa e' un po', caro Merlo, come prendersela con la Svizzera per tutti i mali che accadono in Italia.
Siamo seri e sinceri: ogni occasione e' buona per sparare su Benedetto XVI. Lo si dica chiaramente e non ci si nasconda dietro alle allusioni. Quali? I papaboys, per esempio. Non mi pare che essi siano stati banditi dalla Chiesa, anzi...
Caro Merlo, ha saputo che domenica c'erano 50mila (poi corretti in 60mila) giovani in Piazza San Pietro? Ha saputo che giovedi' scorso 20mila ragazzi affollavano la basilica e l'aula Nervi per assistere ad un rito penitenziale che nulla aveva a che fare con balletti e canzonette?
Se si vuole attaccare Papa Ratzinger si usino argomenti un po' piu' solidi...
Raffaella
L´offensiva della Chiesa
PAOLO FLORES D´ARCAIS
La modernità che conosciamo, la modernità occidentale che porta alla democrazia, si fonda sull´idea di autonomia dell´uomo. Autos nomos, l´uomo che è legge (nomos) a se stesso (autos). L´uomo è dunque sovrano, stabilisce la propria legge, anziché riceverla dall´Alto e dall´Altro, da un Dio trascendente. L´uomo è libero proprio perché non è più costretto ad obbedire a norme che gli vengono imposte dall´esterno (eteros nomos, eteronomia), ma in realtà dai poteri terreni che quella volontà divina pretendono di incarnare (Papi e/o Re). La premessa della modernità è l´autonomia, la sua promessa è la sovranità dell´autogoverno.
Il lungo papato di Karol Wojtyla ha costituito una ininterrotta denuncia e critica di questa modernità (modernità incompiuta, si badi: le democrazie realmente esistenti sono ben lungi dal realizzare la sovranità dei cittadini). Il Papa polacco ha denunciato l´illuminismo come l´alambicco che ha prodotto - proprio a partire dalla pretesa dell´autonomia dell´uomo - il nichilismo morale e di conseguenza i totalitarismi del XX secolo e i loro omicidi di massa. Voltaire all´origine dei Lager e del Gulag, insomma!
Tanto Wojtyla quanto il suo successore hanno fatto dunque propria la celebre frase di Dostoevskij: "Se Dio non esiste, tutto è permesso". Joseph Ratzinger, che di Papa Wojtyla è stato del resto il principale ideologo, sta solo radicalizzando l´anatema di Giovanni Paolo II contro la modernità, e lo sta inquadrando in una vera strategia culturale e politica. In una efficace crociata oscurantista, che ha oggi nuove possibilità di successo (almeno parziale) grazie anche al clima di fondamentalismo cristiano che sta accompagnando negli Usa la presidenza Bush.
La chiave di volta di questa strategia è l´idea che - di fronte alla crisi di valori che sta portando il mondo globalizzato al tracollo, attraverso conflitti incontrollabili e sfiducia delle democrazie in se stesse - "solo un Dio ci può salvare". Il vero scontro di civiltà vede dunque da una parte le religioni nel loro insieme, e dall´altra l´inevitabile deriva nichilista di ogni società che voglia fare a meno di Dio (e di una "legge naturale" che coincide però puntualmente con la legge di Dio).
Il discorso di Ratisbona, che ha spinto più di un governo islamico a scatenare contro il Papa il fanatismo delle folle, era in realtà un invito ai monoteismi (Islam compreso, e anzi Islam più che mai) a fare fronte comune contro la vera minaccia che incombe sulla civiltà: l´ateismo e l´indifferenza, e insomma un laicismo che pretende di escludere Dio dalla sfera pubblica e dalla elaborazione delle leggi. Ratzinger ovviamente non mette tutte le religioni monoteiste sullo stesso piano: alla religione cristiana nella sua versione "cattolica apostolica romana" riserva il primato che gli verrebbe dalla capacità, che solo il cattolicesimo realizza in modo compiuto, di essere una religione non solo della fede ma anche del logos. Una religione, cioè, capace non solo di assumere la rivelazione divina ma anche di inverare in sé la ragione umana e la sua tradizione, da Socrate in avanti. Una religione del vero illuminismo, della ragione "rettamente intesa".
Ma se la dottrina della Chiesa di Roma e del suo Sommo Pontefice costituiscono una Verità che non è solo di fede ma anche di ragione, ne consegue la pretesa che parlamenti e governi non promulghino leggi in conflitto con tale dottrina, poiché sarebbero leggi in violazione della "natura umana", di quell´animale razionale che è e deve essere l´uomo. E contro natura, come sappiamo, sono secondo la Chiesa cattolica l´aborto, la contraccezione (compreso il preservativo), il divorzio, la ricerca scientifica con cellule staminali, l´omosessualità, e ovviamente l´eutanasia (cioè la decisione di un malato terminale, sottoposto a sofferenze inenarrabili, che la sua tortura non venga prolungata).
In tutti questi ambiti, che con il progresso scientifico vanno allargandosi, Ratzinger continua a ripetere che un parlamento e un governo, che approvassero leggi "contro natura", diventerebbero ipso facto illegittimi, anche se eletti con tutti i crismi della democrazia costituzionale. E´ la stessa posizione che Wojtyla aveva già affermato di fronte al parlamento polacco (il primo eletto democraticamente dopo mezzo secolo!), arrivando a definire l´aborto "il genocidio dei nostri giorni". Pronunciate nel contesto polacco, parole del genere stabiliscono una raccapricciante equazione tra olocausto e aborto, tra una donna che abortisce e una Ss che getta un bambino ebreo in un forno crematorio.
Queste cose venivano - ahimè - perdonate a Wojtyla (anche dal mondo laico) per via del suo "pacifismo". Joseph Ratzinger ha invece avviato una fase nuova: è convinto che la crisi delle democrazie offra alla Chiesa maggiori e insperati spazi di influenza, sia presso la classe politica sia presso i cittadini. La strategia è esplicita anche nei tempi e nei luoghi: l´Italia è considerata l´anello debole, dove sperimentare inizialmente questa vera e propria "riconquista", per passare poi alla Spagna, senza perdere le speranze per una futura azione in Germania. La Francia, allo stato attuale, sembra ancora troppo radicata nella sua laicità repubblicana, perché una crociata culturale e politica oscurantista sia ipotizzabile.
Il cuore di questa strategia, cioè il fronte comune delle religioni contro l´illuminismo dell´uomo autonomo, è destinata all´insuccesso. Ogni religione pretende di essere "più vera" delle altre, il conflitto seguito al discorso di Ratisbona non resterà l´unico.
Ma i danni che questa nuova santa alleanza cattolico-islamica (e di parti crescenti dell´ebraismo, oltre che dei protestantesimi di nord e sud America) sta producendo nella sua pars destruens contro la democrazia sono già ingenti. In Italia il 70% dei cittadini si è dichiarato a favore dell´eutanasia, ma la Chiesa è riuscita a bloccare perfino una legge incredibilmente moderata sulle coppie di fatto. E per il 12 maggio è prevista una gigantesca manifestazione clericale di massa benedetta dalla conferenza episcopale italiana. E come da copione, anche quella spagnola annuncia una nuova fase offensiva. Mentre il mondo laico, per disattenzione o per opportunismo, tace (e l´attacco contro la scienza darwiniana intanto dilaga, dalla Casa Bianca alla cattedrale di Vienna).
Repubblica, 5 aprile 2007
Flores, Lei mi sorprende! L'allora cardinale Ratzinger e' venuto nella "fossa dei leoni", come direbbe Tarcisio Bertone, per discutere direttamente con Lei di filosofia e teologia. Le sembra un crociato oscurantista? Di solito questi ultimi se ne stanno a casa e non si dirigono, indifesi, al colosseo moderno. Cosi' come non invitano il prof Cacciari a commentare un libro su Cristo...
Flores ha pero' detto una grande verita': a Wojtyla si perdonava tutto, a Ratzinger non si perdona nulla. Che strano! Eppure tutti affermano che il secondo era l'architrave del pontificato del primo!
Che cosa c'e' di diverso? Sono sicura che ciascuno di noi ha la risposta nella tastiera, ma non e' il caso di dilungarci su questo argomento.
Lei, Flores, ha ragione: il Papa ha deciso di non mettersi seduto in un angolo a vedere gli eventi che passano...reagisce e dice cose scomode su cui tutti, e dico tutti, siamo chiamati a riflettere.
Ci fa ragionare e si oppone al pensiero unico.
Se devo scegliere fra chi sia piu' anticonformista fra gli intellettuali laici e laicisti e Papa Ratzinger non ho dubbi: Benedetto XVI non e' un conformista e non aderisce, comodamente, al pensiero unico. Inoltre (scandalo per i media!) non teme di dire cio' che puo' urtare contro la sua popolarita'...non e' poco!!!
Raffaella
Etichette:
benedetto xvi,
etica,
mass media,
papa,
ratisbona,
ratzinger
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
cara raffaella hai centrato pienamente il problema ma mi chiedo se sia possibile per certi personaggi sedicenti illuminati discutere onestamente con quella che ritengono la controparte. E' un peccato che persone di una certa levatura intellettuale non riescano a portare avanti un dialogo senza animosità se non con i rappresentanti islamici. Si dice sempre che non è bene sparare a zero su chi non è presente e non può difendersi. Flores D'Arcais ricorderà bene come ai tempi del predecessore ci fosse qualcuno sempre pronto ad intervenire e a discutere con gli atei illuminati come lui per spiegagrne le ragioni e per assumersi la responsabilità del nocciolo duro della dottrina mentre qualcun'altro si occupava dell'involucro colorato. Non accade altrettanto oggi. Il Papa è solo e non può partecipare ai loro dibattiti e i loro discorsi sono spesso soltanto sermoni d'odio, e come tali, per nulla costruttivi. Non si possono riversare su chiese semivuote i mali di tutta la società. Intellettuali lungimiranti dovrebbero smetterla di arrocarsi sull' inquisizione ed evitare di ostinarsi a non vedere e interpretare da tutti i punti i vista tali mali che certamente non derivano dalle predicazioni in quelle chiese. Stanno cercando un capro espiatorio e l'hanno trovato in Joseph Ratzinger. Fossi in loro, mi darei da fare per argomentare diversamente, visto che con lui non potranno prendersela in eterno. Mi pare molto puerile anche provare ad attribuire a Ratzinger la colpa dei cattivi rapporti con l'Islam. L'11 settembre e l'11 marzo sono arrivati molto tempo prima di Regensburg e un illuminista onesto non dovrebbe aver paura a chiedere all'ala moderata di un'importante religione monoteista di ribadire che non si può uccidere in nome di Dio. E incuranti del fatto che gli ideologi dell'odio e dell'inferiorità della donna sono sempre più numerosi anche nelle società occidentali, e saranno destinati ad aumentare, restano saldamente ancorati all'odio verso una chiesa e al suo Papa che a diventare compiacente, tutto sommato, ci guadagnerebbero.
Ciao Antonio,non ho pubblicato il tuo post perche' e' l'ennesima prova che la madre dei babbei e' sempre incinta.
Grazie per la segnalazione...c'e' sempre da imparare!
Un caro saluto
Cara Raffaella, hai fatto bene, d’altronde anch’io avevo manifestato delle perplessità circa la pubblicazione del post. Sentivo però il bisogno di condividere con qualcuno la mia amarezza. E mi ha bene! Ciao.
Posta un commento