3 novembre 2008

Il commercio degli organi, una moderna schiavitù (Osservatore Romano)


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Il commercio degli organi una moderna schiavitù

di Danilo Quinto

All'interno della tratta degli esseri umani - un'industria che secondo i dati diffusi a Vienna all'inizio di quest'anno, durante la prima Conferenza mondiale sul tema, vale trentadue miliardi di dollari - esiste anche il fenomeno della tratta a scopo di traffico di organi per trapianti illegali.
La schiavitù moderna prevede che la persona umana sia adoperata per vari usi, come merce di scambio: oltre che per pedopornografia, prostituzione, lavoro e matrimoni forzati, adozioni, anche, appunto, per commercio di organi.
L'Organizzazione mondiale della sanità stima che dei sessantaseimila trapianti di rene effettuati nel mondo nel 2007, circa il dieci per cento siano illegali.
Si preleva l'organo da un povero del terzo mondo, pagandolo a prezzi "stracciati" e lo si rivende a migliaia di dollari agli occidentali che ne hanno necessità. Avviene in molti Paesi.
La domanda di organi per il trapianto, che cresce ad un ritmo del 33 per cento l'anno, conosce un'offerta di donatori che è pari solo al 2 per cento. Le liste d'attesa diventano lunghe, estenuanti. Ci si affida, quindi, all'"organizzazione", complessa e ben articolata, che gestisce i "donatori" di organi, che sono coloro che sopravvivono nei quartieri degradati del Brasile, dell'India, del Pakistan, delle Filippine.
Nel mese di febbraio di quest'anno, i vescovi delle Filippine hanno chiesto al Governo "regole più severe" in materia di donazione di organi, condannando "ogni forma di vendita e traffico illecito di organi", soprattutto di reni.
"La vendita e il commercio di organi - ha affermato monsignor Angel Lagdameo, arcivescovo di Jaro e presidente della Conferenza episcopale - è moralmente inaccettabile". Sono stati denunciati l'abuso della vendita di reni, che sfrutta la povertà di tanta gente. "Comprendiamo i poveri, che non dovrebbero essere biasimati per questo; sono esseri umani e non possono essere trattati come merci. Incoraggiamo invece la donazione volontaria di organi dopo la morte e anche da donatori viventi".
Secondo il Dipartimento della salute filippino, il costo di un rene è stimato intorno ai tremilaseicento dollari, dei quali il donatore riceve solo un terzo della somma; i due terzi vanno ad intermediari. Nell'aprile di quest'anno, il Governo filippino, "per proteggere i poveri dal mercato nero della vendita di organi", ha messo al bando tutte le donazioni di reni in favore di cittadini stranieri. L'unica eccezione prevista è nel caso si possa dimostrare una parentela di sangue tra donatore e paziente.
Nel 1994, il Governo federale indiano ha introdotto la legge sul trapianto di organi umani, per controllare i trapianti di tutti gli organi. Per favorire l'attuazione della legge, tutti gli Stati hanno istituito delle commissioni per l'autorizzazione dei trapianti. Senza l'approvazione della commissione, nessun parente o altra persona può donare un rene, ma ciò nonostante la situazione non appare migliorata.
Il 6 febbraio 2008, si è conclusa in Nepal la storia di un medico-chirurgo indiano che per la polizia ha organizzato il maggiore tra i racket di trapianto di rene finora scoperti. A chi l'ha arrestato, che gli contestava 500 trapianti illegali, il dottore avrebbe detto che il numero era almeno di tremila reni espianti dai poveri e trapiantati agli occidentali nel suo ospedale.
La Cina, nel maggio 2007, ha proibito qualsiasi commercio di organi umani. La decisione del Consiglio di Stato ha risposto all'accusa, da più parti formulata, che funzionari pubblici e medici prelevino senza consenso e vendano gli organi di condannati a morte e di vittime di incidenti stradali. Ai medici coinvolti in simili traffici sarà revocata la licenza e per cliniche e ospedali sarà sospesa ogni operazione di trapianto per almeno tre anni. Per i funzionari pubblici ci sarà l'arresto e il licenziamento e per tutti una multa da otto a dieci volte il valore della "vendita".
È accertato che in Pakistan si vendono oltre 6.500 reni l'anno.
In Afghanistan sono in corso indagini su alcuni centri clinici che al tempo dei talebani avrebbero fornito supporto di personale e di attrezzature ai trafficanti di organi.
Per anni, le Suore di Santa Maria hanno denunciato la scomparsa di bambini a Maputo, in Mozambico. Nel febbraio del 2004, viene uccisa a Nampula, la missionaria luterana, di origine brasiliana Doraci Julita Edinger, di 53 anni, in Africa da sei anni. Aveva rotto il muro di omertà sulla sorte di molti bimbi fatti a pezzi dai trafficanti di organi. Prima l'hanno violentata, poi l'hanno uccisa a martellate.
Molti elementi fanno ritenere che una "fonte" per il traffico di organi sia costituito dai bambini, "invisibili" o "intoccabili", come vengono chiamati: i primi, sono i bambini che scompaiono nel nulla; i secondi sono i non registrati, quarantotto milioni nel mondo, secondo le stime, oltre tre quarti dei quali nell'Africa subsahariana e nel sud-est asiatico, ma anche in America Latina, dove, in base ai dati, un bambino su sei non esiste.
Che il commercio di parti del corpo umano sia una realtà e non una leggenda - come in molti colpevolmente sostengono - lo testimoniano anche atti parlamentari.
Il Parlamento europeo, quest'anno, due volte è intervenuto sul tema. Entrambe le volte, affermando che anche l'Europa è interessata da questo fenomeno.
Nel mese di gennaio, è stata la Commissione affari interni del Parlamento europeo a sostenere: "Considerando che sebbene le stime attuali pongano il traffico di organi in posizione relativamente bassa tra tutte le forme di traffico illecito, il traffico di organi e tessuti sta diventando sempre più un problema globale che si verifica all'interno e attraverso le frontiere nazionali ed è sostenuto dalla domanda (stima di 150-250 casi all'anno in Europa)".
Nel mese di aprile, una risoluzione del Parlamento europeo afferma che traffico, commercializzazione e turismo dei trapianti "sono in rapido sviluppo", che "vi è un legame tra penuria di organi e traffico" e sottolinea come sia "necessario disporre di ulteriori dati sul traffico di organi". Denuncia anche che quattro Stati membri non hanno ancora ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale; cinque Stati membri non hanno ratificato il relativo protocollo aggiuntivo per prevenire, eliminare e punire la tratta di esseri umani, specialmente donne e bambini ("il Protocollo di Palermo"); nove Stati membri non hanno ratificato il protocollo facoltativo della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pedo-pornografia; diciassette Stati membri non hanno ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla lotta contro il traffico di essere umani.
Il testo sottolinea che qualsiasi sfruttamento commerciale di organi non è etico ed è contrario ai valori umani fondamentali e che la donazione di organi dettata da considerazioni di carattere finanziario degrada il dono dell'organo a semplice merce di scambio, il che costituisce una violazione della dignità umana e viola l'articolo 21 della Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla bio-medicina ed è proibito ai sensi dell'articolo 3, paragrafo 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.
Il Parlamento europeo ritiene che, per combattere il traffico di organi nelle parti più povere del mondo, sia necessario adottare una strategia a lungo termine, finalizzata ad abolire le disuguaglianze sociali che sono alla radice di tali pratiche; sottolinea che, per poter combattere la pratica della vendita di organi in cambio di soldi (specialmente nei Paesi in via di sviluppo), occorre predisporre meccanismi di tracciabilità, al fine di impedire che questi organi entrino nell'Unione europea.
La risoluzione invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure per prevenire il "turismo di trapianti", elaborando orientamenti volti a proteggere i donatori più poveri e vulnerabili contro il rischio di essere vittime del traffico di organi e adottando misure che accrescano la disponibilità di organi ottenuti in modo legale e mediante lo scambio di registrazioni di liste di attesa fra le organizzazioni per lo scambio di organi per evitare iscrizioni multiple alle liste.
Esorta gli Stati membri a modificare i rispettivi codici penali per far sì che i responsabili del traffico di organi siano adeguatamente perseguiti, comprendendo sanzioni per il personale medico coinvolto nel trapianto di organi ottenuti dal traffico illecito, effettuando nel contempo ogni sforzo per scoraggiare i potenziali riceventi dal cercare organi e tessuti che siano stati oggetto di tale traffico; sottolinea che si dovrebbe prendere in considerazione la previsione della responsabilità penale a carico dei cittadini dell'Unione europea che abbiano acquistato organi all'interno o all'esterno dell'Unione europea.
Il testo, infine, denuncia il fatto che più di sessantamila pazienti in Europa sono attualmente in attesa di un trapianto e dieci muoiono ogni giorno a causa della penuria di organi.
Il Parlamento europeo chiede un piano d'azione che rafforzi la cooperazione tra gli Stati membri al fine di aumentare la disponibilità di organi, potenziare l'accessibilità dei sistemi di trapianto, sensibilizzare l'opinione pubblica e garantire qualità e sicurezza.
La penuria di donazioni d'organi per trapianto è un dato drammatico. È sufficiente osservare a questo riguardo le cifre delle liste d'attesa nei Paesi europei. In Italia, ad esempio, alla data del 31 dicembre 2007, erano 9.779 i pazienti in lista d'attesa (6.897 per il rene, 1.482 per il fegato, 853 per il cuore, 255 per il pancreas, 294 per il polmone). Il tempo d'attesa è stimato in 3,02 anni per il rene (con una mortalità dell'1,31%); 1,83 anni per il fegato (mortalità 7,46%); 2,47 anni per il cuore (mortalità 7,75%); 2,90 per il pancreas (mortalità 1,74%); 2,12 anni per il polmone (mortalità 14,00%).
Grande è stata l'opera di sensibilizzazione svolta dalla Chiesa in tema di donazioni d'organi ("ogni intervento di trapianto d'organo, come già in altra occasione ho avuto modo di sottolineare, ha generalmente all'origine una decisione di grande valore etico: la decisione di offrire, senza ricompensa, una parte del proprio corpo, per la salute ed il benessere di un'altra persona", affermò Giovanni Paolo ii nel 2000, durante un discorso al Congresso della Società dei Trapianti), così come ferma è stata la posizione nei confronti del traffico di organi umani a scopo di trapianto: "una prassi inaccettabile - sostenne Giovanni Paolo ii - poiché, attraverso un utilizzo "oggettuale" del corpo, viola la stessa dignità della persona".

(©L'Osservatore Romano - 1 novembre 2008)

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