3 novembre 2008

Tra il Papa e l’eretico la spunta Galileo (Maniaci)


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Tra il Papa e l’eretico la spunta Galileo

Caterina Maniaci

Nella sfolgorante sala Clementina del Palazzo apostolico il Papa parla di universo, della sua origine.
Spiega che scienza e fede non solo non sono in contrapposizione ma partecipano, insieme, della verità divina e della realtà empirica. Sono un «libro scritto da Dio». Lo fa davanti ad alcuni tra i più brillanti scienziati del mondo per quanto riguarda le ultime scoperte in fatto di origine dell’universo, che partecipano all’assemblea plenaria della Pontificia accademia delle scienze, e davanti al fisico Stephen Hawking, comunemente definito «l’erede di Einstein che siede sulla cattedra di Newton» a Cambridge, fautore di teorie che escludono in linea di principio l’intervento di un Creatore del cielo e della terra.

Foto storica

Il Papa ricorda e cita Galileo Galilei, quando dice appunto che anche lo scienziato pensava che la natura fosse un «libro scritto da Dio». Quanta distanza da quei giorni del Seicento in cui un altro Papa ascoltava con sospetto Galilei esporre le sue teorie...

Qualcuno si potrebbe stupire davanti all’immagine del Papa che dialoga con gli scienziati e all’idea che in Vaticano, per quattro giorni, si discuta di «Teorie scientifiche sull’evoluzione dell’universo e della vita». Così come viene definito «eccezionale» l’incontro di Ratzinger con Hawking - che era stato ricevuto in Vaticano 30 anni fa - adesso immortalato nelle foto dell’evento con il Papa chino sulla carrozzella su cui è costretto lo scienziato.

Il tema delle teorie scientifiche sull’evoluzione dell’universo e della vita, a fronte di una ricerca giunta apparentemente a un passo dalla scoperta delle origini, come nell’esperimento sul Big bang avviato dal Cern di Ginevra, è certo meno astruso e settoriale di quanto possa apparire, come sottolinea il fisico Nicola Cabibbo, presidente della Pontificia accademia, nel suo intervento introduttivo. Visto che «il sapere scientifico costituisce, insieme alla saggezza tradizionale, alla fede religiosa e ai valori dell’educazione, una parte essenziale delle conoscenze orientative che ci servono a prendere decisioni individuali e sociopolitiche», decisioni sulla vita e sulla morte, sui cambiamenti climatici, sull’uso delle risorse del pianeta.

Cabibbo ammette, davanti al Papa, che, nonostante gli «enormi progressi» della scienza, molti interrogativi sono ancora aperti, anzi, se ne sono aggiunti di nuovi. Il Papa plaude alle scoperte per il bene dell’uomo e insiste, certo non da oggi, sulla necessità di superare antitesi, come quella tra evoluzionismo e creazionismo, che ha più volte definito «assurde». Così nella sala si concretizza anche il “fantasma” di Charles Darwin, altro nome usato come vessillo per la secolare disputa che ha opposto, appunto, scienza e fede, evoluzione e creazione.

Anniversari in vista

Nel 2009 ricorrerà l’Anno galileiano e l’Origine della specie compirà 150 anni, che la Santa Sede si appresta a celebrare superando ogni contrapposizione. E proprio l’evoluzione - scrive l’antropologo Fiorenzo Facchini sull’Osservatore romano - «può diventare terreno di incontro tra scienza e fede. Non solo conciliabilità, ma complementarità e armonia», aggiunge Facchini sul quotidiano vaticano, lasciando da parte «ipotesi fuorivianti», accuse di «indebita intromissione» e «nuovi dogmi», e anche la teoria americana dell’ “intelligent design”, che «crea nuovi equivoci» e di cui certamente «non c’è proprio bisogno».

© Copyright Libero, 1° novembre 2008

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