3 novembre 2008

Una riflessione sulle parole del Papa all’Accademia delle scienze (Doldi)


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EVOLUZIONE E FEDE - Non c’è opposizione

Una riflessione sulle parole del Papa all’Accademia delle scienze

Marco Doldi

Evoluzione da “evolvere”, cioè “srotolare un rotolo di pergamena”, leggere un libro.
Questo il significato di una parola che, per molto tempo, è stata usata in opposizione alla fede. Niente di più erroneo. È questa una convinzione al centro del magistero della Chiesa, da Pio XII sino ai nostri giorni.
Lo ha ribadito con lucidità anche Benedetto XVI, ricevendo, nei giorni scorsi, i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle scienze.
La natura è come un libro, “il cui autore è Dio così come lo è delle Scritture”. Chiede solo di essere letto con onestà e secondo la molteplicità dei saperi: di quello scientifico, ma anche di quello teologico. Chi intraprende questa strada troverà alcune verità straordinarie.
L’inizio della storia e della vita – il principio del rotolo – implica un evento fondamentale, cioè il passaggio dal non-essere all’essere, quel passaggio che la Rivelazione cristiana indica nella Creazione.
Se tanti mutamenti ci sono stati, se le specie si sono evolute, all’inizio di tutto c’è stato un intervento, diverso da ogni movimento o mutazione. “Per svilupparsi ed evolversi – ha detto il Papa – il mondo deve prima essere, e quindi essere passato dal nulla all’essere. Deve essere creato, in altre parole, dal primo Essere che è tale per essenza”.
Ora, il concetto di Creazione non è legato solo agli “inizi della storia” del mondo e della vita. Dio, creando, non fissa le cose una volta per tutte, ma conferisce la possibilità degli sviluppi – le evoluzioni – e li mantiene costantemente. La Creazione non è, per così dire, scappata dalle mani di Dio, ma si è sviluppata secondo il suo progetto. Non è un evento del passato, ma è il governo continuo di Dio sul mondo. In questo processo si situa la comparsa dell’uomo, che ricopre un posto unico nel cosmo.
Proprio perché non c’è fissismo, ma Creazione nell’evoluzione, si può ammettere che la specie umana derivi da un’altra. Precisando che c’è stato un intervento diretto di Dio che, in questa evoluzione, ha fatto dell’uomo non un semplice essere vivente, ma un essere spirituale, comunicandogli l’anima spirituale e immortale. La fede non teme la scienza, anzi la incoraggia ad indagare sempre meglio sulle modalità della evoluzione. Ragione e fede sono alleate nel mostrare che la persona umana non è un prodotto casuale.
Leggere il libro della natura conduce, così, a scoprire una logica, un disegno che prende forma man mano. Sì, davvero, “il mondo lungi dall’essere stato originato dal caos, assomiglia a libro ordinato. È un cosmo. Nonostante elementi irrazionali, caotici e distruttivi nei lunghi processi di cambiamento del cosmo, la materia in quanto tale è leggibile. Possiede una matematica innata”.
Questo passaggio rivela un aspetto centrale nel magistero di Benedetto XVI: la natura, il macrocosmo, e l’uomo, il microcosmo, possiedono una logica interna, accessibile alla ragione. Tale logica è il risvolto, per così dire, del progetto creaturale di Dio. Vengono in mente le parole pronunciate al convegno ecclesiale di Verona nel 2006. Là il Papa ricordava che l’universo è “strutturato in maniera intelligente, in modo che esista una corrispondenza profonda tra la nostra ragione soggettiva e la ragione oggettivata nella natura”.
Questa corrispondenza conduce a domandarsi se non debba esservi un’unica intelligenza originaria, che sia la comune fonte della natura e della ragione. Conduce a domandarsi se sia razionalmente più logico il caso o il disegno creatore.
Così proprio la riflessione scientifica ci riporta verso il Logos creatore. A questo può giungere la ragione umana, quando i suoi spazi sono “allargati” – anche questa è un’immagine cara a Benedetto XVI – sull’orizzonte della Trascendenza. La ragione è orientata alla fede: altro che contrapposizione!
In nome della scienza viene capovolta la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità. L’intelligenza si apre, nel contempo, alle grandi questioni del vero e del bene, cioè del fine della Creazione. Un mondo così meraviglioso, al cui vertice è posto l’uomo, interroga ancora. Perché questo e non il nulla? Quale è il suo scopo?
Domande affascinanti, alle quali occorre, ora, dare piena cittadinanza, perché ricordano che il libro della natura non è solo da decifrare, ma anche da contemplare.

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