1 novembre 2008

Chiesa e islam a confronto. Politi scrive la parola magica: "Ratisbona"


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Chiesa e islam a confronto

MARCO POLITI

Città del Vaticano

Ventinove saggi musulmani e ventinove teologi cattolici pronti a misurarsi per due giorni a porte chiuse sul rapporto con Dio e sull' amore verso il prossimo.
In Vaticano è il primo grande confronto ufficiale fra le due fedi mondiali, che contano insieme quasi due miliardi e mezzo di seguaci.
Lo patrocina Benedetto XVI, accogliendo la richiesta di centotrentotto esponenti islamici che dopo l' »incidente di Ratisbona» (quando parve che il pontefice volesse equiparare sbrigativamente islam e diffusione violenta della fede) si rivolsero a lui proponendo un approfondimento sui concetti cardine della due religioni.
«Il futuro del mondo - scrissero - dipende dalla pace tra musulmani e cristiani». Dopo i gesti profetici di papa Wojtyla - il discorso ai giovani musulmani di Casablanca, le preghiere insieme ad Assisi, la visita alla moschea di Damasco - sembra venuta l' ora di misurarsi su temi concreti.
Ratzinger, riunendo a Castelgandolfo nell' autunno del 2005 il suo «circolo degli allievi» (alcuni dei quali già cardinali come Schoenborn), ha individuato tre nodi nel dialogo con l' islam: la mancanza di un' autorità centrale, la mancanza di «laicità» nei rapporti tra sfera religiosa e sfera civile, la definizione del Corano come parola diretta di Dio (e non ispirata da Dio, come ritengono i cristiani per la Bibbia: il che lascia maggiore flessibilità all' interpretazione). Nel frattempo crescono in seno alla gerarchia ecclesiastica i timori nei confronti dell' islam sia per le violenze fondamentaliste contro i cristiani in varie parti del mondo (documentate dal rapporto 2008 dell' associazione Aiuto alla Chiesa che soffre) sia per l' aumento di fedeli islamici nei paesi europei. Da parecchi mesi la conferenza episcopale italiana traccheggia di fronte all' esigenza di pronunciare una parola definitiva sul diritto dei musulmani italiani o regolarmente residenti nel Paese di costruire proprie moschee senza sottostare all' arbitrio di amministrazioni xenofobe o al ricatto di referendum locali del tutto anticostituzionali. Ad un recente convegno il cardinale francese Jean Pierre Ricard, vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee, ha insistito sul fatto che per inserirsi in Europa i musulmani debbano fare un lavoro di revisione critica delle proprie tradizioni come quello della Chiesa cattolica durante il Concilio.
Il dialogo fra islam e cristianesimo, ha poi detto il porporato, è credibile solo se la libertà religiosa si concretizza come principio valido per tutti.
Anche il cardinale Scola di Venezia dichiara che non si deve tacere sulla violazione dei diritti umani. Ma al tempo stesso sostiene che tutti quanti siamo immersi in un processo storico di «meticciato» fra le civiltà. Perciò «siamo condannati al dialogo», conoscendoci sempre meglio.
Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Consiglio pontificio per il dialogo inter-religioso, sotto la cui guida si svolgerà il vertice islamo-cristiano del 4 e 5 novembre, auspica intanto che nell' opinione pubblica occidentale possa emergere il «vero islam». Dal mondo musulmano sono partiti nell' ultimo tempo parecchi segnali di novità in opposizione al fondamentalismo.
Re Abdullah dell' Arabia Saudita si è fatto promotore di un forum islamo-ebraico-cristiano. Nel Qatar è stata autorizzata per la prima volta la costruzione di un complesso di culto cristiano con chiese per i cattolici, gli anglicani e gli ortodossi. In Giordania il principe Talal, uno dei promotori della Lettera al papa dei saggi musulmani, è attivissimo nel rafforzare il dialogo fra le religioni.
Ma in questa fase emergono anche voci aspre. Il teologo gesuita libanese Samir Khalil, uno dei partecipanti al prossimo incontro in Vaticano e molto stimato dal pontefice, afferma senza mezzi: «Chi vive in un paese e non riesce a integrarsi con la cultura del posto, dovrebbe sceglierne un altro».
I segni di irrigidimento stanno preoccupando gli esponenti musulmani più aperti al dialogo e convinti della necessità di costruire un islam europeo. L' imam Yahya Pallavicini, vice-presidente delle Comunità religiose islamiche in Italia, mette in guardia: sarebbe negativo confondere la differenza tra civiltà e culture con una «differenza tra buoni credenti e cattivi credenti». Indubbiamente il dialogo sta vivendo un passaggio cruciale.
Il documento finale del Sinodo dei vescovi ha posto paletti precisi: nei rapporti con l' islam vanno tenuti fermi i principi del «rispetto della vita», la tutela dei diritti dell' uomo e della donna, la distinzione tra ordine socio-politico e ordine religioso nonché la «reciprocità e libertà di coscienza e di religione».

© Copyright Repubblica, 31 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

Bello questo articolo ma mettiamo alcuni "paletti".
Non ha piu' senso parlare di "incidente" di Ratisbona perche', senza la famosa lectio, che in tanti ormai definiscono "profetica", utilizzando un aggettivo di cui si abusa (ma non questo caso!), non ci sarebbe il primo storico incontro in Vaticano fra le due grandi fedi.
Questo e' un dato che nessuno puo' contestare, caro Politi!
Non parliamo piu', quindi, di incidente ma di "felice episodio".
Non capisco, comunque, come mai fra i "gesti profetici" non siano elencate la visita di Benedetto XVI in Turchia e, in particolare, alla Moschea Blu di Istanbul.
Leggo con un certo sorriso:


"dopo l' »incidente di Ratisbona» (quando parve che il pontefice volesse equiparare sbrigativamente islam e diffusione violenta della fede)"

Parve a chi? Ai giornalisti? Ai commentatori?
Mi sembra di ricordare tutta una serie di editoriali infuocati che, partendo da Repubblica, arrivarono al New York Times.
Non mi pare sia il caso di aggiungere altro perche', come dicevano i latini, "intellegenti pauca" (a chi capisce [basta] poco).

La speranza e' che il forum sia occasione per un dibattito sincero ed aperto senza interpretazioni forzate da parte dei media.
Siamo ad una fase cruciale e tutti devono dimostrarsi responsabili.
Detto questo, mi complimento con Politi, uno dei pochi che abbia parlato dell'incontro fra Musulmani e Cattolici in Vaticano
.
R.

3 commenti:

euge ha detto...

"dopo l' »incidente di Ratisbona» (quando parve che il pontefice volesse equiparare sbrigativamente islam e diffusione violenta della fede)"

Questa frase citata da Politi, dimostra ancora una volta che per certi è difficile se non impossibile, ammettere che non fu un incidente quello della Lectio Magistralis ma, un intervento che Sua Santità a mio avviso doveva fare se si voleva cominciare il dialogo in maniera chiara, determinata e coerente anche partendo da un argomento che avrebbe potuto sollevare polemiche. Ricordiamoci sempre, che chi parla in favore della verità e mette in discussione le reciproche differenze con chiarezza, solleva sempre malumori; il perchè è facilmente dimostrabile........ perchè ci si deve rimettere in discussione, ci si deve analizzare e confrontare con altri. Per tutti, fino a quel giorno, era molto più facile tirare avanti in maniera disordinata e superficiale l'ormai famosa teoria del " volemose bene "! Vorrei ancora una volta come ha già fatto Raffaella, che il polverone delle polemiche non fu certo provocato dalla Lectio di Sua Santità ma, da tutti coloro giornalisti, che " sapientemente" estrapolarono la frase che separata dal suo contesto, sembrava un attacco alla religione islamica per sbatterla poi suelle prime pagine dei giornali, facendo passare il Papa per un guerrafondaio. Non dimenticherò mai la disgustosa e riprovevole vignetta con GPII e le colombe della pace che vengono abbattute da Benedetto XVI..... Una vergogna insanabile per chi si è sentito in dovere di condannare con immagini, un discorso che probabilmente neanche aveva letto ma, che uniformandosi alla massa era solo stato capace di condannare. Del resto in Italia si va avanti così...... Non ci si preoccupa di andare a leggere ciò che si scrive o ciò che viene detto veramente ci si fa indottrinare dai giornali, e dalla massa. Parliamoci chiaro, ormai adoperare il proprio cervello per riflettere e per farsi una vera opinione di quello che accade intorno a noi, è diventato un optional.

Anonimo ha detto...

A prescindere, quello che più conta è, IL DIALOGO VA AVANTI, CON TUTTI MUSULMANI ED EBREI

euge ha detto...

Per anonimo: Sicuramente, le tue parole sono da condividere ci mancherebbe ma, è importante che certi particolari siano ben chiari. Tralasciare il fatto che la Lectio Magistralis sia stata tappa fondamentale per il dialogo con i musulmani e non un incidente, sarebbe come mettere la testa sotto la sabbia peggio degli struzzi.